donni romani
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martedì 1 maggio 2012
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lo stile mc queen trasforma la cronaca in arte
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Prima collaborazione Mc Queen - Fassbender tre anni prima di Shame (Hunger è infatti del 2008), Camera d'Oro a Cannes e manifesto dichiarato dello stile Mc Queen, visivo, fisico, inquietante e spiazzante. Il film segue la storia di Bobby Sands, esponente della lotta per l'indipendenza irlandese, in carcere negli Anni Ottanta quando Margareth Thatcher abolì lo status di prigioniero politico equiparando di fatto tutti i detenuti appartenenti all'Ira a terroristi comuni. A questo seguì lo sciopero "dello sporco" represso dalle guardie carcerarie con una ferocia impressionante e un ben più definitivo sciopero della fame in cui morirono ben nove detenuti in sette mesi, fra cui Bobby Sands appunto.
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Prima collaborazione Mc Queen - Fassbender tre anni prima di Shame (Hunger è infatti del 2008), Camera d'Oro a Cannes e manifesto dichiarato dello stile Mc Queen, visivo, fisico, inquietante e spiazzante. Il film segue la storia di Bobby Sands, esponente della lotta per l'indipendenza irlandese, in carcere negli Anni Ottanta quando Margareth Thatcher abolì lo status di prigioniero politico equiparando di fatto tutti i detenuti appartenenti all'Ira a terroristi comuni. A questo seguì lo sciopero "dello sporco" represso dalle guardie carcerarie con una ferocia impressionante e un ben più definitivo sciopero della fame in cui morirono ben nove detenuti in sette mesi, fra cui Bobby Sands appunto. Ma più che un film cronaca o un film biografia Mc Queen ci regala un'opera potente fatta di immagini forti, di pochissimi dialoghi - eccettuata la lunghissima scena centrale (23 minuti e 30 secondi) del colloquio in carcere fra Bobby e un sacerdote, tutta in piano sequenza, inquadratura a distanza sui due prima e primo piano stretto su Fassbender poi - e di un finale lento, prolungato, straziante e indimenticabile grazie anche al fisico devastato di Fassbender. Hunger è il racconto di una fede si potrebbe dire, non importa quale, del credere talmente in qualcosa da essere pronti a sacrificare la propria vita in nome di quel qualcosa. La libertà dell'Irlanda per Bobby Sands, la salvazione dell'umanità per Gesù Cristo. E non a caso certe scene, lasciate in assoluto silenzio, senza neanche un commento sonoro a stiepidirle, evocano il martirio di Gesù, le piaghe da decubito ricordano le stimmate, il lenzuolo macchiato di sangue evoca la Sindone, il volto emaciato e sperduto ripropone l'iconografia di tante immagini di Cristo sulla croce. Il lungo dialogo fra Bobby e il prete che tenta di convincerlo e non intraprendere lo sciopero che lo porterà alla morte e di optare per la via più diplomatica delle mediazioni è intenso, teologico e filosofico, ma è soprattutto la dimostrazione di quanto una fede sia più forte di una qualunque analisi sociale politica e culturale, di una qualunque ragione, di un qualunque compromesso. E infatti non c'è mai rabbia nelle parole di Sands, e non c'è rassegnazione, c'è solo la personale, intima e privata convinzione di star facendo la scelta giusta, coerente con la sua natura. Film potente dicevamo, tanto più nella sua capacità di raccontare un evento storico con toni antiepici e antieroici, mostrando solo i corpi, i gesti di detenuti e poliziotti (le violenze avvengono quasi sempre fuori campo e solo le nocche insanguinate che un poliziotto immerge nell'acqua del lavandino sono lì in primo piano a raccontare l'orrore di quei giorni), lasciando che siano i fluidi corporali a parlare, le cicatrici a raccontare, le celle sporche ad evocare. Mc Queen è capace come pochi di fare un cinema estremamente fisico, che scava nel corpo, e attraverso quel corpo, sempre più scarno, sempre più provato, sempre più mezzo di espressione e di rivendicazione, evocare l'universo che muove quel corpo, rendere materiale, quasi tangibile ciò che invece tangibile non è, quel groviglio di passioni e ideali che portò un ragazzo di ventotto anni a morire dopo 66 giorni di sciopero della fame. Film denuncia si usa dire di pellicole che evocano tragedie come questa, ma in questo caso la denuncia si fa opera d'arte e il vissuto diventa, cinematograficamente parlando, un magnifico esercizio di stile Mc Queen.
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writer58
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martedì 1 maggio 2012
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fino all'ultimo respiro...
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"Verrà il giorno in cui tutta la gente d'Irlanda potrà mostrare il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna »
(The diary of Bobby Sands)
Maze, NordIrlanda, 1981.
Il corpo di Bobby Sands scheletrito, pieno di ulcere, gli organi che cedono uno per uno, la vista che si annebbia,la coscienza tenuta vigile solo da una determinazione immensa, 66 giorni di digiuno totale fino alla morte. La morte come strategia di pressione per ottenere lo status di "prigioniero politico" ed estremo tentativo di riprendersi la propria libertà, il proprio diritto di scegliere.
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"Verrà il giorno in cui tutta la gente d'Irlanda potrà mostrare il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna »
(The diary of Bobby Sands)
Maze, NordIrlanda, 1981.
Il corpo di Bobby Sands scheletrito, pieno di ulcere, gli organi che cedono uno per uno, la vista che si annebbia,la coscienza tenuta vigile solo da una determinazione immensa, 66 giorni di digiuno totale fino alla morte. La morte come strategia di pressione per ottenere lo status di "prigioniero politico" ed estremo tentativo di riprendersi la propria libertà, il proprio diritto di scegliere.
Ogni due settimane, un prigioniero nordirlandese inizia questo calvario, una staffetta verso un esito previsto, un passaggio di testimone da corpo a corpo, da persona a persona, da una vita segnata dal carcere e dalle sevizie dei secondini all'ultima protesta e affermazione di dignità.
Le mani di una guarda carceraria sanguinanti, piene di ecchimosi, screpolate dalle troppe percosse inflitte. Un reparto di poliziotti in assetto da guerra che prende posizione su due fila parallele battendo i bastoni sugli scudi e abbattendoli sui prigionieri che devono passare in mezzo a loro. I corridoi del carcere di Maze invasi dall'urina, le mura delle celle imbrattate di escrementi. Lunghi piani-sequenza che paiono disegnati da un occhio geometrico, che scarnifica le immagini, le riduce all'essenziale, così come priva i corpi dalle protezioni della pelle, del muscoli, del grasso.
Bobby Sands e un prete vicino all'IRA che si confrontano sulla strategia dello sciopero della fame. 20 minuti di dialogo con la telecamera fissa; una guardia freddata con un colpo alla testa mentre visita la madre in una casa di riposo, la testa inondata di sangue sul suo grembo.
I parenti dei detenuti, le loro visite, la compostezza dei genitori di Sands nell'accettare il suo sacrificio. La voce della Thatcher che si oppone alle richieste dei prigionieri, che parla di pietà senza conoscere il significato della parola. Un lenzuolo bianco per avvolgere i 9 cadaveri che seguiranno Sands nel suo percorso.
Un film straordinario, dirompente, tagliente come un bisturi. Un grande esordio.
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[+] due file parallele
(di angelo umana)
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[+] la pietà e la tatcher
(di misesjunior)
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silvia63
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lunedì 30 aprile 2012
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assolutamente da vedere!
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Film drammatico, molto coinvolgente con scene talmente crudeli che ti fanno stare male. Fassbender e' straordinario!
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tiamaster
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lunedì 30 aprile 2012
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un film che resterà.
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"Hunger" è un film molto difficile da recensire,in quanto è praticamente impossibile parlarne senza prendere in considerazione il lato storico e politico.Di fatto hunger è un capolavoro,sia dal aspetto cinematografico (una pellicola che è puro cinema,memorabile il discorso tra il prete e Bobby Sands interpretato da un fassbender STRAORDINARIO) sia da quello emotivo (alcune scene sono talmente crude e feroci da risultare INSOPPORTABILI,e pensare che certi eventi siano accaduti VERAMENTE è TREMENDO);inutile dire a questo punto che è anche un magnifico ritratto di un intero momento storico,troppo delicato,importante e BARBARO per essere discusso in una recensione cinematografica.
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"Hunger" è un film molto difficile da recensire,in quanto è praticamente impossibile parlarne senza prendere in considerazione il lato storico e politico.Di fatto hunger è un capolavoro,sia dal aspetto cinematografico (una pellicola che è puro cinema,memorabile il discorso tra il prete e Bobby Sands interpretato da un fassbender STRAORDINARIO) sia da quello emotivo (alcune scene sono talmente crude e feroci da risultare INSOPPORTABILI,e pensare che certi eventi siano accaduti VERAMENTE è TREMENDO);inutile dire a questo punto che è anche un magnifico ritratto di un intero momento storico,troppo delicato,importante e BARBARO per essere discusso in una recensione cinematografica.Hunger preme l'accelleratore sulla violenza del governo inglese e sulla caratterizazione dei personaggi,disturbando lo spettatore come è giusto che debba essere,perchè simili BARBARIE non devono essere dimenticate,e narrate da un grande regista nascente (guardate "shame") diventano un film e una narrazione storica RARA e UNICA.Meraviglioso,potente e importante.
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diomede917
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lunedì 30 aprile 2012
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the passion of bobby sands
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Il cinema ci aveva già fatto conoscere le vicissitudini di Bobby Sands nel commovente Una Scelta d’amore dove la sua storia era rappresentata dal punto di vista di una madre orgogliosa e battagliera.
Hunger invece entra dentro la storia sia quella con la s minuscola che quella con la S.
Il debuttante Steve Mc Queen la prende alla larga, prima ci fa conoscere come si viveva nel 1980.
Giustissima e coraggiosa la scelta di aprire con uno dei poliziotti più violenti del film, seguendolo nella sua quotidianità fatta di colazione preparata dalla moglie, controllo di bombe sotto la macchina e le mani (il suo vero attrezzo di lavoro) a mollo nell’acqua fredda per riposarle.
Giustissima e coraggiosa la scelta di farci conoscere la protesta irlandese tramite due non protagonisti, seguire sia la protesta della coperta (ossia il rifiuto di indossare la divisa carceraria e restare nudi slo con una coperta addosso) che quella dello sporco (cospargendo di feci i muri e rovesciando l’urina nei corridoi del carcere moto di ribellione per le botte prese nei bagni durante i bisogni).
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Il cinema ci aveva già fatto conoscere le vicissitudini di Bobby Sands nel commovente Una Scelta d’amore dove la sua storia era rappresentata dal punto di vista di una madre orgogliosa e battagliera.
Hunger invece entra dentro la storia sia quella con la s minuscola che quella con la S.
Il debuttante Steve Mc Queen la prende alla larga, prima ci fa conoscere come si viveva nel 1980.
Giustissima e coraggiosa la scelta di aprire con uno dei poliziotti più violenti del film, seguendolo nella sua quotidianità fatta di colazione preparata dalla moglie, controllo di bombe sotto la macchina e le mani (il suo vero attrezzo di lavoro) a mollo nell’acqua fredda per riposarle.
Giustissima e coraggiosa la scelta di farci conoscere la protesta irlandese tramite due non protagonisti, seguire sia la protesta della coperta (ossia il rifiuto di indossare la divisa carceraria e restare nudi slo con una coperta addosso) che quella dello sporco (cospargendo di feci i muri e rovesciando l’urina nei corridoi del carcere moto di ribellione per le botte prese nei bagni durante i bisogni).
Solo dopo venti minuti irrompe la fisicità di Michael Fassbender e il Cinema (con la C maiuscola) decolla.
Mc Queen non fa di Bobby Sands un eroe, nemmeno una vittima ma un martire….la protesta è vissuta nel corpo e nelle ferite di un protagonista che si getta totalmente nelle mani del regista…un’osmosi che si farà più netta nel successivo Shame.
Hunger è uno degli esordi più promettenti e convincenti degli ultimi dieci anni….e la meritatissima Camera d’or testimonia il talento di uno dei migliori registi della sua generazione.
Per capire la personalità di regia che Mc Queen usa in questo film bisogna vedere in apnea il dialogo serrato senza stacchi tra Bobby Sands e il prete che cerca di intercedere per lui o la pulizia del corridoio centrale….senza musica, senza parole solo il rumore dello spazzolone…..
L’assenza di una colonna sonora portante per dare spazio ai silenzi, ai rantoli e alle esplosioni di violenza sono la dimostrazione di uno che sa cosa vuole e come ottenerla.
La cosa curiosa che mi è venuta in mente all’uscita del film è che uno guarda un’opera prima ed è curioso di come sarà il film successivo…..io dopo Shame avevo una voglia di vedere e capire chi è questo genio e perché ha dovuto subire quest’onta di un’uscita postuma del suo esordio….
Voto 8
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[+] dettaglio non futile
(di angelo umana)
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sharkcrew
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lunedì 30 aprile 2012
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artevideo
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Hunger è il primo film del videoartista Steve McQueen, girato nel 2008 ma arrivato in italia solo nel 2012 sulla scia del successo di Shame. La storia è abbastanza impegnativa, biografia di Bobby Sands attivista nordirlandese morto in carcere dopo uno sciopero della fame, ma essa sembra solo un pretesto per fare della video arte, si passa infatti da un montaggio frenetico a un lungo piano sequenza di 20 minuti in cui McQueen esalta le qualita attoriali di Michael Fassbender e Michael Cunninghum, posto più o meno a metà film per fare da spartiacque tra la prima parte e il finale. Hunger è un film molto silenzioso, dove il linguaggio non verbale prevarica su quello verbale, dove il mostrare è più forte del far sentire e dove le azioni dei protagonisti si caricano di enfasi ed il corpo ha un valore fondamentale.
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Hunger è il primo film del videoartista Steve McQueen, girato nel 2008 ma arrivato in italia solo nel 2012 sulla scia del successo di Shame. La storia è abbastanza impegnativa, biografia di Bobby Sands attivista nordirlandese morto in carcere dopo uno sciopero della fame, ma essa sembra solo un pretesto per fare della video arte, si passa infatti da un montaggio frenetico a un lungo piano sequenza di 20 minuti in cui McQueen esalta le qualita attoriali di Michael Fassbender e Michael Cunninghum, posto più o meno a metà film per fare da spartiacque tra la prima parte e il finale. Hunger è un film molto silenzioso, dove il linguaggio non verbale prevarica su quello verbale, dove il mostrare è più forte del far sentire e dove le azioni dei protagonisti si caricano di enfasi ed il corpo ha un valore fondamentale. Ottimo esordio per Seve McQueen prima di Shame dove dirige ancora Fassbender e lo sempre in maniera straordinaria
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alex2044
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martedì 24 aprile 2012
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un pugno nello stomaco che fa bene
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Ho visto il film nel 2008 al Torino Film Festival. Lo ricordo come un ottimo film teso e coinvolgente un vero pugno nello stomaco che però può avere effetti benefici. Resta il rammarico che ancora una volta la distribuzione si sia mostrata miope ,mettendolo nel cassetto, per quasi quattro anni. Meglio tardi che mai. M.Fassbender è molto bravo ed anche i comprimari sono all'altezza della situazione.
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michele recchia
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martedì 24 aprile 2012
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l'esordio del regista steve mcqueen
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Esordio molto impegnativo del regista Steve McQueen. L’argomento trattato è la ribellione in carcere dei militanti dell’IRA negli anni ’80 e soprattutto del loro sciopero della fame che porterà alla morte di alcuni di essi, a cominciare dal loro capo, il purtroppo celebre Bobby Sands. E su di lui si impernia il film e l’intero racconto.
Opera divisa praticamente in tre parti.
La prima mostra gli arresti degli attivisti nordirlandesi e le violenze inferte loro dalle guardie carcerarie; quindi sequenze di scene dure e cruente, da stomaci forti. Ma anche i ribelli sono duri e resistono a qualsiasi massacro in nome della loro fede, perché non diversamente si può chiamare il loro credo politico che li spinge unitariamente a resistere a tutti i soprusi e punizioni che devono sopportare.
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Esordio molto impegnativo del regista Steve McQueen. L’argomento trattato è la ribellione in carcere dei militanti dell’IRA negli anni ’80 e soprattutto del loro sciopero della fame che porterà alla morte di alcuni di essi, a cominciare dal loro capo, il purtroppo celebre Bobby Sands. E su di lui si impernia il film e l’intero racconto.
Opera divisa praticamente in tre parti.
La prima mostra gli arresti degli attivisti nordirlandesi e le violenze inferte loro dalle guardie carcerarie; quindi sequenze di scene dure e cruente, da stomaci forti. Ma anche i ribelli sono duri e resistono a qualsiasi massacro in nome della loro fede, perché non diversamente si può chiamare il loro credo politico che li spinge unitariamente a resistere a tutti i soprusi e punizioni che devono sopportare.
La seconda parte è la fase cruciale del film, perché il colloquio del protagonista, un eccezionale Michael Fassbender, con un prete cattolico irlandese è la chiave di lettura del film. Questa è la fase clou anche dal punto di vista artistico, in quanto la sequenza lunghissima della durata di ben 22 minuti e girata senza stacchi e con un unico ciak ha richiesto una preparazione di un mese; l’inquadratura unica è fissa sui due interlocutori che si incontrano nel parlatorio del durissimo carcere di Long Kesh conosciuto col nome di Maze e si vedono solo tavoli e sedie, perché tutto è concentrato sul dialogo serrato tra i due e sull’annuncio da parte di Bobby Sands dell’inizio di uno sciopero della fame che sarà effettuato coinvolgendo piano piano tutti i ribelli sino ad arrivare al suicidio, per provocare ancor più la reazione dell’opinione pubblica. E ne morirono sette, difatti.
E da qui la terza fase del film HUNGER, la fame, la fame che porta alla morte. Fassbender dà una prova attoriale che spaventa, il suo dimagrimento è ben superiore alla pur notevole prestazione di Christian Bale de L’UOMO SENZA SONNO, pelle e ossa e martoriato da ulcerazioni. La morte che lentamente si impossessa del suo corpo in sequenze lente e di grande sofferenza fisica quale estrema protesta verso il governo della signora Thatcher.
Il binomio McQueen-Fassbender nasce così, in un film che non fa sconti alla violenza e alla storia della protesta nordirlandese. La bravura del regista e dell’attore è evidente ed oggi è esplosa con SHAME e sicuramente in futuro saranno fuochi d’artificio.
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(di fabrizio dividi)
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irene
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giovedì 12 aprile 2012
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magnifico
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Io sfido tutti quelli che vedranno questo film (e spero davvero siano il più possibile) a rimanere indifferenti di fronte alla storia raccontata. Li sfido a non provare un brivido correre lungo la schiena di fronte alla crudezza delle immagini, ma anche alla pacata, limpida, serena determinazione che brilla negli occhi del Bobby Sands di Michael Fassbender. Li sfido a non provare ammirazione per il lavoro scomodo, senza compromessi né tentennamenti operato da Steve McQueen con la sua regia essenziale eppure piena di personalità. Una prima parte quasi senza dialoghi, preparatoria. Una terza parte di atroce sofferenza. E in mezzo, con un colpo registico da maestro, una lunga scena in un unico piano sequenza, un dialogo fitto e intensissimo fra Bobby e un prete, in cui i due si scambiano le proprie idee sul modo di intendere la vita e la religione, senza risparmiarsi colpo alcuno.
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Io sfido tutti quelli che vedranno questo film (e spero davvero siano il più possibile) a rimanere indifferenti di fronte alla storia raccontata. Li sfido a non provare un brivido correre lungo la schiena di fronte alla crudezza delle immagini, ma anche alla pacata, limpida, serena determinazione che brilla negli occhi del Bobby Sands di Michael Fassbender. Li sfido a non provare ammirazione per il lavoro scomodo, senza compromessi né tentennamenti operato da Steve McQueen con la sua regia essenziale eppure piena di personalità. Una prima parte quasi senza dialoghi, preparatoria. Una terza parte di atroce sofferenza. E in mezzo, con un colpo registico da maestro, una lunga scena in un unico piano sequenza, un dialogo fitto e intensissimo fra Bobby e un prete, in cui i due si scambiano le proprie idee sul modo di intendere la vita e la religione, senza risparmiarsi colpo alcuno. Il resto è storia, ma in quanti la ricordano? E ci sarà per questo film così poco "glamour" lo stesso pubblico pronto a commuoversi di fronte a quella Margareth Thatcher trasformata in santino? E' un augurio che faccio a chi vedrà questo capolavoro.
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viaggiatore77
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giovedì 5 aprile 2012
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nudo e crudo
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Nudo e crudo ... come il protagonista ... come la battaglia che porta avanti. Certo il film sa scioccare, rappresentando la disintegrazione fisica di un gruppo di prigionieri irlandesi che difendono l'integrità delle proprie idee; ma la forza del film non sono solo le immagini crude ... ci sono dialoghi intensi che fanno riflettere; strepitoso quello tra il protagonista e il prete che tenta di convincerlo a desistere. Persino i discorsi originali della Thatcher, riportati in sottofondo, sembrano dibattere col protagonista.
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