giovanni morandi
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martedì 27 settembre 2022
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buon film ma wallace non è kubrik giovanni morand
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Il comandante del Primo Battaglione del 7º Reggimento Cavalleria, 1ª Divisione Cavalleria (Aeromobile) Hal G. Moore (Mel Gibson) è un ufficiale di lunga esperienza militare che, con le sue truppe, si accinge a combattere per la prima volta in Vietnam. Il film illustra (come in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick) dapprima l'addestramento dei soldati e poi il trasferimento sul teatro degli scontri, in particolare nella valle del fiume in secca Ia Drang.
L'interpretazione di Gibson è più che convincente, con un ottimo cast di contorno, le mogli (che attendono ansiose in patria), il Reporter (uno solo ?), che si vede costretto anche a combattere, il Sergente di ferro (un po' troppo anziano), l'elicotterista che fa la spola tra la base e il campo di battaglia.
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Il comandante del Primo Battaglione del 7º Reggimento Cavalleria, 1ª Divisione Cavalleria (Aeromobile) Hal G. Moore (Mel Gibson) è un ufficiale di lunga esperienza militare che, con le sue truppe, si accinge a combattere per la prima volta in Vietnam. Il film illustra (come in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick) dapprima l'addestramento dei soldati e poi il trasferimento sul teatro degli scontri, in particolare nella valle del fiume in secca Ia Drang.
L'interpretazione di Gibson è più che convincente, con un ottimo cast di contorno, le mogli (che attendono ansiose in patria), il Reporter (uno solo ?), che si vede costretto anche a combattere, il Sergente di ferro (un po' troppo anziano), l'elicotterista che fa la spola tra la base e il campo di battaglia...ma, anche se ben diretto, non raggiunge non solo Kubrik ma neppure il realismo di Ridley Scott (Black Hawk Down)
Il film è un war-movie classico: il regista Randall Wallace, tuttavia, non pare polemizzare, come Kubrick e tanti altri che hanno trattato quella disastrosa guerra; un pugno (400) di eroi, senza tanti ripensamenti affronta i vietcong (oltre 2000) ed alla fine della sanguinosa battaglia, che vede gli americani, circondati dal nemico, vicino a soccombere, proprio come Custer al Little Big Horn, essere, all'ultimo minuto, salvati dal 7 cavalleggeri, con elicotteri provvidenziali, che, in pochi minuti, annientano il nemico.
Il racconto scorre bene, grazie anche all'interpretazione di Gibson. Certamente un ottimo film, anche se manca lo stile di Kubrick e/o di Scott
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biscotto51
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giovedì 2 luglio 2020
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retorica a catinelle
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Mascelluti e vigorosi sodati americani sbarcano in Vietnam (a ben 13.000 miglia da casa, dice il loro colonnello) per combattere i cattivi musi gialli segaligni che vorrebbero diffondere nel mondo la mala pianta del comunismo. Si incontrano, si scontrano, proiettili come se piovesse, molti caduti americani, montissimi musi gialli, ma appena un soldato morente mormora al commilitone: sergente, dica a mia moglie che l'amo, non ho resistito e ho cambiato canale.
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sellerone
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domenica 5 agosto 2018
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pane bibbia ed m16
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Lo odi o lo ami. questo ho visto generare dal film che a mio avviso è un capolavoro. Che sia un inno alla propaganda, all'americanità e alla forza d'animo degli us army è evidente da come comincia, ma se non erro in quell'ambito i fustaccioni le hanno prese di santa ragione. Purtroppo per noi e fortunati loro, le sconfitte subite, in america diventano stragi o massacri, quindi sia andata come è andata, poco conta per loro, tutti eroi. A differenza nostra invece che in un film del genere vediamo solo il lato negativo dell'opera. Immaginarsi se ci sogniamo di celebrare degnamente all'americana maniera le bastoste del regio esercito in africa o le vittorie in montagna.
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Lo odi o lo ami. questo ho visto generare dal film che a mio avviso è un capolavoro. Che sia un inno alla propaganda, all'americanità e alla forza d'animo degli us army è evidente da come comincia, ma se non erro in quell'ambito i fustaccioni le hanno prese di santa ragione. Purtroppo per noi e fortunati loro, le sconfitte subite, in america diventano stragi o massacri, quindi sia andata come è andata, poco conta per loro, tutti eroi. A differenza nostra invece che in un film del genere vediamo solo il lato negativo dell'opera. Immaginarsi se ci sogniamo di celebrare degnamente all'americana maniera le bastoste del regio esercito in africa o le vittorie in montagna. Ma torniamo a Bomba. Scorpacciata di ovvietà e bonanotte alla suspance, ma ovviamente splendido e a tratti veramente toccante...ma solo a tratti. spettacolare. Mel? il solito, ha Mellizzato il personaggio sarà stato un bene?
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papfaino
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martedì 23 gennaio 2018
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quanta retorica
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Filmaccio. Retorico ben al di là del ridicolo. Le scene di battaglia saranno anche ben fatte ma i viet sembrano dei dementi che si lanciano sulle pallottole mentre gli americani sono i soliti cecchini infallibili. Mel Gibson si aggira per il campo di battaglia in piedi leggendo nel pensiero dell'avversario e pisciando sui mortai, col la mogliettina che gira a dare le ferali notizie alle mogli casa e chiesa degli ufficiali al fronte. L'addestramento con il bravo ufficiale che massaggia i piedi al soldato di colore è un tocco di comicità inarrivabile. Si merita 1 stella perché non è possibile dargliene meno.
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extreme81
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domenica 21 giugno 2015
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a me èpiaciuto abbastanza
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Ovviamente paragonato ad altri film di quel periodo, ad esempio "Salvate Il Soldato Ryan", con ben altro cast e regia e con il "merito" o la "colpa" di aver ispirato negli anni successivi un nuovo filone di film di guerra, non regge la competizione. E chiaramente siamo di fronte al solito film americano, che disprezza la vita dei nemici, considerato carne da macello che serve a glorificare i soldati statunitensi dai quali vengono uccisi.
Ma nel complesso il film, che è stato ispirato da una storia vera e dal libro scritto dai veri protagonisti della battaglia di La Grand in Vietnam, è gradevole, Mel gibson recita molto bene e da quel qualcosa in più al film, che non è pieno di effetti speciali o colpi di scena, ma racconta semplicemente le giornate di battaglia sul fronte e in parallelo le giornate di ansia e preoccupazioni delle mogli e delle fidanzate dei soldati, che attendono terrorizzate l'arrivo della posta nella speranza che non ci sia nessun telegramma dal comando per loro, e allo stesso tempo si organizzano in gruppo per sostenersi l'una con l'altra.
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Ovviamente paragonato ad altri film di quel periodo, ad esempio "Salvate Il Soldato Ryan", con ben altro cast e regia e con il "merito" o la "colpa" di aver ispirato negli anni successivi un nuovo filone di film di guerra, non regge la competizione. E chiaramente siamo di fronte al solito film americano, che disprezza la vita dei nemici, considerato carne da macello che serve a glorificare i soldati statunitensi dai quali vengono uccisi.
Ma nel complesso il film, che è stato ispirato da una storia vera e dal libro scritto dai veri protagonisti della battaglia di La Grand in Vietnam, è gradevole, Mel gibson recita molto bene e da quel qualcosa in più al film, che non è pieno di effetti speciali o colpi di scena, ma racconta semplicemente le giornate di battaglia sul fronte e in parallelo le giornate di ansia e preoccupazioni delle mogli e delle fidanzate dei soldati, che attendono terrorizzate l'arrivo della posta nella speranza che non ci sia nessun telegramma dal comando per loro, e allo stesso tempo si organizzano in gruppo per sostenersi l'una con l'altra. Secondo il mio punto di vista, il voto giusto per questo film è tre stelle e mezzo, un 7 e mezzo scolastico.
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leogazzi
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lunedì 2 luglio 2012
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"propaganda"
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Una sfacciata propaganda cattolico/militarista travestita da film, non c'e' molto da dire, credo sia esagerato anche per il piu' fanatico dei republicani!
..."che ci sia dietro lo Zio Sam"? :-)
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blackdragon89
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mercoledì 18 aprile 2012
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"vivi o morti vi giuro, tornerete tutti a casa."
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Georgia, 1964. Il colonnello Hal G. Moore (Mel Gibson) viene trasferito a Fort Benning insieme agli ufficiali del 1° Battaglione e le rispettive famiglie per l'addestramento in preparazione alla Guerra del Vietnam. Un contesto nel quale i nuclei sono congiunti come facenti parte di un unico insieme apre la strada alle tematiche ricorrenti del percorso narrativo. Il veterano si mostra un uomo di profondi ideali, che si parli di quotidianità "domestica" o professionale, di famiglia in casa o al fronte; un uomo di Dio, anche nel profondo baratro bellico in cui è consapevole di doversi gettare. Non manca in questo frangente lo spazio per una critica contro i "piani alti", colpevoli di una guerra riprovevole sotto molti punti di vista, e che sfocia in parecchi casi in decisioni apparentemente errate secondo l'etica morale e militare dei protagonisti, costretti ad affidarsi unicamente alla loro encomiabile fratellanza di cui vanno tanto fieri.
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Georgia, 1964. Il colonnello Hal G. Moore (Mel Gibson) viene trasferito a Fort Benning insieme agli ufficiali del 1° Battaglione e le rispettive famiglie per l'addestramento in preparazione alla Guerra del Vietnam. Un contesto nel quale i nuclei sono congiunti come facenti parte di un unico insieme apre la strada alle tematiche ricorrenti del percorso narrativo. Il veterano si mostra un uomo di profondi ideali, che si parli di quotidianità "domestica" o professionale, di famiglia in casa o al fronte; un uomo di Dio, anche nel profondo baratro bellico in cui è consapevole di doversi gettare. Non manca in questo frangente lo spazio per una critica contro i "piani alti", colpevoli di una guerra riprovevole sotto molti punti di vista, e che sfocia in parecchi casi in decisioni apparentemente errate secondo l'etica morale e militare dei protagonisti, costretti ad affidarsi unicamente alla loro encomiabile fratellanza di cui vanno tanto fieri. Così mentre le mogli danno vita a una corpulenta organizzazione casalinga, il 7° Cavalleria è chiamato al fronte per una logora ed affrettata battaglia, che ben presto si trasforma in una partita a scacchi tra due condottieri, l'uno dal profondo spirito paterno, pronto a scendere per primo in campo, l'altro abile stratega rinchiuso nel suo bunker, pronto a sacrificare le sue pedine.
Il tutto è mescolato perfettamente senza sbavature, persino davanti a difficili conciliazioni sia in riferimento alle meccaniche che al contenuto. Chiara e di facile approccio è la presentazione caratteriale e storica dei personaggi in gioco, grazie ad un abile background che ben introduce ogni esistente in maniera apprezzabile ed efficace. Necessaria è per altri versi una raffigurazione cruda e cruenta delle azioni filmiche, obbligata ormai dalle pretese di un genere atto a far rivivere gli orrori di un conflitto in modo oggettivo e deterrente.
C'è poi da dire che i clitchè identificativi sono in fin dai conti sempre gli stessi, a partire dal già citato supporto familiare di lato doppio, per arrivare a una definizione "a metà" della schiera antagonista, interprete sì di scenari pianificativi, ma senza un'analisi introspettiva completa, lasciata alle semplici intuizioni americane e alla dimostrazione sul campo di battaglia, o a brevi stralci di sfoggi umanitari, semplicemente incollati durante la narrazione come testimonianza aggiuntiva. Un'intento forse atto a mettere in risalto il solo lato bellico delle forze vietnamite, e che tuttavia genera un rintracciabile distacco tra le parti.
Lodevoli sono invece i dizionari, insieme a un quantitativo di tensione ben bilanciato grazie anche a un'incisiva colonna sonora, forse a tratti ripetitiva.
Sebbene l'equilibrio globale sia di impatto positivo, basta un'ulteriore indagine di natura documentaria a far crollare qualche pilastro; in virtù della finzione cinematografica, rispetto alla traccia letteraria dal quale il lavoro è stato tratto qualche dettaglio viene omesso e tralasciato, qualcuno aggiunto, per un debole proposito nobilitativo delle gesta belliche ed un rendiconto fin troppo favorevole e indubbiamente "di parte".
"We Were Soldiers" trasmette sgomento, commozione ed empatia. Un cocktail di stereotipi e luoghi comuni, che in 138 minuti enuncia l'itinerario della sola battaglia di Ia Drang, e nonostante ciò riesce in merito a diversi contenuti a non risultare eccessivamente sfiancante o dilungativo.
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pedromovie
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mercoledì 4 aprile 2012
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immaginate
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Immanginate, stanza buia, proiettore 80", impianto audiovideo da infarto: 2h di pura DEVASTAZIONE Psico-Audio-Visiva totale! Il piu' bel film sulla guerra del Vietnam. Pieno di Americanismo, patriottismo, religiosita', cruenza, follia, emotivita', giustificazione-condanna alla guerra, che seppur danno fastidio, passano in secondo piano, e ti fanno godere appieno di cosa e' capace il cinema oggi: Puro Spettacolo.
Questo fa' capire che la Guerra e' meglio che si svolga sul grande Schermo e non dal vivo, col suo devastante carico di Morte e Disperazione. Mel Gibson Carismatico e trascinante.
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coach23
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domenica 21 marzo 2010
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intenso ed emozionante
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Scene intense e cruente ma al contempo evocative. Interessante dualismo con l'uomo-nemico. Nel complesso molto buono.
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natopigro
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sabato 14 febbraio 2009
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no
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