leo pellegrini
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sabato 8 aprile 2006
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ritorna la magica hollywood di una volta
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Facciamo finta che i primi quindici minuti non esistano (la storia stenta a decollare, una certa prolissità e alcune lungaggini rendono il tutto monotono e statico)…
Un gioiello, un piccolo capolavoro che chi ama il cinema e la sua magia non può assolutamente perdere! Susan Stroman, che era la coreografa dello spettacolo di Broadway da cui il film è tratto, si assume la regia di questo omaggio alla grande e magica Hollywood di una volta.
Qualità, giusta ironia, buon gusto, verve e uno spirito trascinante e irriverente come non si vedevano da tempo. Comicità irresistibile, ritmo sfrenato… tutto questo caratterizza l’opera scritta da Mel Brooks che ha guadagnato negli Usa tre milioni di dollari nel primo weekend natalizio (film in cui non c‘è ombra di caricatura, il che sarebbe stata la via più facile e… banale).
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Facciamo finta che i primi quindici minuti non esistano (la storia stenta a decollare, una certa prolissità e alcune lungaggini rendono il tutto monotono e statico)…
Un gioiello, un piccolo capolavoro che chi ama il cinema e la sua magia non può assolutamente perdere! Susan Stroman, che era la coreografa dello spettacolo di Broadway da cui il film è tratto, si assume la regia di questo omaggio alla grande e magica Hollywood di una volta.
Qualità, giusta ironia, buon gusto, verve e uno spirito trascinante e irriverente come non si vedevano da tempo. Comicità irresistibile, ritmo sfrenato… tutto questo caratterizza l’opera scritta da Mel Brooks che ha guadagnato negli Usa tre milioni di dollari nel primo weekend natalizio (film in cui non c‘è ombra di caricatura, il che sarebbe stata la via più facile e… banale).
Uno straordinario cast dal talento mostruoso: attori e tecnici danno il meglio di sé in questa scoppiettante e tenera fantasia in cui gli amanti del musical si divertiranno a trovare le innumerevoli affettuose citazioni (Cantando sotto la pioggia, Un Americano a Parigi, 42ma strada, Cabaret, A chorus line, Spettacolo di varietà, Baciami Kate…) e chi non ama questo genere potrà ricredersi e divertirsi come raramente accade.
Da tempo non si vedevano coreografie così perfette e piene di creatività, una migliore dell’altra, e così colme di autoironia (per arrivare a “Springtime for Hitler” che dire geniale è poco).
Bellissime accattivanti musiche, battute a pieno ritmo, gag sublimi completano il godimento per lo spettatore di qualunque età e dai gusti più diversi.
Un film che giustamente ha entusiasmato la critica.
Gli interpreti sarebbero da citare tutti, una vera gara di bravura a cui non sapresti a chi dare la palma. Nathan Lane e Matthew Broderick costituiscono una delle migliori coppie viste sul grande schermo ed è evidente il loro notevole affiatamento dopo anni di repliche a Broadway (il primo in Italia è poco conosciuto ma è veramente “un grande”). Will Ferrel è divertente come non mai. Inedita, straordinaria, ironica, spumeggiante, magnetica... Uma Thurman, più sexi che mai (e balla e canta con notevole professionalità). Non si rimpiange che il ruolo non sia interpretato dalle star contattate prima di lei (Nicole Kidman e Charlize Theron) e... sembra che abbia imparato la parte in soli 10 giorni! Straordinaria!
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a.l.
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lunedì 27 marzo 2006
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il grande imbroglio
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“Prendimi, toccami” urla giuliva una vecchietta dietro una porta chiusa al compagno di acrobazie erotiche, un produttore teatrale di scarse qualità che sopravvive a Broadway, facendosi finanziare dalle amanti anziane spettacoli obbrobriosi e frodando il fisco. E “The producers” diretto da Susan Stroman, regista teatrale per la prima volta dietro una macchina da presa, è la storia di un imbroglio in grande stile di cui tutti finiscono con l’essere vittima compreso chi lo ha architettato: il pubblico destinatario di “La primavera di Hitler”, una delirante commedia di uno strambo allevatore di uccelli assurdamente filonazista, attori regista e scrittore impegnati senza saperlo a mettere in scena un sicuro insuccesso, le sue attempate finanziatrici e infine lo stesso artefice della truffa, Bialystock, a sua volta beffato dagli spettatori e dalla critica che trovano invece irresistibilmente buffo il musical, mandando a monte i suoi piani e facendolo finire in galera.
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“Prendimi, toccami” urla giuliva una vecchietta dietro una porta chiusa al compagno di acrobazie erotiche, un produttore teatrale di scarse qualità che sopravvive a Broadway, facendosi finanziare dalle amanti anziane spettacoli obbrobriosi e frodando il fisco. E “The producers” diretto da Susan Stroman, regista teatrale per la prima volta dietro una macchina da presa, è la storia di un imbroglio in grande stile di cui tutti finiscono con l’essere vittima compreso chi lo ha architettato: il pubblico destinatario di “La primavera di Hitler”, una delirante commedia di uno strambo allevatore di uccelli assurdamente filonazista, attori regista e scrittore impegnati senza saperlo a mettere in scena un sicuro insuccesso, le sue attempate finanziatrici e infine lo stesso artefice della truffa, Bialystock, a sua volta beffato dagli spettatori e dalla critica che trovano invece irresistibilmente buffo il musical, mandando a monte i suoi piani e facendolo finire in galera. Visto che di messinscena si tratta, si può anche pensare alla pellicola come a una dichiarazione di poetica, riproposta dal suo autore a distanza di anni, convinto della sua perenne attualità: nel 1968 il geniale Mel Brooks esordì come regista e sceneggiatore in “Per favore non toccate le vecchiette”, ottenne grande notorietà e nel 2001 lo trasformò in un fortunatissimo musical e ora ha trasposto di nuovo sul grande schermo lo show, affidandone a mani sicure la realizzazione. Variazioni sullo stesso tema dunque, ma la spirito e la vis comica sono rimasti intatti, nonostante l’ inevitabile patina old style. In realtà “The producers” pare una dimostrazione pratica dell’inutilità del talento ribadendo l’assoluta casualità del favore accordato dalle platee alla creazione artistica: niente assolutamente di nuovo però ed è la stessa filosofia, per fare un esempio, dei film più recenti di Woody Allen da “Hollywood ending” a “Macht Point”. Tuttavia Mel Brooks nello sviscerare i meccanismi della comicità conduce il gioco in modo molto più sottile: da Aristofane in poi la risata liberatoria nasce dall’evocare sulla scena nudi e puri i feticci o gli spauracchi, privati e pubblici, foggiati dall’immaginario collettivo. E la provocazione, adeguata ai tempi, funziona: il macho in divisa, il ballerino in pantaloni aderenti, il travestito, la bionda svedese esageratamente provocante e disponibile sessualmente, il virile seduttore di donne mature, sono inequivocabilmente simboli erotici eterosessuali ed omosessuali e “la gaia commedia nazista”, spettacolo nella finzione-contenitore similare, strappa inaspettatamente gli applausi in quanto, in barba al politicamente corretto, in essa uomini e donne si riconoscono. La forza della parodia messa in atto consiste appunto nella riduzione macchiettistica di tutti i personaggi a prototipi ideali: l’impresario teatrale cinico, il gruppo gay, l’impiegato sognatore prigioniero della routine, la coppia di amici inseparabili, le allegre ottantenni a spasso con il deambulatorio, la segretaria sexy. La fusione fa scoccare la scintilla: la gente ride di se stessa, ma non se ne accorge e calorosamente approva la presa in giro in forma di caricatura. Ed ecco l’altro idolo infranto da “The producers”: la serietà dell’arte. Se ne può dire molto, ma stando a Mel Brook di un grande imbroglio si tratta, dove tutti mentono, autori e pubblico, ed è l’estetica della risata.
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iuriv
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lunedì 25 aprile 2016
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se piace il genere...
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Su questo film ci sono finito per caso, altrimenti difficilmente lo avrei scelto. The Producers si presenta come un musical vecchio stampo, dall'impostazione classica e con scarsa intenzione di attirare a se un pubblico diverso dall'appassionato del genere.
La narrazione parte subito con la musica e il ballo e poi si srotola attraverso una recitazione fisica e sovraccarica che punta al grottesco, senza alcun compromesso.
In tutto ciò si distingue la performance di Uma Thurman, decisamente lontanissima dallo stereotipo attaccatole addosso da Tarantino, che si dimostra attrice versatile e convincente.
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Su questo film ci sono finito per caso, altrimenti difficilmente lo avrei scelto. The Producers si presenta come un musical vecchio stampo, dall'impostazione classica e con scarsa intenzione di attirare a se un pubblico diverso dall'appassionato del genere.
La narrazione parte subito con la musica e il ballo e poi si srotola attraverso una recitazione fisica e sovraccarica che punta al grottesco, senza alcun compromesso.
In tutto ciò si distingue la performance di Uma Thurman, decisamente lontanissima dallo stereotipo attaccatole addosso da Tarantino, che si dimostra attrice versatile e convincente.
Gli altri si affidano ad un'interpretazione cartoonesca, esagerata in tutto, che probabilmente è tipica della commedia musicata, ma che a me non è piaciuta granché.
La pellicola gioca con le spettacolari coreografie curate dalla specialista Stroman, che richiamano i grandi capolavori del passato, senza aggiungere, almeno all'apparenza, nulla di nuovo a un genere che ha sparato le sue cartucce migliori qualche decennio fa.
Un omaggio, lo si potrebbe definire, allo stile di Broadway e al suo peculiare modo di fare spettacolo. A tratti diverte anche chi non è avvezzo al musical, ma probabilmente si rivolge esclusivamente agli amanti. Se non si fa parte della categoria, meglio soprassedere.
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eugenio
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giovedì 27 aprile 2006
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un successo che parla di un fiasco
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Un vero capolavoro!Uno dei più bei musical di Brodway che finalmente ritorna nelle sale cinematografiche dopo il 1968.Susan Stroman,dirige una perla del cinema con l'aiuto del grande Mel Brooks autore della prima versione che ebbe un grande successo.Per non parlare de cast di tutto rispetto composto da Nathan Lane e Matthew Broderick che hanno ridato vita ad un epoca in cui il musial era maggiormente apprezzato.Inoltre le musiche(elemento fondamentale) ti trascinano con le loro note e le loro parole che raccontano passi del film da "We can Do it" a "Spring time for Hitler" e che danno quel tocco finale senza il quale The producers non sarebbe una gaia commedia neonazista.
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angela
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domenica 19 marzo 2006
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divertentissimo
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Sono rimasta favorevolmente impressionata da The Producers, un piccolo gioiello di comicità (e la mano del grande, vecchio Mel, qui presente solo come produttore e autore, si sente eccome!), ma anche e soprattutto di teatro. Sì, perchè questo film è la versione cinematografica di un musical che a Broadway ha fatto furore, che a sua volta è la versione teatrale dell'originale film di Brooks, in Italia tradotto un po' scioccamente "Per favore non toccate le vecchiette" e passato quasi inosservato negli anni Settanta. Mel ha ripreso quel film e quella storia e ne ha tratto un musical delizioso, divertentissimo, politicamente scorretto che più non si può e musicalmente perfetto. E perfetti sono anche gli interpreti, attori, cantanti e ballerini impeccabili: Nathan Lane su tutti, ma anche Broderick e quei due fenomeni che interpretano il regista gay e il suo mellifluo assistente.
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Sono rimasta favorevolmente impressionata da The Producers, un piccolo gioiello di comicità (e la mano del grande, vecchio Mel, qui presente solo come produttore e autore, si sente eccome!), ma anche e soprattutto di teatro. Sì, perchè questo film è la versione cinematografica di un musical che a Broadway ha fatto furore, che a sua volta è la versione teatrale dell'originale film di Brooks, in Italia tradotto un po' scioccamente "Per favore non toccate le vecchiette" e passato quasi inosservato negli anni Settanta. Mel ha ripreso quel film e quella storia e ne ha tratto un musical delizioso, divertentissimo, politicamente scorretto che più non si può e musicalmente perfetto. E perfetti sono anche gli interpreti, attori, cantanti e ballerini impeccabili: Nathan Lane su tutti, ma anche Broderick e quei due fenomeni che interpretano il regista gay e il suo mellifluo assistente. E mi è piaciuto pure Will Ferrell, che normalmente non apprezzo, nei panni del drammaturgo nostalgico nazista, mentre Uma Thurman mette tutto il suo fascino nell'unico personaggio femminile (se vogliamo ovviamente tralasciare le legioni di vecchiette che sbavano per Max...).
Che altro dire... al Brancaccio a Roma la compagnia della Rancia mette in scena la versione italiana con Iachetti e Dorelli junior, e io ci andrò sperando di divertirmi altrettanto. Per sempre grande Mel Brooks!
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(di eugenio)
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(di rudy_50)
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antonello villani
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giovedì 23 marzo 2006
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una "poco" gaia commedia neonazista
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Il comico che ha contagiato con la sua irriverenza il pubblico sin dal lontano 1968 –anno del debutto cinematografico con “Per favore non toccate le vecchiette”- ritorna alle origini, nelle vesti di produttore e sceneggiatore, lasciando alla coreografa Susan Stroman il compito di dirigere un successo teatrale presentato a Broadway con il titolo di “The Producers”. E’ davvero singolare che sia proprio un americano di origine ebrea a portare sul palcoscenico una commedia su Hitler, ma Brooks ha voluto osare oltre il necessario mettendo in piedi un musical sgangherato e fracassone che raccoglie parecchi dubbi e pochi consensi. La storia. Un produttore di Broadway sull’orlo del fallimento deve vendersi a vecchiette smaniose di sesso per continuare a lavorare; un ragioniere complessato gli consiglia di mettere in piedi lo spettacolo più fallimentare di tutti i tempi per intascare i soldi dei finanziatori.
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Il comico che ha contagiato con la sua irriverenza il pubblico sin dal lontano 1968 –anno del debutto cinematografico con “Per favore non toccate le vecchiette”- ritorna alle origini, nelle vesti di produttore e sceneggiatore, lasciando alla coreografa Susan Stroman il compito di dirigere un successo teatrale presentato a Broadway con il titolo di “The Producers”. E’ davvero singolare che sia proprio un americano di origine ebrea a portare sul palcoscenico una commedia su Hitler, ma Brooks ha voluto osare oltre il necessario mettendo in piedi un musical sgangherato e fracassone che raccoglie parecchi dubbi e pochi consensi. La storia. Un produttore di Broadway sull’orlo del fallimento deve vendersi a vecchiette smaniose di sesso per continuare a lavorare; un ragioniere complessato gli consiglia di mettere in piedi lo spettacolo più fallimentare di tutti i tempi per intascare i soldi dei finanziatori. Da questa idea geniale nasce “The Producers”, musical pieno di sano ottimismo ma zoppicante nei dialoghi fatti di smorfie e lamenti, grida e versi incomprensibili come nella migliore tradizione Brooks. Kitch, ammiccante e a tratti persino noioso, Susan Stroman non riesce a trovare il giusto mezzo perché ai godibilissimi balletti si alternano battute non sense e sketch troppo urlanti che smorzano il tono della commedia rendendo tutto poco appetibile. Insomma, teatro o musical? Beh, in questa confusione più totale spiccano gli attori –primo fra tutti Nathan Lane nei panni del produttore Max Bialystock: si muove agilmente tra una battuta e un balletto; Uma Thurman e Matthew Broderick, nel ruolo del timido ragioniere- che danzano come provetti ballerini, e una scenografia off Broadway. La Stroman gira tra i set con una telecamera appiccicata ai protagonisti dando il senso della teatralità a questa commedia degli equivoci che gioca garbatamente con dittatori e neonazisti mentre le svastiche in bella mostra ridicolizzano il Terzo Reich e l’ideologia nazionalsocialista. Negli anni ’40 Charlie Chaplin aveva messo in scena uno spettacolo simile da un’idea diversa: Brooks e la sua allegra brigata non hanno la forza espressiva del cineasta inglese. E, cosa non trascurabile, arrivano con più di mezzo secolo di ritardo.
Antonello Villani
(Salerno)
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