Passione. Sangue. Tormento. Tutto questo è (o avrebbe voluto essere) Twilight”. La storia di un amore tenebroso, impossibile. Un incontro tra due mondi che sfida le leggi della natura e le convenzioni sociali e che finisce per riservare un immancabile happy end. L’esito dell’ennesima regia di Catherine Hardwicke (dopo il pessimo e catechistico “Nativity”) è alquanto deludente sotto ogni punto di vista. Certo, il film è ammirabile per aver creato una così entusiastica partecipazione nel pubblico, ma non fa che deludere ogni giustificabile e contagiosa aspettativa. Se nel libro i lunghi monologhi interiori della protagonista risultavano fin troppo disturbanti e tediosi, il film, al contrario, sin dalle prime battute, arranca per il semplicismo e la superficialità della sceneggiatura, oltre che per uno sviluppo narrativo un po’ troppo sbrigativo. Taluni personaggi, il cui inserimento nella vicenda risulta per altro inutile, sono ridotti a macchiette stereotipate e prive di spessore. Nello sviluppo, inoltre, il film non fa che cadere in una prevedibilità prettamente americana, attraverso l’inserimento di sequenze d’azione e di orridi effetti visivi per culminare, infine, nel classico stereotipo del principe azzurro che salva la sua principessa dal cattivo di turno. Tutto, perciò, non fa che configurarsi come un plot velleitario, patinato, zuccherato, che dispensa qualche buona trovata registica, coinvolge ben poco e delude in parte anche sul piano attoriale. Kristen Stewart, infatti, è brava nel ruolo di Bella, pur nei limiti posti dal prodotto di cui è protagonista. Robert Pattinson, invece, strumentalizzato dal make-up, pur avendo la fisicità tenebrosa di Edward, ha un’espressività un po’ troppo esitante, forzata e imbronciata.
Un film, certo, originale, che surclassa il mito del vampiro di Bram Stocker per trarne una versione più “adolescenziale”, ma non fa che deturpare una figura leggendaria a discapito di uno scialbo e piatto romanticismo melodrammatico e decisamente mellifluo.
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