Titolo originale Collateral.
Azione,
durata 119 min.
- USA 2004.
uscita venerdì 15ottobre 2004.
MYMONETROCollateral
valutazione media:
3,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un mite tassista di Los Angeles (Jamie Foxx) viene preso in ostaggio da Vincent (Tom Cruise), un killer professionista che si serve del taxi per portare a termine cinque omicidi in una sola notte.
Quando il termine “thriller“ viene accostato a quello di Michael Mann, sappiamo di essere in buone mani. Scordatevi serial killer funambolici, macchine che esplodono e battutine del cazzo tra poliziotti sagaci: qui si fa sul serio. Le sparatorie ci sono, ma quelle più elettrizzanti fanno uso di proiettili verbali anziché di piombo, e un taxi non è un semplice veicolo da far saltare in aria ma un microcosmo in cui a scontrarsi sono le personalità dei protagonisti.
'Collateral' è l'ultimo esempio di come il cinema per adulti capaci di intendere e volere non sia morto ma, anzi, goda di ottima salute: un film diretto in maniera magistrale, interpretato con bravura e dotato di una sceneggiatura avvincente ed approfondita.
La parte finale - soprattutto alla luce di quanto visto fino a quel punto - scade un po' nel convenzionale, affidandosi forse ad una miracolosa casualità di troppo, ma credo sia innegabile che per tre quarti di film ci si trovi di fronte ad un'opera magnifica capace di unire arte e tecnica in un'unica, entusiasmante entità.
Tom Cruise riesce finalmente a fornire una prova d'attore convincente sotto ogni punto di vista, priva dei soliti tic e questa volta, davvero, senza sbavature. Il suo killer spietato è un classico cattivo alla Michael Mann, un alter-ego dark in cui il protagonista riconosce la sua metà oscura e con la cui umanità è costretto a fare i conti, un Darth Vader senza casco che non conosce il significato della parola “monodimensionale“. Probabilmente il miglior ruolo di Cruise accanto al guru di 'Magnolia'.
Jamie Foxx ha dimostrato di avere insospettate capacità di sfumatura e si è rivelato la scelta giusta per un personaggio chiamato a fronteggiare una superstar, sullo schermo come nella vita reale. Una parte non facile, la sua, a cui si chiedeva di apparire come una persona ordinaria, di buon cuore e un tantino squallida ma capace - allo stesso tempo - di sopravvivere al gioco al massacro che si instaura tra i due protagonisti, in cui ognuno scava senza troppe remore nell'animo dell'altro.
Un plauso incondizionato anche alla meravigliosa fotografia del film che si è servita in gran parte di attrezzature digitali, una scelta fatta a ragion veduta che riesce a rendere la città e le sue strade molto più realistiche di quanto non avrebbe potuto fare la pellicola: i due formati conferiscono alle immagini riprese un aspetto diverso, e Dion Beebe e Paul Cameron hanno saputo giocare con le abitudini del pubblico riprendendo la città con un tipico look da home-movie (luci dirette bruciate, zone oscure in preda ad una forte sgranatura, la suddivisione in linee di scansione) ed altri ambienti, invece, con la mobilità e la definizione proprie di una pellicola 35mm; una differenza che verrà percepita da tutti anche se soltanto a livello subliminale.
La regia di Michael Mann è semplicemente di un altro mondo, non c'è storia. Tutta un'altra pasta. Ogni fotogramma trasuda stile, ogni inquadratura è una foto da esporre in una galleria d'arte; quando alla base c'è un talento ed un'ispirazione di questa portata non c'è esperienza che tenga, né tantomeno la mera padronanza tecnica potrebbe mai eguagliare anche soltanto un decimo della bravura di questo regista.
Unita ad un montaggio perfetto e ad una direzione della fotografia strepitosa, la conduzione di Mann fa sì che il coinvolgimento scaturisca da tutto quello che appare sullo schermo, nulla escluso: personaggi, dialoghi, sguardi, suggestioni, panorami, oggetti; un'emozione continua capace di dispensare con la stessa efficacia adrenalina e malinconia, ed in grado di sottolineare al meglio la validità della sceneggiatura.
E poi ci sono tutti i marchi di fabbrica di Mann: gli aerei e gli aereoporti, l'amore per Los Angeles, gli ambienti spogli, le musiche in perfetta armonia con le immagini, una sparatoria da manuale del cinema.
La coda finale fa perdere un po' di tono al film, è vero, ma lasciare che trascurabili difetti possano influire sull'insieme sarebbe come indicare la piccola incrinatura di un bellissimo diamante, e gli appassionati non faticheranno a ritrovarsi dalle parti di 'Heat' e 'Manhunter', luoghi di un cinema di cui si sente un assoluto bisogno e che è possibile trovare grazie a quello che può essere considerato - a tutti gli effetti - come un grande, imperdibile film d'Autore.
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