Il manoscritto del principe racconta gli ultimi anni di vita del principe Giovanni Tomasi di Lampedusa, il capolavoro visto dal lato dell’autore, e non di quello del lettore o della critica. E’ un film di maniera, giustamente lento, dove risalta il carisma intellettuale dell’uomo, un nobile in decadenza, che cerca e trova nella cultura una via di salvificazione. La cultura siciliana, in cui la tradizione può diventare gusto e grandissima raffinatezza di vita, diventa la protagonista del film. L’interesse di un giovane ragazzo alla conoscenza profonda del principe della letteratura inglese diventa il filo conduttore di un racconto che pone il problema dei contrasti generazionali in modo intelligente.
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Il manoscritto del principe racconta gli ultimi anni di vita del principe Giovanni Tomasi di Lampedusa, il capolavoro visto dal lato dell’autore, e non di quello del lettore o della critica. E’ un film di maniera, giustamente lento, dove risalta il carisma intellettuale dell’uomo, un nobile in decadenza, che cerca e trova nella cultura una via di salvificazione. La cultura siciliana, in cui la tradizione può diventare gusto e grandissima raffinatezza di vita, diventa la protagonista del film. L’interesse di un giovane ragazzo alla conoscenza profonda del principe della letteratura inglese diventa il filo conduttore di un racconto che pone il problema dei contrasti generazionali in modo intelligente. Un film caustico per certi profili, essenziale all’inverosimile nel suo formalismo, come il principe e la sua opera bocciata all’esordio da Vittorini, che sicuramente vale la pena di vedere con attenzione.
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