molenga
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lunedì 25 marzo 2013
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perchè proprio lei?
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Christine è costretta sulla sedia a rotelle da una grave malattia neurogenerativa; l'unico modo che ha per uscire di casa è partecipare a "viaggi della speranza" cattolici, Roma e Lourdes. non che sia dotata di grande fede, anzi, è abbastanza scettica, ma chissà mai.ebbene, durante la visita della grotta di Lourdes inizia a sentire qualcosa alla mano e, la notte seguente , senza neanche pensarci, si alza per andare in bagbo come faceva anni prima: miracolo?
Chiunque abbia ricevuto un' educazione cattolica e sia stato portato in giro con un gruppo riconosce nei pellegrini del film alcune figure tipiche dei gitanti parrocchiali della sua infanzia, fortemente condizionati dalla doppia morale cattolica: I volontari( che qui sono dell'ordine di malta), vogliosi di farsi un viaggio gratis condito da sesso facile, laddove la moralità è sospesa come il giudizio("sarà sposato?" "e a noi che importa!"), le beghine pettegole, pronte a giudicare ingiusta la grazia reicevuta da Christine ma anche a dire che se il miracolo fosse solo temporaneo" sarebbe una crudeltà", il prete voglioso di portar gloria alla sua carriera con una prediletta di Nostra Signora.
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Christine è costretta sulla sedia a rotelle da una grave malattia neurogenerativa; l'unico modo che ha per uscire di casa è partecipare a "viaggi della speranza" cattolici, Roma e Lourdes. non che sia dotata di grande fede, anzi, è abbastanza scettica, ma chissà mai.ebbene, durante la visita della grotta di Lourdes inizia a sentire qualcosa alla mano e, la notte seguente , senza neanche pensarci, si alza per andare in bagbo come faceva anni prima: miracolo?
Chiunque abbia ricevuto un' educazione cattolica e sia stato portato in giro con un gruppo riconosce nei pellegrini del film alcune figure tipiche dei gitanti parrocchiali della sua infanzia, fortemente condizionati dalla doppia morale cattolica: I volontari( che qui sono dell'ordine di malta), vogliosi di farsi un viaggio gratis condito da sesso facile, laddove la moralità è sospesa come il giudizio("sarà sposato?" "e a noi che importa!"), le beghine pettegole, pronte a giudicare ingiusta la grazia reicevuta da Christine ma anche a dire che se il miracolo fosse solo temporaneo" sarebbe una crudeltà", il prete voglioso di portar gloria alla sua carriera con una prediletta di Nostra Signora....la storia della cattolicità è intrisa del problema della virtù condizionata dalla confessione, e in questo film le figure che emergono sono la siggnira carré, che aiuta christine dapprima a meritarsi la grazia, poi la punizione, cécile, una volontaria-malata e christine, una persona normale che non vorrebbe altro che esser sana, miracoli o meno. Molto scettico, è piaciuto al vaticano.
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luca aliqu�
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mercoledì 13 marzo 2013
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film "disemozionante", freddo e distaccato
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"Lourdes" è un film "disemozionante". Viene trattata una storia validissima in maniera fredda, distaccata, silenziosa, con immagini "statiche" in uno stile di pieno "rigore" che caratterizza anche i luoghi d'ambientazione (Lourdes, appunto). La trama in sè (interessante) potrebbe essere frutto di emozioni smisurate (guarigione dalla sclerosi multipla di una "mezza laica", o poco religiosa, che dir si voglia, che spera nel miracolo), ma sono troppe le cose non dette, che lasciano lo spettatore ad ogni libera interpretazione. Nessuna sorpresa e qualche luogo comune di troppo. La storia t'emoziona, ma la pellicola blocca sul nascere ogni sentimento.
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"Lourdes" è un film "disemozionante". Viene trattata una storia validissima in maniera fredda, distaccata, silenziosa, con immagini "statiche" in uno stile di pieno "rigore" che caratterizza anche i luoghi d'ambientazione (Lourdes, appunto). La trama in sè (interessante) potrebbe essere frutto di emozioni smisurate (guarigione dalla sclerosi multipla di una "mezza laica", o poco religiosa, che dir si voglia, che spera nel miracolo), ma sono troppe le cose non dette, che lasciano lo spettatore ad ogni libera interpretazione. Nessuna sorpresa e qualche luogo comune di troppo. La storia t'emoziona, ma la pellicola blocca sul nascere ogni sentimento.
Voto: 5.5 su 10.
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howlingfantod
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domenica 18 novembre 2012
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il miracolo durerà?
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Che al film sia stato riconosciuto il premio Signis, riconoscimento per valori spirituali assegnato dall’organizzazione cattolica per il cinema e gli audiovisivi e allo stesso modo dallo UAAR (unione degli atei agnostici razionalisti) è di per sé significativo del valore estrinseco e dirompente o solo disgregante nel senso di trasversale e/o universale di questo racconto che è poi in fondo niente di più della cronaca di un pellegrinaggio a Lourdes di una giovane donna (si suppone francese) afflitta da sclerosi a placche nella speranza “laica” di un miracolo. Che poi la sua rappresentazione sia schietta e asciutta fino all’essenziale con la recitazione elementare e minima e giocata più sui gesti e con solo tracce di una sceneggiatura vera e propria e che questo valga come una specie di narcolettico che devitalizzi l’ alone di spiritualità tutto che ci si potrebbe aspettare da una narrazione con cotanto soggetto, trova la sua coesione nell’essenza secolarizzata di ogni chiesa (non solo confessionale) del 21° secolo.
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Che al film sia stato riconosciuto il premio Signis, riconoscimento per valori spirituali assegnato dall’organizzazione cattolica per il cinema e gli audiovisivi e allo stesso modo dallo UAAR (unione degli atei agnostici razionalisti) è di per sé significativo del valore estrinseco e dirompente o solo disgregante nel senso di trasversale e/o universale di questo racconto che è poi in fondo niente di più della cronaca di un pellegrinaggio a Lourdes di una giovane donna (si suppone francese) afflitta da sclerosi a placche nella speranza “laica” di un miracolo. Che poi la sua rappresentazione sia schietta e asciutta fino all’essenziale con la recitazione elementare e minima e giocata più sui gesti e con solo tracce di una sceneggiatura vera e propria e che questo valga come una specie di narcolettico che devitalizzi l’ alone di spiritualità tutto che ci si potrebbe aspettare da una narrazione con cotanto soggetto, trova la sua coesione nell’essenza secolarizzata di ogni chiesa (non solo confessionale) del 21° secolo. Il soggiorno della protagonista, pur ottima nella sua prova attoriale, candida, pura e incastonata come un icona nel suo buffo berretto rosso divenuto appunto simbolo e gadget del film stesso come in ogni società secolare e massmedizzata, ha i tratti di una ricerca laica della felicità, quella che invidia alle consorelle (con tanto di croce occitana sul petto), specie di crocerossine laiche e fintamente maliziose che filano con i gendarmi. Lei stessa diventa il frutto dell’invidia e della gelosia (così umana) degli altri pellegrini. Il film sembra quindi non avere picchi o salti anche solo emozionali nella pretesa (forse solo da noi auspicata) spiritualità che come insieme avrebbe dovuto contenere, ma vola basso, scorre piano e asciutto eppure dolce come una sciarpa di seta e qui è la sua grazia ed il suo credo estetico, sfiora noi tutti, così puro e morbido, eppure qualcosa manca, mentre le incursioni ufficiali della spiritualità sono solo didascaliche ed emendate alla musica come il Bach utilizzato da Tarkovsky in Solaris nella scena della levitazione e citato non a caso dalla Hausner a più riprese oppure come il Kyrie. Tutto il resto rimane nascosto, trattenuto, sommesso, nel supposto o nel sottinteso, nel malinteso, nell’interrogativo e nelle domande non risposte perché la volontà divina rimane sempre inesplicabile e viene da chiedersi essendo questo Lourdes poi così prontamente terrigno da dove venga la giovane inferma poi miracolata, se dal non lontano Languedoc Roussillon o dal Perigord, oppure molto più a nord in qualche immediata banlieue di Parigi, oppure ovunque nell’Ile de France o ancor più su nella lontana Normandia e se poi dopo il miracolo lei la protagonista rimarrà per sempre lì o se ne tornerà alla sua dimora nella speranza di una vita nuova e allora scriverà magari anche un bestseller sulla sua storia, e ancora quanto avrà pagato per l’organizzazione di quel pellegrinaggio-vacanza? E soprattutto come tutti i grandi enigmi non sciolti: il miracolo durerà? Sulle note e le parole sbiascicate dal francese all’italiano di Felicità di Albano questa domanda si amplia in tutta la sua inquietudine con la protagonista che si adagia provata sulla sedie a rotelle mentre subito dopo scorrono i titoli di coda.
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nigel mansell
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venerdì 11 marzo 2011
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qual'è il senso?
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Qual'è il senso della vita? Chi comprende la volonta di Dio? Perchè a qualcuno sì e a qualcun'altro no? In questo enorme baraccone che è Lourdes, dove convivono malati speranzosi oppure invidiosi e rancorosi nei confronti di chi appare sano, atei ed increduli, disillusi ed entusiasti, ed altri che cercando disperatamente di dare un senso alla propria vita le risposte non si trovano. Tutti ricercano la felicità, ma in fondo è lo specchi della vita. E' incredibile che questo film sia stato premiato sia da associazione cattoliche che di atei... a chi ha fede forse un tassello più per la sua ricerca, a chi è ateo forse una conferma in più che suffraga le sue convenzioni.
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Qual'è il senso della vita? Chi comprende la volonta di Dio? Perchè a qualcuno sì e a qualcun'altro no? In questo enorme baraccone che è Lourdes, dove convivono malati speranzosi oppure invidiosi e rancorosi nei confronti di chi appare sano, atei ed increduli, disillusi ed entusiasti, ed altri che cercando disperatamente di dare un senso alla propria vita le risposte non si trovano. Tutti ricercano la felicità, ma in fondo è lo specchi della vita. E' incredibile che questo film sia stato premiato sia da associazione cattoliche che di atei... a chi ha fede forse un tassello più per la sua ricerca, a chi è ateo forse una conferma in più che suffraga le sue convenzioni. Per il resto film ben diretto e recitato. Da cristiano io dico che alla fine lei ha dubitato come Mosè.
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giacomogabrielli
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venerdì 22 ottobre 2010
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laico. ***
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Lento film d'autore, originale, però, nella sceneggiatura. Girato in RED. LAICO | ***
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giugy3000
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martedì 19 ottobre 2010
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un viaggio laico nel sacro
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Fanatici, cristiani, agnostici, atei…poco importa in cosa si crede quando si è affetti da sclerosi multipla e si fatica a condurre una vita “normale”. Quando l’unico modo per uscire di casa e vedere posti e gente nuova è partecipare ad uno degli innumerevoli pellegrinaggi a Lourdes, Christine non si tira indietro e con partecipazione rassegnata osserva solitaria e quasi muta le benedizioni, le messe e le preghiere di quei giorni, per ritrovare almeno un po’ di pace interiore. Tra tutto il gruppo di pellegrini lei pare quella meno credente e convinta del ruolo benedetto e salvifico della Vergine e il suo sguardo si posa indifferente sulle acque dal ruolo miracoloso e sulle vane cerimonie serali di assoluzione.
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Fanatici, cristiani, agnostici, atei…poco importa in cosa si crede quando si è affetti da sclerosi multipla e si fatica a condurre una vita “normale”. Quando l’unico modo per uscire di casa e vedere posti e gente nuova è partecipare ad uno degli innumerevoli pellegrinaggi a Lourdes, Christine non si tira indietro e con partecipazione rassegnata osserva solitaria e quasi muta le benedizioni, le messe e le preghiere di quei giorni, per ritrovare almeno un po’ di pace interiore. Tra tutto il gruppo di pellegrini lei pare quella meno credente e convinta del ruolo benedetto e salvifico della Vergine e il suo sguardo si posa indifferente sulle acque dal ruolo miracoloso e sulle vane cerimonie serali di assoluzione. La notte prima della partenza del suo ritorno a Roma però va con le sue gambe in bagno e d’un tratto pare ricordarsi come si cammina, come si vive senza l’aiuto costante di qualcuno. Miracolo?!
Che un film del genere non abbia preso l’anno scorso il Leone d’Oro fa stupire, considerando quanto è difficile mettere sul grande schermo, oggi, temi religiosi di questa portata, non annoiare in un crescendo di paternostri ed ave marie e non scivolare in tesi in toto miscredenti o mistiche. L’eccellente regia di questo film aggira tutti questi ostacoli e si porta sul podio dei migliori film del 2009 con una protagonista di una bravura strabiliante, già notata al fianco di Marion Cotillard in “La vie in rose”.
L’ottima fotografia e sceneggiatura ci portano sulle strade della commerciale Lourdes fra santini e rosari finti dove si consumano ogni anno drammi veri. Poco o niente si sa di Dio, tutto si conosce del dolore, di fronte al quale siamo tutti uguali. C’è una predestinazione?Chi crede maggiormente si salverà? Esistono i miracoli e se sì, perché spettano solo ad alcuni privilegiati?Se Dio è buono ed onnipotente perché permette i mali e non salva tutti gli uomini? Questi ed altri interrogativi hanno attraversato la religione e la filosofia per millenni, la teodicea leibniziana ne è un ottimo esempio, ma lo stesso prete che nel film viene interrogato dai malati durante i colloqui serali non sa fornire risposte a tutto ciò se non invocando una devota fede che investa prima l’animo di ognuno. Facile a dirsi, un po’ meno a convincersi che sia così… per usare profanamente le parole del Liga. Il film procede dandoci un’interpretazione a tutti gli effetti binaria e parallela: se il punto di vista dello spettatore sarà credente, la guarigione di Stephanie sarà il segno divino di un Cristo libero che agisce secondo leggi che non saranno mai apprendibili con l’intelletto; se lo spettatore sarà ateo o incredulo a codesti problemi, la guarigione di Stephanie sarà vista o come un caso fortuito o tramite la forza dell’amore per il giovane volontario militare da lei già incontrato mesi prima in un pellegrinaggio romano. Un importante messaggio filosofico trapela da questi 99 minuti di pellicola: qualunque cosa sia sopra di noi, buona o cattiva, qualsiasi sia la causa della nostra vita e delle nostre sofferenze, la nostra vita ci appartiene e solo in questa terra ci è permesso di viverla ANCHE con il corpo. La virtù sta nel mezzo e solo i più saggi sapranno calibrare i loro giorni tra un edonismo epicureo e un’estasi mistica plotiniana. La felicità non può esserci insegnata, sta a noi e solo noi saperla cogliere in qualcosa, che sia esterna o interna al nostro corpo.
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nalipa
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domenica 17 ottobre 2010
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però..
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Grandissima riflessione sulla religione e sui miracoli di massa, un film di grande impatto, intrepretato da una brava Sylvie Testud.
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fulvia
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mercoledì 21 luglio 2010
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lento..a tratti noioso.
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Ho guardato questo film con trepidazione e sono contenta di aver apprezzato e assaporato l'atmosfera di Lourde, tanto magica e inondata d'amore. Ho però trovato questo film lento e a tratti noioso e in più occasioni ho portato avanti il dvd col telecomando. La protagonista è una donna molto comune, una di noi, e questa scelta mi è piaciuta. Recita bene e verrebbe quasi da difenderla dall'invidia generale, di chi per tutto il secondo tempo si chiede "Ma perchè doveva accadere proprio lei e non al signor....., che viene qui tutti gli anni?" Sembra quasi che ci si debba sentire in colpa, per essere stati prescelti da Dio!
Voto 2 stelle, un 5 e mezzo. Non mi è arrivata nessuna grande emozione durante tutta la visione del film.
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hollygoli
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mercoledì 23 giugno 2010
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terribile, disturbante, perfetto
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Conosco dall'interno la liturgia delle dinamiche sottese ai pellegrinaggi verso i santuari cattolici dei miracoli o, più in generale, ai raduni religiosi di massa e non, e posso dire che già le prime inquadrature di "Lourdes" mi hanno fatto sprofondare in una asfissiante sensazione di deja vù. Ogni dettaglio, nel film, è perfetto, e ricostruisce magistralmente l'atmosfera asettica ed opprimente che si respira in questi luoghi. Tutto è ordinato, in questi contesti, tirato a lucido, splendente, ed abbellito secondo i miserrimi canoni estetici standard e kitsch tipici; tutti parlano a voce bassa, come in ospedale, sono cortesi e tranquilli, e costantemente impegnati a seguire il programma di marcia e disporsi, e disporre i pellegrini, ordinatamente a tavola, in fila, al posto assegnato per la messa solenne.
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Conosco dall'interno la liturgia delle dinamiche sottese ai pellegrinaggi verso i santuari cattolici dei miracoli o, più in generale, ai raduni religiosi di massa e non, e posso dire che già le prime inquadrature di "Lourdes" mi hanno fatto sprofondare in una asfissiante sensazione di deja vù. Ogni dettaglio, nel film, è perfetto, e ricostruisce magistralmente l'atmosfera asettica ed opprimente che si respira in questi luoghi. Tutto è ordinato, in questi contesti, tirato a lucido, splendente, ed abbellito secondo i miserrimi canoni estetici standard e kitsch tipici; tutti parlano a voce bassa, come in ospedale, sono cortesi e tranquilli, e costantemente impegnati a seguire il programma di marcia e disporsi, e disporre i pellegrini, ordinatamente a tavola, in fila, al posto assegnato per la messa solenne. Dietro l'apparente bontà e disponibilità c'è però il vuoto, e, a causa di questo, l'incapacità di tollerare un minimo scarto nella gelida e immutabile ritualità codificata: chiunque esca, anche solo per un attimo, dalla massa-gregge affermando - anche involontariamente, come accade a Christine nella scena in chiesa, quando la sua carrozzina viene spostata e collocata in una fila che non è quella che le è stata destinata - la propria individualità, viene aspramente redarguito e ricondotto nei ranghi. La sensazione superficiale è quella di una calma rassicurante, quasi un linimento alle tante miserie e al tanto dolore che in questi posti alberga,ed è per questo illusorio conforto, soprattutto, che frotte di gente accorrono a questi luoghi, accettando di vivere per tre giorni o una settimana rigidamente regolati da norme inaccettabili ormai anche per gli asili d'infanzia. Permane, tuttavia, terribile e disturbante, il contrasto tra il dolore, fisico e morale, di persone, individui fatti di carne e sangue, devastati ed umiliati dalla malattia, e la mancanza di empatia di tutto l'apparato religioso, che non ha più a cuore - forse non l'ha mai avuto - l'individuo, la persona, ma l'evento. Così la gentilezza di cui viene fatto oggetto Christine è lampantemente dovuta ad un clichè, sia quando è tetraplegica, con le barelliere capaci di accarezzarla, disporle ordinatamente i capelli intorno al viso, imboccarla con delicatezza, senza che quei gesti perdano una sola volta la loro evidente meccanicità, sia quando è "miracolata", come, ad esempio, nella sarcastica scena in cui, mentre gusta felice un gelato al tavolino di un bar, tutti i camerieri le vengono davanti per applaudirla. Per la macchina di Lourdes Christine non conta come persona; a nessuno interessa veramente come si sente, nessuno riesce, o prova, a mettersi nei suoi panni, a cominciare dal prete, capace solo di ripetere disumane frasi stereotipate, quando (alla sera, quando i malati sono a letto e lui è sollevato dai suoi compiti) non di rasentare la blasfemia con barzellette che buttano tutto in burletta. Christine diventa interessante solo da miracolata, e solo perché a quel punto incarna la vivente dimostrazione dell'assunto su cui si regge tutta la macchina di Lourdes, e cioè che a Lourdes accadono i miracoli; e smette di esserlo per ritornare rapidamente, brutalmente, nell'ombra, quando la certezza del suo esser stata miracolata vacilla. A Lourdes, emblema di tutti i luoghi "miracolosi" come San Giovanni Rotondo o Medjugorje, non è concesso il dubbio, il tormento del cuore: non è concesso chiedere un umano, e legittimo "perché"; tutto dev'esser chiaro e di solare evidenza, come nel peggior fondamentalismo, o nel più rutilante reality show televisivo. Comprendo, conoscendo la mentalità degli organizzatori e dei frequentatori di questi posti, il motivo per cui il film è stato premiato dalle associazioni cattoliche: "Lourdes", narrando i fatti nel loro esatto svolgimento, è nella loro insensibilità percepito come una sorta di ottimo film propagandistico. Comprendo altresì, e mi associo convinta, il premio assegnato dall'Unione atei ed agnostici: a chi lo vuol vedere con altri occhi, Lourdes appare un film disturbante, che narra in modo perfetto una realtà terribile.
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[+] bravissima hollygoli
(di mary22)
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bluraymen
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mercoledì 16 giugno 2010
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delusione completa
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Questo non è un film....forse nemmeno un documentario...personalmente mi sono annoiato per tutta la durata del film.
Ci tengo a precisare che non sono appassionato a film d'azione dove gli effetti speciali regnano in tutta la pellicola.
Penso che la completezza di un film è data dalla storia, dalla sceneggiatura, dalla drammaticità, dall'emozione il totale di questi aspetti curati nella maniera migliore formano tutto il mosaico che compone il film.
Lourdes non ha niente di tutto questo.
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