gianleo67
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domenica 3 novembre 2013
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prigionia di bobby sands
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Storia dei detenuti politici dell'IRA prigionieri di un carcere britannico Nord Irlandese nel 1981, anno in cui suscitò particolare clamore presso l'opinione pubblica internazionale la cosidetta protesta delle 'coperte' e della 'sozzura' (i detenuti rifiutavano le divise carcerarie coprendosi solo con un plaid di lana e rifiutavano di lavarsi ricoprendo le pareti delle celle con i propri escrementi). A questa prima fase di protesta contro l'intransigenza del governo tatcheriano segue un durissimo sciopero della fame che mieterà diverse vittime tra prigionieri e altrettanti morti tra gli ufficiali di polizia di sua maestà freddati dagli indipendentisti repubblicani.
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Storia dei detenuti politici dell'IRA prigionieri di un carcere britannico Nord Irlandese nel 1981, anno in cui suscitò particolare clamore presso l'opinione pubblica internazionale la cosidetta protesta delle 'coperte' e della 'sozzura' (i detenuti rifiutavano le divise carcerarie coprendosi solo con un plaid di lana e rifiutavano di lavarsi ricoprendo le pareti delle celle con i propri escrementi). A questa prima fase di protesta contro l'intransigenza del governo tatcheriano segue un durissimo sciopero della fame che mieterà diverse vittime tra prigionieri e altrettanti morti tra gli ufficiali di polizia di sua maestà freddati dagli indipendentisti repubblicani.
Primo lungometraggio del videoartista britannico omonimo (ma solo tale) del grande attore americano, è in realtà una lucida e spietata testimonianza di una disperata intransigenza etica e di uno stadio residuale della condizione umana, il fronte più avanzato di una guerra senza quartiere in cui si concepisce il proprio corpo come lo strumento terminale di una strenua rivendicazione politica e civile.
Puntando sul rigore formale di una messa in scena scabra e sulla precisione geometrica dei movimenti di macchina (calibrati piano sequenza, simmetria delle inquadrature fisse, alternaza di piani medi e primi piani) l'autore ci conduce nei meandri di un inferno claustrofobico dove il sogno libertario dei suoi disperati abitanti è un miraggio remoto e quasi impalpabile, la pura astrazione formale di conscienze assuefatte alla lotta ('sa di merda ...ma ci si abitua a tutto!') e che gravita attorno a questo microcosmo di miserie e indicibili sofferenze come il simbolo immanente di un inconfessabile ideale politico. Nel cotrasto tra il dentro e il fuori (dal carcere), tra vittime e carnefici, tra i segni di una violenza che colpisce tanto i reclusi che i loro impietosi aguzzini si manifestano i sintomi di una disperazione sociale che avvelena irrimediabilmente la civile convivenza degli uomini, che instaura un oppressivo clima di sospetto e di paura, che degrada la condizione umana fino ai termini più abietti di una fisicità fatta di 'sangue e merda'. Film compatto e dialetticamente perentorio esprime una mirabile sintesi del suo discorso politico più con la forza impietosa delle immagini che con la retorica dei dialoghi mostrando una perfetta simmetria tra la prima, lunga parte di una protesta 'della sozzura' e una seconda parte di inesorabile deperimento fisico (hunger) del suo radicale protagonista (uno straordinario Fassbender) attraverso il raccordo narrativo di una serrata confessione ideologica tra le anime divergenti di una 'liturgia della liberazione' (espiazione?), tra un cinico e disilluso confessore e la ineluttabile determinazione di un leader carismatico deciso ad immolarsi per il suo ideale laico. Latamente critico verso la scomoda presa di posizione della chiesa cattolica (la messa inascoltata, la bibbia 'fumata', le recriminazioni sociali del cappellano dedito al'business delle anime') si chiude idealmente nel contrasto tra gli slanci libertari di una poetica onirica (il volo d'uccelli nel blu crepuscolare di una 'notte americana') e il freddo nichilismo di un cadavere che viene traspotato all'esterno, chiuso per sempre fuori da un carcere da cui l'uomo (ed i suoi ideali) non sarebbero mai più usciti. Vincitore della Caméra d'or per la miglior opera prima del 61º Festival di Cannes.
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claudiofedele93
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lunedì 7 ottobre 2013
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mcqueen ed il suo primo capolavoro!
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Il senso di concreto disturbo, accompagnato daldisgusto e dalla curiosità, che lascia Hunger nello spettatore è la dimostrazione che il messaggio che voleva mandare McQueen è arrivato dritto al cuore e che nulla è stato vano.
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Il senso di concreto disturbo, accompagnato daldisgusto e dalla curiosità, che lascia Hunger nello spettatore è la dimostrazione che il messaggio che voleva mandare McQueen è arrivato dritto al cuore e che nulla è stato vano. Potente ed allo stesso tempo capace di dipingere alla perfezione un quadro storico ancora molto recente e doloroso, il lungometraggio è capace di lasciare qualcosa nella mente di chi lo guarda in modo concreto e senza cadere mai nel banale. Non è un film per tutti ed è un tipo di cinema che richiede grande attenzione e chiede di essere ammirato per quello che è, rimanendo comunque un grandissimo lavoro e un’opera completa. Sorprendente Fassbender nel ruolo del protagonista ed ottimo Liam Cunningham nella parte del Prete Dominic Moran; entrambi gli attori sono Irlandesi. A farla da padrone è inoltre una sceneggiatura che si adatta alla perfezione alla regia, in quanto presenta pochissimi dialoghi, poche battute da parte dei comprimari e si concentra principalmente sulle azioni e i gesti. Essenziale la voce fuori campo della Thatcher che sottolinea la presa del governo britannico riguardo allo sciopero della fame e alle condizioni dei carcerati. Ottima, infine, la fotografia sopratutto nel finale della pellicola e quasi completamente assente la colonna sonora. E' giusto sottolineare il fatto che Hunger più che un’opera prima ha tutta la forza necessaria per imporsi al pubblico ed alla critica come un vero e proprio capolavoro cinematografico degli ultimi tempi e di sicuro dell’annata di cui fa parte. McQueen promosso con lode.
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kimkiduk
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giovedì 16 maggio 2013
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colpo allo stomaco
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Ero a Firenze, mi dissero: tu ami il cinema mi hanno detto che oggi proiettano Hunger, ma attento è difficile e molto forte. Andai subito, era ancora sottotitolato perchè conoscevo McQueen e Fassbender perchè ero stato a Venezia ed avevo visto Shame. Sono rimasto completamente rapito e la domanda dentro di me è stata: per far arrivare questo film fatto 3 anni prima McQueen ha dovuto scandalizzare Venezia con Shame altrimenti questo suo primo film "meraviglioso" nemmeno lo facevano vedere. Altra assurdità delle produzioni e del cinema in Italia. Ma questo lo abbiamo detto mille volte e ormai lamentarsi vale poco. Resta il fatto che quando esistono film così è inspiegabile come non ci si fiondi a vederlo e a diffonderlo.
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Ero a Firenze, mi dissero: tu ami il cinema mi hanno detto che oggi proiettano Hunger, ma attento è difficile e molto forte. Andai subito, era ancora sottotitolato perchè conoscevo McQueen e Fassbender perchè ero stato a Venezia ed avevo visto Shame. Sono rimasto completamente rapito e la domanda dentro di me è stata: per far arrivare questo film fatto 3 anni prima McQueen ha dovuto scandalizzare Venezia con Shame altrimenti questo suo primo film "meraviglioso" nemmeno lo facevano vedere. Altra assurdità delle produzioni e del cinema in Italia. Ma questo lo abbiamo detto mille volte e ormai lamentarsi vale poco. Resta il fatto che quando esistono film così è inspiegabile come non ci si fiondi a vederlo e a diffonderlo. Fassbender ha superato se stesso e dopo averne visti due suoi penso che ne risentiremo parlare. Il brutto dei film biopic è che se non conosci la storia vai a leggerla subito per vedere se la realtà è rispettata, se la conosci la confronti immediatamente ed il giudizio del film è influenzato. Qui non succede, perchè è talmente cruda una realtà e talmente emozionante la recitazione che almeno io non ci ho pensato. Il film si snoda quasi fisicamente nella narrazione e nelle scene. La crudeltà sembra esagerata, ma non lo è. Fino ad arrivare ai 20 minuti del dialogo tra Sands e padre Dominic che per me entrano di diritto nella storia del cinema. Sarò esagerato ma per me 20 minuti di assoluto valore morale, etico, cinematografico, politico, estetico, cattolico e laico. Il regista con quei 20 minuti spiega tutto quello che Sands voleva fare e dire e far capire e Padre Dominic recita in modo meravigliosamente intenso la parte del prete, amico, cittadino ed opinionista, lasciando dopo libero arbitrio. Dopo e prima del dialogo Mc Queen non cerca dallo spettatore un giudizio, non lo chiede; lascia a quel dialogo tutte le domande possibili. Io mi ci sono quasi sciupato 3 giorni successivi a farmi domande sul giusto o sbagliato. Quando mi succede così vuol dire che il messaggio è arrivato.
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filippo catani
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giovedì 2 maggio 2013
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più delle parole contano le immagini
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Irlanda del Nord 1981. Per protestare contro il governo inglese che si rifiutava di riconoscere loro lo status di prigionieri politici, i detenuti affiliati all'IRA decidono di mettere in atto varie forme di protesta da quella di indossare l'uniforme a quella dello sporco. Visto il fallimento di questi tentativi, Bobby Sands deciderà di attuare la protesta più estrema: lo sciopero della fame.
Un film crudo che non risparmia allo spettatore scene forti e provocatorie e anzi basa tutta la sua potenza sulle immagini visto che di parole se ne dicono davvero poche eccezion fatta per il colloquio tra Sands e il prete del carcere. Muri imbrattati di escrementi, piscio gettato nei corridoi, rifiuto di lavarsi e tagliarsi i capellli erano alcune delle proteste mosse dai prigionieri dell'IRA.
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Irlanda del Nord 1981. Per protestare contro il governo inglese che si rifiutava di riconoscere loro lo status di prigionieri politici, i detenuti affiliati all'IRA decidono di mettere in atto varie forme di protesta da quella di indossare l'uniforme a quella dello sporco. Visto il fallimento di questi tentativi, Bobby Sands deciderà di attuare la protesta più estrema: lo sciopero della fame.
Un film crudo che non risparmia allo spettatore scene forti e provocatorie e anzi basa tutta la sua potenza sulle immagini visto che di parole se ne dicono davvero poche eccezion fatta per il colloquio tra Sands e il prete del carcere. Muri imbrattati di escrementi, piscio gettato nei corridoi, rifiuto di lavarsi e tagliarsi i capellli erano alcune delle proteste mosse dai prigionieri dell'IRA. La Lady di Ferro eprò non si lasciò certo ammansire da queste proteste e nemmeno dalle morti a causa dello sciopero della fame anche se vi fu poi un certo cambiamento. Film d'esordio di McQueen e arrivato colpevolmente in ritardo in Italia sulla scia dell'uscita dello scandaloso Shame, quest'opera prima (giustamente premiata come tale a Cannes) mette in risalto quanto queste persone fossero disposte a combattere per la loro causa. Gran parte del film si regge sul fisico dell'ottimo Fassbender e fisico è la parola giusta infatti sarà proprio il lento deperimento con tutte le ossa in bella mostra che guideranno lo spettatore fino al tragico epilogo. Insomma un film tosto come nello stile di McQueen che si iscrive nel filone dei grandi film che hanno cercato di raccontare sotto diversi punti di vista il dramma dell'Irlanda del Nord e della guerra civile che l'ha sconvolta.
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stefanoadm
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mercoledì 20 febbraio 2013
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il contagio del silenzio
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Film di corpi in lotta ed esistenze grame, di giorni miserabili vissuti per lavoro (la guardia carceraria) o per appartenenza politica (i detenuti indipendentisti). “Hunger” prende atto di tutto ma non giudica nulla, evita ammiccamenti in sostegno alla causa irlandese, tipici di tanta filmografia a tema, ma mostra anche, senza renitenze, la violenza degli aguzzini. Poche parole, grida e uno sparo nella prima parte. Un dialogo fitto, drammatico, teatrale e magistralmente interpretato nella seconda, dedicata alle ragioni, ai dubbi, alle provocazioni. Nella terza stagna un silenzio terribile, rotto solo da due genitori che, ad aggressiva richiesta, dichiarano i loro nomi. McQueen prima inchioda l’attenzione descrivendo il contesto disumano, creato da autorità e prigionieri, del carcere Maze.
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Film di corpi in lotta ed esistenze grame, di giorni miserabili vissuti per lavoro (la guardia carceraria) o per appartenenza politica (i detenuti indipendentisti). “Hunger” prende atto di tutto ma non giudica nulla, evita ammiccamenti in sostegno alla causa irlandese, tipici di tanta filmografia a tema, ma mostra anche, senza renitenze, la violenza degli aguzzini. Poche parole, grida e uno sparo nella prima parte. Un dialogo fitto, drammatico, teatrale e magistralmente interpretato nella seconda, dedicata alle ragioni, ai dubbi, alle provocazioni. Nella terza stagna un silenzio terribile, rotto solo da due genitori che, ad aggressiva richiesta, dichiarano i loro nomi. McQueen prima inchioda l’attenzione descrivendo il contesto disumano, creato da autorità e prigionieri, del carcere Maze. Poi seduce con la personalità forte, brillante, implacabile di Bobby Sands. Infine paralizza con lo strazio di un fisico allo stremo, la cui sofferenza sembra essere capita solo da uno dei carcerieri, sguardo compassionevole e isolato, pura inesprimibile pietas. Visto “Hunger”, oltre che sull’Ulster ci si scopre a riflettere sul libero arbitrio, sui limiti della volontà, sul significato e sulle conseguenze di concetti come sacrificio, guerra, determinazione, obbedienza, rispetto, fedeltà, coerenza, odio, amore, violenza. E il silenzio del finale contagia lo spettatore, che si rialza ammutolito. Da vedere.
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d4vidinokb
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mercoledì 2 gennaio 2013
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attore bravissimo
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attore bravissimo ,film lentissimo
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tanus78
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mercoledì 24 ottobre 2012
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duro e intenso
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Gran bel film, distribuito con appena quattro anni di ritardo in Italia ma fa niente. E' l'opera prima di McQueen, mentre il suo secondo film "Shame" è stato maggiormente pubblicizzato grazie alla fama nel frattempo acquisita dall'attore feticcio Fassbender e alla tematica più pruriginosa. In entrambe le opere ma a mio avviso maggiormente in "Hunger" comunque viene fuori l'innegabile abilità del regista nel riprendere i corpi e nel renderli protagonisti assoluti della storia. Parole poche e taglienti. A incidere profondamente lo sguardo dello spettatore provvedono la fisicità estrema della condizione carceraria patita dagli irlandesi "cattivi", le percosse, le proteste estreme fino alle peggiori conseguenze.
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Gran bel film, distribuito con appena quattro anni di ritardo in Italia ma fa niente. E' l'opera prima di McQueen, mentre il suo secondo film "Shame" è stato maggiormente pubblicizzato grazie alla fama nel frattempo acquisita dall'attore feticcio Fassbender e alla tematica più pruriginosa. In entrambe le opere ma a mio avviso maggiormente in "Hunger" comunque viene fuori l'innegabile abilità del regista nel riprendere i corpi e nel renderli protagonisti assoluti della storia. Parole poche e taglienti. A incidere profondamente lo sguardo dello spettatore provvedono la fisicità estrema della condizione carceraria patita dagli irlandesi "cattivi", le percosse, le proteste estreme fino alle peggiori conseguenze. Un film che non lascia indifferenti e che, soprattutto come opera prima, sancisce la bravura e la particolarità di un autore che ha come unico difetto il nome, non per colpa sua certo, ma è innegabilmente un difetto.
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[+] veramente ...
(di irene)
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martino76
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mercoledì 17 ottobre 2012
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un grande regista
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Più che parlare della ciò che racconta il film bisognerebbe parlare di come viene raccontato il film. Steve Mcqueen rompe tutti gli schemi, va assolutamente al di là del normale modo di concepire il cinema. Dopo aver visto "Shame" non ho potuto fare a meno di guardare quest'utlimo capolavoro.
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ashtray_bliss
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giovedì 27 settembre 2012
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film conturbante ma audace sulla resistenza morale
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Hunger significa ''fame'' ma il film non si limita a riferirsi alla fame come istinto umano, quella che Bobby Sandsha volutamente deciso di combattere, ma il film si riferisce anche alla fame per la giustizia e fame per quell'ideale di liberta' che Bobby vuole portare avanti a tutti i costi, anche, o forse sopratutto, al costo di sacrificarsi.
Hunger, e' la storia di un uomo, Bobby Sands, e di tutti gli altri uomini come lui, che essendo detenuti in una delle carceri piu' severe e controllate, essendo sempre esposti alla violenza e degrado, ritenuti sempre e solo dei terroristi che vanno repressi e umiliati, in primis a suon di violenza fisica.
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Hunger significa ''fame'' ma il film non si limita a riferirsi alla fame come istinto umano, quella che Bobby Sandsha volutamente deciso di combattere, ma il film si riferisce anche alla fame per la giustizia e fame per quell'ideale di liberta' che Bobby vuole portare avanti a tutti i costi, anche, o forse sopratutto, al costo di sacrificarsi.
Hunger, e' la storia di un uomo, Bobby Sands, e di tutti gli altri uomini come lui, che essendo detenuti in una delle carceri piu' severe e controllate, essendo sempre esposti alla violenza e degrado, ritenuti sempre e solo dei terroristi che vanno repressi e umiliati, in primis a suon di violenza fisica.
Un giorno, verra arrestato e trasferito nello stesso carcere, la Maze Prison, anche Bobby Sands, la figura principale dell'attivismo politico per la liberazione dell'Irlanda del Nord e l'unificazione della stessa regione con il resto dell'Irlanda (lui stesso ammettera' al prete che questa e' una cosa "giusta e legittima"). Nel carcere pero' ricevera' lo stesso trattamento degli altri, violenza fisica (vedi il modo in cui viene lavato) e umiliazione. Ma per Bobby non basta, lui non vuole negoziare, come gli viene chiesto, lui vuole portare avanti le sue idee, o meglio i suoi ideali, vuole far sentire la sua voce e la sua determinazione a tutto il mondo, ma in primis al ferreo governo inglese.
Cosi un giorno, dopo le proteste inutili 'dello sporco' (=proteste dei detenuti i quali rovesciavano urina nel corridoio del carcere e sporchavano le muera delle celle con escrementi) Bobby Sands confessa al prete del carcere che lui e altre 9 persone hanno preso una decisione. Una decisione drammatica e tragica ma anche determinata a lanciare un messaggio di protesta che non restera' ignorato: la decisione di rendere il proprio corpo l'ultimo mezzo di protesta, trammitte la volontaria interruzione di nutrirsi. Uno sciopero della fame per tentare di piegare il governo e portare avanti le proprie idee e convinzioni a favore di una Irlanda libera, nonche' per riuscire a garantire ai carcerati del Maze Prison trattamenti migliori.
Bobby Sands mori, dopo 66 giorni di sciopero della fame e dopo lunghe ed estenuanti agonie psico-somatiche. Bobby visse in prima persona il deterioramento fisico del suo corpo e lo spettatore si fa partecipe a questa interminabile agonia : la perdita di peso fino a ridursi pelle e ossa, le piaghe da decubito che scavano sempre piu' il suo corpo martirizzato, il collasso progressivo di fegato e reni rappresentato dal vomitare sangue, le allucinazioni (=il giovane Bobby che gli fa visita), fino ad arrivare alla morte, come sempre tragica ma liberatoria.
Hunger, e' un film potente, d'impatto ma sopratutto e un film visivamente molto crudo e violento, che non lascia tregua allo spettatore ma anzi lo provoca e lo costringe ad assistere alla lenta ed estenuante agonia che porta il protagonista alla distruzione. Si tratta anche di un film scarno, con pochi dialoghi e molti silenzi, che rappresentano il vuoto e il silezio dell'anima. La parola lascia tutto lo spazio possibile all'immagine che domina sullo schermo. Immagini realistiche di violenza, umiliazione ma anche audacia e determinazione. Immagini che restano impresse nella mente di ogni spettatore, specialmente quelle del martirio finale di Bobby Sands. Immagini che scuotono e disturbano la visione, perche' ci rendono partecipi a qualcosa di ineguagliabilmente drammatico: la lenta e progressiva dissoluzione di un uomo (seppur autoinflitta). Ma e' anche un film che manda un messaggio che va oltre le immagini : quello che un uomo e' determinato a sacrificare, anche il bene piu' prezioso come la vita, per un forte ideale, la "fame" di liberta' e giustizia.
Fassbender ha saputo reggere in modo impressionante gli ultimi giorni di Bobby.
Il regista, da canto suo, ha saputo confezionare straordinariamente un film d'impatto, provocatorio, violento e drammatico per narrare una vicenda realmente accaduta.
Interpretazione ottima (Fassbender mi ha ricordato Bale per scelta di entrambi di perdere cosi tanti chili pur di immedesimarsi perfettamente nei rispettivi ruoli), regia di buon livello anche se ammetto che McQueen ricorda (o forse tenta di imitare) molto lo stile di Gus Van Sant, che comunque ammiro : uno stile narrativo non comune, abbastanza peso (vedi le interminabili sequenze di alcune scene) e sicuramente non per tutti, ma che caratterizza perfettamente i film d'autore, quelli audaci e non convenzionali. I film che vogliono mandare un messaggio a tutti i costi, per quanto scomodi possano risultare al pubblico. E ci riescono.
8/10
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lindo
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sabato 15 settembre 2012
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bello ma pesante
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essendo un amante di film realistici, sopratutto se ambientati nei carceri, a mio parere, il film è un polpettone che lascia comunque il segno, non saprei dire se mi è piaciuto o no, sicuramente pesantissimo, dialoghi scarsi, musica totalmente assente, fotografia eccellente, immagini strepitose..vedete..sono combattuto nel esprimere un parere, posso solo dire che non è un film che rivedro' altre volte.
comunque da vedere.
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