teto vignola
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venerdì 24 luglio 2009
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un altro capolavoro di salvatores
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Assieme a Pupi Avati, Salvatores è il regista italiano di cui ho più stima.
E nella sua poliedricità e nel suo costante desiderio di mettersi di nuovo alla prova, sforna un altro piccolo capolavoro.
Storia mai banale. Personaggi vivi e pungenti. Ti tocca l'anima. Immagini bellissime. Da vedere assolutamente.
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chiarialessandro
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lunedì 6 luglio 2009
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profondo nero
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Questo film è un ottimo banco di prova: chi riesce ad ammirarlo subito dopo cena senza sentirsi la digestione rovinata, ha veramente uno stomaco capace di sopportare grosse difficoltà senza grandi problemi. La trama è incentrata sul rapporto tra un padre ed un figlio, reso difficile da vari fattori: l’assenza (non spiegata) della madre, il rapporto abbastanza intenso e costante del padre con l’alcol, la mancanza di lavoro e la relativa condizione di povertà economica, il timore continuo del distacco dal figlio che (sotto osservazione dei servizi sociali) potrebbe essere costretto ad allontanarsi da casa per andare a vivere in un istituto. In questo quadro disgregato si innesta però un elemento dalla forza devastante: l’amore tra i due, amore che sarà più forte di tutti gli ostacoli e le difficoltà.
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Questo film è un ottimo banco di prova: chi riesce ad ammirarlo subito dopo cena senza sentirsi la digestione rovinata, ha veramente uno stomaco capace di sopportare grosse difficoltà senza grandi problemi. La trama è incentrata sul rapporto tra un padre ed un figlio, reso difficile da vari fattori: l’assenza (non spiegata) della madre, il rapporto abbastanza intenso e costante del padre con l’alcol, la mancanza di lavoro e la relativa condizione di povertà economica, il timore continuo del distacco dal figlio che (sotto osservazione dei servizi sociali) potrebbe essere costretto ad allontanarsi da casa per andare a vivere in un istituto. In questo quadro disgregato si innesta però un elemento dalla forza devastante: l’amore tra i due, amore che sarà più forte di tutti gli ostacoli e le difficoltà. Ma aspettatevi di tutto all’infuori di un amore sdolcinato: quello in cui vivono i protagonisti di questa favola è un mondo troppo degradato per immaginare cose simili. Ed ecco allora che, altro tema forte della storia, Filippo si preoccupa di istruire alla sopravvivenza il giovane rampollo, ma lo fa con metodi adeguati alle condizioni: mettendogli in mano una pistola e mandandolo ad ammazzare il cane che lo disturba abbaiando nella notte nevosa; accompagnandolo a sprangare il coetaneo che lo aveva riempito di botte; inculcandogli l’idea che immigrato significa ladro perché i neri gli avevano rubato il posto di lavoro e inneggiando ad Hitler come ad un grandissimo uomo. In mezzo a tutto questo degrado appare una figura eterea, quella di Elio che, con una interpretazione magistrale al pari di quella di Filippo, cesella alla perfezione il ritratto di un folle con la mente devastata dalle esplosioni del cantiere in cui prestavano la loro opera; in questa pazzia che lo ha fatto regredire al dolce, tenero stadio infantile, svetta la fissazione per una pornostar che lui crede di riconoscere in una compagna di scuola del figlio di Filippo, fissazione che lo porta ad un gesto insano nei confronti della ragazza ma da cui si capirà, ancora una volta, la profondissima amicizia (sempre di amore si tratta, anche se declinato in un genere diverso) con Filippo (ve lo sareste mai aspettato un sentimento così morbido da un personaggio così duro?). Che dire di più? Da non perdere.
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fabrizio cirnigliaro
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mercoledì 20 maggio 2009
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tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada
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E’ ambientato in un paese immaginario del nord-est italiano, l’ultimo film di Gabriele Salvatores tratto dal libro di Nicolò Ammaniti (Premio Strega 2007) , “Come Dio Comanda“.
Un paese che in certi momenti ricorda Twin Peaks, con il suo clima freddo, i boschi e il cadavere di un adolescente avvolto in un sacco di plastica.
Rino Zena (Filippo Tini) è un ex operaio disoccupato che vive in una baracca col figlio Cristiano (l’esordiente Alvaro Caleca), è violento, alcolizzato, ha una croce celtica tatuata e una svastica disegnata sul muro della stanza da letto.
Odia tutti i negri e gli stranieri che tolgono il lavoro agli italiani e incita il figlio a difendersi con le testate e dando bastonate.
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E’ ambientato in un paese immaginario del nord-est italiano, l’ultimo film di Gabriele Salvatores tratto dal libro di Nicolò Ammaniti (Premio Strega 2007) , “Come Dio Comanda“.
Un paese che in certi momenti ricorda Twin Peaks, con il suo clima freddo, i boschi e il cadavere di un adolescente avvolto in un sacco di plastica.
Rino Zena (Filippo Tini) è un ex operaio disoccupato che vive in una baracca col figlio Cristiano (l’esordiente Alvaro Caleca), è violento, alcolizzato, ha una croce celtica tatuata e una svastica disegnata sul muro della stanza da letto.
Odia tutti i negri e gli stranieri che tolgono il lavoro agli italiani e incita il figlio a difendersi con le testate e dando bastonate.
Il figlio invece scrive temi inneggianti a Hitler e allo sterminio degli ebrei, anche se poi non li consegna al professore, per il timore di essere separato dal padre, dato che sono tenuti “sotto controllo” dall’ assistente sociale (Fabio De Luigi).
L’unico loro amico è Quattro Formaggi (Elio Germano), un ragazzo rimasto scemo dopo un incidente sul lavoro, che vive in una casa con un presepe composto da statuine religiose, soldatini e membri della famiglia Simpson.
Il film è stato “etichettato” come l’American History X italiano, ma Salvatores riesce nell’ impresa di farci amare chi odiamo, o almeno ci prova. Grazie soprattutto ai due attori protagonisti, Filippo Tini (forse una delle sue migliori interpretazioni) e Elio Germano, attore a 360° che probabilmente otterrà il suo secondo David di Donatello.
Un film che, come Texas di Fausto Paravidino, guarda con sospetto il piccolo paese di provincia, uguale a tanti paesi del norditalia, i ragazzi a scuola con lo skate o a bere Coca Cola nei centri commerciali, che riescono ad evadere solamente quando ascoltano “She’s the One” di Robbie Williams con l’i-Pod. Per loro il funerale di una sedicenne diventa l’evento da non perdere.
Negli ultimi anni abbiamo assistito dai divani di casa nostra alla spettacolarizzazione dei funerali, i fratelli di Gravina Ciccio e Tore, Chiara Poggi , Luciano Pavarotti, per arrivare fino a Papa Giovanni Paolo II. La scena del funerale che vediamo durante il film forse si riferisce proprio a quel funerale, quando gli scatti delle macchine fotografiche digitali diventano invasivi e fanno da requiem.
Una bella regia e un’ ottima fotografia (anche se ricorda un pò troppo Into the wild nella parte iniziale) per questo film italiano che esce nelle sale nel periodo dei cinepanettoni, proprio per questo motivo è stato scelto di distribuire il film sopratutto nelle monosale.
Effettivamente per me che ho visto il film in un multisala ha fatto uno strano effetto, dopo 2 ore intense e di emozioni forti, uscire dalla sala e ritrovarsi in una “giungla” di teenager e famiglie in coda per vedere “Torno a vivere da solo“ o “Natale a Rio“… avevo voglia di mettere le cuffie di un lettore MP3 e ascoltare “She’s the one“.
PS Nella recensione si nasconde una citazione di un grande scrittore. Un piccolo omaggio.
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vittorio
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mercoledì 20 maggio 2009
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interessante!!
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Film interessante, bello anche se a tratti pesante e forse un pò troppo prevedibile!!
Coinvolgente e complessivamente da vedere, anche se non è il miglior film di Salvatores!!
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ergodesign
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lunedì 20 aprile 2009
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la possibilità del dubbio
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avere la possibilità del dubbio, la libertà di poter dubitare, ciò che ci rendere inquieti nelle nostre certezze, scosse dal destino che ci presenta una scelta: quella dell'errore, di sbagliare, di riconoscere il nostro sbaglio. un argomento che mi toccato nell'animo. A cominciare dall'utima scena ho cominciato a piangere, perchè sono stato svegliato, come cristiano, nella prima scena, nel sonno. (espresso così pare che ho dormito tutto il film, ed apensarci bene è la persona accanto a me che ha dormito, perdendosi un momento di eternità. qui chiudo l'inciso)
ho due figli che vivono lontani ed ho pianto perchè per il loro bene desidero che possano avere il dono della possibilità di poter dubitare.
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avere la possibilità del dubbio, la libertà di poter dubitare, ciò che ci rendere inquieti nelle nostre certezze, scosse dal destino che ci presenta una scelta: quella dell'errore, di sbagliare, di riconoscere il nostro sbaglio. un argomento che mi toccato nell'animo. A cominciare dall'utima scena ho cominciato a piangere, perchè sono stato svegliato, come cristiano, nella prima scena, nel sonno. (espresso così pare che ho dormito tutto il film, ed apensarci bene è la persona accanto a me che ha dormito, perdendosi un momento di eternità. qui chiudo l'inciso)
ho due figli che vivono lontani ed ho pianto perchè per il loro bene desidero che possano avere il dono della possibilità di poter dubitare..
grazie
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giuli@depp
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mercoledì 18 febbraio 2009
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una storia di amore e violenza
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In una landa desolata del nord Italia, vivono padre e figlio, Rino e Cristiano Zena, uniti da un amore viscerale che si nutre si violenza e episodi della malavita che conducono assieme a Quattro Formaggi, un poco di buono che è rimasto fulminato da un cavo elettrico scoperto. In una sola notte le vite dei personaggi vengono sconvolte : dal buio e dall'oscurità emerge una ragazzina bionda, Fabiana, della quale Cristiano è segretamente innamorato. Quattro Formaggi la scambia per una pornodiva e in quella stessa notte, tra fango e pioggia, la stupra, uccidendola in seguito con una pietra. Dopo aver ricevuto la chiamata disperata di Quattro Formaggi, Rino accorre in suo aiuto, pensando che dei delinquenti stessero dando fastidio allo storpio, come accadeva spesso.
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In una landa desolata del nord Italia, vivono padre e figlio, Rino e Cristiano Zena, uniti da un amore viscerale che si nutre si violenza e episodi della malavita che conducono assieme a Quattro Formaggi, un poco di buono che è rimasto fulminato da un cavo elettrico scoperto. In una sola notte le vite dei personaggi vengono sconvolte : dal buio e dall'oscurità emerge una ragazzina bionda, Fabiana, della quale Cristiano è segretamente innamorato. Quattro Formaggi la scambia per una pornodiva e in quella stessa notte, tra fango e pioggia, la stupra, uccidendola in seguito con una pietra. Dopo aver ricevuto la chiamata disperata di Quattro Formaggi, Rino accorre in suo aiuto, pensando che dei delinquenti stessero dando fastidio allo storpio, come accadeva spesso. Ma quando si accorge del corpo della ragazzina una rabbia improvvisa lo assale e sviene mentre il cuore sembra non battergli più. Per colpa di un malinteso, Cristiano perderà la fiducia di suo padre e si ritroverà a confrontarsi con una squallida realtà : nel bosco in cui tutto è successo, il ragazzo corre in aiuto del padre, mentre Quattro Formaggi è scappato. Vedendo Fabiana morta e suo padre a terra, crede che sia stato proprio lui a ucciderla. Ma un Ipod rosa e una canzone appassionante e travolgente suggerirà a Cristiano di aver sbagliato pista..
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mimmi44
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lunedì 12 gennaio 2009
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dove sono?
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Dove sono gli altri personaggi importanti del romanzo di Ammaniti?
E' stato un grave errore da parte di Salvatores dimenticarli!
Personaggi assolutamente non secondari, che nel romanzo danno all'inizio una trama diversa a tutta la storia, salvo trovarsi poi ad una svolta completamente nuova per la quale il lettore si trova all'epilogo del del racconto impreparato e drammaticamente più coinvolto. Poi le riprese strette, i particolari, i pensieri che attraversano la mente dei personaggi del bellissimo libro. Certo forse era molto diffice esprimerli, ma allora Salvatores poteva lasciar fare ad altri la trasposizione del romanzo.
Altri con più badget e sentimento!!!!...E poi.....non basta una bocca artificiosamente aperta per tutto il film per rendere credibile il personaggio di Quattroformaggi (Elio Germano).
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Dove sono gli altri personaggi importanti del romanzo di Ammaniti?
E' stato un grave errore da parte di Salvatores dimenticarli!
Personaggi assolutamente non secondari, che nel romanzo danno all'inizio una trama diversa a tutta la storia, salvo trovarsi poi ad una svolta completamente nuova per la quale il lettore si trova all'epilogo del del racconto impreparato e drammaticamente più coinvolto. Poi le riprese strette, i particolari, i pensieri che attraversano la mente dei personaggi del bellissimo libro. Certo forse era molto diffice esprimerli, ma allora Salvatores poteva lasciar fare ad altri la trasposizione del romanzo.
Altri con più badget e sentimento!!!!...E poi.....non basta una bocca artificiosamente aperta per tutto il film per rendere credibile il personaggio di Quattroformaggi (Elio Germano).
No, sono rimasta delusa, una delusione annunciata devo dire perchè ancora una volta da un ottimo romanzo non è venuto fuori neanche un discreto film !
Al romanzo di Ammaniti 110 e Lode. Al film di Salvatores ......!!!!Volevo provare le stesse emozioni del romanzo.....non è accaduto!
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houssy
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venerdì 2 gennaio 2009
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come dio comanda: grande film
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Ecco come dovrebbe essere un film tratto da un bellissimo romanzo. Sgombriamo subito il campo da dubbi, Come Dio comanda è davvero un grande film. Storicamente tutti quelli che si sono cimentati nell'adattamento di un romanzo per il grande schermo si sono trovti davanti due strade da percorrere: cercare di essere più fedeli possibile al testo tentando di trasporre su pellicola l'emozione che trasuda dalle pagine, oppure tradire in tutto e per tutto il testo di riferimento e pur mantenendone il tema centrale, creare qualcosa di diverso, un'esperienza nuova, un altro mondo. Personalmente prediligo i film che tradiscono i libri, infatti per quanto accurati si possa essere non si arriverà mai ad eguagliare la pagina scritta che ovviamente può contare su di un maggior respiro.
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Ecco come dovrebbe essere un film tratto da un bellissimo romanzo. Sgombriamo subito il campo da dubbi, Come Dio comanda è davvero un grande film. Storicamente tutti quelli che si sono cimentati nell'adattamento di un romanzo per il grande schermo si sono trovti davanti due strade da percorrere: cercare di essere più fedeli possibile al testo tentando di trasporre su pellicola l'emozione che trasuda dalle pagine, oppure tradire in tutto e per tutto il testo di riferimento e pur mantenendone il tema centrale, creare qualcosa di diverso, un'esperienza nuova, un altro mondo. Personalmente prediligo i film che tradiscono i libri, infatti per quanto accurati si possa essere non si arriverà mai ad eguagliare la pagina scritta che ovviamente può contare su di un maggior respiro. Ben altra cosa sono i film che tradiscono in parte o completamente il testo di riferimento, penso a Shining di Stanley Kubrick o alla trilogia del Signore degli anelli di Peter Jackson, insomma grandi film che però hanno avuto il coraggio di scostarsi dalla pagina scritta, cercando di essere film e non film tratti dagli omonimi tomi. E' proprio questo che si apprezza in Come Dio comanda, Salvatores (a tutti gli effetti forse il regista più interessante del nostro cinema per la sua infinita voglia di esplorare e sperimentare) prende il bellissimo testo di Niccolò Ammaniti e con la complicità dell'autore stesso lo ripulisce di tutto ciò che francamente risultava infilmabile, restituendoci così un'opera che va dritta al cuore senza perdersi, anzi aggiungendo elementi di riflessione in più proprio là dove la pagina scritta si interrompeva, lasciando tutto in sospeso. Operazione molto coraggiosa quella di Salvatores che dopo Io non ho paura (in quel caso il film era invece fedellismo al libro) torna ad adattare una storia di Ammaniti, personaggi assenti di cui però non si sente la mancanza, azioni ed intenzioni travisate e incomplete, tutto serve allo scopo di raccontare la storia di un padre e di suo figlio, punto e basta. Il resto è accessorio, gli stessi eventi che fanno da cornice a questa relazione lo sono, Salvatores sembra dirci che al di là di tutta la miseria e le brutture, la violenza e la follia, un padre è sempre un padre, un figlio è sempre un figlio e il loro amore è al di là ogni cosa, del bene e del male. Come la pioggia battente non cancella i peccati, come la follia resta follia, come la violenza è dentro ognuno di noi, come la miseria si nutre di se stessa, come l'amore è ovunque, come un padre per un figlio, come un figlio per un padre e come Dio comanda.
Altissima vetta di maturità artistica.
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giahlloh
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martedì 30 dicembre 2008
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salvatores e l'incomunicabilità dell'amore paterno
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ottimo quest'ultimo lavoro di salvatores, in cui piu che alla trama si mira a mio avviso alla caratterizzazione di tetri personaggi che sono assieme portatori del loro essere e figure simbolo del mondo da cui provengono. un padre duro, incapace di parlare d'amore, ma vivo solo per amore, trasformato dagli eventi in una macchietta sul neonazismo e sulla crisi economica incombente. un figlio ricco di vita interiore, ma anch'esso privo di comunicazione. e la figura del pazzo, col nome misterioso e mai spiegato di quattro formaggi che è forse l'unico a riuscire nel bene e nel male a comunicare al mondo con un atto drammatico la sua incomunicabilità cronica.
bel film sulle relazioni, vero noir in cui il contesto sociale è solo suggerito ma mai esplicitato.
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ottimo quest'ultimo lavoro di salvatores, in cui piu che alla trama si mira a mio avviso alla caratterizzazione di tetri personaggi che sono assieme portatori del loro essere e figure simbolo del mondo da cui provengono. un padre duro, incapace di parlare d'amore, ma vivo solo per amore, trasformato dagli eventi in una macchietta sul neonazismo e sulla crisi economica incombente. un figlio ricco di vita interiore, ma anch'esso privo di comunicazione. e la figura del pazzo, col nome misterioso e mai spiegato di quattro formaggi che è forse l'unico a riuscire nel bene e nel male a comunicare al mondo con un atto drammatico la sua incomunicabilità cronica.
bel film sulle relazioni, vero noir in cui il contesto sociale è solo suggerito ma mai esplicitato. una riprova che anche in italia si riescono ancora a produrre opere filmiche capaci di proporre e non imporre temi, capci di comunicare cio' che non si puo' spiegare.
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francesco
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sabato 27 dicembre 2008
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salvatores: tutta estetica e niente cuore.
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Molto deludente questo film dalle grandi attese. Salvatores ha un senso estetico da "professionista" del cinema. Ma per fare un film del genere non serve. Cioè, non serve solo la tecnica. Servirebbe una capacità di emozionare lo spettatore che Salvatores sembra aver perduto. E' come guardare un quadro fatto con rigore ma che non sa nemmeno lontanamente cosa sia il cuore. Eppure nel film ci sono grandi lacrime, grandi passioni, grandi dolori, omicidi, ecc. E il risultato è un'accozzaglia di avvenimenti slegati, di banalità. Salvatores è riuscito ad essere prolisso e retorico pur riducendo all'osso il romanzo di Ammaniti. In una parola: fasullo.
[+] hai ragione
(di matteo78)
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