marvelman
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venerdì 11 giugno 2010
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un bel film
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Ovviamente smezzati gli oscar che ha vinto tra bastardi senza gloria e avatar tutti sarebbero stati più contenti, rimane comunque un bel film di guerra, particolare, teso e ben realizzato
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dave gore
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lunedì 7 giugno 2010
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la droga americana
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Iraq, giorni nostri. La squadra Bravo dei Marines perde il proprio artificiere a causa dell’esplosione di una bomba. A sostituirlo viene convocato il soldato William James, uomo sfrontato e in cerca del pericolo che rischia di andare contro il volere del suo sergente pur di saziare la sua sete “adrenalinica”. Non privo di sentimenti, ha una famiglia e si affeziona a un bambino iracheno. Tre i personaggi centrali, ciascuno con uno suo modo di rapportarsi alla guerra. Il ritmo lento e la quasi assenza di musiche, ad eccezione delle melodie rock in qualche scena del film, acuiscono il senso di irrealtà e desolazione suscitato dalle semidesertiche strade irachene. Quando la cinepresa (in)segue i soldati in azione non si può non pensare al genio di Kubrick e probabilmente la stessa regista Katrin Bigelow (Point Break, K-19) ha dato una sbirciatina a Full Metal Jacket prima di dare avvio alle riprese; risulta ancor più evidente il rimando tra i due film quando si assiste alla scena d’azione conclusiva.
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Iraq, giorni nostri. La squadra Bravo dei Marines perde il proprio artificiere a causa dell’esplosione di una bomba. A sostituirlo viene convocato il soldato William James, uomo sfrontato e in cerca del pericolo che rischia di andare contro il volere del suo sergente pur di saziare la sua sete “adrenalinica”. Non privo di sentimenti, ha una famiglia e si affeziona a un bambino iracheno. Tre i personaggi centrali, ciascuno con uno suo modo di rapportarsi alla guerra. Il ritmo lento e la quasi assenza di musiche, ad eccezione delle melodie rock in qualche scena del film, acuiscono il senso di irrealtà e desolazione suscitato dalle semidesertiche strade irachene. Quando la cinepresa (in)segue i soldati in azione non si può non pensare al genio di Kubrick e probabilmente la stessa regista Katrin Bigelow (Point Break, K-19) ha dato una sbirciatina a Full Metal Jacket prima di dare avvio alle riprese; risulta ancor più evidente il rimando tra i due film quando si assiste alla scena d’azione conclusiva. Vincitore di 6 Premi Oscar (tra cui Miglior film e Miglior regia) su 8 nomination, The Hurt Locker è un film sulla guerra e sull’uomo, troppo debole per poter governare qualcosa più grande e più terribile di lui. Tuttavia il protagonista viene un po’ troppo eroicizzato, creando una quasi ambiguità nel messaggio del film, chiaro all’inizio ma offuscato dal coraggio e dallo sprezzo del pericolo del soldato James: “La guerra è come una droga. Crea dipendenza” recita la frase d’apertura della pellicola.
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(di beatrice92)
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etto76
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mercoledì 12 maggio 2010
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brutto e piatto
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inconcepibile.Film senza arte ne parte, piatto, insulso, senza trama e senza anima.Non è un documentario.Non è un film di guerra.Non c'è recitazione.Non succede niente:un gruppo di soldati che gironzola per l'Iraq tra un disinnesco e una sparatoria a distanza.Non ho altro da dire se non che 6 oscar sono una pagliacciata.
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marvelman
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venerdì 7 maggio 2010
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ma che vergogna
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Non si può fare a meno di notare che dopo che questo film è diventato famosissimo per gli oscar allora tutti l'han visto e tutti sono pronti a tirare giù giudizi a caldo su quanto il film sia brutto, insensato, americanata e così via...e io dico: oh ma stiamo scherzando?? E' uno dei migliori film di guerra che abbia mai visto!! Ha vinto pur 6 premi oscar no? Ok secondo me erano per avatar però meritava anche questo e indubbiamente non se ne vedrà uno così ancora per un bel po', forse green zone...ma non l'ho visto XD
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(di amarolucano)
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joker91
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venerdì 7 maggio 2010
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un ottimo film
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credo che 6 oscar siano esagerati,però l' academy non premia film come avatar che per quanto bello e fantastico è un blockbuster e quindi tende a premiare il film recitato pienamente da attori e senza effetti speciali fantascientifici.
il punto e che quest anno di film da oscar ce ne sono stati davvero pochi e quindi resta comprensibile che agli oscar si è tentato di premiare quello più vicino alle idee dell academy,cioè il film tipicamente indipendente.
nel film troviamo comunque un renner fantastico
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ultimoboyscout
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sabato 24 aprile 2010
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bello ma non clamoroso.
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L'ho rivisto oltre un anno fa, da film semisconosciuto (basta vedere gli incassi qua sopra...da film di serie C) e l'ho voluto rivedere dopo il gran clamore della Notte degli Oscar. Devo dire che la Bigelow è una tosta davvero e che Renner è un fenomeno, niente di nuovo lo pensavo anche prima. Niente di nuovo nemmeno sul film che avevo giudicato come un buon film e che tutt'ora considero tale. Due sono invece le cose che ho notato durante la seconda visione: le grandi prove inanzitutto di Mackie e Geraghty, che avevo sottovalutato, ma soprattutto avevo definito "The hurt locker" un film di guerra e invece secondo me non è solo un film di guerra. Credo che per lo sviluppo del film la guerra sia elemento fondamentale, ma è vista da un punto di vista diverso, ed è descritta da dentro il corpo di chi la vive e ci convive ogni giorno.
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L'ho rivisto oltre un anno fa, da film semisconosciuto (basta vedere gli incassi qua sopra...da film di serie C) e l'ho voluto rivedere dopo il gran clamore della Notte degli Oscar. Devo dire che la Bigelow è una tosta davvero e che Renner è un fenomeno, niente di nuovo lo pensavo anche prima. Niente di nuovo nemmeno sul film che avevo giudicato come un buon film e che tutt'ora considero tale. Due sono invece le cose che ho notato durante la seconda visione: le grandi prove inanzitutto di Mackie e Geraghty, che avevo sottovalutato, ma soprattutto avevo definito "The hurt locker" un film di guerra e invece secondo me non è solo un film di guerra. Credo che per lo sviluppo del film la guerra sia elemento fondamentale, ma è vista da un punto di vista diverso, ed è descritta da dentro il corpo di chi la vive e ci convive ogni giorno. Basti pensare alla scatola con i pezzi delle varie bombe tenuta sotto il letto dal sergente James (Renner) a mò di feticcio, come se la guerra e le bombe che da un momento all'altro potrebbero ucciderlo, siano qualcosa di famiglia, da conservare come le foto della famiglia stessa, lasciando una sensazione di essere indispensabili tanto quanto gli affetti. A volte sembra un elogio di spavalderia e incoscenza, quasi un elogio proprio della guerra, ma per me che odio i film di guerra classici è stato comunque un bel vedere. Personalmente ne consiglio la visione, ma non mi sembra nemmeno un film da sei statuette. Cast di grandissimo livello, peccato Pearce duri pochissimo.
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giovanni carnevale
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giovedì 22 aprile 2010
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schifezza a livelli stratosferici.
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Sono un appassionato di film di guerra, mi piacciono tutti. Ma questo... Questo è una schifezza assoluta, un film di una incosistenza a livelli stratosferici. Non si salva niente, la regia, la fotografia, il sonoro,la sceneggiatura. Ma come hanno fatto a dare 6 premi oscar ad un film del genere? A Black Hawk Down quante dovevano darne, 20? Secondo me hanno voluto fare uno sgarro a Cameron e al suo ottimo film Avatar. Meditate gente, meditate.
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amarolucano
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giovedì 22 aprile 2010
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bello spot
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Come avrà fatto un film del genere ad aver vinto così tanti oscar? Tra cui quello di miglior film?
E' un film di guerra come tanti, abbastanza mediocre in tutto, dove l'unica cosa da segnalare è la sfacciata parzialità, tutta pro-america.
Sembra quasi che i soldati americani siano degli angeli tanto buoni da fare amicizia con i bambini iracheni, tanto gentili con il popolo, per nulla violenti neppure con possibili attentatori (vedi la scena del tassista che non rispetta l'alt ed invece di venir massacrato come accadrebbe realmente viene gentilmente e ripetutamente invitato a fare marcia indietro, poi quando viene preso non gli danno neanche uno schiaffo ma lo ammanettano con dolce estro).
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Come avrà fatto un film del genere ad aver vinto così tanti oscar? Tra cui quello di miglior film?
E' un film di guerra come tanti, abbastanza mediocre in tutto, dove l'unica cosa da segnalare è la sfacciata parzialità, tutta pro-america.
Sembra quasi che i soldati americani siano degli angeli tanto buoni da fare amicizia con i bambini iracheni, tanto gentili con il popolo, per nulla violenti neppure con possibili attentatori (vedi la scena del tassista che non rispetta l'alt ed invece di venir massacrato come accadrebbe realmente viene gentilmente e ripetutamente invitato a fare marcia indietro, poi quando viene preso non gli danno neanche uno schiaffo ma lo ammanettano con dolce estro)...
Insomma l'oscar è stato dato per pubblicizzare un film mediocre che ha il solo scopo di rendere merito al lavoro delle truppe americane in terra irachena.... Di solito non è così, ma in questo caso il risultato mediocre dei botteghini corrisponde veramente alla qualità del film.
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morrison hotel
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lunedì 19 aprile 2010
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disinnescate la tensione
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The hurt locker (letteralmente "la scatola del dolore") è un film marinescentrico che però non da' giudizi sulla guerra o almeno non lo fa in maniera esplicita. Sullo sfondo si percepiscono il dolore di un conflitto mai del tutto compreso dalle persone coinvolte (gli sguardi vagamente curiosi e rassegnati degli iracheni alle finestre sono una costante inquietante e angosciosa) e la distanza tra due mondi (quello della popolazione locale e quello dei soldati americani) che si incontrano solo raramente e con estrema difficoltà; quando lo fanno è grazie all'adolescenza intraprendente di "Beckham", ragazzino iracheno appassionato di calcio e venditore di dvd taroccati.
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The hurt locker (letteralmente "la scatola del dolore") è un film marinescentrico che però non da' giudizi sulla guerra o almeno non lo fa in maniera esplicita. Sullo sfondo si percepiscono il dolore di un conflitto mai del tutto compreso dalle persone coinvolte (gli sguardi vagamente curiosi e rassegnati degli iracheni alle finestre sono una costante inquietante e angosciosa) e la distanza tra due mondi (quello della popolazione locale e quello dei soldati americani) che si incontrano solo raramente e con estrema difficoltà; quando lo fanno è grazie all'adolescenza intraprendente di "Beckham", ragazzino iracheno appassionato di calcio e venditore di dvd taroccati. Ma The hurt locker è soprattutto un film sulla routine di un lavoro svolto sul filo della vita, o della morte, dipende dalle prospettive. E' il film su una squadra di artificieri che ogni giorno prende le misure al proprio coraggio o alla propria incoscienza (anche qui una questione di prospettive).
"Dovrei sparargli?", chiede il soldato con l'arma puntata sul civile di turno. "E' una tua scelta", la risposta del compagno di reparto. Uno scambio di battute emblematico, perchè questo è anche un film sulle scelte. Ognuno dei protagonisti è chiamato a farne quotidianamente fino al "giorno di rotazione zero", fino alla scelta finale.
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danilodac
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domenica 11 aprile 2010
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the hurt locker- tensione e adrenalina
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E’ la storia di un’unità di disinnescatori di bombe in Afghanistan e in Iraq, la EOD, corpo speciale dell’esercito americano. Tra tensioni, conflitti, momenti di panico, la vita va avanti in un luogo dominato dalla paura e dal dolore. Con un efficace, secco e fluido stile documentaristico, K. Bigelow ci porta così tra gli anfratti della guerra più “silenziosa” degli ultimi anni. Ha lo scopo di descrivere, con puntigliosa meticolosità, ma anche con un’energia narrativa da manuale, il terrificante e amaro microcosmo dei soldati USA in un territorio da salvare e da “evitare”. Ruvido, amaro, serrato, teso come una corda, è un film che fa aspettare e coinvolge sia dal punto di vista emotivo che da quello visivo.
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E’ la storia di un’unità di disinnescatori di bombe in Afghanistan e in Iraq, la EOD, corpo speciale dell’esercito americano. Tra tensioni, conflitti, momenti di panico, la vita va avanti in un luogo dominato dalla paura e dal dolore. Con un efficace, secco e fluido stile documentaristico, K. Bigelow ci porta così tra gli anfratti della guerra più “silenziosa” degli ultimi anni. Ha lo scopo di descrivere, con puntigliosa meticolosità, ma anche con un’energia narrativa da manuale, il terrificante e amaro microcosmo dei soldati USA in un territorio da salvare e da “evitare”. Ruvido, amaro, serrato, teso come una corda, è un film che fa aspettare e coinvolge sia dal punto di vista emotivo che da quello visivo. Nelle scene di suspense lo spettatore si immedesima istintivamente nel protagonista e ne cattura le incertezze, i problemi, ma anche le gioie e i piaceri adrenalinici; il tutto calato in un’atmosfera di sinistra ambientazione. La figura del sergente capo (co)protagonista della vicenda è inedita nella storia del genere cinematografico a cui appartiene il film; una sorta di reinvenzione della realtà che più vera di così non si potrebbe. Un realismo, quindi, che sfocia nell’iperrealismo. La psicologia dei personaggi è quasi sempre legata alle situazioni, ai luoghi, alle attese interminabili durante le quali ognuno si pone delle domande: “Fino a quando resterò in vita?; Vale la pena essere qui? Perché siamo qui se nessuno ci vuole?”; gli interrogativi vanno di pari passo con l’azione e il ritmo sincopato di un film di guerra. Il titolo (traducibile in “Il pacchetto del dolore”) si riferisce ad un modo di dire del giornalista Mark Boal che indica le bombe da neutralizzare. Nel cinema della californiana Bigelow il movimento è sempre subordinato al pensiero, la tensione alla riflessione; si crea così, attraverso un coraggioso incontro con la realtà, un universo spiazzante e inquietante, tenuto sotto osservazione dall’occhio di un’antropologa. Nell’immaginario cinematografico degli anni 2000 occupa un posto d’onore per la sagacia con cui nasconde la sua anima calcolatrice sotto un velo opaco di improvvisazione, percorrendo una cifra stilistica ferrea e solida nel suo assetato sapore di verità. Due o tre scene mozzafiato affidate ai tempi filmici della Bigelow e un finale amaro, potente e riflessivo al tempo stesso, in cui vengono parafrasate, attraverso le immagini, le parole dell’incipit iniziale: “La guerra è una droga”.
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[+] disinnescatori di bombe?
(di ultimoboyscout)
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