Come dio comanda

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Un film di Gabriele Salvatores. Con Elio Germano, Filippo Timi, Fabio De Luigi, Angelica Leo, Vasco Mirandola, Ludovica Di Rocco, Alvaro Caleca, Alessandro Bressanello Drammatico, durata 103 min. - Italia 2008. - 01 Distribution uscita venerdì 12 dicembre 2008. MYMONETRO Come dio comanda * * 1/2 - - valutazione media: 2,96 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La forza dell'amore e dei suoi limiti Valutazione 4 stelle su cinque

di daymimmo


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lunedì 15 dicembre 2008

Una storia plurima o meglio un proliferare di storie: un padre, un figlio, un "danneggiato", un non luogo, una comunità, una generazione. Questo film parla di sentimenti forti, di disagio sociale ed urbano, di politica in senso lato, eppure non si sente pronunciare parole quali ti amo, ti odio, destra, sinistra; nessuno lamenta una lampante assenza di "polis" e di "civitas". Eppure tutto il film è incentrato sulla forza dell'amore, l'amore di un padre e di un figlio; sulla forza di concetti (volutamente vaghi) quali la patria, la razza, la forza di volontà, il nazismo (e credo non a caso senza citare l'italico regima fascista) idee, queste ultime, che per quanto aberranti o discutibili sembrano rappresentare l'unico bagaglio di valori con i quali fare i conti con la vita di tutti i giorni. Tutto questo ci conduce al punto focale del film e cioè alla tematica dell’abbandono, tutto e tutti sembrano abbandonati a loro stessi, compreso un assistente sociale tristemente impotente ed anche un pò incapace di tutelare sorvegliare e tutelare Cristiano. Lasciato a stesso è, altresì, QuattroFormaggi, un ragazzo vittima di un incidente sul lavoro..."fulminato" ed abbandonato ai suoi deliri, così come Rino, il padre, precario nel lavoro e nei sentimenti. Egli sembra bastare a se stesso con le sue leggi e la sua morale, l'unico aiuto che non chiede a se stesso è una pistola, quale strumento di giustizia e di "libertà", una giustizia ed una libertà che non ha mai avuto il coraggio di usare. A tutto questo si intreccia la storia di un figlio che nonostante le macerie della sua esistenza ama suo padre incondizionatamente, unico punto di riferimento, metro di misura di ogni cosa. In questa cornice emerge con forza l'assenza della comunità, l'anomia sociale ed urbana. Oasi di un modo altro, rispetto alle pietre, al fango ed ai freddi torrenti è un anonimo centro commerciale dove dei gelidi ed un po’ cinici adolescenti "consumano" le loro prime esperienze di vita. Se manca una comunità, mancano le istituzioni e cioè manca lo Stato, assente nei valori, nella costruzione di un "progetto" urbano e sociale. La morte di una giovane adolescente per la quale le forze dell'ordine presenziano per un paio di fotogrammi, QuattroFormaggi che toglie e si toglie la vita, Cristiano che pur dovendo fronteggiare il dramma di un padre che lui crede essere l'autore di un terribile omicidio, poi successivamente con educata freddezza si libera del cadavere della compagna di scuola ed ancora è lui che trova il cadavere del suo caro amico QuattroFormaggi impiccatosi; ebbene, nonostante la pressione di tutti questi accadimenti Cristiano mai sente il bisogno di rivolgersi alle istituzioni. Se Rino, Cristiano e QuattroFormaggi sentono di dover "sbrigare" tutto da soli, autori e giudici di loro stessi e della realtà circostante, è perché in essi c'è un vuoto o la sfiducia (in particolare in Rino) di uno Stato assente che abbandona a loro stessi numerose vite umane, e da questo "abbandono" nascono poi i mostri e i drammi di ogni giorno e di ogni notte. L'amore di un padre e di un figlio, l’amicizia fraterna possono fare molto ma la dove non arrivano a colmarlo c'è il dolore, la tristezza, la solitudine ed a volte anche la morte. Verrebbe da dire che in questo film prende corpo la "verità" dei sentimenti; un groviglio patetico di relazioni asfissianti che implodo ed esplodono dentro e fuori le persone ed i luoghi in cui le azioni si addensano. L’unica presenza delle istituzioni risulta essere un efficientissimo ospedale dove tutto sembra avere fine ed inizio.

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