adelio
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sabato 16 aprile 2011
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la fantasia intelligente delle giovani donne irani
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Ottimo esempio di un neorealismo di cui si sente la mancanza. Forte il contrasto generazionale che mette in mostra le questioni ancora irrisolte tra uomini e donne, anche nel mondo giovanile.Un bellissimo riscatto dell'intelligenza femminile che supera per apertura mentale, solidarietà, cultura e fantasia la povertà umana di un mondo maschile in declino.C'è molto simbolismo ben assestato dal regista che aiuta a comprendere con efficacia la condizione iraniana.Alcuni primi piani e soluzioni filmiche rasentano la poesia e sole valgono il prezzo del biglietto.Interessante l'uso delle sbarre verticali, del recinto, della linea orizzontale, sul muro che fa da sfondo alle riprese delle giovani donne "in ostaggio", di demarcazione tra la colorazione rossa e quella bianca (passionalità e spirito).
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Ottimo esempio di un neorealismo di cui si sente la mancanza. Forte il contrasto generazionale che mette in mostra le questioni ancora irrisolte tra uomini e donne, anche nel mondo giovanile.Un bellissimo riscatto dell'intelligenza femminile che supera per apertura mentale, solidarietà, cultura e fantasia la povertà umana di un mondo maschile in declino.C'è molto simbolismo ben assestato dal regista che aiuta a comprendere con efficacia la condizione iraniana.Alcuni primi piani e soluzioni filmiche rasentano la poesia e sole valgono il prezzo del biglietto.Interessante l'uso delle sbarre verticali, del recinto, della linea orizzontale, sul muro che fa da sfondo alle riprese delle giovani donne "in ostaggio", di demarcazione tra la colorazione rossa e quella bianca (passionalità e spirito). Deve far pensare la completa mancanza della generazione "adulta" (persa ormai.. solo i vecchi sono ammessi al dialogo con i giovani). La speranza del Paese sono solo loro! I giovani! Nel film questo spiraglio è espresso dalle ragazze, da un ragazzino e dai brillantini luminescenti che la protagonista accende e porta in mezzo alla folla festante, dopo la partita di calcio, in una notte ripiombiata sulla vita di persone vive, intelligenti e vere, costrette da un regime oscurantista a subire l'ignoranza integralista e regole sociali che neanche si possono spiegare, proprio come il buio che ci toglie la vista. ALtri spunti meriterebbero pià spazio per un commento. Bel film!
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sam74
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mercoledì 27 aprile 2011
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offside: quando il sorriso è una denuncia sociale
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Invitato da alcune amiche, la scorsa sera sono andato a vedere Offside, senza saperne praticamente nulla. Già mi immaginavo un film drammatico, forse retorico.
Nulla di più sbagliato. Offside (Fuorigioco) è un film che per tutta la sua durata mantiene un carattere leggero, supportato da un sincero umorismo. Ed è attraverso questa modalità che il regista ci racconta l’assurdità delle regole imposte nella Repubblica islamica iraniana, che si svela tutta in questo semplice scambio di battute:
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Perché le donne non possono assistere ad una partita allo stadio?
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Perché i maschi in caso di sconfitta potrebbero dire parolacce.
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Invitato da alcune amiche, la scorsa sera sono andato a vedere Offside, senza saperne praticamente nulla. Già mi immaginavo un film drammatico, forse retorico.
Nulla di più sbagliato. Offside (Fuorigioco) è un film che per tutta la sua durata mantiene un carattere leggero, supportato da un sincero umorismo. Ed è attraverso questa modalità che il regista ci racconta l’assurdità delle regole imposte nella Repubblica islamica iraniana, che si svela tutta in questo semplice scambio di battute:
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Perché le donne non possono assistere ad una partita allo stadio?
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Perché i maschi in caso di sconfitta potrebbero dire parolacce.
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E allora perché nella partita Iran – Giappone, le donne giapponesi hanno potuto seguire la partita all’interno dello stadio con i loro uomini?
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Le donne giapponesi mica capiscono la nostra lingua!
Con queste parole il giovane soldato – che tutto vorrebbe, tranne che stare a fare il soldato – risponde ad una ragazza fermata per aver tentato di entrare di nascosto allo stadio, e nelle sue parole si riassume la summa di regole assurde e anacronistiche che nessun giovane in Iran parrebbe capirne ancora il senso.
Il regista usa l’arma della sobrietà, della leggerezza, della freschezza della giovinezza per rispondere al regime del pupazzo Ahmadinejad e dei maledetti pupari Ayatollah.
Una critica che colpisce a fondo, proprio perché non gridata, ma detta col sorriso sulle labbra, guardando con ammirazione e fiducia ad una generazione - quella dei giovani - che potrebbe rovesciare (come sta accadendo altrove dalla Tunisia all'Egitto alla Siria) il regime autoritario presente in Iran.
Una critica che i maledetti mullah iraniani hanno mal sopportato: il regista, già autore de “Il cerchio” (Leone d’oro a Venezia), già arrestato nella primavera dell’anno scorso ma poi rilasciato, è stato quindi condannato a sei anni di reclusione e venti di inattività.
Non possiamo fare molto per lui, ma qualcosa sì: andare a vedere il suo film, promuoverlo sui blog e siti che gestite, tenere alta l'attenzione su di lui, magari firmare la petizione promossa dall’associazione Nessuno tocchi Caino.
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reservoir dogs
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martedì 12 aprile 2011
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una cella più ampia
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Un padre ferma un pullman di tifosi alla ricerca della figlia nascostasi nel tentativo di entrare illegalmente alla partita (le donne non hanno accesso allo stadio perché luogo di imprecazioni e oscenità), un ragazzo in un pullman verso lo stadio dove si terrà la partita Iran contro Bahrain si tiene in disparte mentre gli altri tifosi esultano per la qualifica già annunciata.
Ben presto il ragazzo verrà identificato come donna e messo "Offside" insieme ad altre trasgreditrici come lei.
Non è certo la partita che interessa a Jafar Panahi (vista o raccontata sempre indirettamente), ma la fotografia di un Iran che esercita una pressione costante sulla propria donna; tutto si riassume nell'affermazione di una delle guardie: "Gli uomini e le donne non sono uguali" ma su questa "summa" poggiano i pilastri del maschilismo iraniano.
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Un padre ferma un pullman di tifosi alla ricerca della figlia nascostasi nel tentativo di entrare illegalmente alla partita (le donne non hanno accesso allo stadio perché luogo di imprecazioni e oscenità), un ragazzo in un pullman verso lo stadio dove si terrà la partita Iran contro Bahrain si tiene in disparte mentre gli altri tifosi esultano per la qualifica già annunciata.
Ben presto il ragazzo verrà identificato come donna e messo "Offside" insieme ad altre trasgreditrici come lei.
Non è certo la partita che interessa a Jafar Panahi (vista o raccontata sempre indirettamente), ma la fotografia di un Iran che esercita una pressione costante sulla propria donna; tutto si riassume nell'affermazione di una delle guardie: "Gli uomini e le donne non sono uguali" ma su questa "summa" poggiano i pilastri del maschilismo iraniano.
Le sbarre che dividono lo stadio dalla zona fuori così quelle delle transenne diventano così elemento fisico di un dettame a cui le donne sono sottoposte e gli uomini sono (incomprensibilmente) costretti ad eseguire.
Le stesse sbarre con cui le donne entrano in contatto sono quelle che spettano ingiustamente ed inspiegabilmente ad un regista che parla del suo popolo; SEI anni di carcere e VENTI di divieto d'esercizio della professione, lo stesso Panahi ha affermato descrivendo la sua situazione: "Quando a un regista viene negata la possibilità di fare film è come se la sua mente fosse già in prigione. Anche se è libero e non rinchiuso in una piccola cella, si ritrova perso a vagare in una cella più ampia".
L'esulatazione per la vittoria calcistica assume quindi la valenza di speranza per una vittoria "altra" che ci auguriamo molto vicina.
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stefano capasso
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lunedì 31 agosto 2015
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le emozioni che uniscono
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Dopo Taxi Teheran ho visto questo altro lavoro di Jafar Panahi. Offside racconta di una partita di calcio che l’Iran gioca e che è decisiva ai fini di una storica qualificazione ai mondiali di calcio del 2006. Ci sono molte tifose e appassionate che vogliono entrare a vedere la partita e dovranno escogitare strategie astute per superare il divieto che il regime di Teheran impone alle donne. Lo stadio è interdetto loro perché luogo inadatto a cause delle grida, delle bestemmie e dell’atmosfera sfrenata che si vive. Molte vengono bloccate e tenute in stato di fermo appena fuori dalle mura, e il film racconta il lungo dissidio che si mette in scena con militari che le tengono prigioniere.
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Dopo Taxi Teheran ho visto questo altro lavoro di Jafar Panahi. Offside racconta di una partita di calcio che l’Iran gioca e che è decisiva ai fini di una storica qualificazione ai mondiali di calcio del 2006. Ci sono molte tifose e appassionate che vogliono entrare a vedere la partita e dovranno escogitare strategie astute per superare il divieto che il regime di Teheran impone alle donne. Lo stadio è interdetto loro perché luogo inadatto a cause delle grida, delle bestemmie e dell’atmosfera sfrenata che si vive. Molte vengono bloccate e tenute in stato di fermo appena fuori dalle mura, e il film racconta il lungo dissidio che si mette in scena con militari che le tengono prigioniere. Quello che emerge è che le leggi restrittive dello stato tutto sommato sembrano non essere realmente comprese nemmeno da chi le dovrebbe far rispettare. E la vittoria della nazionale di calcio, con la feste che ne consegue, diventa motivo per allentare i controlli cosi che un popolo possa gioire unito senza divisioni di sorta. Film interessante, semplice nella struttura ed estremamente realistico e comunicativo, caratterizzato da un rumore di fondo continuo, dato da grida, dialoghi serrati e concitati, che ben rappresenta l’atmosfera dello stadio durante una partita di calcio
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