molenga
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mercoledì 20 luglio 2011
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il film più bello del 2006
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Non trovo niente da criticare in questa pellicola di von Donnersmark: perfetta l'ambientazione, bravi tutti gli attori, ineccepibile l'evoluzione del protagonista, musiche eccelse e regia ben studiata. Meriterebbe un "cinque stelle più" per l'importanza storica che riveste, credo che non mi stancherò mai di guardarlo.
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filippo catani
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lunedì 20 giugno 2011
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la divisa grigia per un uomo grigio
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Germania dell'Est in piena guerra fredda. Un agente della potentissima Stasi riceve il compito di sorvegliare con microspie e pedinamenti un noto drammaturgo sospettato di scrivere articoli e passare dati sensibili oltre il Muro a Berlino Ovest.
Un film agghiacciante che descrive la terribile vita dei cittadini della Repubblica Democratica Tedesca. Allo stesso tempo viene messo in rilievo anche la spietatezza dei membri della Stasi capaci di sacrificare l'intera vita per il bene del Partito. Quello stesso partito a cui a capo ci sono uomini corrotti e senza scrupoli che vivono nella ricchezza sfrenata a confronto della terribile miseria di gran parte dei cittadini. Soprattutto ci viene mostrato cosa attende chi viene preso di mira dal partito, cosa si deve fare per ingraziarselo e a cosa si va incontro in caso di denuncia delle attività della Stasi (emblematica la scena in cui il funzionario bussa alla porta della vicina di casa del drammaturgo per intimarle di non riferire a nessuno quanto visto pena l'espulsione del figlio dall'università).
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Germania dell'Est in piena guerra fredda. Un agente della potentissima Stasi riceve il compito di sorvegliare con microspie e pedinamenti un noto drammaturgo sospettato di scrivere articoli e passare dati sensibili oltre il Muro a Berlino Ovest.
Un film agghiacciante che descrive la terribile vita dei cittadini della Repubblica Democratica Tedesca. Allo stesso tempo viene messo in rilievo anche la spietatezza dei membri della Stasi capaci di sacrificare l'intera vita per il bene del Partito. Quello stesso partito a cui a capo ci sono uomini corrotti e senza scrupoli che vivono nella ricchezza sfrenata a confronto della terribile miseria di gran parte dei cittadini. Soprattutto ci viene mostrato cosa attende chi viene preso di mira dal partito, cosa si deve fare per ingraziarselo e a cosa si va incontro in caso di denuncia delle attività della Stasi (emblematica la scena in cui il funzionario bussa alla porta della vicina di casa del drammaturgo per intimarle di non riferire a nessuno quanto visto pena l'espulsione del figlio dall'università). Fa venire i brividi la schedatura di centinaia di migliaia di persone sospettate di "attività anti-rivoluzionarie" o peggio ancora additate attraverso la dilazione. Ma ciò che rende palese più di tutto la situazione della Germania Est si può riassumere nell'impermeabile grigio indossato dal funzionario dei servizi. Il compianto Ulrich Muhe regala una interpretazione da 10 e lode per come incarna la perfetta figura dell'uomo di regime che, attraverso una lunga presa di coscienza, entra in crisi con se stesso e con il Partito.
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il cinefilo
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martedì 22 marzo 2011
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le vite degli altri
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Questo eccellente film d'esordio di F.H.V.Donnesmarck possiede il grande merito(già ricordato da molti)di saper mescolare insieme dei generi diversi tra loro come il thriller,il sentimentale e il documentaristico arrivando a costruire un quadro paurosamente e sinceramente realistico del regime di terrore imposto dalla stasi nella DDR negli anni del muro di Berlino...e di cui,nel film,l'agente Gert Wiesler(l'attore è il"granitico"Ulrich Muhe)è uno dei più infallibili esponenti...salvo poi finire per aiutare la coppia,formata da un intellettuale e da una attrice,che era stato incaricato di sorvegliare dal ministro della cultura.
Il regista racconta minuziosamente le tecniche con cui venivano compiute le operazioni applicate alle intercettazioni che invadevano la vita delle"vittime"del regime fino ai più piccoli particolari e gli arresti che ne seguivano in caso di"accertamento dei reati"intesi come oltraggio agli ideali del partito comunista.
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Questo eccellente film d'esordio di F.H.V.Donnesmarck possiede il grande merito(già ricordato da molti)di saper mescolare insieme dei generi diversi tra loro come il thriller,il sentimentale e il documentaristico arrivando a costruire un quadro paurosamente e sinceramente realistico del regime di terrore imposto dalla stasi nella DDR negli anni del muro di Berlino...e di cui,nel film,l'agente Gert Wiesler(l'attore è il"granitico"Ulrich Muhe)è uno dei più infallibili esponenti...salvo poi finire per aiutare la coppia,formata da un intellettuale e da una attrice,che era stato incaricato di sorvegliare dal ministro della cultura.
Il regista racconta minuziosamente le tecniche con cui venivano compiute le operazioni applicate alle intercettazioni che invadevano la vita delle"vittime"del regime fino ai più piccoli particolari e gli arresti che ne seguivano in caso di"accertamento dei reati"intesi come oltraggio agli ideali del partito comunista...conclusione:un film pienamente meritevole di essere visionato nelle scuole a scopo educativo e culturale.
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pensionoman
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lunedì 21 marzo 2011
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la vita nella libertà...
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un film degno della migliore cinematografia di tutti i tempi.. delicato nella narrazione, non stanca, nonostante la lunga durata, ma, in uno con l'esperienza del protagonista della Stasi, ti porta a compenetrarti con le "vite" degli altri, artisti e intellettuali, giornalisti e attori, perseguitati da un regime totalitario spietato e brutale nelle sue metodiche...
fa riflettere, prima di tutto sul profilo giuridico della legittimità dei metodi di interrogatorio, che privano di ogni umanità l'interrogato, portato a spogliarsi di ogni sentimento di umana pietà, per non soccombere alle sue debolezze di individuo, contro un sistema impietoso che lo sfrutta per metterlo contro i suoi simili (esemplari la scena iniziale della spiegazione in classe di come si realizza un buon interrogatorio e l'annotazione del maestro della critica di un allievo, futuro potenziale dissenziente, che esprime dubbi proprio per la mancanza di umanità del sistema con la domanda "ma è proprio necessario"?; nonchè l'altra scena, forse ancor più illuminante, della domanda rivolta al bambino in ascensore, che aveva subito prima rivelato il commento negativo fattogli dal padre sugli agenti della Stasi, volta appunto ad accertare l'identità del padre di lui "chi è tuo padre"?).
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un film degno della migliore cinematografia di tutti i tempi.. delicato nella narrazione, non stanca, nonostante la lunga durata, ma, in uno con l'esperienza del protagonista della Stasi, ti porta a compenetrarti con le "vite" degli altri, artisti e intellettuali, giornalisti e attori, perseguitati da un regime totalitario spietato e brutale nelle sue metodiche...
fa riflettere, prima di tutto sul profilo giuridico della legittimità dei metodi di interrogatorio, che privano di ogni umanità l'interrogato, portato a spogliarsi di ogni sentimento di umana pietà, per non soccombere alle sue debolezze di individuo, contro un sistema impietoso che lo sfrutta per metterlo contro i suoi simili (esemplari la scena iniziale della spiegazione in classe di come si realizza un buon interrogatorio e l'annotazione del maestro della critica di un allievo, futuro potenziale dissenziente, che esprime dubbi proprio per la mancanza di umanità del sistema con la domanda "ma è proprio necessario"?; nonchè l'altra scena, forse ancor più illuminante, della domanda rivolta al bambino in ascensore, che aveva subito prima rivelato il commento negativo fattogli dal padre sugli agenti della Stasi, volta appunto ad accertare l'identità del padre di lui "chi è tuo padre"?)... agghiacciante...
ma a prescindere da tutto, prevale su ogni considerazione di ordine logico filosofico razionale, la passione che si insinua lentamente nella spia protagonista del film, la passione per l'arte, il pensiero, la delicatezza degli altri, il rispetto per le loro passioni e per la loro creatività, per l'intensità delle loro emozioni, insomma per la libertà dell'animo umano, che è il primo bene dell'Uomo, insieme a quello della vita, passioni che finiranno per contagiare, e cambiare, l'anima del protagonista, come anche dello spettatore...
impossibile infatti rimanere impassibile di fronte a un'opera che ha dello shakespeariano e del tragico greco al suo interno, agitata da passioni quasi neoclassiche, nella loro compostezza e al contempo nella potenza unica, che porta lo spettatore per mano fino al climax finale, facendolo sussultare nel petto con la delicata fermezza di un eroe virgiliano, che non è, come qualcuno improvvidamente ha pensato, la scena dell'investimento della povera bellissima e tormentata attrice da un camioncino, ma di contro, evidentemente, è rappresentato, e non può essere altrimenti, dalla scena finale della scoperta della dedica all'interno del libro "Sonata per le persone buone", vera metafora dell'intero universo di sentimenti che si sprigionano nel film e messaggio filosofico finale intriso di ottimismo incrollabile, tipico del pensiero liberale, motore di spinta di ogni vero progresso umano e di ogni vetta di grandezza, intriso di quell'anelito di libertà che è la vera ragione di vita spirituale dell'Uomo, e che non a caso viene accompagnato idealmente alla caduta del muro...
memorabile la scena in cui l'agente spiando chiude gli occhi e si compenetra completamente nelle "vite degli altri", ma soprattutto la scena in cui il commediografo protagonista pensa ad alta voce ed esprime tutto il suo rammarico dopo aver suonato las "Sonata per le persone buone" ( "come può qualcuno che ascolta questa musica essere cattivo"?)... stupendo... uno squarcio di luce nell'anima con una semplicità potente...
che dire... un'opera illuminante in più di un senso... da vedere e rivedere, per ripensare spesso a temi essenziali assai trascurati nel mondo moderno..
un saluto a tutti e alla redazione...
sempre buona visione
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michele1978
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mercoledì 9 febbraio 2011
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senza punti deboli.
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Un capolavoro, uno dei pochi film dell'ultimo decennio capace di toccare testa e cuore dello spettatore.
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nexus
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lunedì 6 settembre 2010
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succedeva solo in quel contesto storico?
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Film straordinario che descrive come il sistema di potere lentamente, ma inesorabilmente, riesce a sopraffare la volontà dei propri cittadini servendosi di ogni mezzo.
Utilizzando il ricatto (la paura di perdere il proprio lavoro di attrice, il calore del pubblico, la creatività) il film descrive come il sistema spinge gli individui a mettersi gli uni contro gli altri, tradendo anche i propri familiari e gli affetti più cari.
In ogni persona viene instillato il sospetto affinché diffidi di chiunque, anche dei propri cari, secondo il vecchio motto: “Dividi et impera”.
Quante analogie con il mondo in cui viviamo ora in occidente!
Sparito il socialismo reale è rimasto il “vincitore” ovvero un capitalismo rapace che utilizza gli stessi meccanismi in forma più sofisticata e subdola.
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Film straordinario che descrive come il sistema di potere lentamente, ma inesorabilmente, riesce a sopraffare la volontà dei propri cittadini servendosi di ogni mezzo.
Utilizzando il ricatto (la paura di perdere il proprio lavoro di attrice, il calore del pubblico, la creatività) il film descrive come il sistema spinge gli individui a mettersi gli uni contro gli altri, tradendo anche i propri familiari e gli affetti più cari.
In ogni persona viene instillato il sospetto affinché diffidi di chiunque, anche dei propri cari, secondo il vecchio motto: “Dividi et impera”.
Quante analogie con il mondo in cui viviamo ora in occidente!
Sparito il socialismo reale è rimasto il “vincitore” ovvero un capitalismo rapace che utilizza gli stessi meccanismi in forma più sofisticata e subdola.
Nel mondo del lavoro, è stata un po’ alla volta, introdotta, ed ampliata, la precarietà dell’impiego finalizzata al costante ricatto con lo scopo di addolcire la volontà delle maestranze.
Vengono divulgati stili di vita che esaltano le libertà individuali compresa quella di tradire i propri affetti (tradire la moglie, tradire la famiglia per il proprio lavoro, gli amici magari per soldi e carriera).
Il risultato ambito è quello di ottenere un uomo solo, con affetti precari, senza veri sentimenti e speranze mosso unicamente dagli istinti, dai desideri, dalla volontà di possesso e successo.
Devono scomparire o essere incanalati su binari prestabiliti gli ideali, le aspirazioni, la creatività, la piena e vera espressione del sé, la condivisione con gli altri , la solidarietà.
Come in questo film stupendo solo la riscoperta dei valori veri, quelli più profondi, può salvare l’Uomo.
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dario29
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lunedì 5 aprile 2010
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questi sono film
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Da poco ho scoperto il cinema tedesco...e mi sono disperato molto per non averlo scoperto prima....questi sono film che ti dicono qualcosa....che ci fanno capire il valore delle cose...non il cinema italiano, superficiale, ripetitivo, anonimo.....Da vedere più d'una volta
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ultimoboyscout
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venerdì 29 gennaio 2010
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sottovalutatissimo.
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Film di alto livello senza avere grossa critica o pubblicità, nonostante l'Oscar.
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jimmylsanto
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lunedì 25 gennaio 2010
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appassionante
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ben interpretato e diretto, fa rivivere quel periodo grigio e buio della DDR dove niente era lasciato al caso e dove la Stasi poteva satere tutto di tutti; un grande fratello in versione "modivi di stato".
Triste e frustrante (cosa che si può capire visionando gli extra del dvd, ma intuire alla fine del film) vedere come chi è al potere riesca sempre a rimanere saldamente al comando delle poltrone di potere e a rigenerarsi pur cadendo i regimi e comprendere che non sono cose che capitano solo in Italia.. del resto tutto il mondo è paese!
Da non perdere!!
Onore ad HGW XX/7!!
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gian666
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martedì 22 dicembre 2009
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...la rivoluzione dei ricchi ?
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Ho visto raramente un fim scontato quanto questo, quando la protagonista viene stirata da un camion, giuro, mi sono messo a ridere... l'unico colpo di scena e' che mi aspettavo una moto e non un camion, vabbe' (ovviamente quando sono scoppiato a ridere mi sono guadagnato sguardi stizziti "bipartisan").
Belli, Meravigiosi, tutti questi intellettuali "pericolosi per il regime" che vivono in case da 600mq, cose che il sottoscritto, professore universitario nel meraviglioso mondo del capitale non si puo' neppure lontanamente iniziare a permettere. E probabilmente neppure la maggioranza degli Italiani che hanno trovato questo film "sensibile" e "poetico". Unico punto realistico: il povero funzionario stasi che finisce a fare il postino .
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Ho visto raramente un fim scontato quanto questo, quando la protagonista viene stirata da un camion, giuro, mi sono messo a ridere... l'unico colpo di scena e' che mi aspettavo una moto e non un camion, vabbe' (ovviamente quando sono scoppiato a ridere mi sono guadagnato sguardi stizziti "bipartisan").
Belli, Meravigiosi, tutti questi intellettuali "pericolosi per il regime" che vivono in case da 600mq, cose che il sottoscritto, professore universitario nel meraviglioso mondo del capitale non si puo' neppure lontanamente iniziare a permettere. E probabilmente neppure la maggioranza degli Italiani che hanno trovato questo film "sensibile" e "poetico". Unico punto realistico: il povero funzionario stasi che finisce a fare il postino ...
... si'> e questo e' dove il film mi ha fatto veramente ARRABBIARE, ma non in senso positivo di "smuovere", Arrabbiare in senso proprio negativo, tipo "questo film fa veramente schifo" e mi hanno derubato 6 Eur per vederlo.
E' li che si vede che e' stato scritto da un tedesco dell'ovest e non certo dell'est: nessuna traccia di tutta quella stragrande maggioranza di tedeschi orientali che si sono trovati divorati dal sistema bancario della germania ovest. Questi sono le vere vittime, non quel gruppo di intellettuali viziati che "fanno la controrivoluzione" ... a favore di chi, poi ? ... alla fine, a parte la tipa stirata dal camion, mi pare ne escano meglio di tutti quanti.
Non so, i casi sono due: o voleva fare un fim PRO STASI, o questo regista e' meglio vada a lavorare un po' in miniera, cosi' capisce cosa significa lavorare realmente.
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[+] se siamo a queto punto...
(di eleate)
[ - ] se siamo a queto punto...
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