linus2k
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domenica 21 marzo 2010
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zola in salsa coreana (e vampiresca)
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Riemergono vaghissimi ricordi di letture liceali nella visione dell'ultimo film del regista della trilogia della vendetta... Echi di quella Teresa Raquin di Zola, tanto amata durante la lettura, ma col tempo relegata ad un remoto angolo della mente...
La storia è sempre quella... Ma riletta in chiave orientale da uno dei più autorevoli registi coreani, in salsa horror/vampiresca... Raccontata così saprebbe di materiale usurato fino all'eccesso... Vampiri ormai imperversanti in ogni film e la tematica della cosiddetta "donna lupo", pienamente descritta in passato...
Ma il maestro coreano crea un film unico, i cui momenti di orrore rischiano di finire in momenti grotteschi al limite del comico, e focalizza la storia sul dramma del protagonista, prete che si ritrova suo malgrado vampiro e che lotta strenuamente con le nuove pulsioni di morte e di attrazione carnale che si distaccano in maniera radicale e drammatica dalla sua morale cattolica.
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Riemergono vaghissimi ricordi di letture liceali nella visione dell'ultimo film del regista della trilogia della vendetta... Echi di quella Teresa Raquin di Zola, tanto amata durante la lettura, ma col tempo relegata ad un remoto angolo della mente...
La storia è sempre quella... Ma riletta in chiave orientale da uno dei più autorevoli registi coreani, in salsa horror/vampiresca... Raccontata così saprebbe di materiale usurato fino all'eccesso... Vampiri ormai imperversanti in ogni film e la tematica della cosiddetta "donna lupo", pienamente descritta in passato...
Ma il maestro coreano crea un film unico, i cui momenti di orrore rischiano di finire in momenti grotteschi al limite del comico, e focalizza la storia sul dramma del protagonista, prete che si ritrova suo malgrado vampiro e che lotta strenuamente con le nuove pulsioni di morte e di attrazione carnale che si distaccano in maniera radicale e drammatica dalla sua morale cattolica... Uccidere non si può, ed amare nemmeno... ma ben presto si ritroverà a fare i conti con l'impossibilità di poter far fronte a queste pulsioni, e ne rimarrà vittima... Ed è così che la tenerezza e la carnalità, la spirituale ed il più animalesco istinto di sopravvivenza si battono nel film, ma soprattutto nel protagonista...
Attori decisamente molto bravi ed intensi, una fotografia accurata con scelte del colore mai banali... tutto sembra funzionare in questo film che più che un horror sentimentale, è un intenso dramma dell'anima...
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gianleo67
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lunedì 25 maggio 2015
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parabola cristologica...andata a male
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Prete cattolico e stimato confessore della sua comunità, Sang-hyun (Song Kang-ho) decide di partire, contro il volere dei suoi superiori, per una missione africana dove si sottopone alla sperimentazione di un vaccino contro un virus letale che affligge quelle popolazioni. Sopravvissuto ad una devastante infezione, ritorna in patria ed inizia a sviluppare una misteriore sindrome fisiologica che lo trasforma gradualmente in una creatura viziosa e sanguinaria. Coinvolto in una torbida storia d'amore con la moglie di un suo vecchio amico d'infanzia, anche i suoi inamovibili principi morali iniziano lentamente ma inesorabilmente a vacillare e sgretolarsi. Finale tragico.
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Prete cattolico e stimato confessore della sua comunità, Sang-hyun (Song Kang-ho) decide di partire, contro il volere dei suoi superiori, per una missione africana dove si sottopone alla sperimentazione di un vaccino contro un virus letale che affligge quelle popolazioni. Sopravvissuto ad una devastante infezione, ritorna in patria ed inizia a sviluppare una misteriore sindrome fisiologica che lo trasforma gradualmente in una creatura viziosa e sanguinaria. Coinvolto in una torbida storia d'amore con la moglie di un suo vecchio amico d'infanzia, anche i suoi inamovibili principi morali iniziano lentamente ma inesorabilmente a vacillare e sgretolarsi. Finale tragico.
Il più prolifico cantore delle contraddizioni e delle debolezze dell'umana natura in terra di Corea (Mr. Vendetta - Oldboy - Lady Vendetta) ritorna ai suoi temi più cari dopo la parentesi horror di 'Three... Extremes' e del cyber-punk intimista e poetico di ' I'm a Cyborg, But That's OK', contaminando con il radicalismo formale della sua narrazione le tematiche più usuali del repertorio e della poetica vampiresca con l'apparato drammaturgico di un classico del naturalismo francese come la 'Teresa Raquin' di Emile Zolà. Il risultato è un dramma fluviale (147 minuti nella versione originale) che riesce a contenere la rutilante complessità e prolissità del cinema coerano entro lo schema di una narrazione tutto sommato abbastanza lineare (la discesa agli inferi senza ritorno di un'allegoria cristologica andata a male) e dove la spiazzante alternaza di registro a cui il nostro ci ha da sempre abituato ci fa passare con indolente semplicità dal tragico al comico, dall'horror al dramma sentimentale fino alla crudele parabola di un ineluttabile nichilismo. Un pò troppa carne al fuoco diranno giustamente alcuni e se non fosse per la capacità di un talento come quello di Park Chan-wook di tenere saldamente il bandolo della matassa ed imbrigliare l'involontaria comicità di una materia tanto controversa entro la cornice di una poetica tutto sommato coerente e convincente, ci sarebbe di che farsi quattro grasse risate. Al contrario, la messa alla berlina dei principi di una morale repressiva come quella cattolica e della strisciante ipocrisia che la sottende (le pulsioni autodistruttive del sacerdote per il quale "Suicidarsi è come morire da martiri per Satana" si manifestano nella sua vocazione al sacrificio ed all'auto-flagellazione) si traducono nella metafora di una malattia quale agente di corruzione fisica e spirituale, nella concessione di una volontà che abdica, più che alle debolezze del corpo (la 'virulenza' del potere vampiresco, la gratificazioni compulsive del sesso, la meschinità degli egoismi umani), alle irrefrenabili pulsioni di uno strisciante ateismo, fino al tragico finale di corpi che si dissovono alle prime luci del giorno nascente. Un apparato melodrammatico insomma, perfettamente funzionale alla enunciazione di una tesi che stava già nello spirito del romanzo di Zolà e nello stesso tempo ben supportato dalle pirotecniche evoluzioni di una regia che non sa risparmiarsi quasi nulla (straordinario il piano sequenza che, nel finale, attraversa il corridoio fino alla testimone impotente di una tragica e disperata comunione di sangue), consapevole dei propri mezzi e capace di moltiplicare all'infinito le variabili combinatorie della cornice scenografica. Protagonisti di sicuro talento, tra la perversa innocenza di una conturbante e sadica Kim Ok-bin ed il dolente nichilismo di un uomo debole e combattuto che ha la maschera sgomenta e impenetrabile di un attore feticcio come Song Kang-ho. Premio della giuria al 62º Festival di Cannes 2009.
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cinephilo
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martedì 9 luglio 2024
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uno dei film sui vampiri più belli di sempre
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Un film folle per costruzione ma geniale come tutto quello che gira Park Chan Wook. Un film molto interessante, originale e da annoverarsi senza dubbio tra i film con vampiri più belli di sempre insieme a Near Dark della Bigelow e Lasciami Entrare di Alfredson. Film da non perdere assolutamente.
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