blackdragon89
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mercoledì 18 aprile 2012
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"vivi o morti vi giuro, tornerete tutti a casa."
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Georgia, 1964. Il colonnello Hal G. Moore (Mel Gibson) viene trasferito a Fort Benning insieme agli ufficiali del 1° Battaglione e le rispettive famiglie per l'addestramento in preparazione alla Guerra del Vietnam. Un contesto nel quale i nuclei sono congiunti come facenti parte di un unico insieme apre la strada alle tematiche ricorrenti del percorso narrativo. Il veterano si mostra un uomo di profondi ideali, che si parli di quotidianità "domestica" o professionale, di famiglia in casa o al fronte; un uomo di Dio, anche nel profondo baratro bellico in cui è consapevole di doversi gettare. Non manca in questo frangente lo spazio per una critica contro i "piani alti", colpevoli di una guerra riprovevole sotto molti punti di vista, e che sfocia in parecchi casi in decisioni apparentemente errate secondo l'etica morale e militare dei protagonisti, costretti ad affidarsi unicamente alla loro encomiabile fratellanza di cui vanno tanto fieri.
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Georgia, 1964. Il colonnello Hal G. Moore (Mel Gibson) viene trasferito a Fort Benning insieme agli ufficiali del 1° Battaglione e le rispettive famiglie per l'addestramento in preparazione alla Guerra del Vietnam. Un contesto nel quale i nuclei sono congiunti come facenti parte di un unico insieme apre la strada alle tematiche ricorrenti del percorso narrativo. Il veterano si mostra un uomo di profondi ideali, che si parli di quotidianità "domestica" o professionale, di famiglia in casa o al fronte; un uomo di Dio, anche nel profondo baratro bellico in cui è consapevole di doversi gettare. Non manca in questo frangente lo spazio per una critica contro i "piani alti", colpevoli di una guerra riprovevole sotto molti punti di vista, e che sfocia in parecchi casi in decisioni apparentemente errate secondo l'etica morale e militare dei protagonisti, costretti ad affidarsi unicamente alla loro encomiabile fratellanza di cui vanno tanto fieri. Così mentre le mogli danno vita a una corpulenta organizzazione casalinga, il 7° Cavalleria è chiamato al fronte per una logora ed affrettata battaglia, che ben presto si trasforma in una partita a scacchi tra due condottieri, l'uno dal profondo spirito paterno, pronto a scendere per primo in campo, l'altro abile stratega rinchiuso nel suo bunker, pronto a sacrificare le sue pedine.
Il tutto è mescolato perfettamente senza sbavature, persino davanti a difficili conciliazioni sia in riferimento alle meccaniche che al contenuto. Chiara e di facile approccio è la presentazione caratteriale e storica dei personaggi in gioco, grazie ad un abile background che ben introduce ogni esistente in maniera apprezzabile ed efficace. Necessaria è per altri versi una raffigurazione cruda e cruenta delle azioni filmiche, obbligata ormai dalle pretese di un genere atto a far rivivere gli orrori di un conflitto in modo oggettivo e deterrente.
C'è poi da dire che i clitchè identificativi sono in fin dai conti sempre gli stessi, a partire dal già citato supporto familiare di lato doppio, per arrivare a una definizione "a metà" della schiera antagonista, interprete sì di scenari pianificativi, ma senza un'analisi introspettiva completa, lasciata alle semplici intuizioni americane e alla dimostrazione sul campo di battaglia, o a brevi stralci di sfoggi umanitari, semplicemente incollati durante la narrazione come testimonianza aggiuntiva. Un'intento forse atto a mettere in risalto il solo lato bellico delle forze vietnamite, e che tuttavia genera un rintracciabile distacco tra le parti.
Lodevoli sono invece i dizionari, insieme a un quantitativo di tensione ben bilanciato grazie anche a un'incisiva colonna sonora, forse a tratti ripetitiva.
Sebbene l'equilibrio globale sia di impatto positivo, basta un'ulteriore indagine di natura documentaria a far crollare qualche pilastro; in virtù della finzione cinematografica, rispetto alla traccia letteraria dal quale il lavoro è stato tratto qualche dettaglio viene omesso e tralasciato, qualcuno aggiunto, per un debole proposito nobilitativo delle gesta belliche ed un rendiconto fin troppo favorevole e indubbiamente "di parte".
"We Were Soldiers" trasmette sgomento, commozione ed empatia. Un cocktail di stereotipi e luoghi comuni, che in 138 minuti enuncia l'itinerario della sola battaglia di Ia Drang, e nonostante ciò riesce in merito a diversi contenuti a non risultare eccessivamente sfiancante o dilungativo.
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extreme81
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domenica 21 giugno 2015
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a me èpiaciuto abbastanza
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Ovviamente paragonato ad altri film di quel periodo, ad esempio "Salvate Il Soldato Ryan", con ben altro cast e regia e con il "merito" o la "colpa" di aver ispirato negli anni successivi un nuovo filone di film di guerra, non regge la competizione. E chiaramente siamo di fronte al solito film americano, che disprezza la vita dei nemici, considerato carne da macello che serve a glorificare i soldati statunitensi dai quali vengono uccisi.
Ma nel complesso il film, che è stato ispirato da una storia vera e dal libro scritto dai veri protagonisti della battaglia di La Grand in Vietnam, è gradevole, Mel gibson recita molto bene e da quel qualcosa in più al film, che non è pieno di effetti speciali o colpi di scena, ma racconta semplicemente le giornate di battaglia sul fronte e in parallelo le giornate di ansia e preoccupazioni delle mogli e delle fidanzate dei soldati, che attendono terrorizzate l'arrivo della posta nella speranza che non ci sia nessun telegramma dal comando per loro, e allo stesso tempo si organizzano in gruppo per sostenersi l'una con l'altra.
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Ovviamente paragonato ad altri film di quel periodo, ad esempio "Salvate Il Soldato Ryan", con ben altro cast e regia e con il "merito" o la "colpa" di aver ispirato negli anni successivi un nuovo filone di film di guerra, non regge la competizione. E chiaramente siamo di fronte al solito film americano, che disprezza la vita dei nemici, considerato carne da macello che serve a glorificare i soldati statunitensi dai quali vengono uccisi.
Ma nel complesso il film, che è stato ispirato da una storia vera e dal libro scritto dai veri protagonisti della battaglia di La Grand in Vietnam, è gradevole, Mel gibson recita molto bene e da quel qualcosa in più al film, che non è pieno di effetti speciali o colpi di scena, ma racconta semplicemente le giornate di battaglia sul fronte e in parallelo le giornate di ansia e preoccupazioni delle mogli e delle fidanzate dei soldati, che attendono terrorizzate l'arrivo della posta nella speranza che non ci sia nessun telegramma dal comando per loro, e allo stesso tempo si organizzano in gruppo per sostenersi l'una con l'altra. Secondo il mio punto di vista, il voto giusto per questo film è tre stelle e mezzo, un 7 e mezzo scolastico.
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giovanni morandi
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martedì 27 settembre 2022
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buon film ma wallace non è kubrik giovanni morand
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Il comandante del Primo Battaglione del 7º Reggimento Cavalleria, 1ª Divisione Cavalleria (Aeromobile) Hal G. Moore (Mel Gibson) è un ufficiale di lunga esperienza militare che, con le sue truppe, si accinge a combattere per la prima volta in Vietnam. Il film illustra (come in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick) dapprima l'addestramento dei soldati e poi il trasferimento sul teatro degli scontri, in particolare nella valle del fiume in secca Ia Drang.
L'interpretazione di Gibson è più che convincente, con un ottimo cast di contorno, le mogli (che attendono ansiose in patria), il Reporter (uno solo ?), che si vede costretto anche a combattere, il Sergente di ferro (un po' troppo anziano), l'elicotterista che fa la spola tra la base e il campo di battaglia.
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Il comandante del Primo Battaglione del 7º Reggimento Cavalleria, 1ª Divisione Cavalleria (Aeromobile) Hal G. Moore (Mel Gibson) è un ufficiale di lunga esperienza militare che, con le sue truppe, si accinge a combattere per la prima volta in Vietnam. Il film illustra (come in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick) dapprima l'addestramento dei soldati e poi il trasferimento sul teatro degli scontri, in particolare nella valle del fiume in secca Ia Drang.
L'interpretazione di Gibson è più che convincente, con un ottimo cast di contorno, le mogli (che attendono ansiose in patria), il Reporter (uno solo ?), che si vede costretto anche a combattere, il Sergente di ferro (un po' troppo anziano), l'elicotterista che fa la spola tra la base e il campo di battaglia...ma, anche se ben diretto, non raggiunge non solo Kubrik ma neppure il realismo di Ridley Scott (Black Hawk Down)
Il film è un war-movie classico: il regista Randall Wallace, tuttavia, non pare polemizzare, come Kubrick e tanti altri che hanno trattato quella disastrosa guerra; un pugno (400) di eroi, senza tanti ripensamenti affronta i vietcong (oltre 2000) ed alla fine della sanguinosa battaglia, che vede gli americani, circondati dal nemico, vicino a soccombere, proprio come Custer al Little Big Horn, essere, all'ultimo minuto, salvati dal 7 cavalleggeri, con elicotteri provvidenziali, che, in pochi minuti, annientano il nemico.
Il racconto scorre bene, grazie anche all'interpretazione di Gibson. Certamente un ottimo film, anche se manca lo stile di Kubrick e/o di Scott
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yawgmoth
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sabato 5 agosto 2006
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niente di nuovo sotto il sole....
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Al solito, il consueto comizio che gli americani rivolgono a loro stessi.
Il film proprio non riesce a liberarsi degli stereotipi dei film ultrapatriottici, e a ben vedere nemmeno ci prova.
Mel Gibson è il classico soldato americano, cazzuto e letale, in grado di distruggere tutto e tutti, ha una famiglia numerosa e una mogliettina devota e nel tempo libero va a fare la guerra in Vietnam "per il proprio paese"
Le scene di battaglia sono ottime, senza dubbio influenzate dallo stile "salvate il soldato Ryan" cioè litrate di sangue, morti, feriti e chi più ne ha più ne metta.
Sempre tanto per cambiare i nemici che qui sono impersonificati dai Vietcong sono semplici marionette utili solo a essere tirati giù.
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Al solito, il consueto comizio che gli americani rivolgono a loro stessi.
Il film proprio non riesce a liberarsi degli stereotipi dei film ultrapatriottici, e a ben vedere nemmeno ci prova.
Mel Gibson è il classico soldato americano, cazzuto e letale, in grado di distruggere tutto e tutti, ha una famiglia numerosa e una mogliettina devota e nel tempo libero va a fare la guerra in Vietnam "per il proprio paese"
Le scene di battaglia sono ottime, senza dubbio influenzate dallo stile "salvate il soldato Ryan" cioè litrate di sangue, morti, feriti e chi più ne ha più ne metta.
Sempre tanto per cambiare i nemici che qui sono impersonificati dai Vietcong sono semplici marionette utili solo a essere tirati giù. Veramente patetica la scena della moglie che comunica alle altre donne che sono rimaste vedove, si fa vedere tutto il dolore e l'umanità delle brave mogli americane che aspettano fedelissime i loro maritini mentre solo alla fine si fa vedere la compagna di un soldato Vietnamina rimasto ucciso, tanto per far vedere che "forse" anche loro erano esseri umani con mogli e figli a casa e non solo sagome del tiro al bersaglio.
Il film è superficiale, in qualunque modo si rigiri la faccenda è superficiale, questo perché tolte le scene di battaglia cosa rimane? Quasi niente. Non viene mostrata nessuna esitazione nei soldati americani, quelli vietnamiti rimangono al livello delle sagome da tiro tanto sono delineati e le fedeli mogli non hanno mai dubbi su quanto stiano facendo i mariti, figuriamoci se tentano di convincerli a restare a casa e ovviamente non gli passa neanche per l'anticamera del cervello di tradirli.
In conclusione un film modesto che a stento riesce a salvarsi dalla mediocrità, pieno di tutti questi patriottismi ostentati e di questi valori "veri" (Dio, patria, famiglia, dovere)
Da guardare se si vogliono vedere alcune belle scene di battaglia, ma nulla più.
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[+] dio, patria, famiglia, dovere
(di max_ita)
[ - ] dio, patria, famiglia, dovere
[+] è questo il bello del film
(di gianni)
[ - ] è questo il bello del film
[+] bravo gianni
(di il_den)
[ - ] bravo gianni
[+] grazie il_den
(di gianni)
[ - ] grazie il_den
[+] nient'affatto
(di xel'lotath)
[ - ] nient'affatto
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raiden*
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venerdì 5 settembre 2008
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troppa religione
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Penso,dopo aver seguito il film in tutti i suoi aspetti, che il regista sia una persona spinta da forte senso patriottico emolto religiosa; è come se non ci fosse alcuna forma di rispetto per il nemico, forse i personaggi dovevano dare impressione di non temere il nemico essendo solo alle prime fasi della guerra (1964-65). Mentre i soldati americani vengono rappresentati vittoriosi contro i nemico, inferiore.
Il prodotto è realistico e assomiglia ,in diverse scene, alla cronaca della battaglia mostrandola non vissuta in prima persona, ma dai civili ,dai politici, ecc.
Un errore...l' M16, il fucile utilizzato dai soldati americani, non era presente nella battaglia di la Drang. Secondo me il film che esprime meglio il concetto di conflitto in Vietnam è Apocalyps Now di Francis F.
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Penso,dopo aver seguito il film in tutti i suoi aspetti, che il regista sia una persona spinta da forte senso patriottico emolto religiosa; è come se non ci fosse alcuna forma di rispetto per il nemico, forse i personaggi dovevano dare impressione di non temere il nemico essendo solo alle prime fasi della guerra (1964-65). Mentre i soldati americani vengono rappresentati vittoriosi contro i nemico, inferiore.
Il prodotto è realistico e assomiglia ,in diverse scene, alla cronaca della battaglia mostrandola non vissuta in prima persona, ma dai civili ,dai politici, ecc.
Un errore...l' M16, il fucile utilizzato dai soldati americani, non era presente nella battaglia di la Drang. Secondo me il film che esprime meglio il concetto di conflitto in Vietnam è Apocalyps Now di Francis F.Coppola; infatti mostra ciò che in realtà fu l'impatto della guerra sui militari americani, e sulla realtà del nemico, forte ,esperto, determinato ,ma soprattutto invisibile (per rendere meglio il concetto di guerriglia, spostamenti rapidi, attacchi fulminei...
Il film We Were soldiers sarà anche realistico, ma in fondo, non è difficile capire che la natura del film è
anticomunsta (come in molti film occidentali)
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[+] realistico
(di vigobuzz)
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