great steven
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domenica 10 aprile 2016
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un loach davvero in stato di grazia: stupefacente!
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PIOVONO PIETRE (UK, 1993) diretto da KEN LOACH. Interpretato da BRUCE JONES, JULIE BROWN, GEMMA PHOENIX, RICKY TOMLINSON, TOM HICKEY, MIKE FALLON
Bob ed Anne sono una coppia di proletari londinesi che, da qualche tempo, non fanno altro che pensare alla prima comunione della loro adorata figlioletta Coleen. Provenendo però da un ceto sociale decisamente poco benestante ed essendo entrambi disoccupati, non hanno il denaro sufficiente per comprarle un vestito adatto per l’occasione, a meno di non contrarre debiti a destra e a manca. Bob in particolare comincia a girare un po’ dappertutto e ad arrangiarsi come meglio può per sbarcare il lunario e mettere da parte i quattrini necessari per il dispendioso acquisto.
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PIOVONO PIETRE (UK, 1993) diretto da KEN LOACH. Interpretato da BRUCE JONES, JULIE BROWN, GEMMA PHOENIX, RICKY TOMLINSON, TOM HICKEY, MIKE FALLON
Bob ed Anne sono una coppia di proletari londinesi che, da qualche tempo, non fanno altro che pensare alla prima comunione della loro adorata figlioletta Coleen. Provenendo però da un ceto sociale decisamente poco benestante ed essendo entrambi disoccupati, non hanno il denaro sufficiente per comprarle un vestito adatto per l’occasione, a meno di non contrarre debiti a destra e a manca. Bob in particolare comincia a girare un po’ dappertutto e ad arrangiarsi come meglio può per sbarcare il lunario e mettere da parte i quattrini necessari per il dispendioso acquisto. E prova veramente di tutto: spacciatore di quarti di pecora, buttafuori in una discoteca, venditore ambulante di elettrodomestici, operaio riparatore di fogne… col risultato ricorrente, poi, di ricevere più che altro insulti, minacce e calci in faccia e di riuscire a raggranellare spiccioli non certo bastevoli per lo scopo suo e di sua moglie. Anne tenta la strada della cucitrice di tovaglie, ma viene immediatamente cacciata da un capo di lavoro molto indisponente. Quando poi Bob finisce per indebitarsi con un noto e feroce strozzino, le cose peggiorano in modo irrimediabile: l’usuraio entra di prepotenza nella casa dei due coniugi, la mette interamente a soqquadro e minaccia di far del male alla bambina se Bob non gli restituirà i soldi di un prestito che gli fece qualche tempo prima. Intenzionato a difendere la sua famiglia e a non cedere alle minacce dello spietato criminale, Bob ne provoca involontariamente la morte in un incidente all’interno di un garage sotterraneo. Si rifugia dunque nella canonica di un parroco al quale aveva comunicato i suoi intenti, il quale, pur non apprezzando il suo gesto, ne capisce le motivazioni e accetta di perdonarlo. Il giorno della prima comunione di Coleen, la fanciulla indossa il vestito per il quale i probi genitori hanno tanto tribolato e sofferto. Premio per la regia al Festival di Cannes 1993. Un riconoscimento ampiamente meritato soprattutto perché il film consacrò in maniera decisiva K. Loach come autore di pellicole tutte incentrare sulla condizione povera dei britannici, ma con l’aggiunta (e il merito, specialmente) dell’anti-ripetitività: nonostante il genere rimanga pressappoco lo stesso e il tema di fondo non cambi, ogni sua opera è diversa dalle altre perché si rivela capace di analizzare ciascuna volta un aspetto differente di questo enorme calderone, comunque ordinatissimo e organizzatissimo, contenente le contraddizioni, le speranze, le fragilità e i sentimenti di una classe sociale che, malgrado i governi e le economie intransigenti e le circostanze di una vita tutt’altro che clemente, soffre e combatte per ottenere quantomeno una vita decente col maggior numero di soddisfazioni possibili. Nel caso di Raining Stones, la drammaticità intrinseca dell’intreccio è un innegabile punto di forza: la storia di Bob ed Anne, imperniata sulle tribolazioni che sono costretti a mettere in atto per acquistare l’abito da cerimonia per la bambina, diventa il simbolo di un’intera generazione e anche di un’intera fetta di popolo che fatica ancora a comprendere quale sia il suo ruolo in una società che altro non fa che cercare con ossessione di emarginarlo, respingerlo, svantaggiarlo e discriminarlo. È però una lotta assolutamente non priva di dignità: l’onore e il rispetto per sé stessi, ma anche la decisione ferma e inderogabile di non scendere a compromessi, costituiscono un pilastro che non viene mai sostituito. Interpretazioni magistrali, perlopiù sotto le righe, ma tutte degne di nota: Loach sceglie sempre attori dalle facce giuste per i caratteri che impersonano, e li sa dirigere non col talento di un autore navigato e consumato, ma con la professionalità di un insegnante che ama profondamente i suoi pupilli, dal primo all’ultimo. Alcune scene sono veramente da antologia: fra le mie preferite (che ritengo pure quelle più azzeccate e, in certo qual modo, esilaranti), cito senz’altro la rincorsa delle pecore in montagna, il cambio dei pantaloni davanti ai beceri buttafuori della discoteca, il lavoro di aggiustamento della fogna dell’unico cliente che non si mostra sgarbato col protagonista (B. Jones, attore dal piglio apparentemente pavido ma in realtà dotato di un’intensità recitativa di prim’ordine), lo scontro con l’usuraio nel garage e la successiva confessione del proprio “peccato involontario” al vecchio e saggio sacerdote. Fotografia: Barry Ackroyd. Musiche: Steward Copeland. Ottantasette minuti inconfutabilmente pieni e potenti di un connubio tecnico-artistico che allo stesso Loach, con molta difficoltà riuscirà ancora in futuro. Raining Stones è stato e rimane il picco più elevato della sua parabola artistica. Un esperimento quasi irripetibile e di una levatura socio-morale da lasciare a bocca aperta.
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luca scial�
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lunedì 5 ottobre 2015
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un pò più di ironia e ottimismo per loach
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Chi conosce la filmografia di Ken Loach si renderà presto conto guardando questo film di quanto si discosti dai suoi film precedenti e postumi. Per quanto questa storia sia triste e pessimista, include anche momenti di ironia (soprattutto nel primo quarto d'ora, quando i protagonisti sembrano Stanlio e Ollio), nonché ottimismo con un finale che dà speranza. E lascia intendere che un pò di fortuna comincia a girare anche per il povero Bob Wiliams, capofamiglia disoccupato che le prova tutte per tirare avanti e dare una vita dignitosa a sua moglie e sua figlia. Sarà che siamo agli inizi degli anni '90, con una Tatcher che non c'è più al governo e i laburisti che si apprestano a vivere momenti di gloria con Tony Blair.
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Chi conosce la filmografia di Ken Loach si renderà presto conto guardando questo film di quanto si discosti dai suoi film precedenti e postumi. Per quanto questa storia sia triste e pessimista, include anche momenti di ironia (soprattutto nel primo quarto d'ora, quando i protagonisti sembrano Stanlio e Ollio), nonché ottimismo con un finale che dà speranza. E lascia intendere che un pò di fortuna comincia a girare anche per il povero Bob Wiliams, capofamiglia disoccupato che le prova tutte per tirare avanti e dare una vita dignitosa a sua moglie e sua figlia. Sarà che siamo agli inizi degli anni '90, con una Tatcher che non c'è più al governo e i laburisti che si apprestano a vivere momenti di gloria con Tony Blair.
A parte i due estremi spiazzanti, comunque, nel mezzo c'è il solito Loach e il suo neorealismo senza fronzoli. Ma un altro elemento nuovo è la maggiore fiducia che viene data alla religione, con un prete che addirittura suggerisce a Bob di non costituirsi. Chi però teme o si illude che Loach abbia cambiato registro si sbaglia: nei film successivi tornerà quello che abbiamo imparato ad apprezzare.
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