laurence316
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giovedì 9 febbraio 2017
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un nuovo rilancio per la zombie saga di romero
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A 67 anni suonati Romero non ha perso nulla di quella sua straordinaria abilità di coniugare suspense, horror e satira sociale. Diary of the Dead è infatti tra i migliori risultati del regista.
Nel suo 5° film dedicato ai morti viventi, Romero, dopo aver mostrato con ottimi risultati nei film precedenti gli effetti del contagio nel lungo periodo, quando ormai il mondo e l'umanità hanno raggiunto un punto di assoluto non ritorno, decide di ritornare invece all'inizio, ai primi momenti dell'epidemia, aggiornando il tutto (quasi 40 anni dopo il primo film) alle nuove tecnologie e alle fobie contemporanee. E ne ricava un ennesimo film memorabile.
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A 67 anni suonati Romero non ha perso nulla di quella sua straordinaria abilità di coniugare suspense, horror e satira sociale. Diary of the Dead è infatti tra i migliori risultati del regista.
Nel suo 5° film dedicato ai morti viventi, Romero, dopo aver mostrato con ottimi risultati nei film precedenti gli effetti del contagio nel lungo periodo, quando ormai il mondo e l'umanità hanno raggiunto un punto di assoluto non ritorno, decide di ritornare invece all'inizio, ai primi momenti dell'epidemia, aggiornando il tutto (quasi 40 anni dopo il primo film) alle nuove tecnologie e alle fobie contemporanee. E ne ricava un ennesimo film memorabile. Non un capolavoro, sicuramente, (volendo fare i pignoli la recitazione non è proprio eccezionale e in alcuni momenti la narrazione rallenta un pò troppo per lasciare spazio alle spesso inutili spiegazioni di Debra), ma altrettanto sicuramente uno dei miglior horror del decennio, il migliore in assoluto volendo guardare solo alla "non più così ristretta" cerchia di film dedicati agli zombie.
Diary of the Dead è un nuovo, potente spaccato dell'America, ma in estensione del mondo intero. Di un'intera umanità, persa e senza vie di scampo. Un lucido film di denuncia che si scaglia contro i mass-media e contro "l'irresponsabilità di chi sacrifica ogni morale al culto dell'immagine" (Mereghetti): in nome di un presunto "dovere d'informazione" Jason arriverà infatti all'assurdo di farsi apatico spettatore in situazioni di estremo pericolo che invece richiederebbero un suo tempestivo intervento.
La durata è breve, il ritmo serrato e la tensione continua: nel terzo atto pare calare ma si riaccende rapidamente poco prima del finale. Pervaso da una sottile vena di umorismo nero, il film regala un'ultima indimenticabile (e terribile) inquadratura che, con la battuta finale ("Meritiamo davvero di essere salvati?"), vale da sola la spesa del biglietto.
Emblematico il titolo che Debra sceglie per il video: The Death of Death, la morte della morte, e geniale il personaggio dell'Amish sordo.
Consigliata la visione in lingua originale, fosse anche solo per il fatto che, sul finale, nella versione doppiata, si perde un importantissimo gioco di parole riguardante la coniugazione del verbo to shoot (riprendere ma anche sparare), che sintetizza bene il significato dell'intero lungometraggio. E anche perché, in originale, è possibile ascoltare le voci di Tarantino, Wes Craven, Del Toro, Simon Pegg e Stephen King che si ritagliano ironicamente i ruoli di presentatori. Peccato che questo ultimo film di un grande maestro del genere non si sia guadagnato una più ampia diffusione, anche e soprattutto in Italia.
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william lee
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venerdì 23 maggio 2008
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noi siamo loro, loro sono noi...
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Romero è tornato, ed è tornato in grande forma, con questo quinto capitolo della sua, ormai definiamola così, politica "non corretta", sui morti viventi. Di questo si tratta infatti, politica e critica sociale, economica, sipirituale e morale. Dall'inizio della sua avventura, nel lontano 1968, il nostro George ha cercato, con risultati strabilianti, considerato il genere, di raccontare si storie dell'orrore, ma più di tutto ha cercato di raccontare le condizioni sociali dell'uomo, vivo o morto che sia. Basta ricordare il finale de "La Notte dei Morti Viventi", la location di "Zombi", la caratterizzazione dei personaggi de "Il Giorno degli Zombi" e la città a strati, poveri e ricchi, di "La Terra dei Morti Viventi" per giungere a comprendere la critica severa e senza troppi sconti che Romero applica ad ogni strato della società.
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Romero è tornato, ed è tornato in grande forma, con questo quinto capitolo della sua, ormai definiamola così, politica "non corretta", sui morti viventi. Di questo si tratta infatti, politica e critica sociale, economica, sipirituale e morale. Dall'inizio della sua avventura, nel lontano 1968, il nostro George ha cercato, con risultati strabilianti, considerato il genere, di raccontare si storie dell'orrore, ma più di tutto ha cercato di raccontare le condizioni sociali dell'uomo, vivo o morto che sia. Basta ricordare il finale de "La Notte dei Morti Viventi", la location di "Zombi", la caratterizzazione dei personaggi de "Il Giorno degli Zombi" e la città a strati, poveri e ricchi, di "La Terra dei Morti Viventi" per giungere a comprendere la critica severa e senza troppi sconti che Romero applica ad ogni strato della società. I morti viventi seguono per così dire anche la nostra storia, tra ipermecati, militarismo e globalizzazione, seguono ,dal loro modo di vedere le cose, un cambiamento che per noi è, o ci appare, come qualcosa d'importante, ma che alla fine risulterà essere la nostra distruzione. Gli zombi sono come noi, una specie che cerca di sopravvivere, gli zombi sono clown, ballerine, meccanici, casalinghe, bambini e benzinai. I morti viventi sono la nostra evoluzione, obbligata e inevitabile, sono un evoluzione che ci appare cruda e violenta, ma sono essenzialmente un cambiamento verso l'insensibilità giustificata delle nostre azioni di morte verso noi stessi. Probabilmente inferiore a "La Terra dei Morti Viventi", questo ultimo (forse) capitolo della "nostra" storia, chiude (o inizia?) perfettamente un'avventura iniziata tanti anni fa e che, probabilmente, non è destinata a finire presto.
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nino pell.
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venerdì 5 novembre 2010
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romero ritorna alle origini col progresso di oggi
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Col quarto capitolo sugli zombi, Romero recupera la favolosa naturalezza dei suoi esordi riportandola però all'evoluzione tecnologica e sociale dei tempi moderni. Nel primo film del '68 il regista rivolgeva le sue tematiche alla rivoluzione sociale di quel periodo e al monito nei riguardi degli aspetti negativi delle allora scoperte nucleari e scientifiche. Il capolavoro del '78 era invece un'aperta critica sul decadente consumismo occidentale. E dopo il fazioso e formale "La terra dei..." del 2005, Romero ritorna ad imprimere la bellezza artigianale e pioneristica del suo stile narrativo. In questo quarto capitolo il regista sembra rivolgere lo sguardo alle nuove generazioni, spalleggiate dall'attuale progresso tecnologico ma spesso indecise ed insicure nel prendere una giusta direzione.
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Col quarto capitolo sugli zombi, Romero recupera la favolosa naturalezza dei suoi esordi riportandola però all'evoluzione tecnologica e sociale dei tempi moderni. Nel primo film del '68 il regista rivolgeva le sue tematiche alla rivoluzione sociale di quel periodo e al monito nei riguardi degli aspetti negativi delle allora scoperte nucleari e scientifiche. Il capolavoro del '78 era invece un'aperta critica sul decadente consumismo occidentale. E dopo il fazioso e formale "La terra dei..." del 2005, Romero ritorna ad imprimere la bellezza artigianale e pioneristica del suo stile narrativo. In questo quarto capitolo il regista sembra rivolgere lo sguardo alle nuove generazioni, spalleggiate dall'attuale progresso tecnologico ma spesso indecise ed insicure nel prendere una giusta direzione. Ad aggravare questa situazione, c'è di mezzo una società ormai incapace di ergersi da esempio per i giovani, offuscata da un egoismo ed un individualismo sempre più imperanti. Romero ci mostra tutto questo attraverso l'uso costante, in questo film, di strumenti che meglio di ogni altra cosa sembrano comunicare col linguaggio sociale dell'uomo moderno: le videocamere, appunto. Riprendere e registrare il declino di un mondo sempre più alla rovina e atavico da ogni posibilità di ripresa o di cambiamento.
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jivan17
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domenica 26 settembre 2010
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romero conferma la sua bravura
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Nulla che dire, Romero conferma la sua bravura nell'intrattenere il pubblico con film horror che trattano gli zombie. La storia pur semplice risulta molto bella e piacevole e tutto scorre com un bicchier d'acqua. Ogni personaggio è al suo posto, ogni scena d'azione è ripresa in modo egregio, le musiche risaltano l'andamento degli avvenimenti e fanno da buon sottofondo nei momenti di riflessione.
Dunque nel complesso potrebbe benissimo rientrare in quei film cult del mondo dell'horror e a far parte delle collezioni di tutti gli appassionati.
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wynorski guiaz '80s
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venerdì 11 dicembre 2009
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film di zombie dal contenuto critico/sociale
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In un Mondo ormai globalizzato e dove le tecnologie sono la base per la vita degli uomini, una misteriosa epidemia psichica(così si dice) riporta in vita i morti, trasformandoli in zombie assetati di carne umana. A farne le spese, tutta la popolazione Mondiale. La vicenda viene raccontata da un montaggio di alcuni ragazzi protagonisti di un'odissea dove regnano morte e caos. A differenza del tanto atteso ritorno nel 2005 con La Terra Dei Morti Viventi, George A. Romero ritorna nel 2007(per gli USA, qui in Italia nel 2009) con un nuovo capitolo della sua personale saga sugli zombie, e stavolta, oltre che alla conosciuta(per il pubblico) e misteriosa epidemia(per i personaggi) con conseguenti morti viventi, porta anche lo spettatore ad una riflessione non banale sulla società odierna e sul Mondo virtuale/tecnologico via Internet, dei mass media e del giornalismo televisivo.
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In un Mondo ormai globalizzato e dove le tecnologie sono la base per la vita degli uomini, una misteriosa epidemia psichica(così si dice) riporta in vita i morti, trasformandoli in zombie assetati di carne umana. A farne le spese, tutta la popolazione Mondiale. La vicenda viene raccontata da un montaggio di alcuni ragazzi protagonisti di un'odissea dove regnano morte e caos. A differenza del tanto atteso ritorno nel 2005 con La Terra Dei Morti Viventi, George A. Romero ritorna nel 2007(per gli USA, qui in Italia nel 2009) con un nuovo capitolo della sua personale saga sugli zombie, e stavolta, oltre che alla conosciuta(per il pubblico) e misteriosa epidemia(per i personaggi) con conseguenti morti viventi, porta anche lo spettatore ad una riflessione non banale sulla società odierna e sul Mondo virtuale/tecnologico via Internet, dei mass media e del giornalismo televisivo. Romero non è mai superficiale sull'argomento da lui trattato, difatti alterna e costruisce la vicenda in stile Rec, Cloverfield e Quarantena, riprendendo tutti i fatti e la situazione del contagio Mondiale attraverso due videocamere alternate con il conseguente impatto di suscitare nello spettatore ancora più paura e angoscia. Come aveva fatto nel suo cult La Notte Dei Morti Viventi, Romero riaggiorna la vicenda all'oggi e di conseguenza pone in contrasto elementi tecnologici che nel 1968 non erano ancora presenti. In questo caso il film in stile zombie diventa una pretesta per criticare il Mondo di oggi; in particolare la sfera informatica. Una pretesta che risultà però sensata e coerente con quello che Romero ci vuole comunicare. Davvero un'ottimo film, un grande ritorno ancora più apprezzato del già buono e altrettanto critico La Terra Dei Morti Viventi. Da vedere anche se non ci si deve mettere nell'ottica di visionare un horror truculento. Vedi recensione.
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superavenger99
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mercoledì 29 agosto 2012
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la società dell'horrore
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Leggo nelle recensioni negative, cose che non hanno senso, come si fa a criticare questo ottimo film per poi tessere le lodi a film ORRIBILI tipo la maschera di cera, vacancy, orphanage, e il bruttissimo remake de l'alba dei morti viventi, della serie guarda come ti rovino un capolavoro (ZOMBI).
non ci siamo guardatevi i film di Nanni Moretti ,fanno per voi.
Romero con questo film ha dato l'ennesima prova di grande regista, vede il fallimento della nostra società attraverso i suoi film, e non si schiera con nessuno, da nessuna parte politica, è la sconfitta di tutti noi.
La recitazione,da parte di attori sconosciuti è di gran lunga superiore a quelli del nostro povero cinema, le sequenze memorabili, c'è tensione, quello che manca agli altri film horror con teen ager, senza ne capo ne coda.
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Leggo nelle recensioni negative, cose che non hanno senso, come si fa a criticare questo ottimo film per poi tessere le lodi a film ORRIBILI tipo la maschera di cera, vacancy, orphanage, e il bruttissimo remake de l'alba dei morti viventi, della serie guarda come ti rovino un capolavoro (ZOMBI).
non ci siamo guardatevi i film di Nanni Moretti ,fanno per voi.
Romero con questo film ha dato l'ennesima prova di grande regista, vede il fallimento della nostra società attraverso i suoi film, e non si schiera con nessuno, da nessuna parte politica, è la sconfitta di tutti noi.
La recitazione,da parte di attori sconosciuti è di gran lunga superiore a quelli del nostro povero cinema, le sequenze memorabili, c'è tensione, quello che manca agli altri film horror con teen ager, senza ne capo ne coda. e poi è ovvio che Romero ci mette sempre un pizzico di humor nei suoi film, a volte comicità ,ma voluta.
cosa importante, cè un chiaro messaggio all'inizio del film, per gli estimatori dei morti centometristi, gli zombi NON possono correre, questo si che sarebbe ridicolo!!
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tarantinofan96
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domenica 2 febbraio 2014
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diary of the dead
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Quinto film della tetralogia dei morti viventi di George A Romero. Il film è girato interamente con telecamere a mano usate dai personaggi e attraverso le nuove tecnologie odierne Romero continua la sua critica alla società; i mezzi di informazione odierni sono manipolati da tutti e tutti li possono ussare per raccontare storie e per far credere alle persone que[+]
Quinto film della tetralogia dei morti viventi di George A Romero. Il film è girato interamente con telecamere a mano usate dai personaggi e attraverso le nuove tecnologie odierne Romero continua la sua critica alla società; i mezzi di informazione odierni sono manipolati da tutti e tutti li possono ussare per raccontare storie e per far credere alle persone quello che si vuole far credere. I morti viventi ancora una volta servono da sfondo per dimostrare come l'informazione al giorno d'oggi sia diventata uno strumento del quale le persone non possono fare a meno nel bene e nel male. Trattasi forse più di un film politico ma, questo Diary Of The Dead dimostra come Romero sia una spanna sopra tutti nel genere.
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malaussène
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domenica 10 gennaio 2010
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gli zombie sono in agonia, ma non del tutto morti
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Dopo la Terra dei morti viventi sembrava che Romero avesse esaurito tutte le carte da giocare, e che oramai i morti viventi fossero giunti al capolinea. Questo film a mio avviso dimostra invece che il filone è ancora vitale, purchè ci sia una solida regia a sorreggerlo. Solida regia che mancava nel precedente film zombesco, che si perdeva negli effetti speciali e lasciava trasparire una certa mancanza di idee. Con Diary of the dead Romero torna alle origini: un horror ben costruito, con buona suspance e una trama che, seppur trita e ritrita (il solito gruppo di superstiti che tenta di sopravvivere), mantiene ancora il suo fascino. 2 stelle e mezza però, non di più.
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Dopo la Terra dei morti viventi sembrava che Romero avesse esaurito tutte le carte da giocare, e che oramai i morti viventi fossero giunti al capolinea. Questo film a mio avviso dimostra invece che il filone è ancora vitale, purchè ci sia una solida regia a sorreggerlo. Solida regia che mancava nel precedente film zombesco, che si perdeva negli effetti speciali e lasciava trasparire una certa mancanza di idee. Con Diary of the dead Romero torna alle origini: un horror ben costruito, con buona suspance e una trama che, seppur trita e ritrita (il solito gruppo di superstiti che tenta di sopravvivere), mantiene ancora il suo fascino. 2 stelle e mezza però, non di più. Questo perchè i tentativi di innovazione si limitano alla telecamera a mano e a qualche bella trovata di montaggio, ma non vanno oltre. C'è il solito incontro coi militari che dovrebbero essere la salvezza e invece sono tutt'altro (non ricorda 28 giorni dopo?), la solita fuga con graduale decimazione del gruppo (le comparse poi come al solito durano pochissimo), eccetera eccetera. Inoltre in certe scene l'accanimento a filmare tutto e tutti raggiunge l'assurdo, ad esempio quando Deb viene aggredita dal fu suo fratellino e, mentre lei tenda di scrollarselo di dosso senza farsi mordere, i due ragazzi che sono con lei restano impalati a riprendere la scena con le telecamere. Oppure nella ridicola scena di inseguimento nel bosco attorno alla villa, verso il finale. Insomma, qualche forzatura di troppo. Qualcuno continua a vedere nei film di Romero una sorta di denuncia sociale, in questo caso riguardo ai media che insabbiano la verità. Può anche darsi, ma a mio avviso i film di denuncia sono altri, e sarebbe meglio considerare Diary of the dead semplicemente come un buon film horror, dimostrazione che anche con pochi mezzi si possono ottenere buoni risultati.
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nick castle
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mercoledì 3 novembre 2010
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un po' troppo commerciale
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Nell'era del cinema sull'onda di "The Blair Witch Project", Romero si adegua ai tempi, e gira a macchina a mano in digitale, donando al film l'aspetto di un filmato amatoriale, usando l'escamotage di più telecamere in scena per il montaggio. L'adeguamento ai tempi di Romero, si unisce al re-inizio della storia, riportando agli inizi l'esplosione del contagio, cambiando alcuni particolari, ad esempio: Non serve che si venga morsi da uno zombi per diventarlo, anche la morte per cause naturali porta a un incombente zombificazione. Con l'apporto di effetti digitali di bassa qualità purtroppo, Romero preme l'acceleratore dell'efferatezza, con bulbi oculari che esplodono, una falce che si conficca nel cranio, acido che scioglie la testa di uno zombie, una testa tagliata a metà da una spada, fino a che il tutto prende una piega che va a sfociare sul ridicolo volontario, voluto e studiato.
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Nell'era del cinema sull'onda di "The Blair Witch Project", Romero si adegua ai tempi, e gira a macchina a mano in digitale, donando al film l'aspetto di un filmato amatoriale, usando l'escamotage di più telecamere in scena per il montaggio. L'adeguamento ai tempi di Romero, si unisce al re-inizio della storia, riportando agli inizi l'esplosione del contagio, cambiando alcuni particolari, ad esempio: Non serve che si venga morsi da uno zombi per diventarlo, anche la morte per cause naturali porta a un incombente zombificazione. Con l'apporto di effetti digitali di bassa qualità purtroppo, Romero preme l'acceleratore dell'efferatezza, con bulbi oculari che esplodono, una falce che si conficca nel cranio, acido che scioglie la testa di uno zombie, una testa tagliata a metà da una spada, fino a che il tutto prende una piega che va a sfociare sul ridicolo volontario, voluto e studiato. Purtroppo la vena critica di Romero inizia ad affievolirsi e il film come puro survival horror non riesce ad auto-sostenersi.
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fluturnenia
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domenica 5 aprile 2009
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quante parole
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Che questo film nn sia il meglio che da Romero ci si potesse aspettare è fuor dubbio ma l'idea del film nel film (cosa tra l'altro assolutamente nn originale, se ne possono nominare diversi di film similari) è proprio quello che permette alla pellicola di farsi guardare senza troppi sbadigli. Certo la prima cosa che viene in mente e pensare che il regista sia caduto nella trappola, più o meno consapevolmente, della scopiazzatura (Rec, Cloverfield, etc...). Beh se anche fosse, poco male. Il difetto nn è certo questo. Il punto dolente è nella trama. Quei ragazzi sn dei perfetti idioti!!! Nn posso credere che in situazioni così tragiche ci possa esser gente che si preoccupi della telecamera a scapito dell'incolumità degli amici e della propria incolumità.
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Che questo film nn sia il meglio che da Romero ci si potesse aspettare è fuor dubbio ma l'idea del film nel film (cosa tra l'altro assolutamente nn originale, se ne possono nominare diversi di film similari) è proprio quello che permette alla pellicola di farsi guardare senza troppi sbadigli. Certo la prima cosa che viene in mente e pensare che il regista sia caduto nella trappola, più o meno consapevolmente, della scopiazzatura (Rec, Cloverfield, etc...). Beh se anche fosse, poco male. Il difetto nn è certo questo. Il punto dolente è nella trama. Quei ragazzi sn dei perfetti idioti!!! Nn posso credere che in situazioni così tragiche ci possa esser gente che si preoccupi della telecamera a scapito dell'incolumità degli amici e della propria incolumità. Tanto più che nn c'è nemmeno in palio il Pulizer!!! E nn si capisce nemmeno perchè e con quali aspettative la biondazza se la batta a gambe alla volta dell'ignoto, infischiandosene di lasciare la truppa senza mezzo di trasporto. E poi lasciatemelo dire...i dialoghi in lingua madre sono terribilmente poco credibili. L'arte del doppiaggio è e sarà sempre e solo tutta italiana!!!
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