paolp78
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lunedì 8 agosto 2022
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amore e stranezze della mente
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Film attoriale che racconta una intensa storia d’amore di cui sono protagonisti una coppia di anziani coniugi: il morbo di Alzheimer complica il rapporto, ma non riesce a spezzarlo del tutto.
La narrazione molto delicata, cerca di realizzare un’apologia dell’amore di coppia e della dedizione dell’uno verso l’altro coniuge: l’operazione è in parte riuscita anche se la pellicola nel complesso risulta lenta e rischia di stancare pesantemente.
Nella descrizione delle fasi più strane della malattia si arriva a mettere in scena situazione paradossali, che spingono la storia all’estremo: questi eccessi narrativi servono per enfatizzare al massimo il sentimento tra i due amanti, che si spinge sino al sacrificio ed alla sopportazione di situazioni umilianti ed oggettivamente difficili da accettare.
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Film attoriale che racconta una intensa storia d’amore di cui sono protagonisti una coppia di anziani coniugi: il morbo di Alzheimer complica il rapporto, ma non riesce a spezzarlo del tutto.
La narrazione molto delicata, cerca di realizzare un’apologia dell’amore di coppia e della dedizione dell’uno verso l’altro coniuge: l’operazione è in parte riuscita anche se la pellicola nel complesso risulta lenta e rischia di stancare pesantemente.
Nella descrizione delle fasi più strane della malattia si arriva a mettere in scena situazione paradossali, che spingono la storia all’estremo: questi eccessi narrativi servono per enfatizzare al massimo il sentimento tra i due amanti, che si spinge sino al sacrificio ed alla sopportazione di situazioni umilianti ed oggettivamente difficili da accettare. Il messaggio che si vuole lasciare sembra essere quello dell’invincibilità dell’amore autentico, che non si arrende mai, neppure di fronte alle più ardue difficoltà.
Come detto si tratta di una classica opera attoriale, nel senso che l’aspetto più apprezzabile della pellicola è dato dalle prove recitative degli interpreti. I protagonisti, tutti in età avanzata, dall’alto della loro esperienza mettono in scena delle performance di alto livello. Il più presente in scena è il protagonista maschile, ruolo centrale nella storia, ricoperto dal poco noto attore canadese Gordon Pinsent; ben più nota la protagonista femminile, interpretata dalla mitica Julie Christie, che anche in età avanzata conserva grande fascino ed eleganza, imponendosi con una recitazione particolarmente intensa. Si ricorda infine la sempre brava Olympia Dukakis, che completa il quadro di eccellenti interpreti.
Buoni i dialoghi e ben curata la sceneggiatura, sebbene deve dirsi che non ci sono spunti particolarmente interessante e l’opera in effetti appare molto piatta e monotona.
La direzione della canadese Sarah Polley, al suo esordio dietro la macchina da presa, non impressiona particolarmente, nonostante l’insistito e riuscito ricorso al flashback.
Suggestiva l’ambientazione tra i paesaggi innevati del Canada.
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achab50
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venerdì 3 aprile 2020
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affetti collaterali
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Di questo film è già stato scritto tutto, e bene. Ciò che lo distingue dalle altre opere del genere è la delicatezza e la semplicità con cui viene trattato lo spinoso argomento della demenza. La vera sorpresa è come la perdita della memoria, e della capacità di riconoscere ed amare, possa avere come effetto (od affetto) collaterale l'innamoramento verso un'altra persona. E' un aspetto raramente indagato. Non c'è pietismo in questo film, e la vera vittima della malattia è il marito.
Ottima regia che riesce a raccontare per immagini anche le minime sensazioni, eccellente la sceneggiatura, in cui l'infermiera sostituisce la voce narrante e di volta in volta preannuncia i nuovi avvenimenti.
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Di questo film è già stato scritto tutto, e bene. Ciò che lo distingue dalle altre opere del genere è la delicatezza e la semplicità con cui viene trattato lo spinoso argomento della demenza. La vera sorpresa è come la perdita della memoria, e della capacità di riconoscere ed amare, possa avere come effetto (od affetto) collaterale l'innamoramento verso un'altra persona. E' un aspetto raramente indagato. Non c'è pietismo in questo film, e la vera vittima della malattia è il marito.
Ottima regia che riesce a raccontare per immagini anche le minime sensazioni, eccellente la sceneggiatura, in cui l'infermiera sostituisce la voce narrante e di volta in volta preannuncia i nuovi avvenimenti. Anche lei descritta a tutto tondo.
Una menzione a parte merita la colonna sonora; all'inizio ed alla fine, nei momenti topici, compare timidamente un preludio dal WTK di Bach, il vecchio Bach che come nessuno al mondo riesce ad infiltrarsi nelle vicende, nella parte centrale praticamente non c'è musica, a tratti solo un paziente che suona al piano un'unica nota....
Un film che definire Bergmaniano non è davvero esagerato.
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maria teresa
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mercoledì 1 aprile 2020
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la sapienza del cuore
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Mia madre stette a lungo in un letto senza poter più parlare con noi figli. Spesso piangeva, ma talvolta sembrava accorgersi che era a casa sua, nella sua camera...per questo forse inviava baci a chi era con lei nella sua stanza. Una notte pianse a lungo, era disperata e insisteva alla badante nel dire alla badante che "lui era morto". Inutilmente si cercò di consolarla: "Eravamo tutti vivi, e vicini a lei".Al mattino seguente ci giunse la notizia che mio zio, suo fratello, era deceduto durante la notte. Nessuno in famiglia aveva parlato di lui in sua presenza e nessuno ne aveva previsto la fine. Lei, che gli era molto legata,l' aveva saputo prima di noi.
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Mia madre stette a lungo in un letto senza poter più parlare con noi figli. Spesso piangeva, ma talvolta sembrava accorgersi che era a casa sua, nella sua camera...per questo forse inviava baci a chi era con lei nella sua stanza. Una notte pianse a lungo, era disperata e insisteva alla badante nel dire alla badante che "lui era morto". Inutilmente si cercò di consolarla: "Eravamo tutti vivi, e vicini a lei".Al mattino seguente ci giunse la notizia che mio zio, suo fratello, era deceduto durante la notte. Nessuno in famiglia aveva parlato di lui in sua presenza e nessuno ne aveva previsto la fine. Lei, che gli era molto legata,l' aveva saputo prima di noi.
Il film presentato affronta un tema molto angoscioso....certe malattie sembrano togliere all'essere umano il legame del ricordo, e il ricordo è un solido filo che sembra legarci all'eterno, ma la natura dell'anima è misteriosa e sembra alimentarsi e vivere di quanto in terra è estremamente difficile trovare: il coraggio di amare, la fedeltà, la speranza che spera l'insperabile. Perchè dunque non cimentarsi in questo essenziale colloquio?
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papat
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venerdì 1 agosto 2014
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vite rubate
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Fiona, una donna non più giovane, ancora legata profondamente da quasi 50 anni al proprio marito, giunge a varcare, senza inizialmente accorgersene, la soglia del morbo di Alzheimer.
Pian piano scivola nell'antro buio che progressivamente in modo inesorabile avviluppa la memoria, recidendone spietatamente i ricordi della propria vita, gli affetti, riducendo al non più Essere l'esistenza di un individuo, all'annichilimento completo di quello che è il quid, l'essenza e la matrice di una vita umana, non più ripetibile di un singolo, quel singolo, quella persona.
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Fiona, una donna non più giovane, ancora legata profondamente da quasi 50 anni al proprio marito, giunge a varcare, senza inizialmente accorgersene, la soglia del morbo di Alzheimer.
Pian piano scivola nell'antro buio che progressivamente in modo inesorabile avviluppa la memoria, recidendone spietatamente i ricordi della propria vita, gli affetti, riducendo al non più Essere l'esistenza di un individuo, all'annichilimento completo di quello che è il quid, l'essenza e la matrice di una vita umana, non più ripetibile di un singolo, quel singolo, quella persona.
Ancora in bilico fra il vuoto nebuloso e la presenza di sè, decide in piena di volontà di ricoverarsi in una clinica specializzata per la cura del morbo.
Il marito comprende la necessità medica del ricovero ma tentenna, cerca di distoglierla fino all'ultimo, volendosi illudere di una ripresa, aggrappato alla speranza dai sempre più rari momenti di salute della moglie. Ma lei è decisa e va.
Pellicola di difficile realizzazione. Trattare un tema così importante e scabroso richiederebbe un'esperienza vissuta direttamente, su di sè o per un familiare.
Anche uno specialista medico non potrebbe inverare quelle che sono le sensazioni più intime e sofferte dei diretti interessati.
Ed è qui che emerge in netta evidenza la mano sensibile e delicata che ha diretto il film suturandone in modo orchestrale i ritmi, le sofferenze ed i sentimenti dei protagonisti, gli ambienti, le circostanze, i luoghi.
Una giovane regista che ha saputo cogliere, vedere, intuire quello che è l'inferno di chi vive la sofferenza di questo morbo.
Una regia con un tocco umano notevole, mai sfociante nel facile lezioso lirismo o nello stucchevole lagrimoso.
Con mano leggera che muove le scene dietro le quinte, quasi un fantasma discreto, compartecipe della tragedia intima personale.
Eccellente la fotografia (Luc Montpellier), con delle sequenze in cui i colori assumono un tenue tono pastello, flou, sfumato, a sottolineare la memoria che si scolora. Difficile dire se un effetto voluto o casuale; mi piace credere nella prima ipotesi.
Di grande merito e plauso la stupefacente recitazione della ex Lara.
Non è l'attrice che si muove sullo schermo, è la persona affetta dal morbo. In essa è completamemte calata, negli atteggiamenti, modulazioni della voce e nebulositá vagante dello sguardo appannato, nell' espressione del viso, e nella capacità di dar vita al linguaggio degli occhi, che da soli assurgono a diario spirituale, di quello che le parole non possono dire, dei sentimenti e dei turbamenti sepolti nel più profondo dell'intimo.
Come possa la capacità e l'espressione artistica penetrare ad arrivare a tal punto descrittivo è una cosa sconcertante.
Una meritevolissima candidatura all'Oscar.
A parte la profonda impronta artistica, una considerazione sulla malattia ed i suoi tentacoli collaterali ci inducono a rilevare che in realtà la vera vittima cosciente è, in questo caso, il marito (superba, naturalissima interpretazione dell'ottantaquattrenne (anni portati benisimmo, perdinci), Gordon Pinsent).
Vedere annullata la coscienza della propria compagna, cancellato tutto il proprio passato, l'impadronirsi della propria anima dal senso dell'inutilità del proprio vissuto...
Se l'avesse perduta per la morte, gli sarebbero rimasti i ricordi, così invece un vuoto fluttuare nel Nulla, in un'affetto vicino fisicamente ma con una vita oramai in contrade oltre il confine, senza ritorno.
Non convengo con una riflessione espressa nella narrazione "Il passato nessuno potrà mai togliervelo", e neanche con il messaggio della locandina "Amare non è ricordare"; dalla radice etimologica dimenticare è togliere dalla memoria, scordare è cancellare dal cuore (cor-cordis) e ri_cordare non è forse l'unica possibilità di vita superstite del sentimento ? Recentemente sono state avanzate delle ipotesi dell'esistenza nel cuore di un proprio 'cervello'.
Bella e profonda la frase che chiude il film, detta da lei al marito, in uno di quei momenti di presenza sempre più rari "Potevi girare le spalle in un qualsiasi momento ed andartene, e non l'hai fatto".
Un pensiero che cesella l'affetto di una persona per una persona e che affonda radici profonde in chi ne è stato direttamente coinvolto nella vita reale, un quadro d'amore (intendiamolo nel senso più ampio di affetto e non di stati passionali effimeri e transeunti) che resterà appeso all'albero della vita finchè durerà l'esistenza di una delle persone che gli hanno dato spessore, consistenza e soffio vitale.
(paolo patrone)
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vittorio dornetti
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mercoledì 9 luglio 2014
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l'amore produce sempre i suoi frutti
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Dire poetico in riferimento a questo film è dire una banalità poiché tutto (dalla musica all'uso dei colori) tende a questo fine di affrontare in maniera empatica e commuovente (ma senza alterare la verità) una situazione drammatica. L'alzhaimer è un pretesto (peraltro disegnato assai finemente) di una condizione esistenziale, che è l'isolamento, la solitudine, l'essere "naturalmente" lontani: è la tragedia di ogni essere umano, inevitabile. Ma qualcosa di può fare; si può cercare di non dimenticare il passato (chi può), uscire per quanto è nelle proprie forze da se stessi, puntare sull'amore e non sull'abbandono.
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Dire poetico in riferimento a questo film è dire una banalità poiché tutto (dalla musica all'uso dei colori) tende a questo fine di affrontare in maniera empatica e commuovente (ma senza alterare la verità) una situazione drammatica. L'alzhaimer è un pretesto (peraltro disegnato assai finemente) di una condizione esistenziale, che è l'isolamento, la solitudine, l'essere "naturalmente" lontani: è la tragedia di ogni essere umano, inevitabile. Ma qualcosa di può fare; si può cercare di non dimenticare il passato (chi può), uscire per quanto è nelle proprie forze da se stessi, puntare sull'amore e non sull'abbandono. Il premio, alla fine, giunge per quanto inaspettato: la moglie amatissima e lontana si riscuote, riconosce per un attimo, si rende conto di quanto sia stato bello aver sposato quell'uomo.
Vittorio Dornetti
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jayan
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giovedì 5 luglio 2012
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quando l'amore va oltre la dimenticanza
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Un film capolavoro sull'amore tra due anziani, di cui uno, Fiona, è stata colpita dal morbo di Alzaimer. Il marito avrà la pazienza di seguirla anche quando, ricoverata in una casa di cura, prenderà una cotta per un altro vecchio e si dimenticherà di lui. Ma l'amore va oltre la dimenticanza e lui sarà premiato per la sua infinita pazienza, perché alla fine lei lo riconoscerà e lo ringrazierà. Una splendida regia, una straordinaria interpretazione di Julie Christie, ma anche un'ottima sceneggiatura e incantevoli paesaggi nordici. Un film da non perdere. Avrebbe dovuto vincere l'oscar. Julie Christie si conferma una grande attrice.
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Un film capolavoro sull'amore tra due anziani, di cui uno, Fiona, è stata colpita dal morbo di Alzaimer. Il marito avrà la pazienza di seguirla anche quando, ricoverata in una casa di cura, prenderà una cotta per un altro vecchio e si dimenticherà di lui. Ma l'amore va oltre la dimenticanza e lui sarà premiato per la sua infinita pazienza, perché alla fine lei lo riconoscerà e lo ringrazierà. Una splendida regia, una straordinaria interpretazione di Julie Christie, ma anche un'ottima sceneggiatura e incantevoli paesaggi nordici. Un film da non perdere. Avrebbe dovuto vincere l'oscar. Julie Christie si conferma una grande attrice. Chi non l'ha dimenticata nel film IL DOTTOR ZIVAGO, in cui interpretò la parte di Lara, l'amante di Yuri? Anche se invecchiata, mantiene il suo fascino... quasi come allora.
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leo grimaldi
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mercoledì 3 novembre 2010
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una riflessione accorata sulla crudeltà dell'amore
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La regista senza urlare ci sbatte in faccia la drammatica realtà della malattia e della solitudine, e riesce a farlo dal punto di vista inusuale nel cinema in quanto le vittime sono i due coniugi anziani. E non si sa se la persona più penalizzata e sofferente sia davvero la donna, affetta dal male terribile, o il marito che non si da una ragione del suo “allontanamento”, del suo straniamento. Sceneggiatura, inquadrature, ritmo del film vanno di pari passo in un piccolo toccante capolavoro, esaltato dalla bravura degli attori principali e non solo, in particolare la grande commovente Julie Christie.
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francesco2
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martedì 25 agosto 2009
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film un pò didascalico
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Il marito forse è ora(Provvisoriamente) "Lontano da lei", non solo perché fisicamente si separano e per via del "Flirt" con l'altro uomo, ma anche perché ora la donna vive in un mondo suo, dove i ricordi arrivano e scompaiono(Potenzialmente) da un giorno all'altro.
Un mondo difficilissimo da capire recepire, in cui la memoria, che diamo per scontata, diventa una "possibilità", il tutto dopo tanti anni vissuti assieme.Qui il film, che purtroppo non risparmia luoghi comuni sulla vita di coppia e varie scene didascaliche, è sicuramente acuto nel delineare paradossi come quello del libro, mi pare portato dal marito e di cui la moglie neanche si ricorda.Un film non "Freddo", a difefrenza delle strade presenti(Ma non solo) nella prima e nell'ultima scena, ghiacciate come quelle di "Fargo" e come lo stato d'animo del protagonista quando in una scena abbastanza curiosa si ritrova faccia afaccia in macchina con l'"Amante" della moglie.
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Il marito forse è ora(Provvisoriamente) "Lontano da lei", non solo perché fisicamente si separano e per via del "Flirt" con l'altro uomo, ma anche perché ora la donna vive in un mondo suo, dove i ricordi arrivano e scompaiono(Potenzialmente) da un giorno all'altro.
Un mondo difficilissimo da capire recepire, in cui la memoria, che diamo per scontata, diventa una "possibilità", il tutto dopo tanti anni vissuti assieme.Qui il film, che purtroppo non risparmia luoghi comuni sulla vita di coppia e varie scene didascaliche, è sicuramente acuto nel delineare paradossi come quello del libro, mi pare portato dal marito e di cui la moglie neanche si ricorda.Un film non "Freddo", a difefrenza delle strade presenti(Ma non solo) nella prima e nell'ultima scena, ghiacciate come quelle di "Fargo" e come lo stato d'animo del protagonista quando in una scena abbastanza curiosa si ritrova faccia afaccia in macchina con l'"Amante" della moglie.In quel momento(E in altri) questo personaggio ricorda parzialmente quello della bella, a volte molto bella,"Storia vera" lynchiana, un signore anziano molto più saggio di tanti (Più o meno) giovani di cui io faccio parte.
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mary
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giovedì 23 ottobre 2008
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stagnante
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Un film senza sviluppi.Tutta la storia si riduce a un'attaccamento per un altro uomo della malata e allo stare a guardare del marito.
Inoltre non ho apprezzato la notevole ricchezza dei due protagonisti..perchè crea il solito "bello" e la sceneggiatura molto costruita: " Come ci si può dimenticare del Vietnam" ..e non vado al cinema per " La robaccia americana". E' malinconica e purtroppo vera la parte documentaristica della clinica e il gran silenzio che lo pervade..però non basta per fare un film." Il ricordo delle cose belle" è un film francese che parla di questo morbo ma in maniera più coinvolgente.Sarah Polley è una ottima attrice però ha fatto un film vuoto ed inutile sulla vecchiaia e la malatta.
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Un film senza sviluppi.Tutta la storia si riduce a un'attaccamento per un altro uomo della malata e allo stare a guardare del marito.
Inoltre non ho apprezzato la notevole ricchezza dei due protagonisti..perchè crea il solito "bello" e la sceneggiatura molto costruita: " Come ci si può dimenticare del Vietnam" ..e non vado al cinema per " La robaccia americana". E' malinconica e purtroppo vera la parte documentaristica della clinica e il gran silenzio che lo pervade..però non basta per fare un film." Il ricordo delle cose belle" è un film francese che parla di questo morbo ma in maniera più coinvolgente.Sarah Polley è una ottima attrice però ha fatto un film vuoto ed inutile sulla vecchiaia e la malatta. Chi esalta l'amore in questo forum..è lontano, a mio parere, mille miglia dalla realtà delle cose.
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[+] troppo severa
(di francesco2)
[ - ] troppo severa
[+] non sempre quelli che hanno occhi vedono
(di vittorio dornetti)
[ - ] non sempre quelli che hanno occhi vedono
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vittorio
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lunedì 23 giugno 2008
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mi aspettavo di più!!
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E' un bel film, con una storia sentimentale e molto semplice, però non riesce ad emozionarti e non riesce a coinvolgerti...
Un film da vedere senza aspettarsi un capolavoro!!
Poteva essere fatto meglio...
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