dr love
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martedì 5 gennaio 2010
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morale assassina
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Non è semplice commentare un lavoro come Tropa de elite. In particolare non è semplice ammettere che dentro allo sdegno di fronte alla violenza e al disprezzo per la vita altrui si insinua una sorta di stima per il coraggio, quasi un’ammirazione per le doti umane dei protagonisti. Ma andiamo per ordine; diciamo subito che il film è di parte, sfacciatamente, senza nascondersi. Dal primo all’ultimo fotogramma l’eroe è il comandante Nascimiento, le cui debolezze sono quelle di un uomo sensibile e combattuto tra dovere e amore per la famiglia. Il contrasto con le aspettative è subito stridente, visto che pochi corpi di polizia sono accompagnati da una nomea di brutalità come i cosiddetti squadroni della morte, che qui vengono invece presentati, come suggerisce il titolo, come una selezione non solo di uomini validi, con un addestramento da far impallidire il sergente Hartman, ma anche dotati di limpide doti di onestà e rigore morale.
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Non è semplice commentare un lavoro come Tropa de elite. In particolare non è semplice ammettere che dentro allo sdegno di fronte alla violenza e al disprezzo per la vita altrui si insinua una sorta di stima per il coraggio, quasi un’ammirazione per le doti umane dei protagonisti. Ma andiamo per ordine; diciamo subito che il film è di parte, sfacciatamente, senza nascondersi. Dal primo all’ultimo fotogramma l’eroe è il comandante Nascimiento, le cui debolezze sono quelle di un uomo sensibile e combattuto tra dovere e amore per la famiglia. Il contrasto con le aspettative è subito stridente, visto che pochi corpi di polizia sono accompagnati da una nomea di brutalità come i cosiddetti squadroni della morte, che qui vengono invece presentati, come suggerisce il titolo, come una selezione non solo di uomini validi, con un addestramento da far impallidire il sergente Hartman, ma anche dotati di limpide doti di onestà e rigore morale. Sulla corrispondenza di questo dato con la realtà si possono riservare ovviamente perplessità, ma resta il fatto che descrivendo le missioni svolte da questi uomini si intuiscono scenari di una pericolosità senza paragoni, in cui funzioni di polizia sono realizzabili solo da soldati, di conseguenza con un impostazione bellica dello scontro con il nemico, che diventa sacrificabile se il fine è quello di proteggere la collettività. Ad esempio non è un caso che l’organizzazione della visita del papa, di per sè un evento apparentemente gioioso e di festa, venga presentata come una missione di guerra affidata a commandos di killer spietati.
Se ci si fermasse a questo aspetto il rischio sarebbe quello di giudicare il film come un’apologia acritica dei “giustizieri”, valutazione che ha esposto il film a numerose accuse di “fascismo” ed elogio della violenza, in parte condivisibili.
Ma a questo punto va ricordato che la sceneggiatura del film, oltre a essere nata sulla base di testimonianze di protagonisti (sia direttamente che attraverso i resoconti di psicologi che li hanno assistiti), porta la firma di Braulio Mantovani, autore di “La ciudad de Dios”. Il lavoro precedente, con pregi e difetti, ha avuto il merito di mostrare da una prospettiva “interiore” la realtà raccapricciante della vita nelle favelas. Stavolta Mantovani ha rovesciato la prospettiva analizzando da un lato la cruda realtà della polizia brasiliana, fatta di corruzione, disonestà e asservimento al potere, dall’altra l’ipocrisia degli studenti benestanti, severi critici della polizia ma di fatto silenziosi complici dei trafficanti. In parallelo è spietato anche il giudizio sul volontariato e i cooperanti delle ONG, che sono dipinti come sprovveduti illusi, irrilevanti pedine di un gioco enormemente più grande.
Forse la migliore chiave di lettura sta nella vicenda di Matias, nel suo percorso di crescita e formazione, di progressiva presa di coscienza della realtà che si trova ad affrontare, l’assunzione dell’uso della forza come unica soluzione fino al salto nel buio finale, mostrato nell’ultima scena: l’abbandono del rispetto della vita umana come valore da difendere. È qui che le ombre dei sospetti di faziosità finiscono per dissolversi, lasciando spazio all’ultimo pessimista e disperato messaggio, quasi un estrema richiesta di aiuto da chi non sa più che fare. Voto 7,5
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[+] bella recensione, vorrei solo correggere una cosa.
(di m.petrelli)
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bluesilk
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lunedì 21 dicembre 2009
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josé padilha: anche altro
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José Padilha ha fatto altri bellissimi film/documentari oltre al film Tropa de Elite.
Bus 174 è uno.
Garapa (presentato alla Berlinale nel 2008) è un altro.
Valgono tutti la pena di essere visti.
Varrebbe anche la pena che MyMovies li inserisse nel suo (eccellente) database e li recensisse.
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reiver
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domenica 20 settembre 2009
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un mondo peggiore
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Un film impressionante.Su questo non ci piove,credo possano ammetterlo anche i suoi detrattori.A me è piaciuto,si meriterebbe un bel sette in pagella.Sceneggiatura solida ,buon approfondimento dei personaggi,attori sorprendenti...Non dico che sia un film eccellente,questo no.Sicuramente si poteva fare molto di più;la forza dei grandi registi è trasformare la cronaca in qualcosa di diverso,di più importante.Padilha schiaccia il pedale dell'acceleratore,costruisce una pellicola di grande impatto emotivo,però non riesce a costruire,con tanta roba interessante tra le mani,un film che avrebbe potuto essere veramente memorabile dal punto di vista artistico.Rimane comunque un buon prodotto,e il mio giudizio positivo è influenzato dal fatto che,in questo caso,forma e contenuto sono strettamente legati tra loro.
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Un film impressionante.Su questo non ci piove,credo possano ammetterlo anche i suoi detrattori.A me è piaciuto,si meriterebbe un bel sette in pagella.Sceneggiatura solida ,buon approfondimento dei personaggi,attori sorprendenti...Non dico che sia un film eccellente,questo no.Sicuramente si poteva fare molto di più;la forza dei grandi registi è trasformare la cronaca in qualcosa di diverso,di più importante.Padilha schiaccia il pedale dell'acceleratore,costruisce una pellicola di grande impatto emotivo,però non riesce a costruire,con tanta roba interessante tra le mani,un film che avrebbe potuto essere veramente memorabile dal punto di vista artistico.Rimane comunque un buon prodotto,e il mio giudizio positivo è influenzato dal fatto che,in questo caso,forma e contenuto sono strettamente legati tra loro.Lo stile "documentaristico" è il risultato di una precisa volontà da parte degli autori,quella di rappresentare la realtà in maniera fedele e distaccata,senza prendere le parti di nessuno,e posso anche capirlo,visto che parlare di queste cose in Brasile deve essere come infilare la mano in un cespuglio spinoso.Magari la mia visione dei fatti è un pò falsata,visto che non conosco perfettamente la realtà brasiliana,ma secondo me "Tropa de elite" non è un film fascista.Il mio timore era che la descrizione di un corpo speciale si traducesse in un suo velato apologo,invece è proprio il contrario.La pellicola colpisce duro nella denuncia della corruzione della polizia brasiliana,era dai tempi di "Serpico" che non vedevo niente di simile,mi sono diventati i capelli ricci da quanto sono rimasto allibito.Tra il disinteresse dello Stato,il caos delle forze dell'ordine "normali",l'atteggiamento irritante e sottilmente complice delle classi-bene,la responsabilità di attenuare il fenomeno della delinquenza legata allo spaccio di stupefacenti viene a gravare sulle spalle di pochissimi uomini,i membri del corpo speciale "Bope";i quali,dopo un addestramento che non ha nulla di sensato e che fa apparire i marines come delle signorine,scendono a patti con la loro umanità e la loro salute mentale per trasfomarsi in macchine di morte.In questo l'ultima,sconvolgente scena è particolarmente indicativa.Quello che mi sono chiesto al termine della visione è questo:è mai possibile che uno Stato e una società permettano tutto questo?E' troppo facile accusare i reparti speciali di fascismo,vorrei ben vedere che non diventasse come minimo fascista un uomo che deve gravare la sua coscienza di un peso insopportabile.Il tessuto sociale è come un campo da coltivare:è chiaro che le erbacce devono essere estirpate,ma se non pianti qualcosa di buono ti consumerai le mani e non otterrai niente.Non si può pensare che la repressione basti da sola,nè si può credere che dei corpi speciali possano sopperire in eterno a carenze legislative.Nè,a mio parere,un ricco e fortunato borghese può pensare che le sue azioni non abbiano conseguenze,e questo secondo me è un discorso valido anche per l'Italia.Penso a quelle persone che manifestano contro la mafia e poi si ammazzano di spinelli,ben sapendo che la droga è il principale introito delle associazioni mafiose...Un pò di coerenza non guasterebbe.Quando ho visto questo film ero reduce da una discussione con una persona a me molto cara,sulla possibilità di un mondo migliore:ecco,"Tropa de elite" in questo senso è una autentica pietra tombale.
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[+] bella recensione
(di andrea d)
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(di reiver)
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elvis shot jfk
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sabato 31 gennaio 2009
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gran bel film!
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Un film che va oltre a lezioni morali e insegnamenti.....fa vedere la cruda e dura verità senza schierarsi da nessuna parte! gran bel film!
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paride86
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domenica 28 dicembre 2008
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coinvolgente
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Una storia realista e intensa, ambientata nel Brasile di 10 anni fa. C'è molta carne al fuoco e si toccano parecchi temi: la descrizione di un sistema marcio di corruzione, gli ideali di pochi onesti, la povertà di un paese sudamericano, l'ipocrisia della società borghese. Devo dire che il film mi è piaciuto parecchio, però sembra girato come un documentario, e questo gioca a suo sfavore. Molto bravi gli attori, specialmente il protagonista.
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danilo nuciano
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mercoledì 17 dicembre 2008
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...per fare una frittata...
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...Bisogna rompere le uova. Un bellissimo film dove si strappano i veli ipocriti del politically correct e della distinzione tra droghe leggere e pesanti. Leggo che qualcuno insiste nel chiudere gli occhi di fronte al fatto che contro la corruzione, lo spaccio e la delinquanza non bastano le chiacchere ma servono i fatti. L'aspetto ideologico del film è questo, tra i pusher che si arricchiscono alle spalle dei poveracci che vivono nella favela, i figli della ricca borghesia che si puliscono la coscienza facendo un paio d'ore di volontariato per tornare poi alle loro feste patinate lastricate di cocaina e la corruzione del sistema si ergono gli uomini del Bope, che ottengono risultati eccellenti con mezzi che alla luce del buonismo imperante nella nostra cultura ipocrita sembrano eccessivi, ma sfido chiunque a dire di non avere provato sollievo alla fine della visione.
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...Bisogna rompere le uova. Un bellissimo film dove si strappano i veli ipocriti del politically correct e della distinzione tra droghe leggere e pesanti. Leggo che qualcuno insiste nel chiudere gli occhi di fronte al fatto che contro la corruzione, lo spaccio e la delinquanza non bastano le chiacchere ma servono i fatti. L'aspetto ideologico del film è questo, tra i pusher che si arricchiscono alle spalle dei poveracci che vivono nella favela, i figli della ricca borghesia che si puliscono la coscienza facendo un paio d'ore di volontariato per tornare poi alle loro feste patinate lastricate di cocaina e la corruzione del sistema si ergono gli uomini del Bope, che ottengono risultati eccellenti con mezzi che alla luce del buonismo imperante nella nostra cultura ipocrita sembrano eccessivi, ma sfido chiunque a dire di non avere provato sollievo alla fine della visione...
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dony 64
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lunedì 24 novembre 2008
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crudo e reale
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Film del genere azione forse tratto da una storia vera.Predomina la corruzione d parte della polizia con la malavita locale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, unico reddito della popolazione molto povera delle favelas per poter sopravvivere.Si salva solo qualche poliziotto che, solo per onore alla patria, riesce a scansarsi e dissociarsi dalla collettivita' corrotta.Il film e' molto reale, crudo e sicuramente da vedere.Voto 7+
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nocs
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venerdì 24 ottobre 2008
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una spaccato violento e reale del brasile.
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Il recensionista ha bastonato il filmsolo perchè mostra i cannati per quello che sono drogati, deboli, avezzi al vizio, per un giro senza fine, in cui gli universitari sono tra iprimi clienti, i cosidetti figli di papà che inneggiano alla loro libertà, però si fanno le canne e sniffano con i soldi del capitalismo. Polizia dura che risponde ad una corruzione dilangante in ogni sua forma, pure nella polizia stessa, e loro si ergono come ultimo baluardo della giustizia, dannondosi però l'anima, diventando spietate armi da guerra.
Certo non siamo a questi livelli, però chi non nega che nelle università e nei centri sociali ci siano giri di spaccio...
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