Truman Capote: a sangue freddo |
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Un film di Bennett Miller.
Con Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Clifton Collins Jr., Chris Cooper, Bruce Greenwood.
continua»
Titolo originale Capote.
Biografico,
durata 98 min.
- USA 2005.
uscita venerdì 17 febbraio 2006.
MYMONETRO
Truman Capote: a sangue freddo
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Domande apertedi HowlingfantodFeedback: 7986 | altri commenti e recensioni di Howlingfantod |
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sabato 16 agosto 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questa volta vado al buio, non so niente di Truman Capote tranne che ha scritto Colazione da Tiffany, non so niente del libro e del film che immagino autobiografico sulla creazione del suo ultimo romanzo completo. Non ho letto alcuna rassegna stampa al tempo in cui è uscito nelle sale qui in Italia e tantomeno negli Stati Uniti, le leggerò dopo quest’articolo, immagino al tempo negli Stati Uniti abbia aperto il solito dibattito insanato ed imperituro sulla pena di morte, magari avendo calcolato al botteghino quanto avrebbe potuto fruttare affrontare il tema dall’ottica delle rievocazione di un grande scrittore, come dicono loro, gli americani, “business as usual”. Qui da noi nella Vecchia umanistica e dotta Europa più verosimilmente si sarà parlato più del ruolo e la funzione sociale dell’arte, in primo luogo della letteratura e ci si domanda spontaneamente cosa avrebbe dovuto fare l’intellettuale e quindi quale è il suo ruolo nella società, nel caso specifico del film, dalla forza del suo pulpito il grande letterato unanimemente riconosciuto e mainstream per i tempi ai quali si riferisce avrebbe dovuto salvare due omicidi? Due vite umane? Se non lo ha fatto perché, anzi lo ha fatto fino a un certo punto, forse per il mero narcisismo artistico, ancora la domanda sull’arte. Il film non si mostra subito nei suoi significati profondi, parte lentamente, non si snoda, aumenta la sua tensione intrinseca per la profondità dei temi affrontati ad ogni passaggio, strada facendo, con frasi scandite, dialoghi drammatizzati ed intensi che sembrano sempre voler dire l’ultima parola, con una fotografia netta, semplice pulita e a tinte fosche. I temi sono forti, la colpa e la sua condivisione,Truman Capote partecipa all’esecuzione e immagino ed il dialogo stesso lo suggerisce ne sarà partecipe ancora, quindi l’espiazione, il ruolo dell’arte e la dicotomia realtà e finzione, tematiche profonde e pressanti che lasciano come tutto il film, da qualunque parte dell’oceano lo si guardi domande aperte alle nostre coscienze. Quasi dimenticavo, eccezionale l’interpretazione non per niente da Oscar del compianto Philip Seymour Hoffmann.
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