giammarco
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martedì 28 luglio 2009
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bellissimo film
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Ottimo film, bravissimi tutti gli attori Mastrandea fantastico. Toccante ed attuale assolutamente da non perdere. Sconsigliato per persone deboli. Bellissima e bravissima la Guerritore...peccato stia con quello Zaccaria cosi' poco simpatico e faziosamente di sinistra.
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manfredi 4ever
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martedì 21 aprile 2009
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ottimo prodotto
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Meglio Saturno contro ma tutto sommato Ozpetek non delude le aspettative !
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claudiorec
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sabato 4 aprile 2009
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film da vedere
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Non sono d'accordo con tutte le critiche del forum!
Sarà che mi è piaciuta la recitazione di Mastandrea, o del problema dello "stalking" di grande attualità, io lo definisco un film da non perdere!
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divas
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lunedì 19 gennaio 2009
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il giorno imperfetto
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Doveva essere un esperimento per il regista turco, una prova, una sfida. E invece di creare la sceneggiatura con Gianni Romoli, come nei film precedenti, Ozpetek stavolta si affida al romanzo di Melania Mazzucco, omonimo del film come prevede la legge del marketing editoriale – cinematografico. La storia era di per sé troppo tragica per Ozpetek che cambia, interpreta, traspone e tuttavia non sembra altro che un regista alle prime armi. Anzi, non sembra neanche lui.
“Un giorno perfetto” comincia con l’annuncio di una tragedia e analizza le precedenti ventiquattro ore vissute da una donna, Emma (a cui Isabella Ferrari presta un volto fossilizzato nel patetismo), madre di due figli e separata dal marito Antonio (Valerio Mastandrea), sofferente di disturbi psicologici e non ancora rassegnato alla separazione con la moglie.
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Doveva essere un esperimento per il regista turco, una prova, una sfida. E invece di creare la sceneggiatura con Gianni Romoli, come nei film precedenti, Ozpetek stavolta si affida al romanzo di Melania Mazzucco, omonimo del film come prevede la legge del marketing editoriale – cinematografico. La storia era di per sé troppo tragica per Ozpetek che cambia, interpreta, traspone e tuttavia non sembra altro che un regista alle prime armi. Anzi, non sembra neanche lui.
“Un giorno perfetto” comincia con l’annuncio di una tragedia e analizza le precedenti ventiquattro ore vissute da una donna, Emma (a cui Isabella Ferrari presta un volto fossilizzato nel patetismo), madre di due figli e separata dal marito Antonio (Valerio Mastandrea), sofferente di disturbi psicologici e non ancora rassegnato alla separazione con la moglie. A questa infelice situazione familiare è collegata la famiglia dell’onorevole Fioravanti, di cui Antonio è guardia del corpo, e di suo figlio Aris orfano di madre morta suicida, giusto per non farci mancare nulla.
I destini si incrociano, è vero, ma male. Come possono i figli della guardia del corpo andare nella stessa scuola dei figli dell’onorevole? Come può una madre, dipinta come affettuosa e premurosa, venire stuprata dall’ex marito la mattina, trascorrere il resto della giornata con la professoressa della figlia e permettere che quello stesso pomeriggio i bambini si trovino in compagnia del padre senza che lei muova un solo dito? Infine, come può uno squilibrato essere guardia del corpo e dunque tenere una pistola?
Ma non è solo questo quello che non va: Ozpetek non voleva i cliché legati ai film precedenti. Evita i personaggi gay ma, non potendo fare a meno di parlarne, l’unico riferimento riguarda la storia di un camionista con un ballerino. O ancora la Ferrari: donna che tenta di ringiovanirsi per trovare un altro marito ed è causa di disagio per la figlia adolescente. Infine, per completare l’apologia del luogo comune, la storia tra il figlio dell’onorevole e la sua matrigna. E sempre per lasciarsi alle spalle il passato e i suoi innumerevoli cliché, ecco la lista degli attori feticcio, utili a ricordarci che il film è di Ozpetek perché nel corso della trama ce lo siamo dimenticato: Serra Ylmaz, Milena Vukotic, Ivan Bacchi e Rosaria De Cicco.
Se fare una regia significa creare un mondo, cioè un sistema coerente dentro cui si muovono dei personaggi, Ozpetek non dà allo spettatore la possibilità di inserirsi e di farne parte: è tutto troppo artefatto, troppo statico, finanche scontato.
Anche l’analisi e l’introspezione dei sentimenti, in cui Ozpetek si è più volte dimostrato maestro, non riescono a coinvolgere o a dare un taglio particolare ai personaggi.’unico punto da approfondire, il più realista, è la casualità con cui l’infermiera (Angela Finocchiaro) si ritrova a soccorrere la bambina, poche ore dopo averla incrociata nel bar col padre. Ma è una scena di pochi secondi, neutralizzata da uno sguardo lungo, intenso e tragicamente fine a sé stesso tra la stessa infermiera e il poliziotto, che lascia interdetto lo spettatore incapace di trovare il nesso tra i due.
E poco può l’interpretazione davvero eccezionale di Valerio Mastandrea e di Stefania Sandrelli. Quest’ultima è il ricordo di un cinema italiano d’antan, troppo perfetta per il giorno “imperfetto” dell’ opaco regista.
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nudles
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venerdì 19 settembre 2008
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ferzan alza il tiro
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Il regista lo aveva anticipato alla fine delle riprese di "Saturno contro", che con questo film si chiudeva un ciclo. Le sue esperienze personali ed umane, erano onnipresenti e riafforavano con insistenza, quasi urlate al pubblico, nei suoi precedenti lavori. Spesso la sua sincerita' supportata da una notevole capacità registica, ci ha fatto appassionare, commuovere e capire situazioni a noi culturalmente distanti. Dopo sei film, la smania del regista di esternare al pubblico il suo retaggio etnico-culturale-umano si è placata. Ora con questo film Ferzan guarda al futuro fiducioso, pienamente convinto delle proprie capacità e potenzialità. Ma procediamo con ordine, "Un giorno perfetto", e' sceneggiato con Sandro Petraglia sul romanzo omonimo della Mazzucco, quindi viene meno almeno per questa volta la collaborazione con Tilde Corsi e Gianni Romoli.
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Il regista lo aveva anticipato alla fine delle riprese di "Saturno contro", che con questo film si chiudeva un ciclo. Le sue esperienze personali ed umane, erano onnipresenti e riafforavano con insistenza, quasi urlate al pubblico, nei suoi precedenti lavori. Spesso la sua sincerita' supportata da una notevole capacità registica, ci ha fatto appassionare, commuovere e capire situazioni a noi culturalmente distanti. Dopo sei film, la smania del regista di esternare al pubblico il suo retaggio etnico-culturale-umano si è placata. Ora con questo film Ferzan guarda al futuro fiducioso, pienamente convinto delle proprie capacità e potenzialità. Ma procediamo con ordine, "Un giorno perfetto", e' sceneggiato con Sandro Petraglia sul romanzo omonimo della Mazzucco, quindi viene meno almeno per questa volta la collaborazione con Tilde Corsi e Gianni Romoli. Il coraggio di Ozpetek è notevole in quanto tratta una odiosa storia di violenza familiare, che ci ripugna, ma che comunque esiste, visto quanto leggiamo sui quotidiani o vediamo ai notiziari, quante persone stroncheranno il film solo perche tratta di una storia che trova il suo epilogo nell'omicidio più efferrato che la mente umana può concepire? Sulla storia si intrecciano i destini di nove personaggi,con altre storie vissute, che si incontrano anche non conoscendosi per pura casualità del destino, il tutto nello spazio temporale di un giorno, che con amara ironia dell'autrice del testo letterario viene definito per l'appunto "Un giorno perfetto". Veniamo agli attori Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea sono Emma ed Antonio coniugi separati, genitori di Valentina e Kevin, entrambi portano i segni di una infanzia turbata da una situazione familiare difficile. Emma è una donna superficiale ma dedita ai figli, ossessionata dalla perdita dell'impiego, ormai disinnamorata del marito; Antonio vive dolorosamente la separazione e l'allontanamento dai figli,da lui stesso causata per i suoi comportamenti violenti alimentati da una gelosia morbosa, impegnato nel lavoro come caposcorta di un uomo politico, Elio Fioravanti, ormai al capolinea e quindi trombato dalla segreteria del partito. Fioravanti a suo volta è legato ad una giovane donna, Maja, che ormai sazia dei vantaggi materiali che gli ha procurato la convivenza con il politico, ormai rimpiange il passato e accetta la corte che gli fa il figlio dello stesso che allo stesso tempo é in rotta col padre colpevole di disinteresse nei suoi confronti. Stefania Sandrelli ha il simpatico ruolo di Adriana, madre di Emma, cartomante, nonna affettuosa che ospita Emma e i piccoli durante la separazione.Gustosa è l'interpretazione della Sandrelli, mentre legge le carte ad una ingenua cliente svelandogli l'omosessualità del fidanzato.Infine la Guerritore, finalmente in un ruolo compassato dell'insegnante di Valentina, lontano dai clichet' nevrotici e pruriginosi a cui ci aveva abituato e la figura della Finocchiaro, presenza quasi surreale che sfiora, incontra, i personaggi della storia. Qualcuno ha detto che i personaggi non sono del tutto delineati nella storia, ma questo è un classico del regista turco che dice e non dice, giocando quasi interattivamente col suo pubblico. Dal punto di vista tecnico abbiamo una sostanziale evoluzione del regista, che mira ad affermarsi a livello internazionale, secondo me ha fatto un pensierino alle produzioni americane. E' un film di transizione nella produzione di Ozpetek, auguri Ferzan.
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france bulescu
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martedì 16 settembre 2008
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una vita perfetta
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Emma e Antonio: una coppia, un amore, una vita, due figli. Erano riusciti a formare una famiglia, a creare il loro nido, un piccolo rifugio, una povera capanna dove avrebbero dovuto condurre una vita felice e invece No. Perché non si vive di solo amore, o di sola passione. Perché i buoni propositi non bastano e volere non è sempre potere.
E poi c’è il tempo. Il tempo passa, può essere un pretesto o solo la verità, e porta via tutto: amore, pazienza, ragione.
Un tempo erano innamorati, giovani, il futuro davanti, e la sfrontata certezza che ogni cosa sarebbe andata per il meglio. Giovani e baldanzosi ventenni. Passati due mesi dal loro primo incontro, Emma rimane incinta.
Che fare? I soldi non ci sono, le famiglie ti disconoscono o comunque si dimenticano di te.
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Emma e Antonio: una coppia, un amore, una vita, due figli. Erano riusciti a formare una famiglia, a creare il loro nido, un piccolo rifugio, una povera capanna dove avrebbero dovuto condurre una vita felice e invece No. Perché non si vive di solo amore, o di sola passione. Perché i buoni propositi non bastano e volere non è sempre potere.
E poi c’è il tempo. Il tempo passa, può essere un pretesto o solo la verità, e porta via tutto: amore, pazienza, ragione.
Un tempo erano innamorati, giovani, il futuro davanti, e la sfrontata certezza che ogni cosa sarebbe andata per il meglio. Giovani e baldanzosi ventenni. Passati due mesi dal loro primo incontro, Emma rimane incinta.
Che fare? I soldi non ci sono, le famiglie ti disconoscono o comunque si dimenticano di te. Siamo giovani, siamo felici. Una bocca in più da sfamare? Ce la faremo! Siamo innamorati! Nasce una femminuccia.
Il tempo passa e lentamente i giorni e i mesi e gli anni fanno scricchiolare i legni della bella capanna. Le aspettative di una vita vengono deluse una dopo l’altra. I soldi, se prima erano pochi, diventano ancora meno. Ma l’amore resiste.
Emma è di nuovo incinta. Si fanno nuovi propositi, si creano nuove illusioni e nascono nuovi stimoli. Ma i coniugi, oramai trentenni, non possono più sbagliare. Giornate serene anticipano freddi anni di bufere che spazzano via ogni cosa. Antonio, da semplice poliziotto diventa guardia del corpo di un parlamentare corrotto dimenticando la morale, facendo compromessi, accettando di essere trattato e giudicato alla stregua di un cane per mandare avanti la famiglia.
Botte, schiaffi: Antonio non ce la fa più. Le cose non dovevano andare così. Ancora meno soldi e nuove umiliazioni si profilano nel burrascoso orizzonte: Emma disoccupata, Emma che non lo ama più come un tempo e ottiene piccoli posti di lavoro grazie a scollature e minigonne. E oramai sei una quarantenne.
La passione di Antonio tuttavia non diminuisce, l’amore non diminuisce. La stessa cosa vale per Emma. Ma la vita? Che ne è stata della loro vita? Dei loro sogni?
Il tempo passa, la giovinezza se ne Va. E quindi vuoi cambiare. Devi tentare di vivere!
Emma vuole vivere! E Antonio per un po’ se ne fa una ragione: ecco la separazione.
Antonio si trova così da solo, senza moglie e senza figli, ferito e furibondo. Non accetta la nuova vita. Perché non la vuole una vita nuova, l’unica cosa che vuole è tornare con Emma. Non era stata una vita perfetta, la vita che avrebbe voluto, ma era una vita con Emma, il suo amore.
Ed Emma? Ora sente di vivere, senza Antonio vive! Ma è una bugia che si impone perché la vita non è andata come avrebbe voluto.
Passa un anno, altro tempo, e Antonio non ce la fa più.
Ieri sera, centro di Roma, palazzina condominiale: la vicina di casa di Antonio ha sentito il rumore di alcuni spari provenire dal suo appartamento e chiama la polizia. Due agenti fanno irruzione nella casa della guardia del corpo: trovano i figli di Antonio riversi a terra in una pozza di sangue, colpiti da alcuni colpi di arma da fuoco, e lo stesso Antonio che si è suicidato sparandosi in bocca dopo aver commesso gli omicidi dei suoi figli.
Perché lo ha fatto? Perché voleva una vita perfetta.
Emma, mentre accadevano questi terribili episodi, mentre stava perdendo i suoi figli, si disperava e piangeva, confessandosi alla professoressa della figlia.
Perché piangeva? Perché voleva una vita perfetta.
Arriva l’ambulanza sotto la palazzina di Antonio: la figlia è
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lunedì 15 settembre 2008
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un giorno perfetto di ordinaria follia
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Dopo aver girato il suo film più intimo, Ozpeteck sente il bisogno di cambiare e accetta il primo lavoro su commissione traducendo in immagini il bel libro della Mazzucco "Un giorno perfetto". La storia segue il giorno perfetto di ordinaria follia di Antonio, capo scorta di un uomo politico scaricato dal suo partito, uomo tormentato dalla fine della storia con sua moglie Emma; un tormento che sfocierà in un tragico epilogo.
Diciamo subito che questo è il classico film dove difetti e pregi sono presenti in egual misura e il giudizio finale dipende dalla prospettiva con cui lo si guarda.
Il difetto maggiore del film lo commette Domenco Procacci scegliendo Ferzan Ozpeteck, regista specializzato in melodrammi non accorgendosi che il libro della Mazzucco è un dramma allo stato puro dove tutti i personaggi della storia sono pervasi dal senso tragico voluto dall'autrice.
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Dopo aver girato il suo film più intimo, Ozpeteck sente il bisogno di cambiare e accetta il primo lavoro su commissione traducendo in immagini il bel libro della Mazzucco "Un giorno perfetto". La storia segue il giorno perfetto di ordinaria follia di Antonio, capo scorta di un uomo politico scaricato dal suo partito, uomo tormentato dalla fine della storia con sua moglie Emma; un tormento che sfocierà in un tragico epilogo.
Diciamo subito che questo è il classico film dove difetti e pregi sono presenti in egual misura e il giudizio finale dipende dalla prospettiva con cui lo si guarda.
Il difetto maggiore del film lo commette Domenco Procacci scegliendo Ferzan Ozpeteck, regista specializzato in melodrammi non accorgendosi che il libro della Mazzucco è un dramma allo stato puro dove tutti i personaggi della storia sono pervasi dal senso tragico voluto dall'autrice. Il senso di imbarazzo nel narrare una storia che non è nelle sue corde la si avverte in tutto il film, Ozpeteck cerca di smussare gli angoli duri della storia facendo un'opera di detrazione per poterla avvicinare al suo modo di fare cinema. Purtroppo chi ci rimette da questa scelta sono i personaggi di contorno che risultano trattati in maniera superficiale come la Nicole Grimaudo e Monica Guerritore o decisamente fuori parte come Stefania Sandrelli o Angela Finocchiaro.
Essendo un film in crescendo i pregi Ozpeteck li riserva tutti nel finale, partendo dalla tragedia dell'uomo politico e ridicolo interpretato da un Valerio Binasco veramente in parte che offre prima il lato oscuro del suo personaggio con la telefonata al suo presidente di partito e poi il suo lato umano con il pianto disperato davanti agli occhi attoniti di sua figlia. Questo è il preludio alla tanto temutissima, dal regista, scena madre. Ozpeteck è molto bravo e rispetto al libro ha la compiacenza di rappresentare la tragedia con le voci, i suoni e rumori rimanendo fisso sul letto matrimoniale drammaticamente vuoto.
Il tocco del regista comunque lo troviamo nell'ultimissima scena con una bellissima Roma notturna che accompagna Isabella Ferrari libera di mangiarsi un gelato e poi si conclude con un primo piano che nasconde il tragico presagio. D'accordo non è Sophia Loren ma la Ferrari ce la mette tutta.
Una nota di merito per il piccolo Gabriele Paolino che con il suo balletto sulla base di Brucia la città di Irene Grandi tocca il cuore, voto 8 per lui e 6,5 per il film.
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maurizio crispi
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domenica 14 settembre 2008
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storie di vita e di solitudini che s'intrecciano
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Un film fatto di piani narrativi che s'intersecano per mostrare la vita di tanti personaggi nell'arco d'un intero giorno. Un giorno ironicamente "perfetto", perchè per alcuni di loro si consumeranno, giungendo al loro compimento, forti drammi esistenziali, mentre per altri si attiverà la possibilità del "sentire" con forza i sentimenti, anche se al prezzo della rinuncia e dell'abbandono.
A far da collante ai diversi fili narrativi animati dal montaggio di Ozpetek, è la storia di Emma e Antonio, con il lento accendersi della gelosia possessiva di quest'ultimo, sino al cupo, distruttivo, scioglimento finale in un delirio di follia.
Non c'è una lezione morale che si possa ricavare dalle diverse traiettorie di vita esaminate: il film, come - probabilmente - anche il romanzo, vuole limitarsi a mostrare, scavando il più possibile, la psicologia dei personaggi (anche attraverso l'uso esasperato dei primi piani), senza peraltro cercare giustificazioni e/o motivazioni del loro modo di essere e reagire.
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Un film fatto di piani narrativi che s'intersecano per mostrare la vita di tanti personaggi nell'arco d'un intero giorno. Un giorno ironicamente "perfetto", perchè per alcuni di loro si consumeranno, giungendo al loro compimento, forti drammi esistenziali, mentre per altri si attiverà la possibilità del "sentire" con forza i sentimenti, anche se al prezzo della rinuncia e dell'abbandono.
A far da collante ai diversi fili narrativi animati dal montaggio di Ozpetek, è la storia di Emma e Antonio, con il lento accendersi della gelosia possessiva di quest'ultimo, sino al cupo, distruttivo, scioglimento finale in un delirio di follia.
Non c'è una lezione morale che si possa ricavare dalle diverse traiettorie di vita esaminate: il film, come - probabilmente - anche il romanzo, vuole limitarsi a mostrare, scavando il più possibile, la psicologia dei personaggi (anche attraverso l'uso esasperato dei primi piani), senza peraltro cercare giustificazioni e/o motivazioni del loro modo di essere e reagire.
Ognuno di loro non è nè buono nè cattivo, ma in ciascuno di essi si ravvede in misura diversa un impasto pulsionale che li porta ad interagire nel proscenio della vita quasi in uno stato di necessità (nel quale non sono possibili altre azioni o scelte, se non quelle di volta in volta messe in atto). Sembra che, nella visione del regista, gli unici ad essere latori di un messaggio di vita - e forse anche di speranza - possano essere i bambini (Valentina e kevin),anche se la possibilità che essi sia dato di rinverdire in futuro la speranza degli adulti, con la propria freschezza ed innocenza, è messa in forse e quasi azzerata dalla potenza distruttiva della lucida follia di Antonio, ma anche di quelli che hanno vissuto prima e che credono ancora in un mondo di relazioni migliori e sostanzialmente più umane (la nonna, impersonata da Stefania Sandrelli) o in alcuni altri, come l'insegnante di Valentina che ancora credono nella solidarietà tra uomini, a dispetto di un modo di vivere dominato da disperanti solitudini che soloo di rdo s'intrecciano per pochi istanti per poi disperdersi nuovamente.
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giulia menei
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sabato 13 settembre 2008
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un giorno più o meno perfetto
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Da tempo ormai Ozpetek ci propina storie intrise di passionalità, sentimentalismi più o meno scontati, tematiche di vita quotidiana melense e malinconiche. E' stato lo stesso copione in quasi tutte le sue pellicole, ad eccezion fatta, forse, per "Saturno contro", dove alla tragedia si mescola il valore dell'amicizia e della solidarietà, lasciando intravedere un possibile lieto fine. Ma con "Un giorno perfetto", si raggiunge, probabilmente, l'apoteosi del dramma. Nulla da togliere alla maestrìa del regista italo turco, valido narratore di psicosi ed angoscie umane, ma la tragedia alla fine strasborda ed invade a dismisura i contorni del racconto. Due i protagonisti, Valerio Mastandrea, superbo, Isabella Ferrari, sempre più convincente, una la storia, drammatica, dal destino ineluttabile.
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Da tempo ormai Ozpetek ci propina storie intrise di passionalità, sentimentalismi più o meno scontati, tematiche di vita quotidiana melense e malinconiche. E' stato lo stesso copione in quasi tutte le sue pellicole, ad eccezion fatta, forse, per "Saturno contro", dove alla tragedia si mescola il valore dell'amicizia e della solidarietà, lasciando intravedere un possibile lieto fine. Ma con "Un giorno perfetto", si raggiunge, probabilmente, l'apoteosi del dramma. Nulla da togliere alla maestrìa del regista italo turco, valido narratore di psicosi ed angoscie umane, ma la tragedia alla fine strasborda ed invade a dismisura i contorni del racconto. Due i protagonisti, Valerio Mastandrea, superbo, Isabella Ferrari, sempre più convincente, una la storia, drammatica, dal destino ineluttabile. Storia di un amore finito, storia di una separazione fallimentare, in grado di scatenare una lunga serie di reazioni a catena, altrettanto esasperate, nelle storie e nelle vite di altri personaggi, che senza mai incontrarsi, condividono lo stesso insopportabile dolore. Così, stracci di un giorno ironicamente perfetto raggiungono le vette del pathos per poi precipitare nelle trame della banalità: il politico corrotto e sconfitto, una giovane donna frustrata da un matrimonio naufragato, la sofferenza infinita di figli abbandonati al triste destino delle famiglie. Il tentativo, a tratti riuscito, di raccontare un dramma, un fatto di cronaca nera, scivola verso il finale nel patetico, nel fin troppo sentimentale. Non la si può considerare una caduta di stile del maestro Ozpetek; la regia è severa, nonostante il tripudio di lacrime, la macchina da presa scruta, fissa gli sguardi annichiliti dei personaggi, quasi a volerne srappare fuori ancora un ultimo scorcio di vita. Tentativo vano. Il film si ricorda certamente per il dolore che lascia scolpito dentro, ma non sono da dimenticare le interpretazioni Di Mastandrea, Ferrari, i cammei della Sandrelli e della Guerritore, sempre pietre preziose. Nonostante tutto, emoziona, scuote e percuote l'animo. E scusate se è poco.
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davide
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sabato 6 settembre 2008
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perdere sè
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Essere stranieri a Roma in un giorno perfetto. La stranezza/normalità di uno straniero dei sentimenti raccontata con distacco atipico per il regista italo-turco. Lento, inesorabile, si chiude il cerchio, su questo amore preteso e violentato. Una vita qualunque intrecciata ad altre piccole vite appena accennate. Superficiale, come lui ultimamente riesce a fare, il regista non riesce a colorare con trovate stilistiche e stilemi visivi, una regia fin troppo asciutta fatta con occhi in primissimo piano e luce di taglio. Pure la musica, non riesce ad aiutarlo, fatta eccezione per il brano trascinatore del film.Una cosa buona il film la possiede, ma bisogna rivederlo almeno due volte per carpirla.
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