elgatoloco
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giovedì 14 giugno 2018
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passione ecologica e per gli"indiani"
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Enzo G.Castellari, autore di questo"JOnathan degli orsi"(1995), con l'aiuto di Franco Nero, che qui non è solo protagonista, ma anche produttore e coautore(ha scritto con il regista soggetto e sceneggiatura), un perto'rimembrando il suo vecchio"Keoma", precedente di quasi vent'anni, un po'guardando al modello di"A Man Called Horse"(1970, di Elliot Siverstein)di buona memoria, un po'al proprio"Koema", precedente di circa vent'anni rispetto a questo"Jonathan degli orsi", ripropone la tematica della difesa della natura(spazi liberi e incontaminati, ma soprattutto gli animali e la flora, dove quintessenza-emblema archetipico della natura è comunque l'orso, per resistenza, bellezza e forza e Nero non può non aver rimembrato anche"Zanna bianca",dal grande Jack London), ma anche quella degli"Indiani d'America", detti anche, sciattamente"pellerossa", ma meglio ancora, ionvece, "Nativi Americani", ci narra di un ragazzo"bianco"cresciuto tra i Nativi e fiero di difenderne diritti e memoria.
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Enzo G.Castellari, autore di questo"JOnathan degli orsi"(1995), con l'aiuto di Franco Nero, che qui non è solo protagonista, ma anche produttore e coautore(ha scritto con il regista soggetto e sceneggiatura), un perto'rimembrando il suo vecchio"Keoma", precedente di quasi vent'anni, un po'guardando al modello di"A Man Called Horse"(1970, di Elliot Siverstein)di buona memoria, un po'al proprio"Koema", precedente di circa vent'anni rispetto a questo"Jonathan degli orsi", ripropone la tematica della difesa della natura(spazi liberi e incontaminati, ma soprattutto gli animali e la flora, dove quintessenza-emblema archetipico della natura è comunque l'orso, per resistenza, bellezza e forza e Nero non può non aver rimembrato anche"Zanna bianca",dal grande Jack London), ma anche quella degli"Indiani d'America", detti anche, sciattamente"pellerossa", ma meglio ancora, ionvece, "Nativi Americani", ci narra di un ragazzo"bianco"cresciuto tra i Nativi e fiero di difenderne diritti e memoria. Pur se il film tende talora a perdersi"in mille rivoli", come accade, in effetti, a chi ha molto da dire e/o vuol dire troppo(scene d'azione, intimistiche, rituali), bisogna apprezzarne il coragggio e la volontà di comunicare, oltre il solito, molto commerciale, "restingersi all'azione", alla facile ricerca del consenso in chi ha ormoni a mille e tende, appunto, alla sola azione e magari alla violenza, ideali importanti quali quelli citati. Insieme a John Saxon, il vilain, a Melody Robertson, il vero e unico sogno d'amore, a Floyd Rew Crow Westerman(un nativo USA vero ci vuole e qui è opportuno), oltre a un po'di floklore, non sappiamo fino a che punto ricostruito, il film, senza voler essere un capolavoro e senza attingere quel livello, risulta comunque piacevole, oltre ad essere, appunto, evocatore di altri tempi e di altri film... El Gato
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onufrio
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giovedì 15 giugno 2017
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per il bene della tribù
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Jonathan, biondo ragazzino, rimane orfano dopo l'uccisione dei genitori, il bambino impaurito rimane sperduto fra i boschi trovando rifugio in una grotta con la compagnia di un cucciolo d'orso, i due cresceranno insieme, anche quando Jonathan andrà a vivere in una tribù indiana. Il desiderio di vendetta spinge Jonathan ad abbandonare la tribù per compiere giustizia, per poi ritornare dagli indiani e combattere "l'Uomo Bianco" che vuole impossessarsi delle terre. Partito con buoni propositi, dal rapporto con l'orso al rispetto della Terra, il film passa al classico tema western con vendette e sparatorie.
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elgatoloco
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sabato 10 giugno 2017
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romantico, naturista
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Un po'à la Zerzan(il teorico dell'atavismo, del primitivismo)questo"Jonathan degli orsi", che rivaluta la funzione atavica, appunto, da"beau-bon sauvage"(bel-buon selvaggio)rousseauiano, di questo ragazzo che ha visto uccidere i genitori da due(tre, anzi) malvagi banditi e che viene accolto e cresce tra i Nativi Americani, divenendo uomo onesto, corretto, leale etc. Piacevole, nel complesso, "puro"nella sua ingenuità, da"favola bella"(il termine, come noto, è di D'Annunzio, ma...va bene così), da dolce ricordo dei tempi andati, quando Franco Nero era"caballero"incondizionato degli spaghetti-western, eroe invitto della giustizia e dell'onore.
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Un po'à la Zerzan(il teorico dell'atavismo, del primitivismo)questo"Jonathan degli orsi", che rivaluta la funzione atavica, appunto, da"beau-bon sauvage"(bel-buon selvaggio)rousseauiano, di questo ragazzo che ha visto uccidere i genitori da due(tre, anzi) malvagi banditi e che viene accolto e cresce tra i Nativi Americani, divenendo uomo onesto, corretto, leale etc. Piacevole, nel complesso, "puro"nella sua ingenuità, da"favola bella"(il termine, come noto, è di D'Annunzio, ma...va bene così), da dolce ricordo dei tempi andati, quando Franco Nero era"caballero"incondizionato degli spaghetti-western, eroe invitto della giustizia e dell'onore. Con lui un ottimo John Saxon, Rodrigo Oberon, una radiosa Melody(nomen omen)Robertson in un"Play"dove rivivono i fasti d'antan, con tanto di uso efficace del contrasto bianco e nero-colore, passato(flash-back)e presente, in un tourbillon a volte fecondo, talora invece un po'fuori fase, comunque sempre piacevole, purché, appunto, si stia al"Play"un po'facile e neppure troppo poco(anzi)larmoyant... Nero(nome vero: Sparanero)non sarà il massimo dell'attoralità, il top della recitazione e dell'interpretazione, ma è comunque attore efficace(chi scrive ne ricorda l'interpetazione in"Querelle de Brest"di Rainer W.Fassbinder), che ha saputo alternare ruoli in film tra loro diversi, senza mai essere banale. Lo si voglia o no, si sia scettici o meno rispetto a una certa modalità interpretativa, "Jonathan degli orsi"è film, appunto, "piacevole"(con le e nelle diverse connotazioni che il lemma assume), da leggere senza troppa"puzza sotto il naso"; da considerare nel quadro di alcune produzioni"revival"tutt'altro che banali. Una curiosità "storica"riguarod alla produzione: erano ancora i tempi della"Silvio Berlusconi Communications", ben prima di "Mediaset"etc. El Gato
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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balla con gli orsi
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Nord America. Jonathan Kowalsky, divenuto orfano a 6 anni quando si vede uccidere i genitori cercatori d'oro, fa amicizia con un cucciolo di orso bruno e viene adottato da Tawanka, capo degli indiani Dakota. Divenuto adulto lascia il villaggio, inizia a vendicare i genitori, ma si rende conto che sta diventando come quelle persone che cerca di combattere decide quindi di ritornare alla tribù. Ma quest'ultima è minacciata da un petroliere, Fred Goodwin, che sta prendendo potere in città.
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Nord America. Jonathan Kowalsky, divenuto orfano a 6 anni quando si vede uccidere i genitori cercatori d'oro, fa amicizia con un cucciolo di orso bruno e viene adottato da Tawanka, capo degli indiani Dakota. Divenuto adulto lascia il villaggio, inizia a vendicare i genitori, ma si rende conto che sta diventando come quelle persone che cerca di combattere decide quindi di ritornare alla tribù. Ma quest'ultima è minacciata da un petroliere, Fred Goodwin, che sta prendendo potere in città.
Fortemente voluto da Franco Nero, autore anche del sceneggiatura insieme a Lorenzo De Luca, un western vecchio stile che segue la scia di Balla coi Lupi, anche se Nero giura di aver avuto l'idea prima del film di Costner: "mi hanno fatto molto soffrire, perchè l'avrei voluto realizzare un anno prima di Balla coi Lupi". Non è un caso che ritroviamo Floyd "Red Crow" Westerman che già aveva partecipato a Balla coi Lupi.
Co-prodotto e girato in Russia con un budget consistente (una piccola percentuale la mise Mediset) il film riporta il western all'italiana ai fasti degli anni '70, trattando tematiche serie anche attuali come il monopolio del petrolio, i conflitti razziali e l'ecologia. Steve Della Casa ha inoltre notato che "il cattivo John Saxon parla e agisce come Berlusconi in un film prodotto da Mediaset: sorride sempre, fa politica per curare i propri affari, manda il più possibile altre a compiere il lavoro sporco". Effettivamente il tema del capitalismo che incombe e minaccia le minoranze è molto forte nel film, e proprio durate la sua produzione.
Castellari gestisce perfettamente tutti gli elementi, non facendo pesare qualche piccola ingenuità (come i pellerossa dai tratti mongoli) o qualche sensazione di dejavu (numerosi elementi ricordano Keoma), firmando così il suo ultimo lavoro degno di nota.
Tensioni tra il regista e David Hess, il quale girò tutto in una settimana per andarsene il prima possibiledal set.
Curiosità: l'orso amico del protagonista è interpretato da ben sei orsi.
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elgatoloco
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domenica 12 aprile 2015
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un po'di tutto nel film
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Spaghetti-western, ma anche film anti-imperialista, ecologico, relativo al riscatto della"cultura nativa": tutte tematiche importanti, ma, inserite in un "contesto"da spaghetti-western, sono complessivamente sprecate, anche se non del tutto. Da un soggetto dello stesso Franco Nero(che del film è anche produttore), una storia che Castellari mette in scena guardando non poco anche all'esito finanziario(guadagno, ricavi)del film. Da apprezzare, comunque, per le buone intenzioni, da criticare quando l'eccesso di violenza le sopravanza. El Gato
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silvanadipaola
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martedì 13 aprile 2010
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madre natura
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SALVE! HO APPENA VISTO IL FILM SULLA RETE QUATTRO E NON L'AVEVO ANCORA VISTO PERCHE' IMPEGNATA "PROFESSIONALMENTE" TRA FIGLI E NIPOTI...ORA SONO PIU' LIBERA E MI RIFACCIO...E' VERO CHE CI SONO SCENE VIOLENTE MA NON PIU' DI QUANTO PURTROPPO NON LO SIANO NELLE INTENZIONI DI ALCUNI UOMINI E NELLA REALTA'. QUESTO FILM, IN MANIERA RIDOTTA, LO ASSIMILO UN PO' AL RECENTE "AVATAR" SOPRATTUTTO PER L'INTERAZIONE CHE AVVIENE TRA UOMINI ED ANIMALI CHE SI UNISCONO PER AIUTARE LA GRANDE MADRE E LA LORO STESSA SOPRAVVIVENZA...
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chen kuan tai
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giovedì 4 settembre 2008
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gran bel film
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A JONATHAN GLI UCCIDONO I GENITORI QUANDO è ANCORA BAMBINO, CRESCERA INSIEME AGLI ORSI E AGLI INDIANI DENTRO COVA LA VENDETTA.CHE SARA SPIETATA.
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