dutchman
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sabato 10 aprile 2010
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film di guerra da soap opera
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"The Hurt Locker" non è il tipico movie-war tutto patriottismo e sacrificio anzi è un film che di fronte al pericolo non mostra ne ritmo e neppure adrenalina, la sceneggiatura è scadente abulica e deludente.
La regista Kathryn Bigelow è incapace di descrivere la giusta suspence e il vero dramma dei soldati americani che hanno combattuto in Iraq (e che ancora adesso sono presenti) il film sembra più televisivo che cinematografico.
Il film si apre con una citazione da Chris Hedges, che dice che la guerra è una droga.
"The Hurt Locker" è un film ambientato nell' Iraq anno 2004, dove racconta la storia di una squadra di artificieri, interpretati da Jeremy Renner nella parte del sergente William James, che fuma sigarette e va in giro a disinnescare esplosivi come se stesse facendo una passeggiata con la Sua famiglia in una tranqiullo weekend
James è un bravo soldato e una persona buona , quando viene chiamato per risolvere il problema indossa la tuta militare imbottita e tranquillamente si avvicina alla bomba, mettendosi in sintonia con i fili che sta per disinnescare, risultando essere in alcune circostanze anche rispettoso della persona che ha assemblato il circuito, William James è molto sicuro di sé, a volte così sicuro che non si cura di indossare la sua tuta di protezione.
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"The Hurt Locker" non è il tipico movie-war tutto patriottismo e sacrificio anzi è un film che di fronte al pericolo non mostra ne ritmo e neppure adrenalina, la sceneggiatura è scadente abulica e deludente.
La regista Kathryn Bigelow è incapace di descrivere la giusta suspence e il vero dramma dei soldati americani che hanno combattuto in Iraq (e che ancora adesso sono presenti) il film sembra più televisivo che cinematografico.
Il film si apre con una citazione da Chris Hedges, che dice che la guerra è una droga.
"The Hurt Locker" è un film ambientato nell' Iraq anno 2004, dove racconta la storia di una squadra di artificieri, interpretati da Jeremy Renner nella parte del sergente William James, che fuma sigarette e va in giro a disinnescare esplosivi come se stesse facendo una passeggiata con la Sua famiglia in una tranqiullo weekend
James è un bravo soldato e una persona buona , quando viene chiamato per risolvere il problema indossa la tuta militare imbottita e tranquillamente si avvicina alla bomba, mettendosi in sintonia con i fili che sta per disinnescare, risultando essere in alcune circostanze anche rispettoso della persona che ha assemblato il circuito, William James è molto sicuro di sé, a volte così sicuro che non si cura di indossare la sua tuta di protezione. ma allo stesso momento molto imprudente, lasciando Sanbourn (Anthony Mackie) l'uomo incaricato di guardare dietro le Sue spalle, in una posizione molto insicura.
Sanbourn è in totale contrasto con James, egli cerca di fare del Suo meglio per proteggere l'amico, tanto da farsi venire un' ulcera
In questo movie non si vedono molte esplosioni e scontri a fuoco, non si sofferma sui contrasti ta i due soldati e dimostra tutta la Sua malinconica monotonia di fronte al pericolo, la regista Kathryn Bigelow si vede che è inesperta (e raccomandata in stile hollywood) ma possiede buona capacità con i suoi movimenti di macchina a mano e uno stile narrativo più che discreto
Sicuramente chi ha visto questo film (come il Sottoscritto in televisione) può rimanere molto deluso perché non rientra nei parametri di un film di guerra, e se si pensa che il citato lungometraggio non può essere così male con attori del calibro di Guy Pearce e Ralph Fiennes, allora aspettatevi una brutta sorpresa, in quanto recitano appena una scena a testa.
E' stato definito il film dell'anno con ben sei oscar vinti.
Hollywood ha fatto vincere molti oscar a attori e registi che non lo meritavano lontanamente, Con il film "The Hurt Locker" e la Sua regista Kathryn Bigelow si è toccato il fondo.
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inertiatic
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mercoledì 31 marzo 2010
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purtroppo sopravvalutato
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Proviamo a raccontarla così: abbiamo una squadra di artificieri, o meglio un artificiere con il suo team. Sono tre ragazzi che si trovano alle classiche prese con la guerra, con un conto alla rovescia e la voglia di tornare a casa. E fin qui va tutto bene. Scena nel deserto (quella con l'apparizione di Ralph Fiennes, per intenderci): un iracheno si nasconde tra alcune pecore e quelli che mi sembrano dei binari, mi auguro che lo Specialista Eldridge se ne accorga, lo veda e lo colpisca. In quel preciso momento mi accorgo che c'è qualcosa che non va, sto parteggiando per gli americani. Lo sto facendo perché il film mi porta (e ci porta) a farlo. Ma in Iraq le cose non vanno solamente così, c'è una guerra e una guerra si combatte da entrambe le parti, gli americani non sono lì soltanto per disinnescare bombe.
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Proviamo a raccontarla così: abbiamo una squadra di artificieri, o meglio un artificiere con il suo team. Sono tre ragazzi che si trovano alle classiche prese con la guerra, con un conto alla rovescia e la voglia di tornare a casa. E fin qui va tutto bene. Scena nel deserto (quella con l'apparizione di Ralph Fiennes, per intenderci): un iracheno si nasconde tra alcune pecore e quelli che mi sembrano dei binari, mi auguro che lo Specialista Eldridge se ne accorga, lo veda e lo colpisca. In quel preciso momento mi accorgo che c'è qualcosa che non va, sto parteggiando per gli americani. Lo sto facendo perché il film mi porta (e ci porta) a farlo. Ma in Iraq le cose non vanno solamente così, c'è una guerra e una guerra si combatte da entrambe le parti, gli americani non sono lì soltanto per disinnescare bombe. Eppure sono solo loro ad essere costantemente sotto minaccia, anche l'uomo con la telecamera provoca una grande tensione e una buona dose di paura. Muoiono americani e solamente il piccolo "Beckham" dimostra che l'Iraq non è soltanto un enorme esplosivo. In mezzo a questa situazione il sergente James è il più duro di tutti, il classico ragazzo tolto dalla strada, con un grande coraggio e improvvisi sbalzi di bontà. E ovviamente è un americano, un americano che ha scelto personalmente di andare e anche di tornare. Se la sceneggiatura mi lascia così un po' a desiderare, non penso la stessa cosa della regia, apprezzando il fatto che la Bigelow ha scelto una guerra "silenziosa", con esplosioni ovattate che per una volta non mettono a dura prova le nostre orecchie. Ma non era da Oscar.
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pgakapg
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sabato 27 marzo 2010
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ne avevamo bisogno?
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Perchè fare ancora un film così? C'era ancora bisogno di raccontare quale inferno sia l'Iraq dopo che da anni vediamo gli attentati tutti i giorni in TV?
Il film è girato bene, ma non aggiunge niente a quelli già prodotti, semmai andava fatto 5 anni fa, non ora . Non vedo il perchè dei 6 Oscar dati ad un documentario che narra solo fatti di guerra e non entra, se non superficialmente, nelle vite e nelle menti dei protagonisti. Allora "Save the private Ryan" e"Band of brothers" in confronto sono dei capolavori del Novecento!
Tra l'altro è già uscito anche in DVD, bel flop della distribuzione italiana.
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Perchè fare ancora un film così? C'era ancora bisogno di raccontare quale inferno sia l'Iraq dopo che da anni vediamo gli attentati tutti i giorni in TV?
Il film è girato bene, ma non aggiunge niente a quelli già prodotti, semmai andava fatto 5 anni fa, non ora . Non vedo il perchè dei 6 Oscar dati ad un documentario che narra solo fatti di guerra e non entra, se non superficialmente, nelle vite e nelle menti dei protagonisti. Allora "Save the private Ryan" e"Band of brothers" in confronto sono dei capolavori del Novecento!
Tra l'altro è già uscito anche in DVD, bel flop della distribuzione italiana...
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paolorol
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sabato 20 marzo 2010
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the hurt locker vs avatar
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Ho visto i due film a distanza di pochi giorni, incuriosito dal fatto che la moglie avesse soffiato parecchi Oscar al marito, che sembrava ultrafavorito. Il primo me l'ero "perso"a Venezia ed il secondo l'avevo sinora snobbato, pensando fosse la solita tamarrata..
Avatar è costato un'enormità e gli effetti speciali, mi riferisco alla versione 3D,hanno superato il livello di quelli di qualsiasi film prodotto in precedenza. Anche la storia si è rivelata quasi digeribile persino per un feroce nemico delle scemate dette "fantasy" quale il sottoscritto. Un punto in comune col film della moglie:la presenza di quegli scervellati soldati dall'aspetto così casualmente vicino a quello degli invasori yankies.
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Ho visto i due film a distanza di pochi giorni, incuriosito dal fatto che la moglie avesse soffiato parecchi Oscar al marito, che sembrava ultrafavorito. Il primo me l'ero "perso"a Venezia ed il secondo l'avevo sinora snobbato, pensando fosse la solita tamarrata..
Avatar è costato un'enormità e gli effetti speciali, mi riferisco alla versione 3D,hanno superato il livello di quelli di qualsiasi film prodotto in precedenza. Anche la storia si è rivelata quasi digeribile persino per un feroce nemico delle scemate dette "fantasy" quale il sottoscritto. Un punto in comune col film della moglie:la presenza di quegli scervellati soldati dall'aspetto così casualmente vicino a quello degli invasori yankies. Che, con troppo ottimismo, in Avatar alla fine sono messi in fuga, ma sarà per poco, Pandora subirà altri assalti di sicuro..
A parte il messaggio semi-pacifista ed i meravigliosi effetti speciali Avatar mi ha detto ben poco altro..
Il contrario è successo nel film della Bigelow, prodotto con un budget molto modesto, ma di gran lunga superiore al miliardario avatar. Un punto di vista femminile sulla guerra. L'impossibilità delle donne che restano a casa ad aspettare che torni prima o poi il marito, o almeno il suo "Hurt locker", di comprendere i motivi dell'inarrestabile impulso distruttivo e autodistruttivo che anima tanti, troppi, esseri umani ammalati di guerra-dipendenza.
Un film straordinariamente efficace e coinvolgente, che al di là dell'uso pressochè costante della camera a mano e della crudezza di diverse scene, conserva in realtà un approccio delicato, appunto molto femminile, senza essere mai patinato.
Direi che la moglie ha battuto il marito e che, una volta tanto, gli Oscar sono stati assegnati in modo oculato: è prevalso il valore intrinseco del film, al di là della baracconeria hollywoodiana
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ivan91
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giovedì 18 marzo 2010
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realistico e avvicente
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La guerra vista come punto di non ritorno.Il protagonista non riesce a tornare più alla sua vita da normale cittadino per che è oramai "drogato" dalla guerra, che conduce in punto di non ritorno: la sua vita e destinata a distruggersi proprio dalla sua dipendenza: geniale questa teoria, un crudo spaccato di quella che è anche la fragilita dei soldati, e soprattutto degli artificieri "la vita e come un dado tirato" nessuno può prevedre che numero esca, tanto quanto i soldati non sanno se moriranno da un momento all' altro o meno.
La bigelow è stata magnifica a dirigere questo film in maniera impeccabile, e ci fa riflettere sull' orrore e l'assurdità della guerra.
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La guerra vista come punto di non ritorno.Il protagonista non riesce a tornare più alla sua vita da normale cittadino per che è oramai "drogato" dalla guerra, che conduce in punto di non ritorno: la sua vita e destinata a distruggersi proprio dalla sua dipendenza: geniale questa teoria, un crudo spaccato di quella che è anche la fragilita dei soldati, e soprattutto degli artificieri "la vita e come un dado tirato" nessuno può prevedre che numero esca, tanto quanto i soldati non sanno se moriranno da un momento all' altro o meno.
La bigelow è stata magnifica a dirigere questo film in maniera impeccabile, e ci fa riflettere sull' orrore e l'assurdità della guerra.
Meritati i 6 oscar a questo film, che ha battuto avatar a sorpresa, per un film davvero unico nel suo genere, peccato che ha avuto scarsi succesi al botteghino, e sperò che si rifarà e riesca ha conqistare il favore del pubblico perche questo un film che merita di essere visto!!!!
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joe nca
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giovedì 18 marzo 2010
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l'inferno secondo bigelow
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Muri decrepiti, polvere, strade sconnesse. Il robot antimine degli artificieri USA avanza rapido tra macerie logore, i suoi cingoli calpestano ciò che resta di una Bagdad martoriata da anni di guerra. Uomini curiosi e bambini sorridenti si affacciano sulla via farfugliando parole incomprensibili. Fili rossi sbucano dal terreno: sotto ammassi di calcinacci sbiaditi si cela l’ennesimo ordigno di un nemico invisibile. Non è l’inferno, ma la sua rappresentazione più fedele, l’Irak odierno. 40 giorni all’alba, il sergente maggiore William James (Jeremy Renner, candidato all’Oscar per questo ruolo), 800 sminamenti alle spalle, viene spedito sul campo di battaglia ad affiancare il sergente JT Sanborn (Anthony Mackie) e lo specialista Owen Eldridge (Brian Geraghty).
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Muri decrepiti, polvere, strade sconnesse. Il robot antimine degli artificieri USA avanza rapido tra macerie logore, i suoi cingoli calpestano ciò che resta di una Bagdad martoriata da anni di guerra. Uomini curiosi e bambini sorridenti si affacciano sulla via farfugliando parole incomprensibili. Fili rossi sbucano dal terreno: sotto ammassi di calcinacci sbiaditi si cela l’ennesimo ordigno di un nemico invisibile. Non è l’inferno, ma la sua rappresentazione più fedele, l’Irak odierno. 40 giorni all’alba, il sergente maggiore William James (Jeremy Renner, candidato all’Oscar per questo ruolo), 800 sminamenti alle spalle, viene spedito sul campo di battaglia ad affiancare il sergente JT Sanborn (Anthony Mackie) e lo specialista Owen Eldridge (Brian Geraghty). La macchina da presa, rigorosamente a spalla, segue i marines in ogni loro spostamento, ne simula lo sguardo attraverso rapidi movimenti in continua sequenza, brusche zoomate mettono a fuoco finestre, tetti, minareti, ponti, casupole, qualunque luogo in cui possa annidarsi un terrorista. Non c’è un attimo di tregua, né di trama, almeno stando ai parametri del cinema classico. Questa è la guerra, nuda e cruda, senza infarcimenti del cinema di genere, mera ricostruzione di giorni qualunque nella terra di nessuno.
Kathryn Bigelow serra le fila dell’epopea bellica senza prendere posizioni precise sulla giustezza o meno di un conflitto che insanguina le coscienze occidentali da qualche lustro a questa parte o, almeno, così sembra. I suoi sono antieroi che si muovono veloci tra cumuli di ostilità, contando i giorni rimasti da scontare al fronte insieme al palpitante spettatore che ne segue le gesta. In realtà, dietro l’apparente neutralità del narrato, la regista di Strange Days e Point Break costruisce un’opera robusta dal forte impianto antimilitaristico, come sembra suggerirci ad inizio visione la citazione secondo la quale “la guerra è una droga” che crea una dipendenza fortissima. E l’astinenza da esplosivo letale del rimpatriato sergente James rischia di portare ad una paranoica follia il reduce americano, preda per sempre di ossessioni dure a morire. L’unica cura per il cancro dell’inferno bellico sembra essere il ritorno ad esso, laddove i giorni che passano non sono più lente tappe verso l’alba del ritorno, ma solo oscuri segni su un calendario della memoria che ormai conosce solo tramonti. 5 Oscar (film, regia, sceneggiatura originale, montaggio e montaggio del suono) ed una camomilla al plastico per smaltire il tutto.
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joker91
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giovedì 18 marzo 2010
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grande film
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un film che si merita tutti gli oscar che ha vinto.
la bigelow fa un lavoro fantastico in questo film che mostra la guerra sotto tutti i punti di vista arrivando ad una suspense pazzesca in molte scene.
droga,rabbia ed orrore sono rappresentate benissimo ed il personaggio di renner rimane uno delle più belle interpretazioni che ho visto durante l'anno.
chi si mette contro questo titolo poco ci capisce di cinema credetemi ed questo resta un lavoro che con gli anni è destinato a rimanere
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aao95
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mercoledì 17 marzo 2010
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questa è la guerra...
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Allora...film veramente bello...Come prima cosa credo che si sia meritato ogni singolo oscar o premio che ha vinto...La cosa che mi ha maggiormente colpito è stato il modo particolare di girarlo ma l'ho molto apprezzato. Un film che ti coinvolge dall'inizio alla fine e devo che quello che ho visto è stato uno dei più bei finali mai girati. Il titolo del mio commento è "questa è la guerra...", ho dato questo titolo perchè sentendo i pareri dei miei amici molti lo etichettavano come ripetitivo (ho letto commenti simili anche online), però, scusate, è un film realistico quindi mostra quello che accade veramente in guerra e anche se quasi per tutta la storia questi disinnescano solo bombe, bhè, è il loro lavoro: non esistono solo i film dove ogni due secondi c'è un colpo di scena!!!
Complessivamente un ottimo film dalla musica alla regia, dalla sceneggiatura agli attori.
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Allora...film veramente bello...Come prima cosa credo che si sia meritato ogni singolo oscar o premio che ha vinto...La cosa che mi ha maggiormente colpito è stato il modo particolare di girarlo ma l'ho molto apprezzato. Un film che ti coinvolge dall'inizio alla fine e devo che quello che ho visto è stato uno dei più bei finali mai girati. Il titolo del mio commento è "questa è la guerra...", ho dato questo titolo perchè sentendo i pareri dei miei amici molti lo etichettavano come ripetitivo (ho letto commenti simili anche online), però, scusate, è un film realistico quindi mostra quello che accade veramente in guerra e anche se quasi per tutta la storia questi disinnescano solo bombe, bhè, è il loro lavoro: non esistono solo i film dove ogni due secondi c'è un colpo di scena!!!
Complessivamente un ottimo film dalla musica alla regia, dalla sceneggiatura agli attori...Fantastico...5 STELLE!!!!
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[+] dimentivavo...
(di aao95)
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gropius
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mercoledì 17 marzo 2010
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la vita appesa ad un filo.
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Diretto magistralmente dal premio oscar Kathrin Bigelow,e basatosi su una sceneggiatura ottenuta attraverso un'attenta analisi degli appunti acquisiti effettivamente in guerra dal giornalista Mark Boal,the Hurt locker narra giorno per giorno le vicende quotidiane di un'unità specializzata per la dismissione di esplosivi statunitense(EOD) nel loro periodo di missione,quaranta giorni, in Iraq.Il film notevolmente adrenalinico,non si concede ad una scontata e retorica critica bellica ma ha la capacità,attraverso accurate tecniche di ripresa,un sonoro favoloso ed una voluta quasi totale assenza di colonna sonora,di creare scene ricche di suspance in stile quasi documentaristico,in cui vita e morte sono divisi da sempliciti dettagli o da fatti fortuiti.
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Diretto magistralmente dal premio oscar Kathrin Bigelow,e basatosi su una sceneggiatura ottenuta attraverso un'attenta analisi degli appunti acquisiti effettivamente in guerra dal giornalista Mark Boal,the Hurt locker narra giorno per giorno le vicende quotidiane di un'unità specializzata per la dismissione di esplosivi statunitense(EOD) nel loro periodo di missione,quaranta giorni, in Iraq.Il film notevolmente adrenalinico,non si concede ad una scontata e retorica critica bellica ma ha la capacità,attraverso accurate tecniche di ripresa,un sonoro favoloso ed una voluta quasi totale assenza di colonna sonora,di creare scene ricche di suspance in stile quasi documentaristico,in cui vita e morte sono divisi da sempliciti dettagli o da fatti fortuiti.La pellicola in questo modo mostra tutta la propria potenza muscolare,la capacità di estrapolare dalla rudezza e della spietatezza di un conflitto armato l'anima inerte dell'essere umano che incapace di reagire logicamente a codesta follia viene apaticamente asuefatta ad essa.Da ricordare l'ottima interpretazione degli attori in special modo quella del protagonista Wil James interpretato dall'attore Jeremy Renner.Il film ha ricevuto nove candidature agli oscar e ne ha vinte ben sei contro ogni previsione...direi proprio meritatamente.Da vedere.
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marvelman
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mercoledì 17 marzo 2010
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adesso non esageriamo
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Solo perchè quasi tutti gli oscar che ha vinto non se li meritava non vuol dire che adesso dovete andare contro per forza a questo film! Su ragazzi...siamo ragionevoli! Questo è comunque un ottimo film che se non si sapesse che è a basso budget, un flop e diretto da una donna secondo me verrebbe giudicato in altro modo...ripeto ASSOLUTAMENTE NON DA OSCAR ma comunque ciò non toglie che sia girato e nel complesso realizzato bene! Ha vinto 6 statuette? Bene me ne compiaquo, certo preferivo che avatar o bastardi vincesse, ma ormai è inutile piangere sul latte versato...a tutti quelli a cui il film piace: rallegratevi e pensate che gli oscar siano soltanto un'inutile formalità lo stesso gratificante :)
[+] me ne compiacquo anch'io
(di edward teach)
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