um-one
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sabato 15 ottobre 2005
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ma lei sai il cinese e il giapponese?
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Rispondo a chi dopo una bella critica su uno dei massimi capolavori del cinema contemporaneo (a proposito, 2046 affronta il dolore e l'impossibilità di amare al maschile, mentre In the mood l'affrontava al femminile) se la prende un po' col doppiaggio. Visto che dubito che che lei sappia le tre lingue in cui il film è recitato, ritiene che i sottotitoli possano restituirle la comprensione del film? Bè, sappia che leggendo i sottotitoli si perde il 50% delle immagini e gli stessi sono una riduzione di almeno il 40% del testo originale.
Insomma, attenzione, o finiremo per affermare che dobbiamo leggere Guerra e Pace in russo, pur non conoscendolo, perchè così possiamo gustare il preziosismo esotico del cirillico.
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Rispondo a chi dopo una bella critica su uno dei massimi capolavori del cinema contemporaneo (a proposito, 2046 affronta il dolore e l'impossibilità di amare al maschile, mentre In the mood l'affrontava al femminile) se la prende un po' col doppiaggio. Visto che dubito che che lei sappia le tre lingue in cui il film è recitato, ritiene che i sottotitoli possano restituirle la comprensione del film? Bè, sappia che leggendo i sottotitoli si perde il 50% delle immagini e gli stessi sono una riduzione di almeno il 40% del testo originale.
Insomma, attenzione, o finiremo per affermare che dobbiamo leggere Guerra e Pace in russo, pur non conoscendolo, perchè così possiamo gustare il preziosismo esotico del cirillico. Amen
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(di nathanael)
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pescenaufrago
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giovedì 21 luglio 2005
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narcisista al vomito
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Un sacco di spunti interessanti, questo film, ma che rimangono tali; e non passateli per essenziali, sono solo non comunicati. Al più, uno ci può mettere quello che vuol credere, come in una recensione più sopra, dove una lettrice fra un po' ci mette un saggio sulla propria concezione dell'amore femminile... Abbagli.
Ma soprattutto, il regista è così autocompiaciuto che le sue estetizzanti lentezze scivolano al di là della forma meditante orientale e cadono in un baratro di stucchevolezza. Non è insomma un film, ma almeno tre, quattro sceneggiature abortite.
Lode alla fotografia, e a alcune scene che colpiscono, ma non al cinema.
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philippe
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venerdì 28 gennaio 2005
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punto zero
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Un film di rigorosa incompiutezza, in bilico tra l'autoreferenzialità più compiaciuta e la visionarietà più fiammante. Alla ricerca di un punto zero in cui tempo, sguardo e memoria siano puro Cinema.
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(di tom)
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ugo
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giovedì 6 gennaio 2005
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una cagata pazzesca!!
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scusate la frase di lancio ma per me è questo il film...aveva ragione Fantozzi!
[+] de gustibus non disputandum est
(di michele)
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(di dan)
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davide dal sasso
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lunedì 20 dicembre 2004
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tra romanzo e eros fantascientifico
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Dove siamo? Di fronte ai rapidi accadimenti di 2046 ci si sente disorientati e quasi disagiati ma di sicuro anche piacevolmente sublimati da una fortissima eleganza estetica.
Entrati nella “creazione letterario - fantascientifica” ci si accorge di trovarsi a metà tra il romanzo e la “leggerezza dell’essere”.
Niente tormento, nulla viene lacerato né tanto meno svelato con semplicità, ma al contrario si continua a balzare da un mondo all’altro sentendosi partecipi di un errore come di un’armoniosa e delicata sensualità.
Ma cos’è 2046? Di sicuro non solo una stanza dove due amanti si incontrano e consumano il loro amore creando infinite coppie; non è un ateliér dove scrittura e vita reale si incontrano e danno vita su carta all’ennesima possibilità di commettere un errore o ripararlo con tempestiva impulsività erotica … nessuno sa dire nulla perché nessuno è mai tornato da 2046.
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Dove siamo? Di fronte ai rapidi accadimenti di 2046 ci si sente disorientati e quasi disagiati ma di sicuro anche piacevolmente sublimati da una fortissima eleganza estetica.
Entrati nella “creazione letterario - fantascientifica” ci si accorge di trovarsi a metà tra il romanzo e la “leggerezza dell’essere”.
Niente tormento, nulla viene lacerato né tanto meno svelato con semplicità, ma al contrario si continua a balzare da un mondo all’altro sentendosi partecipi di un errore come di un’armoniosa e delicata sensualità.
Ma cos’è 2046? Di sicuro non solo una stanza dove due amanti si incontrano e consumano il loro amore creando infinite coppie; non è un ateliér dove scrittura e vita reale si incontrano e danno vita su carta all’ennesima possibilità di commettere un errore o ripararlo con tempestiva impulsività erotica … nessuno sa dire nulla perché nessuno è mai tornato da 2046.
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titobros
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lunedì 29 novembre 2004
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estasi del cinema
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Ci sono film che possono piacere o non piacere, ci sono trame che possono sembrare confuse, oppure banali oppure geniali, ci sono attori che possono essere bravi o meno, ma ci sono cose che al cinema fanno bene, anzi ne sono l'essenza, la causa e l'effetto del fare cinema e del vedere cinema.
2046 è l'apice di un percorso straordinario verso il raggiungimento della perfezione emotiva e visiva.
Al di là di ogni considerazione puramente soggettiva, bisogna dire che questo film ha una delle fotografie più belle della storia del cinema, senza esagerare.
Chi conosce e apprezza Wong kar wai, certamente ha potuto assistere all'estasi del cinema fatta immagini, suoni, emozioni.
2046 è tutto. E' una trama complicata, così come lo sono i rapporti umani, è il non-luogo dove risiedono le sensazioni più forti, i ricordi più dolorosi e quelli più dolci, è il cammino verso il futuro che deve necessariamente esistere.
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Ci sono film che possono piacere o non piacere, ci sono trame che possono sembrare confuse, oppure banali oppure geniali, ci sono attori che possono essere bravi o meno, ma ci sono cose che al cinema fanno bene, anzi ne sono l'essenza, la causa e l'effetto del fare cinema e del vedere cinema.
2046 è l'apice di un percorso straordinario verso il raggiungimento della perfezione emotiva e visiva.
Al di là di ogni considerazione puramente soggettiva, bisogna dire che questo film ha una delle fotografie più belle della storia del cinema, senza esagerare.
Chi conosce e apprezza Wong kar wai, certamente ha potuto assistere all'estasi del cinema fatta immagini, suoni, emozioni.
2046 è tutto. E' una trama complicata, così come lo sono i rapporti umani, è il non-luogo dove risiedono le sensazioni più forti, i ricordi più dolorosi e quelli più dolci, è il cammino verso il futuro che deve necessariamente esistere.
2046 è una poesia che culla lo spirito dei personaggi e degli spettatori, che cattura le emozioni per condurli verso dimensioni surreali, ma per ciascuno incomprensibili.
La telecamera è come un personaggio silenzioso che indaga senza intromettersi, che ricerca dietro ogni angolo di carpire le persone, a volte di spiarle, a volte di svelarne la stupidità, la vanità, la semplicità, la verità che sta dietro e davanti alle cose.
Solenne, davvero solenne questo viaggio tra gli anni, scosso tra i colori caldi di Hong Kong, tra le musiche che come folate di vento ti conducono là dove un semplice sentimento può solo colpire in superficie.
Il potere del dettaglio, della ricerca della perfezione tecnica, in contrasto con la palese imperfezione dei comportamenti umani, degli amori che si riducono a dardi dolorosi. Qui ogni movimento è esaltato, ogni cosa è straordinariamente viva.
C'è come la sensazione di vivere in luogo senza tempo, dove tutto è una possibilità, forse una speranza, forse un oscuro vuoto dove non si può più tornare.
La magia sta nella poesia del cinema, quello vero, fatto di linguaggio, movimento, musica, colore.
Questa è poesia, questo è conema questo è estasi del cinema.
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roberto castrogiovanni
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venerdì 26 novembre 2004
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"perché i ricordi sono sempre bagnati di lacrime"
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2046 è il titolo di un libro di fantascienza. 2046 è anche il numero di stanza d’albergo. 2046, ancora, è una data simbolica (l’anno in cui Hong Kong passerà alla Cina). Ma, più di tutto, 2046 è l’espressione di uno stato mentale, la sospensione nel mondo dei ricordi, la sensazione di trovarsi in “un treno che non parte e non arriva mai”.
Hong Kong 1966, Oriental Hotel. Chow Mo Wan (Tony Leung) lavora a un romanzo ambientato nel futuro e riversa nelle pagine le sue precedenti storie sentimentali. Per lo scrittore è l’occasione di fare un viaggio nella memoria, di far riaffiorare, tra le volute di fumo di sigaretta e le arie d’opera suonate da un giradischi, i volti e i corpi delle donne che ha amato.
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2046 è il titolo di un libro di fantascienza. 2046 è anche il numero di stanza d’albergo. 2046, ancora, è una data simbolica (l’anno in cui Hong Kong passerà alla Cina). Ma, più di tutto, 2046 è l’espressione di uno stato mentale, la sospensione nel mondo dei ricordi, la sensazione di trovarsi in “un treno che non parte e non arriva mai”.
Hong Kong 1966, Oriental Hotel. Chow Mo Wan (Tony Leung) lavora a un romanzo ambientato nel futuro e riversa nelle pagine le sue precedenti storie sentimentali. Per lo scrittore è l’occasione di fare un viaggio nella memoria, di far riaffiorare, tra le volute di fumo di sigaretta e le arie d’opera suonate da un giradischi, i volti e i corpi delle donne che ha amato. Ciascuna di esse è una diversa manifestazione di ciò che chiamiamo “amore”: la passione carnale senza alcun coinvolgimento emotivo con Bai Ling (una Zhang Ziyi veramente bellissima), la complicità puramente intellettuale con Wang Jing Wen (Faye Wong) e il sentimento vissuto nell’ombra di un’altra donna con Su Li Zen (Gong Li).
Film complesso, frammentato, con un montaggio che spazia continuamente dal mondo del libro a quello reale e con le vicende che si rimandano le une alle atre in un infinito gioco di specchi e di lustrini, 2046 va visto come innesto e integrazione al precedente capolavoro di Wong Kar-wai, “In the Mood for Love” del 2000. La chiave di volta della storia è, infatti, proprio da ricercare nel rapporto che Chow ebbe con la Su Li Zen del film di quattro anni fa (Maggie Cheung, che qui compare solo pochi istanti). Non si tratta però di un vero e proprio sequel, la genesi di 2046 è molto più complessa. È come se Kar-wai volesse continuare a girare la stessa opera all’infinito (come testimonia sia la lunghissima gestazione, sia il fatto che il regista non sia ancora oggi del tutto soddisfatto del montaggio). Del resto, è lui stesso ad affermare che “i due film sono nati in contemporanea. Sono in un certo senso la stessa storia. Finito ‘Mood’, questo è ricomparso. Ma non lo considero un seguito. Semmai una rilettura degli stessi personaggi”.
Ritroviamo quindi la fotografia patinata di Christopher Doyle, l’eleganza degli abiti, delle unghia smaltate e dei capelli impomatati, l’intensità dei primi piani, la raffinata colonna sonora che spazia dalla “Casta Diva” a “Siboney”. Il risultato però non raggiunge i livelli del predecessore, inarrivabile sia per la poeticità di certi sguardi che per solidità di struttura e limpidezza narrativa.
Il cast di 2046 raduna veramente tutto l’olimpo delle star di Hong Kong. Siamo ai massimi livelli, per questo il mio consiglio è cercare di procurarsi una versione in lingua originale: solo così si può apprezzare un’intensità recitativa che il pur abile doppiaggio non riesce a rendere.
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melo
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giovedì 18 novembre 2004
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eroina nelle vene
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il film?
quello che avete letto sopra....
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disorder
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giovedì 18 novembre 2004
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la corazzata potemkin
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HO LETTO CHE QUALCUNO DICEVA CHE QUESTO FILM ERA DA"FLEBO".......
BEH...PERMETTETEMI DI SCRIVERE CHE LA CORAZZATA POTEMKIN A CONFRONTO è UN FILM AVVINCENTE.....
DA SCAPPARE!!!
NON MI SONO MAI SENTITO COSì MALE PER GUARDARE UN FILM.
PRENDETE TUTTO QUESTO COME UNA SEMPLICE OPINIONE....MA SECONDO ME è un valido consiglio.
melo
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(di strangelove'90)
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cagliostro
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domenica 14 novembre 2004
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sputo
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...si raccomanda flebo!!! Buona la fotografia e colonna sonora... il resto e da flebo
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