Due partite |
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Un film di Enzo Monteleone.
Con Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini.
continua»
Drammatico,
durata 94 min.
- Italia 2008.
- 01 Distribution
uscita venerdì 6 marzo 2009.
MYMONETRO
Due partite
valutazione media:
2,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Due partite persedi SebaFeedback: 0 |
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sabato 14 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho visto ieri sera il film "Due partite", fidandomi del trailer che sembrava suggerire un'allegra commedia con spunti di riflessione. Sono rimasto (e non ero il solo in sala) totalmente deluso: la partita a carte della prima parte è la base sulla quale gli sceneggiatori hanno sviluppato un dialogo monotema sulla vita della donna sposata e della donna madre. Non si parla d'altro, non ci sono momenti di stacco da questo tema conduttore e alla lunga (e la prima parte mi è sembrata veramente lunga) il discorso perde brio. Qualcuno in sala rideva a crepapelle alla battuta della Massironi sul dolore causato dal parto, ma quando la stessa scenetta "comica" viene ripetuta non una ma due, tre, quattro volte ho seriamente pensato di uscire dalla sala (sarebbe stata la prima volta, ma poi sono rimasto pensando che mancava ancora il secondo spezzone moderno). Le "madri" non mi sembravano sciolte nella recitazione, salverei forse solo Paola Cortellesi, ma forse questa scelta è dovuta al fatto che interpretava l'unico personaggio che sotto certi punti di vista potremmo definire ribelle (ma è chiaro poi che è anche lei vittima dei rapporti ciechi uomo-donna). Per inciso, l'idea della ripetizione di episodi sembra aver guidato gli sceneggiatori, vedi anche il tentativo di leggere il testo di Rilke interrotto puntualmente dal sopraggiungere delle contrazioni della Ferrari. La parte moderna l'ho trovata migliore dal punto di vista della recitazione, anche se Carolina Crescentini è un pò sopra le righe. Sembra che il messaggio del film sia che il matrimonio e la vita familiare siano da buttare, tuttavia per la donna sembra essere necessario essere legata (come in una prigione)indissolubilmente a qualcuno. L'amore non c'è (forse la Buy è l'unica a crederci, ma sempre in un menage complicato di lite e riconciliazione) ed è patetico quanto le figure delle figlie ricalchino quelle delle madri. Per carità, con le dovute variazioni, magari allo specchio per la coppia Buy-Crescentini in cui la figura della donna che ha rinunciato alla carriera si specchia nella figura del ragazzo della figlia, o nel caso della coppia Massironi-Milillo in cui la riproduzione passa da atto concreto (3 figli) a desiderio non soddisfatto. Infine la raffigurazione dei rapporti sessuali della Pandolfi e della Rohrwacher con i rispettivi compagni è abbastanza ridicola: da un lato un uomo che mentre fuma il sigaro si eccita al suono delle stoviglie lavate dalla compagna in cucina (sembra una scenetta da film erotico anni settanta), dall'altro un ragazzo angosciato dagli oggetti della ragazza, con la quale riesce ad avere un rapporto sessuale solo in un ambiente asettico, quasi a spersonalizzare completamente il rapporto. Da questo film ne escono a pezzi sia le donne, che sembrano destinate ad essere vittime, sia gli uomini, descritti come adulti con pruriti sessuali di stampo adolescenziale. Ma questo è solo il declino tipico associato all'ideale borghese di famiglia. Ma per fortuna ci sono altri scenari sotto il Sole.
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