gianleo67
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venerdì 13 novembre 2015
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quando si confondono le medicine con l'acqua santa
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Cresciuta in una famiglia cattolica bavarese, la giovane Michaela soffre di gravi disturbi epilettici causati ed acuiti dall'educazione fortemente repressiva che soprattutto la madre gli ha impartito sin da bambina. Iniaziato un faticoso percorso universitario ed una progressiva emancipazione dall'ambiente domestico, la ragazza vede ben presto peggiorare le sue già precarie condizioni di salute e la malsana convinzione di essere preda di una insidiosa possessione demoniaca. Finale drammatico.
Basato sul famigerato caso dell'esorcismo di Anneliese Michel (cui si era già ispirato l'anno prima Scott Derrickson nel riuscito horror-giudiziario The Exorcism of Emily Rose), Hans-Christian Schmid tratteggia una oscura storia di disturbo mentale e dramma personale entro la cornice di una cultura sociale dove sembra combattersi una sotterranea battaglia tra le chiusure di un ambiente familiare fortemente conservatore e le aperture di una società civile improntata al razionalismo ed alla libera determinazione individuale.
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Cresciuta in una famiglia cattolica bavarese, la giovane Michaela soffre di gravi disturbi epilettici causati ed acuiti dall'educazione fortemente repressiva che soprattutto la madre gli ha impartito sin da bambina. Iniaziato un faticoso percorso universitario ed una progressiva emancipazione dall'ambiente domestico, la ragazza vede ben presto peggiorare le sue già precarie condizioni di salute e la malsana convinzione di essere preda di una insidiosa possessione demoniaca. Finale drammatico.
Basato sul famigerato caso dell'esorcismo di Anneliese Michel (cui si era già ispirato l'anno prima Scott Derrickson nel riuscito horror-giudiziario The Exorcism of Emily Rose), Hans-Christian Schmid tratteggia una oscura storia di disturbo mentale e dramma personale entro la cornice di una cultura sociale dove sembra combattersi una sotterranea battaglia tra le chiusure di un ambiente familiare fortemente conservatore e le aperture di una società civile improntata al razionalismo ed alla libera determinazione individuale. Forte di un impianto narrativo e scenico che si accosta alla materia con un realismo a tratti eccessivamente distaccato, si prospetta la suggestiva ipotesi che il retaggio di una cultura medievale si sia preservato nel cuore di una confusa modernità, laddove la fede rappresenta l'insormontabile baluardo contro cui si confronta l'impulso progressista di un inesorabile agnosticismo. Nel cortocircuito emotivo prodotto dai guasti di una cultura repressiva origina e si sviluppa il dramma privato di una giovane santa laica che si immola sull'altare di una faticosa normalità sociale (Kreuzweg Le stazioni della fede - 2015 - Dietrich Brüggemann). Ogni tentativo di ribellarsi ai dogmi di una rigida disciplina confessionale alimenta così il circolo vizioso di un acuirsi dei sintomi di un psicosi che trova nei simboli religiosi una manifesta e irrefrenabile ostilità. Tra razionalismo e misticismo, posologia farmacologica e somministrazione di un sacramento comandato si gioca l'ambivalenza di una critica sociale alle contraddizioni della società teutonica in cui convivono tanto le istanze di comprensione quanto quelle di punizione. Forse un pò schematico nel dividere i personaggi che ruotano attorno alla tormentata protagonista tra un genitore buono ed uno cattivo, tra un prete illuminato ed una altro prevenuto si muove un racconto entomologico sul dramma di una follia scambiata per il maligno, suggerendo quindi che i progressi della pedagogia sociale sono inutili di fronte alla persistenza di pratiche arcaiche che sopravvivono ai progressi della scienza e della cultura. Frutto di una cinematografia che da sempre sembra interrogarsi sul significato sociale del dovere e della responsabilità della cultura cattolica, in questo film come nel già citato Le stazioni della Fede, la protagonista finisce per soccombere ai trattamenti che la sua famiglia ha riservato per lei, assurgendo a simbolo dell'inutile martirio di un esorcismo non andato a buon fine e delegando alle didascalie finali quello che la coerenza di una sceneggiatura eccessivamente debole e indecisa non riesce a portare alle sue estreme conseguenze. Valanga di riconoscimenti (forse troppi), tra cui i più importanti sono il Premio FIPRESCI all'autore e l'Orso d'Argento alla protagonista femminile al Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2006.
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noia1
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domenica 5 luglio 2015
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un quasi-documentario profondamente significativo.
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I problemi psicologici di una ragazza posseduta dal demonio.
Film molto intenso, non tanto nella costruzione ma fondamentalmente nel contenuto. Ciò mostrato è quasi documentaristico, tipo seguire la vita di una ragazza in un qualche reality. Senza spettacolarizzazioni, senza scene patetiche di troppo, viene posta in essere la ricostruzione di un fatto di cronaca oscuro e dagli aspetti controversi, contraddittori qualsiasi sia il punto di vista, qualsiasi sia la nostra convinzione riguardo i problemi della protagonista.
Le immagini, bellissime, più importanti di qualsiasi spiegazione o sequenza, sono anche significative a livelli tanto profondi ed insondabili che sembra quasi di doversele vedere e rivedere all’infinito, come ci fosse sempre sotto qualcosa, qualcosa sotto la solitudine della protagonista, qualcosa sotto il suo bisogno di sfogarsi, qualcosa sotto il suo malessere, qualcosa sotto l’ambigua serenità dimostrata nell’enigmatico finale, qualcosa sotto le scene amorose col proprio fidanzato.
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I problemi psicologici di una ragazza posseduta dal demonio.
Film molto intenso, non tanto nella costruzione ma fondamentalmente nel contenuto. Ciò mostrato è quasi documentaristico, tipo seguire la vita di una ragazza in un qualche reality. Senza spettacolarizzazioni, senza scene patetiche di troppo, viene posta in essere la ricostruzione di un fatto di cronaca oscuro e dagli aspetti controversi, contraddittori qualsiasi sia il punto di vista, qualsiasi sia la nostra convinzione riguardo i problemi della protagonista.
Le immagini, bellissime, più importanti di qualsiasi spiegazione o sequenza, sono anche significative a livelli tanto profondi ed insondabili che sembra quasi di doversele vedere e rivedere all’infinito, come ci fosse sempre sotto qualcosa, qualcosa sotto la solitudine della protagonista, qualcosa sotto il suo bisogno di sfogarsi, qualcosa sotto il suo malessere, qualcosa sotto l’ambigua serenità dimostrata nell’enigmatico finale, qualcosa sotto le scene amorose col proprio fidanzato.
Lavoro registico straordinario, non solo impersonale ma anche, paradossalmente, carico di sentimento. Particolarmente brava è anche la protagonista, un buon film sorretto da due spalle tanto forti da renderlo straordinario, non solo interpreta bensì trasmette anche un significato conturbante a tutte le drammatiche fasi della vicenda, si sta dalla sua parte e alla fine si resta spiazzati assieme a lei.
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ombraluce
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sabato 9 marzo 2013
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un buon film
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A differenza della maggior parte dei titoli, se non addirittura tutti, con riferimento a storie di possessioni con contenuti più tendenti all'horror/fantastico, si può annoverare come un film di strampo drammatico ed assolutamente serio.
Non vi è alcun riferimento voluto alla possibilità di una reale possessione limitandosi ad un'esposizione piuttosto fedele dei fatti e con un percepibile distacco.
Sta allo spettatore trarre le proprie conclusioni, legate anche alle proprie convinzioni.
Il film affronta con assoluta serietà il dramma della malattia mentale severa, della fragilità e del disagio, interiore e sociale, di chi ne è affetto e di chi gli sta vicino.
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A differenza della maggior parte dei titoli, se non addirittura tutti, con riferimento a storie di possessioni con contenuti più tendenti all'horror/fantastico, si può annoverare come un film di strampo drammatico ed assolutamente serio.
Non vi è alcun riferimento voluto alla possibilità di una reale possessione limitandosi ad un'esposizione piuttosto fedele dei fatti e con un percepibile distacco.
Sta allo spettatore trarre le proprie conclusioni, legate anche alle proprie convinzioni.
Il film affronta con assoluta serietà il dramma della malattia mentale severa, della fragilità e del disagio, interiore e sociale, di chi ne è affetto e di chi gli sta vicino.
Estremamente espressiva Sandra Hüller, l'attrice che impersona Michaela Klingler, la giovane ragazza psicotica e con ipotetica possessione diabolica.
Film con ottica assolutamente differente dagli altri titoli sul genere per cui non è consigliato a chi è alla ricerca del brivido, di teste che girano, di vomito verde e di scene mistiche.
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paride86
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sabato 13 novembre 2010
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molto interessante
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Da una storia vera - la stessa de "L'esorcismo di Emily Rose -, "Requiem" racconta la vcita e il dramma di Michaela, una ragazza epilettica, forse psicotica, che ritiene di essere posseduta da demoni maligni.
La storia è raccontata da una prospettiva esterna, seppur lo spettatore è spinto a provare empatia per la ragazza; tutto questo porta ad una visione più laica (e realistica) della vicenda, cosa che invece non succedeva ne "L'esorcismo di Emily Rose", tutto incentrato sulla spettacolarità tipica dell'horror da botteghino.
I personaggi qui sono ben costruiti, anche grazie ad un ottimo lavoro degli attori.
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Da una storia vera - la stessa de "L'esorcismo di Emily Rose -, "Requiem" racconta la vcita e il dramma di Michaela, una ragazza epilettica, forse psicotica, che ritiene di essere posseduta da demoni maligni.
La storia è raccontata da una prospettiva esterna, seppur lo spettatore è spinto a provare empatia per la ragazza; tutto questo porta ad una visione più laica (e realistica) della vicenda, cosa che invece non succedeva ne "L'esorcismo di Emily Rose", tutto incentrato sulla spettacolarità tipica dell'horror da botteghino.
I personaggi qui sono ben costruiti, anche grazie ad un ottimo lavoro degli attori.
La cosa che non ho gradito, invece, è l'uso della camera: asciutto, sconnesso, con varie e orribili zoomate, proprio come nei peggiori dogma.
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carter
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sabato 6 febbraio 2010
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sconvolgente
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Film assolutamente asciutto, privo di qualsiasi ammiccamento allo spettacolo. Di un assoluto realismo nel descrivere (magnificamente: perfetta la regia e gli attori) una vicenda di una drammaticità semplicemente sconvolgente. Coinvolgente e tristissimo, anche perché tratto da una vicenda reale. Bellissimo.
Ne stia alla larga chi pensa ad una specie di L'Esorcista, ne sarebbe molto deluso.
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dony 64
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domenica 1 febbraio 2009
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film che non colpisce
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Film drammatico con una trama che non colpisce il pubblico.Tratto da una storia vera ma globalmente scarso di interesse anche per l'interpretazione discreta degli attori interpreti principali.Voto 5/5+
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musa
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domenica 22 giugno 2008
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molto bello
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piernelweb
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domenica 2 dicembre 2007
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requiem for michaela
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Il regista tedesco Hans-Christian Schmid, rielabora un fatto di cronaca accaduto in patria negli anni 70, recentemente raccontato al cinema in "The Exorcism of Emily Rose" rinunciando ad un'adattamento propriamente horror, preferendovi una narrazione più realistica dalle forte tinte drammatiche. La regia è ruvida e nervosa, talvolta eccessivamente frammentaria per il montaggio esasperato, ma nei momenti decisivi riesce sempre a cogliere impreparato lo spettatore trovando la giusta ambiguità tra l'interpretazione patologica e quella soprannaturale dei mali della protagonista. Ne escono comunque a pezzi la madre bigotta ed l'ipocrita clero locale. Molto buona l'interpretazione sofferta di Sandra Hüller, premiata con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2006.
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Il regista tedesco Hans-Christian Schmid, rielabora un fatto di cronaca accaduto in patria negli anni 70, recentemente raccontato al cinema in "The Exorcism of Emily Rose" rinunciando ad un'adattamento propriamente horror, preferendovi una narrazione più realistica dalle forte tinte drammatiche. La regia è ruvida e nervosa, talvolta eccessivamente frammentaria per il montaggio esasperato, ma nei momenti decisivi riesce sempre a cogliere impreparato lo spettatore trovando la giusta ambiguità tra l'interpretazione patologica e quella soprannaturale dei mali della protagonista. Ne escono comunque a pezzi la madre bigotta ed l'ipocrita clero locale. Molto buona l'interpretazione sofferta di Sandra Hüller, premiata con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2006. Il mistero resta neccessariamente irrisolto, ma il film nel suo complesso è decisamente compiuto.
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flavio 86
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martedì 3 luglio 2007
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religione+ignoranza = .....
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ambientato a tubinga nella germania degli anni 70 michaela è una giovane ragazza con disturbi pschici dapprima leggeri,,ma col passare del tempo e facendo uso corretto di medicine riesce a rimettersi e decide di iscriversi all'università nonstante il parere contrario della madre,ma l'università si fa sentire,michaela studia da mattina a sera,non prende più pillole e le sue condizioni inizinano a peggiorare,ed è la sua forte religione che, nonostante il parere contrario di tutti,la fa pensare non più ad una malattia ma dovuta ad opera del demonio..da li' il continuo e profondo declino verso il baratro.Film toccante con una tematica impegnativa.
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