ashtray_bliss
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mercoledì 27 febbraio 2013
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gelosie e rimorsi in una famiglia problematica.
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Rachel getting married e' un film apparentemente banale sia come trama che contenuti. Ma pian piano che il film prosegue e si assiste allo svolgersi della trama ci si accorge che si tratta di un grande film, profondo e toccante che ti proietta direttamente accanto alla visuale della sua protagonista indiscussa, la problematica e asociale Kym (Hathaway).
Kym e' una ragazza apparentemente egocentrica ed egoista, con un passato travagliato di tossicodipendenza che passo' dentro e fuori diversi centri di rehab. Ma Kym ha il permesso di uscire per poter partecipare ai giorni antecedenti le nozze della sorella maggiore Rachel. Dovra' tornare a confrontarsi con la sua famiglia, ormai divisa e spezzata, con i suoi ex amici e specialmente col suo passato che la attende ogni volta che varca la porta di casa.
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Rachel getting married e' un film apparentemente banale sia come trama che contenuti. Ma pian piano che il film prosegue e si assiste allo svolgersi della trama ci si accorge che si tratta di un grande film, profondo e toccante che ti proietta direttamente accanto alla visuale della sua protagonista indiscussa, la problematica e asociale Kym (Hathaway).
Kym e' una ragazza apparentemente egocentrica ed egoista, con un passato travagliato di tossicodipendenza che passo' dentro e fuori diversi centri di rehab. Ma Kym ha il permesso di uscire per poter partecipare ai giorni antecedenti le nozze della sorella maggiore Rachel. Dovra' tornare a confrontarsi con la sua famiglia, ormai divisa e spezzata, con i suoi ex amici e specialmente col suo passato che la attende ogni volta che varca la porta di casa.
E questa volta a casa regna la festa e l'allegria dei preparamenti della nozze di Rachel e Sydney. Nozze decisamente fuori ogni schema e anti-convenzionali, che ricordano molto piacevolmente un bazaar multietnico e folkloristico dove si mescolano colori, aromi, stoffe, musica e danze provenienti da ogni parte del mondo. Perche' Sydney e' un simpatico musicista jazz di colore e il matrimonio con Rachel rappresenta anche un matrimonio di usi e costumi, di etnie differenti che si uniscono. Ma in tutto questo spirito che travolge i preparativi alle nozze arriva Kym, col suo carattere stravagante e tempestoso e riesce a far crollare i fragili legami di apparente calma e armonia che tiene uniti i famigliari. Immediatamente dopo il suo arrivo in casa Kym provoca tensione col suo atteggiamento e le sue battute al vetriolo rivolte a tutti, Rachel compresa.
Perche' Kym si sente costantemente giudicata, per azioni che ha commesso in passato e che lei stessa e' la prima a non voler perdonarsi: lei, suo malgrado, si era resa l'artefice della morte accidentale del suo fratellino Ethan. Morte provocata dai problemi di dipendenza di Kym i quali succesivamente si aggravarno nel tentativo di trovare una scappatoia dai rimorsi e sensi di colpa che continuano a perseguitarla, sempre e ovunque. Il suo atteggiamento infatti riflette quella fragilita' che Kym cerca di soffocare e nascondere dietro la facciata di arroganza e menefreghismo che si traduce in una disperata ricerca di attenzioni da parte di tutti. La stessa infatti cerchera' di attirare l'attenzione di tutti e stare sotto i riflettori, rubando anche la ''scena'' alla sorella prossima al matrimonio.
Esplode quindi una serie di liti, incomprensioni e malintesi tutti legati al tragico evento che segno' e divise definitivamente la famiglia: da un lato c'e' un padre premuroso ma quasi ossessivo nei confronti della sua Kym nel tentativo di proteggerla e giustificarla. Dall'altra parte abbiamo una sorella quasi gelosa e apertamente infastidita dalla presenza della sorella problematica, la pecora nera della famiglia, che l'allontana anziche' sostenerla e starle accanto. Infine c'e' una madre fredda e distaccata che preferisce starsene da parte anziche' partecipare al matrimonio della figlia maggiore e ai problemi di quella minore.
In questo contesto di festa e amore emergono i conflitti e i drammi famigliari mai superati, dove la prima (la festa) tenta di mascherare l'incompletezza e i disrdini provocati dai secondi (conflitti e drammi).
Nulla si completa e nulla si riconcilia, nemmeno alla fine. Ma piuttosto ognuno, finita la festa del matrimonio, sprofonda nuovamente nella propria solitudine e routine.
Siamo davanti ad un ottimo film, che riesce perfettamente a bilanciare il senso di euforia e allegria legato alla festa ma anche a trasmettere contemporaneamente la melancolia e i problemi di depressione vissuta dalla protagonista, i suoi rimorsi e sensi di colpa che continuano a segnare la propria esistenza senza mai potersene liberare.
Strepitosa la Hathaway nel ruolo di una ragazza interrotta e problematica, ruolo non facile da interpretare.
Squisita la fotografia e la musica, Neil Young compreso.
Un gioiello di film, imperdibile.
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jack
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domenica 30 novembre 2008
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parenti serpenti all'americana
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Rachel sta per sposarsi è un film irritante.
Dopo trenta secondi si ha già la nausea per l'utilizzo sconsiderato della macchina a mano, che forse vuole fare molto "indie" o dare quel senso di intimità domestica, di occhio (in)discreto nella vita di una famiglia.
Kym (Anne Hathaway coi capelli unti), ragazza problematica in rehab, torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel, che sta per sposare un musicista di colore che vanta amicizie in tutte le etnie del mondo, che sono equamente distribuite tra gli invitati/ospiti/organizzatori della cerimonia e non mancheranno di sciorinare i tipici luoghi comuni all'americana del tipo "i neri hanno il ritmo nel sangue", "i jamaicani se fumano l'impossibile".
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Rachel sta per sposarsi è un film irritante.
Dopo trenta secondi si ha già la nausea per l'utilizzo sconsiderato della macchina a mano, che forse vuole fare molto "indie" o dare quel senso di intimità domestica, di occhio (in)discreto nella vita di una famiglia.
Kym (Anne Hathaway coi capelli unti), ragazza problematica in rehab, torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel, che sta per sposare un musicista di colore che vanta amicizie in tutte le etnie del mondo, che sono equamente distribuite tra gli invitati/ospiti/organizzatori della cerimonia e non mancheranno di sciorinare i tipici luoghi comuni all'americana del tipo "i neri hanno il ritmo nel sangue", "i jamaicani se fumano l'impossibile"...ci mancava il napoletano che si presentava con le pizze ed era più completo di uno spot della Benetton.
L'arrivo di Kym funge da detonatore per tutti i soliti triti e ritriti conflitti familiari irrisolti.
Il dramma di cui Kym è responsabile, alla base (si intuisce) della disgregazione della famiglia arriva telefonato e preparato da qualche battuta qua e là, in una scena di terapia di gruppo francamente piatta e banale che non riesce nel suo intento di colpire allo stomaco lo spettatore sncora sveglio a quel punto del film.
Troppa carne al fuoco: la tossicodipendenza, i legami familiari, la società multirazziale, la musica...e tutto nella stessa famiglia.
Nessuno dei personaggi principali (troppi?) viene approfondito a dovere, la stessa situazione familiare è ingiustamente complicata e mai spiegata. Nessuno dei rapporti viene analizzato e i componenti della famiglia sono macchiettisticamente giustapposti in una serie di scontri infantili ai limiti dell'assurdo (vedi la scena tra Kym e sua madre). La scena del parrucchiere è senza senso, così come la risoluzione della gara di caricamento della lavastoviglie (quel piatto possibile che nessuno l'aveva mai visto prima?)
Interessante l'idea con cui è realizzata la colonna sonora: in pratica si ascoltano per tutto il tempo i musicisti della cerimonia che provano...se non fosse che non smettono un istante di suonare risultando invadenti e noiosetti molto presto, tant'è che forse l'unico momento di empatia che si può avere con i protagonisti è quando chiedono ai musicanti di tacere per cinque minuti.
Non c'è niente di convincente in questo lavoro, tutto sembra frettolosamente sbattuto in faccia allo spettatore, e la sensazione è proprio quella che si ha ai matrimoni di qualche parente lontano, in cui non si riesce ad essere partecipi fino in fondo, ci si chiede per quale motivo abbiamo accettato l'invito e speriamo che finisca tutto molto presto.
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(di daniela)
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atticus
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mercoledì 29 aprile 2009
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un film intenso
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In occasione del matrimonio di sua sorella Rachel, la tossica Kym lascia momentaneamente il rehab per tuffarsi in un vero e proprio incubo famigliare. Nonostante l'atmosfera di festa, riaffioreranno grandi tensioni e vecchi rancori, e un enorme scheletro nell'armadio. Con questo film Demme spiazza totalmente: chi l'aveva amato per Il Silenzio degli Innocenti o Philadelphia, ritroverà la stessa mano felice nel tratteggio di psicologie e caratteri, ma lo stile registico, del tutto nuovo e a base di steedycam, lascia effettivamente disorientati. Quasi un esperimento Dogma, ma per nulla gratuito e anzi di grandissimo spessore. Francamente, però, spazientiscono le eccessive lungaggini relative al maledetto matrimonio (più di venti minuti di brindisi beneaugurali ai promessi sposi, una mezz'oretta buona di balletti e musichette etniche).
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In occasione del matrimonio di sua sorella Rachel, la tossica Kym lascia momentaneamente il rehab per tuffarsi in un vero e proprio incubo famigliare. Nonostante l'atmosfera di festa, riaffioreranno grandi tensioni e vecchi rancori, e un enorme scheletro nell'armadio. Con questo film Demme spiazza totalmente: chi l'aveva amato per Il Silenzio degli Innocenti o Philadelphia, ritroverà la stessa mano felice nel tratteggio di psicologie e caratteri, ma lo stile registico, del tutto nuovo e a base di steedycam, lascia effettivamente disorientati. Quasi un esperimento Dogma, ma per nulla gratuito e anzi di grandissimo spessore. Francamente, però, spazientiscono le eccessive lungaggini relative al maledetto matrimonio (più di venti minuti di brindisi beneaugurali ai promessi sposi, una mezz'oretta buona di balletti e musichette etniche). Resta comunque un film interessante, profondo e lacerante. Splendido cast ma assolutamente memorabile Anne Hathaway che ricama la sua Kym con toccante verità: decisamente una delle interpretazioni più esaltanti dell'anno!
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loladarlyn
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giovedì 7 maggio 2009
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un lungo e noioso banchetto (di nozze)
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Mi sono avvicinata a questo film carica di aspettative, curiosa quanto basta e ben disposta verso la storia. La mia curiosità, lo confesso, era tutta rivolta alla performance della Hathaway nei panni della tossica, mi chiedevo quanto potesse essere credibile la nuova fidanzatina d'America dal volto grazioso e gli occhioni dolci nel ruolo di una "sopravvissuta". Beh, alla fine di questa estenuante visione devo riconoscere che l'attrice è tanto convinta e impegnata nella sua parte da assicurare a sè e al film stesso quei pochi grammi di indulgenza agli occhi dello spettatore, fondamentali per scongiurare il disastro totale. Innanzi tutto mi chiedo come mai un regista "teso" come Johnatan Demme si sia forzatamente convertito allo stile scarno di un docudrama mai coinvolgente nè emozionante.
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Mi sono avvicinata a questo film carica di aspettative, curiosa quanto basta e ben disposta verso la storia. La mia curiosità, lo confesso, era tutta rivolta alla performance della Hathaway nei panni della tossica, mi chiedevo quanto potesse essere credibile la nuova fidanzatina d'America dal volto grazioso e gli occhioni dolci nel ruolo di una "sopravvissuta". Beh, alla fine di questa estenuante visione devo riconoscere che l'attrice è tanto convinta e impegnata nella sua parte da assicurare a sè e al film stesso quei pochi grammi di indulgenza agli occhi dello spettatore, fondamentali per scongiurare il disastro totale. Innanzi tutto mi chiedo come mai un regista "teso" come Johnatan Demme si sia forzatamente convertito allo stile scarno di un docudrama mai coinvolgente nè emozionante. Se riteneva si potesse raggiungere il pathos attraverso riprese mosse e sfocature da
filmino amatoriale non ha certo centrato l'obiettivo. Se invece ha creduto che narrando per sottrazione avrebbe depurato la storia di ogni frivolo abbellimento giungendo all'anima nuda e cruda di soggetti borderline, allora non ha reso loro giustizia. Perchè è davvero raro che per più di 90 minuti di girato non provi simpatia almeno per uno dei personaggi: impossibile affezzionarsi a Rachel, promessa sposa tanto saccente quanto poco sensibile ai problemi della sorella (e dire che è una psicologa!), difficile appassionarsi alle traversie esistenziali di Kim, più facile vederla come una patetica egocentrica. Per non parlare del quadretto di amici e parenti, tutti eccentrici per copione e fastidiosi nel loro ingombrare quasi tutte le inquadrature. Il tappeto sonoro colonizzato da violini stridenti e musiche poco memorabili contribuisce al torpore e all'ansia di giungere presto alla fine.
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(di atticus)
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eleanor
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martedì 11 gennaio 2011
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film bello e intenso inadatto ai poveri di spirito
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Dev'essere bello e sicuramente piacevole non aver mai vissuto situazioni limite in famiglia, o non avere la lucida sensibilita' per coglerle. Questo film riesce a farlo con estremo pudore, presentandoci personaggi non solo ben abbozzati, ma veri. Da Kym a Rachel al padre, perfino la madre anaffettiva risulta realistica, per quanto sembra essere additata alla fne del film come la principale responsabile. Questa mi pare l'unica pecca, vagamente freudiana, di Rachel sta per sposarsi, che per tutto il resto riesce sincero, diretto e parla al cuore di tutti coloro che hanno vissuto situazioni parzialmente analoghe. La "carne al fuoco" non e' troppa: ad essere tematizzati sono unicamente i rapporti familiari, il "mondo interraziale" rimane fuori dall'obiettivo, sullo sfondo di una realta' familiare complessa ma non meno vera.
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Dev'essere bello e sicuramente piacevole non aver mai vissuto situazioni limite in famiglia, o non avere la lucida sensibilita' per coglerle. Questo film riesce a farlo con estremo pudore, presentandoci personaggi non solo ben abbozzati, ma veri. Da Kym a Rachel al padre, perfino la madre anaffettiva risulta realistica, per quanto sembra essere additata alla fne del film come la principale responsabile. Questa mi pare l'unica pecca, vagamente freudiana, di Rachel sta per sposarsi, che per tutto il resto riesce sincero, diretto e parla al cuore di tutti coloro che hanno vissuto situazioni parzialmente analoghe. La "carne al fuoco" non e' troppa: ad essere tematizzati sono unicamente i rapporti familiari, il "mondo interraziale" rimane fuori dall'obiettivo, sullo sfondo di una realta' familiare complessa ma non meno vera. La facilita' di cadere nella spirale della droga, l'incoscienza di genitori distratti, la tragedia di una perdita difficilissima da superare sono questioni tanto drammatiche quanto intimamente intrecciate tra loro, e stanno perfettamente "in piedi". Quanto al piatto poi, tenerlo nascosto tra altri, raramente utilizzati e presumibilmente tirati fuori solo per la gara di lavastoviglie, e' un comportamento comprensibile da parte di chiunque ha perso una persona cara ed e' combattuto tra il desiderio di disfarsi di ogni oggetto per dimenticare e il bisogno di sentire l'altro ancora vicino, ancora presente. L'unica scena che appare un po' di allegria forzata e' appunto quella della gara tra padre e marito della sposa, che rientra pero' perfettamente nella dinamica giocosa tra genero e suocero. Ma tutto il resto, e in particolare il rapporto tra sorelle, e quanto di piu' vero si possa trovare, sullo schermo e nella vita reale.
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giuseppeponticello
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martedì 29 marzo 2011
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una pellicola che vale un film
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Una pellicola che vale un esperimento. Una tossicodipendente che si dichiara da 9 mesu pulita e s'immerge nei preparativi di un matrimonio esagerato, in tutti i sensi possibili, di una famiglia che tutti sembra essere tranne che esattamente "pulita". Un film che ha impatta lascia molte perplessità, il fatto di volere per molti tratti delle inquadrature quasi amatoriali, mosse, sporche e in altri momenti ferme, ad inquadrare, anzi incorniciare piccoli ritrotti quotiadiani di una realtà che tanto quotidiana non è. Una sorella che vuole per un giorno, un solo giorno che poi diventa un week-end, l'attenzione tutta per sè, senza che tutti si preoccupano della sorella tossica e alla fine si rivela l'unica che veramente è preoccupata per lei.
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Una pellicola che vale un esperimento. Una tossicodipendente che si dichiara da 9 mesu pulita e s'immerge nei preparativi di un matrimonio esagerato, in tutti i sensi possibili, di una famiglia che tutti sembra essere tranne che esattamente "pulita". Un film che ha impatta lascia molte perplessità, il fatto di volere per molti tratti delle inquadrature quasi amatoriali, mosse, sporche e in altri momenti ferme, ad inquadrare, anzi incorniciare piccoli ritrotti quotiadiani di una realtà che tanto quotidiana non è. Una sorella che vuole per un giorno, un solo giorno che poi diventa un week-end, l'attenzione tutta per sè, senza che tutti si preoccupano della sorella tossica e alla fine si rivela l'unica che veramente è preoccupata per lei. Una mamma che sembra un cadevere su due gambe, scialba, addormentata, assente in tutti i sensi, che reagisce solo per dare la colpa alla figlia debole che ha ucciso in preda alla droga il fratellino. Il film sembra voglia raccontare del matrimonio dell'esigente Rachel e dei preparativi del medesimo ma in verità quello che lo sguardo del pubblico deve assolutamente non perdere è lo stato destabillizante della famiglia che lo prepara, che si prepara ad andare avanti con uno scheletro dentro l'armadio, con un lutto non superato, non dimenticato seppur le intenzioni sono quelle. Un padre con la fissa del cibo e della lavastoviglie, una mamma assente come abbiam detto, una figlia tossica, una sorella esaltata e un matrimonio multietnico da preparare tutto in 115 minuti, e credetemi non sono pochi. La pellicola a mio parere ci tartassa di scene di balli, musica discorsi che a mio parere almeno la metà potevan essere tagliati, evitati, accorciati. Le performance degli attori sono tutti di buon livello, Anne Hathaway ormai ha ben poco da dimostrare, qui recita brillantemente e disperatamente (come il personaggio richiede) la parte dell'ex tossica, Rosemarie DeWitt (Rachel) dimostra di essere un ottima coprotagonista, odiosa ed esagerata nelle scene che lo richiedono e dolce e paziente quando necessità. Ottima fotografia, l'inquadratura finale è molto bella e rappresentativa di quello che è stato il film, Rachel sola seduta mentre guarda alcuni dei tanti musicisti che incontriamo in tutti il film che suonano, è divertita, soddisfatta forse dell'evento, del suo matrimonio e dopo corre verso di loro che sfocati si esibiscono in secondo piano. Un esperimento nel tirare su una sceneggiatura in un matrimonio americano, tutti muniti di telecamere per mostrare come un video ricordo quello che è l'evento di quella famiglia diversamente abile. un esperimento che forse vale una pellicola.
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filippo catani
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domenica 2 febbraio 2014
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una ragazza problematica
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Una ex modella con problemi di droga sta ormai da un po' di tempo in una comunità di recupero. La giovane esce però in occasione del matrimonio della sorella e il suo arrivo riporterà a galla vecchie ruggini familiari.
Davvero bello il film di Demme che si concentra sulla turbolenta storia di una giovane ragazza che ha sempre cercato di tenere i riflettori puntati su di se sia nel bene che purtroppo anche nel male. Questo ha avuto e avrà ancora delle conseguenze sulla sua famiglia in festa per l'imminente sposalizio della sorella. La camera del regista è tremolante come la splendida protagonista Hattaway (in un ruolo quasi da Oscar) che non riesce a vincere le sue fragilità e attorno a se ha un padre che l'adora ma allo stesso tempo la controlla continuamente, una sorella con cui vive un rapporto conflittuale e una madre che non le perdona la morte del fratellino.
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Una ex modella con problemi di droga sta ormai da un po' di tempo in una comunità di recupero. La giovane esce però in occasione del matrimonio della sorella e il suo arrivo riporterà a galla vecchie ruggini familiari.
Davvero bello il film di Demme che si concentra sulla turbolenta storia di una giovane ragazza che ha sempre cercato di tenere i riflettori puntati su di se sia nel bene che purtroppo anche nel male. Questo ha avuto e avrà ancora delle conseguenze sulla sua famiglia in festa per l'imminente sposalizio della sorella. La camera del regista è tremolante come la splendida protagonista Hattaway (in un ruolo quasi da Oscar) che non riesce a vincere le sue fragilità e attorno a se ha un padre che l'adora ma allo stesso tempo la controlla continuamente, una sorella con cui vive un rapporto conflittuale e una madre che non le perdona la morte del fratellino. Ecco allora che il matrimonio sarà l'occasione per cercare di fare il punto su se stessa e, aun passo dal baratro, cercare di riprendere la retta via. Bene anche il resto del cast in un film che come tanti indaga l'universo familiare con i suoi fragili rapporti ed equilibri e lo fa dalla prospettiva di una giovane che dopo i tragici errori del passato cerca di rimettersi in sesto e in questo avrà l'appoggio dei suoi familiari. Toccante.
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silver90
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lunedì 25 novembre 2019
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kim sta per sposarsi?!
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Una sceneggiatura acida, pregna. E un’interpretazione coinvolgente, emotiva, al massimo delle possibilità espressive. Jonathan Demme diciassette anni dopo è lo stesso che scandagliò l’animo di Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”, riuscendo al contempo vincitore nel portarne alla luce le venature emotive più sottili e vinto nel subire la forza autonoma del personaggio stesso. Ritorna a confrontarsi con una protagonista sofferta, una Anne Hathaway ispirata dal fuoco sacro della recitazione, ma delega le responsabilità di un racconto senza remore alla scelta di utilizzare la macchina in presa diretta. La tecnica, sottratta ai documentari, offre al cineasta Demme l’occasione di studiare dall’interno la vita di una qualunque famiglia medio borghese americana, per intuirne il dolore e la colpa taciuta degli errori di ciascuno al di là di ogni prevedibile considerazione.
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Una sceneggiatura acida, pregna. E un’interpretazione coinvolgente, emotiva, al massimo delle possibilità espressive. Jonathan Demme diciassette anni dopo è lo stesso che scandagliò l’animo di Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”, riuscendo al contempo vincitore nel portarne alla luce le venature emotive più sottili e vinto nel subire la forza autonoma del personaggio stesso. Ritorna a confrontarsi con una protagonista sofferta, una Anne Hathaway ispirata dal fuoco sacro della recitazione, ma delega le responsabilità di un racconto senza remore alla scelta di utilizzare la macchina in presa diretta. La tecnica, sottratta ai documentari, offre al cineasta Demme l’occasione di studiare dall’interno la vita di una qualunque famiglia medio borghese americana, per intuirne il dolore e la colpa taciuta degli errori di ciascuno al di là di ogni prevedibile considerazione. La vicenda ruota in gran parte attorno al personaggio della Hathaway, Kym. Ragazza controversa, ex-tossica, dopo un periodo di riabilitazione presso una clinica sembra aver trovato la serenità necessaria per tornare a casa in occasione del matrimonio della sorella Rachel. La sua presenza, però, fa riemergere le contraddizioni interne sopite in anni di reciproche interrelazioni famigliari e ora alimentate dalla tendenza di Kym a frapporsi polemicamente sulla scena degli affetti, tra una madre assente e un padre troppo presente. D’altro canto, proprio mentre appare indifferente alle istanze che le provengono dall’esterno, preponderante nei rapporti umani e instabile, se ne scopre il profondo doloroso. Il suo egoismo latente e a volte patente riesce così a non irritare l’emotività degli spettatori, suscitando un coacervo di sentimenti nel quale il rammarico sfuma nella pietà, la comprensione nella partecipazione. A farle da contraltare, all’interno di un dramma interiore collettivo e armoniosamente composto, l’atmosfera di festa, e soprattutto la figura di Rosemarie de Witt, splendida sorella; con il suo sforzo di affrancarsi dal dolore altrui per affermare il protagonismo che le sarebbe dovuto almeno alla vigilia delle nozze, Rachel finisce per muoversi in base ad ogni palpitazione di Kym, in una sorta di catena di azioni e reazioni che una volta innescata stenta a spegnersi. La conclusione giunge quasi inaspettata, lasciandosi cullare dalla frenesia dei balli di festeggiamento e dalla sinfonia multietnica dei suoni e colori a concerto nel giorno più bello, quello del matrimonio, a significare in extrema sententia che, se si ammette di tornare sulle orme dei propri passi, è possibile sbagliare, indignare, ferire, infine, commuovere.
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viola96
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domenica 28 agosto 2011
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parenti serpenti
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C'è Neil Young,che con la sua musica di esprime un senso di eterna magia malinconica.C'è il volto angelico e diabolico di Anne Hathaway a dare un senso di veemente realtà.C'è la figlia di Sidney Lumet,chiamata a scrivere una storia realistica e non per questo poco fiabesca.E poi c'è Jonathan Demme,ovvero,uno dei migliori registi della Nuova Nuova Hollywood.Questi alcuni degli ingredienti del cult "Rachel sta per sposarsi",probabilmente la summa dell'opera del suo adorato autore e del suo cinema che non può spettacolarizzarsi oltre la soglia dovuta e ritratta.Come sempre in Demme,oltre agli aspetti quotidiani,sono elevati al massimo gli aspetti psichici di una vicenda.
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C'è Neil Young,che con la sua musica di esprime un senso di eterna magia malinconica.C'è il volto angelico e diabolico di Anne Hathaway a dare un senso di veemente realtà.C'è la figlia di Sidney Lumet,chiamata a scrivere una storia realistica e non per questo poco fiabesca.E poi c'è Jonathan Demme,ovvero,uno dei migliori registi della Nuova Nuova Hollywood.Questi alcuni degli ingredienti del cult "Rachel sta per sposarsi",probabilmente la summa dell'opera del suo adorato autore e del suo cinema che non può spettacolarizzarsi oltre la soglia dovuta e ritratta.Come sempre in Demme,oltre agli aspetti quotidiani,sono elevati al massimo gli aspetti psichici di una vicenda.Ma andiamo con ordine.La storia racconta della bellissima Kym,ex modella,ex figlia adorata,ex tossicodipendente,appena uscita da una clinica per la riabilitazione per partecipare al matrimonio incombente della sorella Rachel.Sarà l'occasione per confrontarsi con i passaggi e i fantasmi più cupi del suo passato.Elettrizzante in ogni singolo passaggio,Demme muove una macchina da presa velocissima nei meandri della classica famiglia americana,intenta a festeggiare la celebrazione di un evento estremamente importante,come il matrimonio.Lontano dagli shock orrorifici di "Il silenzio degli innocenti" e dagli studi legali di "Philadelphia",il talentuosissimo regista torna a raccontarci una storia che ricorda i suoi inizi di carriera.Probabilmente risente della grande arroganza provocatrice classica del regista,che su una storiella adeguatamente setacciata costruisce un filmone esaltante e ampiamente provocatorio,Demme parte da uno spunto (quasi) documentaristico per raccontarci,nel modo più reale possibile,genesi e conflitto di una famiglia americana "normale".Alla visione viene in mente,senza esitazioni,un dramma cupo e a tratti romantico,ma qui sta la grande genialità di Demme:Nell'aggiungere screzi domestici e obiettivi ilari,sfide e scherni tra familiari,appiattisce la tensione emotiva,protraendola verso la carica zero.Gli ultimi dieci(o forse più) minuti di mise en scene del matrimonio realizzato,rendono partecipe lo spettatore,tra balletti,danze e coreografie jazzistiche,in una celebrazione che ricorda "Il Padrino" e "Il cacciatore" senza scadere nella parodia o nella semplicità.Demme è disarmante,improvvisatorio,favoloso.Siamo in un territorio di guerra,di una lotta continua,in un dramma famigliare che sembra quasi votato all'auto-distruzione.E forse,suggestionato dal caso,mi è venuto perfino in mente Lars Von Trier.Azzardatissimo come esperimento,questo di Demme diventa un colpo da maestro,una vincita straordinaria alla slot-machine del cinema,,dosato su una Anne Hathaway in condizioni straordinarie,che nella parabola della donna che "va protetta" dai suoi fantasmi esistenziali,calza a pennello,e,secondo me,è stata scippata di un Oscar più che dovuto.Ma non c'è premio che basti per questo assoluto capolavoro.
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selena04
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martedì 31 maggio 2022
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"ogni famiglia infelice è infelice a modo suo"
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Rachel sta per sposarsi e la sorella borderline Kym (Anne Hathaway) ritorna in famiglia per il lieto evento. Questo avvenimento apre una finestra su una storia famigliare complessa e sofferta, in cui si intrecciano rapporti densi di rancori repressi e mai risolti che hanno creato dei muri invisibili tra i protagonisti. Quella che all’apparenza può sembrare una tranquilla e unita famiglia borghese americana nella realtà che ci viene rappresentata è un nucleo sfaldato che ha perso le sue coordinate. E la figliola prodiga dalla clinica di disintossicazione arriva imprudentemente a ricordarlo agli altri, a quelli che, dietro l’apparenza di una vita normale e sana, nascondono ciò che lei non può.
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Rachel sta per sposarsi e la sorella borderline Kym (Anne Hathaway) ritorna in famiglia per il lieto evento. Questo avvenimento apre una finestra su una storia famigliare complessa e sofferta, in cui si intrecciano rapporti densi di rancori repressi e mai risolti che hanno creato dei muri invisibili tra i protagonisti. Quella che all’apparenza può sembrare una tranquilla e unita famiglia borghese americana nella realtà che ci viene rappresentata è un nucleo sfaldato che ha perso le sue coordinate. E la figliola prodiga dalla clinica di disintossicazione arriva imprudentemente a ricordarlo agli altri, a quelli che, dietro l’apparenza di una vita normale e sana, nascondono ciò che lei non può. E’ lei, l’intensa Anne Hathaway, a rappresentare una sorta di emblema al negativo di quel punto di non ritorno che ha segnato per sempre le loro vite e che “gli altri” cercano di rimuovere dai loro ricordi. Non può perdonare se stessa per ciò che ha fatto e comincia a chiedersi che responsabilità abbiano avuto gli altri di quanto è successo. A cominciare dalla madre, interpretata dalla rediviva Debra Winger, che mantiene un cauto distacco dall’ex marito e dalle figlie ormai grandi e che sembra essersi voluta eclissare dalle loro vite e, soprattutto, dai loro problemi esistenziali. Alla sua freddezza fa da contraltare il morboso attaccamento del buon padre, che cerca di placare la sua ansia genitoriale coprendo di attenzioni e cibo le amate figlie. Tutto questo e molto altro emerge nel quadro ben animato dei preparativi del matrimonio di Rachel, la sorella “buona”, nel bel mezzo di amici e parenti acquisiti che aleggiano nelle stanze della casa di famiglia in cui verrà celebrata la cerimonia, una casa che a sua volta è il simbolo del vissuto di questa famiglia. Alla fine di tutto, resta ciò che è già anticipato nelle note di apertura, ovvero una gioiosa cerimonia nuziale, seguita da balli e animazioni di vario tipo che sembrano sospendere per un lungo intervallo la tensione emotiva dei giorni precedenti. Si tratta solo di una sospensione, appunto, non di certo di una risoluzione. Alla fine, tutto resta com’era e Kym rientra in clinica per ricominciare la terapia, forse rincuorata, forse meno colpevole. Sicuramente più consapevole di sé e del suo cammino solitario. E’ una storia densa di emozioni e commozione che sembra voler affermare che ci sono delle cose che, anche nelle famiglie più unite, non si possono superare insieme, con conseguenze imprevedibili per chi è più debole e incapace di elevarsi in paradisi catartici e assolutistici o trovare le proprie risposte nei manuali di psicologia. Tutti gli attori protagonisti sono bravi a caratterizzare il loro ruolo, in particolare risalta la tensione drammatica di una “nuova” Anne Hathaway, ben lontana dall’aurea glitterata e fashion dei ruoli precedenti che l'avevano portata al successo ("Pretty Princess" e "Il diavolo veste Prada"). Fa piacere il ritorno della sempre brava Debra Winger, persa di vista dopo i ruoli di primo piano degli anni ’80 e dei primi anni ’90.
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