Paolo D'Agostini
La Repubblica
Aurelio Grimaldi è la dimostrazione che se vuoi fare fai. Magari con mezzi limitati, ma nessuno può tapparti la bocca. Ora questo siciliano cerimonioso ma dall'anima d'acciaio torna su Pasolini dopo che con Nerolio aveva dedicato un film alla parte finale della vita del poeta. Un mondo d'amore racconta invece il primo Pasolini. Quello che nel 1949, ventisettenne, è costretto a lasciare la friulana Casarsa dopo che sotto l'accusa di abuso di minori la scuola dove insegna lo mette alla porta, e il Pci di cui è segretario cittadino lo espelle.
Il film si arresta ai primissimi tempi del soggiorno romano, il poeta ha infatti raggiunto Roma con la madre Susanna che si adatta a fare la domestica, mentre egli stenta duramente a trovare un inserimento. Ma sono anche i primi esaltanti momenti del suo incantamento per la città e per la vita che vi vede pulsare. Che dire? Che il film non sembra povero anche se lo è, ed è un complimento. Che non fa una piega il suo rinfrescare la memoria sul calvario del Poeta che vedeva più lontano di tutti.
Che cosa non persuade allora? Forse, una certa pedanteria didascalica e pure un che di civetteria che lo fa sentire fratello di martirio a PPP (solo io dico le cose scomode che voi non avete il coraggio di dire), cui Grimaldi proprio non sa rinunciare.
Da La Repubblica, 07 giugno 2003
di Paolo D'Agostini, 07 giugno 2003