ziogiafo
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lunedì 17 settembre 2007
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un buon prodotto made in italy
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ziogiafo – Il dolce e l'amaro - Italia 2007 - “Ricordati che nella vita c’è il dolce e c’è l’amaro!” Questo è l’ultimo messaggio che il padre lascia a Saro prima di essere ammazzato, salutandolo con un intenso sguardo dal carcere dell’Ucciardone in piena agitazione. Saro Scordia (Luigi Lo Cascio), poco più che un ragazzino già pensa di diventare un temibile “uomo d’onore”, come naturale prodotto dell’ambiente in cui è nato. Un uomo qualunque che segue una sorta di protocollo imposto dalla Kalsa il difficile quartiere in cui vive, a volte disorientato dai suoi buoni sentimenti ma lucido e spietato nelle sue azioni di mafioso rampante. Saro incontra l’amore conoscendo Ada (Donatella Finocchiaro), che pure amandolo profondamente vive con estrema sofferenza questo rapporto, che ben presto lei stessa chiude, trasferendosi in una città del nord, odiando e temendo l’ideologia mafiosa.
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ziogiafo – Il dolce e l'amaro - Italia 2007 - “Ricordati che nella vita c’è il dolce e c’è l’amaro!” Questo è l’ultimo messaggio che il padre lascia a Saro prima di essere ammazzato, salutandolo con un intenso sguardo dal carcere dell’Ucciardone in piena agitazione. Saro Scordia (Luigi Lo Cascio), poco più che un ragazzino già pensa di diventare un temibile “uomo d’onore”, come naturale prodotto dell’ambiente in cui è nato. Un uomo qualunque che segue una sorta di protocollo imposto dalla Kalsa il difficile quartiere in cui vive, a volte disorientato dai suoi buoni sentimenti ma lucido e spietato nelle sue azioni di mafioso rampante. Saro incontra l’amore conoscendo Ada (Donatella Finocchiaro), che pure amandolo profondamente vive con estrema sofferenza questo rapporto, che ben presto lei stessa chiude, trasferendosi in una città del nord, odiando e temendo l’ideologia mafiosa. Una vita di violenze su commissione andate a buon fine, fanno di Saro Scordia un autentico “uomo di rispetto” che segue tutte le classiche trafile di cosa-nostra, ma si accorge che alla fine non era quella la vita che voleva. Comincia allora a ravvedersi per le sue scelte sbagliate e per il cruento cammino intrapreso, si ribella al volere dei vecchi capi mafia e quando gli propongono di ammazzare Stefano - un suo amico d’infanzia (Fabrizio Gifuni) - che intanto era diventato un autorevole giudice, sparisce letteralmente dalla circolazione per salvarsi, accettando un “programma di protezione” da questo stesso amico che è l’unica risorsa sincera che gli è rimasta. Stefano gli ricorda ancora che nella vita esiste “il dolce e l’amaro”… ed i momenti in cui bisogna decidere in fretta. Un violentissimo Lo Cascio in perfetta forma che dà vita a questo complesso personaggio in eterno conflitto con se stesso, grazie all’intensa espressività del brillante attore siciliano il personaggio viene fuori in tutta la sua sconvolgente contraddizione. L’intesa che riescono a trovare gli altri attori sul set di questo film è ammirevole, riuscendo a donare alla storia un taglio scorrevole e realistico, non omettendo i vecchi schemi rituali che costituiscono l’antica base da cui partono questo tipo di vicissitudini. Grande feeling tra Lo Cascio e Fabrizio Gifuni, inseparabili compagni di accademia, già hanno collezionato parecchi successi insieme. La storia è ben scritta e ben interpretata, manca la necessaria tensione questo è vero, ma le musiche sono indovinate, un buon prodotto made in Italy tutto sommato; diretto discretamente dal promettente giovane regista Andrea Porporati, ma il filone ormai è più che saturo. Tante buone risorse impiegate per un risultato non ancora all’altezza probabilmente degli irraggiungibili modelli del passato e della filmografia di questo genere, sempre viva nella nostra memoria, specialmente nel panorama cinematografico italiano degli anni settanta, un solo nome: Damiano Damiani, maestro incontrastato del filone in oggetto. Evviva il buon cinema italiano comunque che è in crescente ripresa.
Buon visione! Cordialmente ziogiafo
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miriam
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sabato 8 settembre 2007
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retrospettiva di un uomo d'onore
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In primo luogo non è un film sulla mafia ma il punto di vista di un uomo che,cambiata vita,lontano dalla sua Sicilia,ripercorre in modo leggero,divertito e malinconico il suo passato,TUTTO il suo passato. In questo mi ha ricordato "Breakfast on Pluto" perché è proprio la voce narrante di Saro (nel momento in cui ne sottolinea momenti cruciali) ad offrirci una chiave di lettura personale (uno su tutti:il momento della rapina).Chiave di lettura che sposta l’attenzione dalla sostanza tragica dell'avvenimento. E' una sorta di guida alla lettura. Una lettura umoristica .Al di là della trama quello che permette lo scarto è Lo Cascio,che sembra del tutto a suo agio in un ruolo diverso da quello coperto ne “I Cento Passi”.
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In primo luogo non è un film sulla mafia ma il punto di vista di un uomo che,cambiata vita,lontano dalla sua Sicilia,ripercorre in modo leggero,divertito e malinconico il suo passato,TUTTO il suo passato. In questo mi ha ricordato "Breakfast on Pluto" perché è proprio la voce narrante di Saro (nel momento in cui ne sottolinea momenti cruciali) ad offrirci una chiave di lettura personale (uno su tutti:il momento della rapina).Chiave di lettura che sposta l’attenzione dalla sostanza tragica dell'avvenimento. E' una sorta di guida alla lettura. Una lettura umoristica .Al di là della trama quello che permette lo scarto è Lo Cascio,che sembra del tutto a suo agio in un ruolo diverso da quello coperto ne “I Cento Passi”. Il fatto di aver respirato l’aria rappresentata,di aver visto da vicino la realtà raccontata ha aiutato la sua naturale predisposizione all’introspezione psicologica dando vita non ad una macchietta (come spesso accade) ma ad un personaggio credibile e “universale” ,esempio di quello che è e che sempre sarà l’uomo d’onore. La Finocchiaro ha come sempre una bellezza elegante e antica che dà vita a un legame intenso più che con chiunque altro. Molto bello.
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gianluca stanzani
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lunedì 19 gennaio 2009
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le due vie
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L'opera seconda di Andrea Porporati (Il sole negli occhi - 2001) in concorso al Festival di Venezia 2007, ci presenta la dolce ascesa e l'amaro declino di un picciotto della mafia. Uno dei tanti manovali del crimine organizzato, nati e vissuti nella cieca obbedienza del proprio padrino e con la massima aspirazione di “divenire qualcuno” al suo fianco o al suo posto (le due cose convivono di pari passo). Vent'anni di vita del picciotto Saro Scordia (Luigi Lo Cascio), si snodano tra i vicoli del quartiere palermitano della Kalsa, la conoscenza del carcere (e quindi anche dei suoi ingombranti boss) e l'affiliazione alla cupola mafiosa. Vent'anni di ascesa nella scala gerarchica del crimine organizzato, dove l'occhio del regista si posa, nel tentativo di mostrarci la muta quotidianità del mondo dell'illegalità.
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L'opera seconda di Andrea Porporati (Il sole negli occhi - 2001) in concorso al Festival di Venezia 2007, ci presenta la dolce ascesa e l'amaro declino di un picciotto della mafia. Uno dei tanti manovali del crimine organizzato, nati e vissuti nella cieca obbedienza del proprio padrino e con la massima aspirazione di “divenire qualcuno” al suo fianco o al suo posto (le due cose convivono di pari passo). Vent'anni di vita del picciotto Saro Scordia (Luigi Lo Cascio), si snodano tra i vicoli del quartiere palermitano della Kalsa, la conoscenza del carcere (e quindi anche dei suoi ingombranti boss) e l'affiliazione alla cupola mafiosa. Vent'anni di ascesa nella scala gerarchica del crimine organizzato, dove l'occhio del regista si posa, nel tentativo di mostrarci la muta quotidianità del mondo dell'illegalità. Facendoci scoprire quella facciata intinta di normalità di chi è nato e cresciuto in quei luoghi e si è ritrovato a dover vivere un destino già assegnato, una vita già calcolata all'interno del solo ambiente possibile e conoscibile. Ambiente nel quale riscattare la propria miseria innata. Dopo aver affrontato ruoli come quello di Peppino Impastato e del suo piccolo ma tenace contributo nella lotta alla mafia (I cento passi - 2000), ritroviamo Luigi Lo Cascio dall'altra parte della barricata impegnato nelle vesti di un eroe negativo, che nella sua interpretazione assume i contorni di una gravosa e più ampia presa di coscienza esistenziale del rapporto uomo - mafia.
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paperino
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venerdì 29 luglio 2011
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un film prezioso trovato per caso...
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Nella scelta del film è stata determinante la presenza come inerprete di Lo Cascio che condiero un ottimo attore e uno dei miei preferiti. Il film è stata una piacevole sorpresa: realistico ma senza indulgere in scene truculente il tocco particolare è dato dall'ironia ( la scena della rapina con traduzione dal siciliano all'italiano ) che ci fa sorridere in un contesto dove predomina una realtà così violenta, capillarmente diffusa e un destino che sembra ineluttabile per chi ha la sfortuna di nascere in certe zone. Non a caso il film finisce con una risata, amara, isterica e che dice più di qualsiasi altro finale.
Sicuramente la recitazione di Lo Cascio sostiene tutto il film e se qualcosa si può obiettare è la facilità con cui il protagonista e la sua famiglia riescano a rifarsi una vita tranquilla e sicura.
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Nella scelta del film è stata determinante la presenza come inerprete di Lo Cascio che condiero un ottimo attore e uno dei miei preferiti. Il film è stata una piacevole sorpresa: realistico ma senza indulgere in scene truculente il tocco particolare è dato dall'ironia ( la scena della rapina con traduzione dal siciliano all'italiano ) che ci fa sorridere in un contesto dove predomina una realtà così violenta, capillarmente diffusa e un destino che sembra ineluttabile per chi ha la sfortuna di nascere in certe zone. Non a caso il film finisce con una risata, amara, isterica e che dice più di qualsiasi altro finale.
Sicuramente la recitazione di Lo Cascio sostiene tutto il film e se qualcosa si può obiettare è la facilità con cui il protagonista e la sua famiglia riescano a rifarsi una vita tranquilla e sicura.:non mi risulta sia così semplice... Il film comunque riesce a rendere perfettamente l'idea di come sia purtroppo facile trovarsi a compiere atti di ferocia inaudita o ad avvallarli ( l'uccisione a sangue freddo dei ragazzini tenuti per giorni nel pozzo).
L'ironia così difficle da inserire in certi contesti e sapientemente dosata ci ricorda come la vita sia complessa e come difficle sia dare un giudizio morale definitivo in molte situazioni.
Il tutto a sottolineare la compresenza del dolce e l'amaro, della felicità e della disperazione, della risata e dell'urlo presenti nell' esistenza di ciascuno.
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clio
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sabato 6 ottobre 2007
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romanzo siciliano
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In concorso alla 64a Mostra del Cinema di Venezia, il lungometraggio di A. Porporati non è che una metafora applicabile ad ogni esistenza, articolata secondo le tonalità emotive della vita del protagonista, quasi fosse un’imposizione del destino a cui non è possibile potersi sottrarre.
Il film è troppo lento, senza alcun dinamismo, di uno standard quasi mediocre, l’unico merito è di aver raccontato la mafia dalla prospettiva interna, nella sua squallida quotidianità, mettendo a nudo la spietata mentalità dei falsi galantuomini e seguendo tra violenza e ipocrisia, il cursus honorum del protagonista.
Porporati mette in scena tutte le contraddizioni di un mondo, quello di “Cosa Nostra” che obbliga le leggi a sottomettersi alla violenza, l’uomo ad annullare le percezioni, la coscienza ad ignorare lo spirito critico e conclude la parabola con la conversione del protagonista, virtuosamente interpretato dal L.
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In concorso alla 64a Mostra del Cinema di Venezia, il lungometraggio di A. Porporati non è che una metafora applicabile ad ogni esistenza, articolata secondo le tonalità emotive della vita del protagonista, quasi fosse un’imposizione del destino a cui non è possibile potersi sottrarre.
Il film è troppo lento, senza alcun dinamismo, di uno standard quasi mediocre, l’unico merito è di aver raccontato la mafia dalla prospettiva interna, nella sua squallida quotidianità, mettendo a nudo la spietata mentalità dei falsi galantuomini e seguendo tra violenza e ipocrisia, il cursus honorum del protagonista.
Porporati mette in scena tutte le contraddizioni di un mondo, quello di “Cosa Nostra” che obbliga le leggi a sottomettersi alla violenza, l’uomo ad annullare le percezioni, la coscienza ad ignorare lo spirito critico e conclude la parabola con la conversione del protagonista, virtuosamente interpretato dal L.Lo Cascio, che cresciuto nell’humus mafioso, tra la morale disumana, gli intrighi e i tradimenti delle cosche siciliane, riesce ad ascoltare lo spirito etico della sua umanità e a passare dall’altra parte della barricata.
Tutto appare già descritto, la pellicola non presenta nulla di sconvolgente e appassionante, Porporati non riesce in alcun modo a creare momenti di tensione e di suspance. Se superficialmente viene narrato, con visibile ed eccessiva semplicità, un mondo immutabile, divorato dalla corruzione, dilaniato dalla violenza e sconvolto dalle profonde contraddizioni, è solo applicando un’ottica assolutamente intimista e introspettiva che si può cogliere la tensione e la drammaticità dei vincoli che condizionano l’individuo.
CLIO PEDONE
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