L'inizio di 'Bambola': lo stradone che si perde nella campagna romagnola, l'arrivo della Marini -splendidamente dimessa-, la canzone di Patti Pravo. La gita all'acqua-park emblematica di una certa gioventù italiana. La trattoria di Bambola, il suo tavolato 'estivo', la volgarità degli avventori e sullo sfondo uno splendido cielo all'imbrunire. Basterebbero queste tre sequenze a fare di 'Bambola' un film e non un super-8 di ragazzini pseudo-intellettuali smaniosi di fare cinema (Nina Di Majo e tanti altri...). La vera 'associazione a delinquere' è quella che ha permesso a degli pseudo cineasti senza alcuna preparazione tecnica e con appena un'infarinatura culturale di diventare i 'cocchi' di certa critica. Bigas Luna è un regista. 'Bambola' è un film. Valeria Marini è un'attrice. L'attuale miseria del cinema italiano è tale da non riconoscere la potenzialità di un simile animale scenico. Lo aveva capito Fellini. E scusate se è poco.
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