taniamarina
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martedì 8 dicembre 2009
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cercando la vita degli altri, si perde la propria
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Visivamente impacchettato come film per la tv, in realtà vanta una rara delicatezza e un gusto registico raffinatissimo. Alcune immagini non riescono a tradire l'affetto per una cultura da telefilm tedesco (vedasi il finale che si interrompe in un unico fotogramma), lo stesso dicasi per la recitazione degli attori; ma è una pellicola che rispetta ciò che è stato il terribile passato europeo tra est-ovest Germania. L'attore che interpreta la spia riesce con meravigiosa intensità a comunicare tutto il desiderio che un uomo, costretto dai meccanismi di regime, prova per le belle parole di un artista, mettendo in evidenza come, a volte, spiando la vita degli altri si perde irrimediabilmente la propria.
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Visivamente impacchettato come film per la tv, in realtà vanta una rara delicatezza e un gusto registico raffinatissimo. Alcune immagini non riescono a tradire l'affetto per una cultura da telefilm tedesco (vedasi il finale che si interrompe in un unico fotogramma), lo stesso dicasi per la recitazione degli attori; ma è una pellicola che rispetta ciò che è stato il terribile passato europeo tra est-ovest Germania. L'attore che interpreta la spia riesce con meravigiosa intensità a comunicare tutto il desiderio che un uomo, costretto dai meccanismi di regime, prova per le belle parole di un artista, mettendo in evidenza come, a volte, spiando la vita degli altri si perde irrimediabilmente la propria. Un film lirico con pochi difetti, tutti perdonabili. Clicca Taniamarina su google
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duffysmarty
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martedì 1 dicembre 2009
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intenso
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Ottimo film, nonostante la durata il finale commuove ed è una bella storia ambientata negli anni duri del Muro in cui la stasi controllava la vita delle persone nella Germania dell'Est.
Le vite di questi artisti intrecciate per forza di cose con quelle del capitano Gerd, persona a prima impatto durissima, ma che nasconde un cuore grande e passioni nascoste, in fondo in fondo non vi è alcuna differenza tra lui e i 2 artisti che vivono nascosti privi della loro libertà di pensiero.
L'ambientazione è triste viene riprodotta veramente il clima e l'aria desolata che si respirava in quegli ani bui della storia di Berlino e allora facciamo un applauso a quest'uomo, se è esistito ha salvato la vita a una persona guidato dall'amore per l'arte.
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nanda
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martedì 1 dicembre 2009
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bello!
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Non amo particolarmente i film tedeschi, mah devo dire che ieri sera mi sono lasciata piacevolmente affascinare da questo. Bella recitazione, bella storia. Finalmente un buon film con dei contenuti che dovrebbero aprire le porte sulla storia contemporanea che nonostante la viviamo sulla nostra pelle quotidianamente ce ne disinteressiamo completamente lasciando che gli eventi ci scivolino addesso e non ci appartengano.
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antrace
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martedì 1 dicembre 2009
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segue
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Sentirsi sempre sotto minaccia era destino comune in questo spazio soffocante oltre cortina , al punto da creare reciprocità e confusione tra vittime ed aguzzini , in una spirale degna del terrore giacobino di fine settecento .
Lo sottolineava Orwell nel celebre "1984" , tutte le dittature popolari generano con sè una psicopolizia , che macina il cervello degli inquisiti ,prima ancora di deciderne la reclusione fisica .
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antrace
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martedì 1 dicembre 2009
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ma noi sapevamo in italia
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A Berlino Est ,nell'estenuante dopoguerra ,si viveva nell'angoscia . La Stasi, la polizia politica , il braccio del regime , aveva messo su una fitta rete di vigilanza, per impedire minacce al credo comunista .
La capillare censura non colpiva solo i progetti di cospirazione , ma soprattutto ogni espressione intellettuale di dissenso, nelle parole , negli scritti, negli spettacoli o nei romanzi . Tutto ciò, vale ricordarlo , accadeva sino al 1989 , fino all'abbattimento liberatorio del muro . E' dunque storia recente , ancora viva , che merita delle riflessioni , mai esaurienti di fronte all'omertà e alla viltà di tanti maestri di pensiero di noi altri .
Questo è il merito del film, piatto, cupo , desolante , che sembra un fotogramma infinito , che lascia trasparire sui volti dei protagonisti il segno dela tensione .
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A Berlino Est ,nell'estenuante dopoguerra ,si viveva nell'angoscia . La Stasi, la polizia politica , il braccio del regime , aveva messo su una fitta rete di vigilanza, per impedire minacce al credo comunista .
La capillare censura non colpiva solo i progetti di cospirazione , ma soprattutto ogni espressione intellettuale di dissenso, nelle parole , negli scritti, negli spettacoli o nei romanzi . Tutto ciò, vale ricordarlo , accadeva sino al 1989 , fino all'abbattimento liberatorio del muro . E' dunque storia recente , ancora viva , che merita delle riflessioni , mai esaurienti di fronte all'omertà e alla viltà di tanti maestri di pensiero di noi altri .
Questo è il merito del film, piatto, cupo , desolante , che sembra un fotogramma infinito , che lascia trasparire sui volti dei protagonisti il segno dela tensione . Sentirsi sempre era destino comune in questo spazio soffocante oltre cortina , come ben ricordava Orwell , descrivendo la "psicopolizia " del socialismo reale , haimè tanto, troppo reale .
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ildanzatore
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mercoledì 21 ottobre 2009
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errata corrige nella recensione di marta gandolfi
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Volevo solo fare un piccolo ma rilevante chiarimento. Nella recensione di Marzia Gandolfi c'e un errore. Gerd Wiesler, il nostro abile e inflessibile agente della STASI non opera da uno scantinato a pochi isolati dall'appartamento della coppia , ma dal piano più alto dello stesso palazzo. Nella scena in cui gli uomini della STASI posizionano cimici e quant'altro, ad un certo punto si vede chiaramente Gerd Wiesler uscire per un attimo dalla porta dell'appartamento e recarsi ai piani superiori salendo le scale. Quindi non si può trattare di uno scantinato come viene afferamto. Quindi il Deus ex Machina della tragedia greca, resta. L'intervento "esterno" alla coppia, arriva dall'alto... Grazie.
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Volevo solo fare un piccolo ma rilevante chiarimento. Nella recensione di Marzia Gandolfi c'e un errore. Gerd Wiesler, il nostro abile e inflessibile agente della STASI non opera da uno scantinato a pochi isolati dall'appartamento della coppia , ma dal piano più alto dello stesso palazzo. Nella scena in cui gli uomini della STASI posizionano cimici e quant'altro, ad un certo punto si vede chiaramente Gerd Wiesler uscire per un attimo dalla porta dell'appartamento e recarsi ai piani superiori salendo le scale. Quindi non si può trattare di uno scantinato come viene afferamto. Quindi il Deus ex Machina della tragedia greca, resta. L'intervento "esterno" alla coppia, arriva dall'alto... Grazie.
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mankus
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lunedì 27 luglio 2009
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film debole e povero su tanti aspetti
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Il film per me è sopravvalutato nelle recensioni che ho letto finora, in particolare nelle recensioni della critica ufficiale che lo ha ampiamente premiato. In primo luogo dal punto di vista cinematografico è povero, girato in interni, molto dialogato, contenuti riportati riporto di casi e avvenimenti tra un protagonista e l'altro o sulla base di lettura o di documenti, quelli della stasi: protagonisti ripresi sovente con espressione che vuole apparire intensa di fatto immobile, che non richiedono una notevole capacità scenica. Con la particolarità sì di dare rilievo alla figura della spia che si mette in discussione forse per commozione forse per innamoramento. Ma la cosa è troppo sottintesa, è facile condurre la vicenda nella mancanza di vicenda nel non esplorato.
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Il film per me è sopravvalutato nelle recensioni che ho letto finora, in particolare nelle recensioni della critica ufficiale che lo ha ampiamente premiato. In primo luogo dal punto di vista cinematografico è povero, girato in interni, molto dialogato, contenuti riportati riporto di casi e avvenimenti tra un protagonista e l'altro o sulla base di lettura o di documenti, quelli della stasi: protagonisti ripresi sovente con espressione che vuole apparire intensa di fatto immobile, che non richiedono una notevole capacità scenica. Con la particolarità sì di dare rilievo alla figura della spia che si mette in discussione forse per commozione forse per innamoramento. Ma la cosa è troppo sottintesa, è facile condurre la vicenda nella mancanza di vicenda nel non esplorato. Ridicolo assurdo nel soggetto del film togliere di scena il personaggio pià dinamico più interessante nella sua ambiguità, la donna attrice moglie forse amante. Personaggio concepito bene che poi viene tolto di scena con l'incidente/suicidio manco ci scordassimo che il grande Tolstoy con Anna Karenina aveva creato l'eroina romantica e tragica che muore buttandosi dal treno e poi mille romanzi di appendice hanno ripreso quella figura con effetti sconsolanti.
La vicenda poi appare troppo autorefenreziale, un film girato sui problemi di censura e libertà patiti dagli artisti, autori, registi, attori in un regime di socialismo reale. Sono questi i problemi essenziali che ha creato e lasciato il socialismo reale? e non piuttosto il disorientamento dell'uomo qualunque tra una vita protettiva se pure olimitata e oppressiva rispetto allo smarrimento nella autonomia e fin nell'abbandono del mondo occidentale della libertà?
Insomma, cinematograficamente povero, recitazione non particolarmente impegnativa e soggetto e sceneggiatura non rilevanti.
Cordialmente
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quainiroberto
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mercoledì 3 giugno 2009
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il titolo italiano
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E' un autentico capolavoro; ho visto l'edizione italiana e tedesca. Suggerirei di modificare il titolo in italiano, mantenendolo fedele al titolo originale tedesco in "La vita degli altri". Sembra un particolare irrilevante, ma, riflettendoci, non lo è.
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giuseppe mirabella
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sabato 14 marzo 2009
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a volte niente è come sembra
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A volte niente è come sembra e quando si assiste da un osservatorio privilegiato, può accadere che le vite degli altri diventino la nostra, allora si può cambiare e diventare buoni, ma quando non si è ne cattivi ne buoni, si è deboli e facili al tradimento. Solo compiendo un gesto estremo si può ottenere la redenzione. Giuseppe Mirabella
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harry
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domenica 8 marzo 2009
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cavoli
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