fabio
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venerdì 24 agosto 2018
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capolavoro
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il miglor film di Lynch. Intenso, ottimamente interpretato, bella colonna sonora.
Un road movie di due cuori selvaggi in una america notturna e ambigua. Sorprendenti i richiami al "mago di oz".
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howlingfantod
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mercoledì 28 gennaio 2015
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troppi generi, ma pur sempre lynch
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All' inizio non sembra nemmeno un film di Lynch, quasi una celebrazione della cultura americana, la libertà, Elvis, Marylin e che se ne voglia, più pop o mainstream o polpettone che si voglia dire all’americana di per esempio il più torbido e drammatizzante “Velluto blu” che pure gli assomiglia nei contenuti intrinseci, ma progressivamente le atmosfere si stemperano nel consolidato clichè oscuro-decadente orrori fico Lynchiano nei meandri della psiche individuale e collettiva della nostra presente e prossima società malata, con molti più barocchismi rispetto ad altre prove del maestro, con molte più gratuità e scarti dalla tensione drammatica fino a sfociare in un melò fino quasi quindi a diventare quasi una parodia di sé stesso per quello che appare questo film , interessante per la commistione di piani e generi ma non impressionante ed indimenticabile come altri.
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All' inizio non sembra nemmeno un film di Lynch, quasi una celebrazione della cultura americana, la libertà, Elvis, Marylin e che se ne voglia, più pop o mainstream o polpettone che si voglia dire all’americana di per esempio il più torbido e drammatizzante “Velluto blu” che pure gli assomiglia nei contenuti intrinseci, ma progressivamente le atmosfere si stemperano nel consolidato clichè oscuro-decadente orrori fico Lynchiano nei meandri della psiche individuale e collettiva della nostra presente e prossima società malata, con molti più barocchismi rispetto ad altre prove del maestro, con molte più gratuità e scarti dalla tensione drammatica fino a sfociare in un melò fino quasi quindi a diventare quasi una parodia di sé stesso per quello che appare questo film , interessante per la commistione di piani e generi ma non impressionante ed indimenticabile come altri. Tre pallini perché in fondo è sempre Lynch.
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samn97
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domenica 18 gennaio 2015
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grottesto e iperrealistico on the road movie
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Se c'è una cosa che non vi prenderà nel guardare questo ottimo prodotto di Lynch è la noia. Le situazioni sono estremamente mutevoli e dinamiche, i personaggi fuori da ogni calcolo e prevedibilità e l'intera vicenda è animata da sfumature sempre in divenire, il tutto pervaso da un forte romanticismo che colora in modo particolare l'intero film. é visionario, iperrealistico, grottesco e satirico, incentrato sul viaggio non solo metaforico attraverso una desolatissima America. Anche la musica gioca la sua parte, e accompagna - estremizzandoli - momenti grotteschi, violenti, comici, tragici. Una nota particolare va alle interpretazioni, tutte volutamente (e con grandissimo risultato) esagerate.
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Se c'è una cosa che non vi prenderà nel guardare questo ottimo prodotto di Lynch è la noia. Le situazioni sono estremamente mutevoli e dinamiche, i personaggi fuori da ogni calcolo e prevedibilità e l'intera vicenda è animata da sfumature sempre in divenire, il tutto pervaso da un forte romanticismo che colora in modo particolare l'intero film. é visionario, iperrealistico, grottesco e satirico, incentrato sul viaggio non solo metaforico attraverso una desolatissima America. Anche la musica gioca la sua parte, e accompagna - estremizzandoli - momenti grotteschi, violenti, comici, tragici. Una nota particolare va alle interpretazioni, tutte volutamente (e con grandissimo risultato) esagerate. I due protagonisti, Nicolas Cage e Laura Dern, sono entrambi eccellenti nel delineare una coppia sgangherata, selvaggia dentro, animati dall'amore e dalla follia della libertà. Willem Dafoe è uno dei personaggi più malsani dello schermo e sa essere davvero disgustoso; ma l'interpretazione migliore è senza dubbio quella della grande Diane Ladd (madre anche nella realtà di Laura Dern). Il suo ritratto folle e straordinario di Marietta Fortune è angosciante ed inquietante, ma diventa solo una donna ridicola nel momento della sconfitta. Giocando con il proprio corpo e l'impostazione vocale con immensa professionalità e razionalità spazia nella pazzia più malata, ma la cosa che tiene costantemente sotto controllo è il rapporto iperprotettivo verso la figlia, che rappresenta la base di tutti i suoi gesti estremi. Ormai iconica è la scena dove in una cristi isterica di senso di colpa si tinge la faccia con il rossettto come se fosse il sangue di un simbolico suicidio (tant'è che prima si spezza il rossetto sul polso e poi si disegna uno squarcio sulla gola). Stratosferico anche il momento finale in cui grida un acutissimo "no" al telefono acquisendo la consapevolezza di aver perso il potere sulla figlia.
Palma d'Oro al Festival di Cannes: la giuria era tendenzialmente contraria, ma la decisione indiscutibile del presidente di giuria Bertolucci fu quella effettiva.
Nomination all'Oscar 1991 alla Miglior Attrice non Protagonista per la grandissima interpretazione di Diane Ladd.
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alexander 1986
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giovedì 31 luglio 2014
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le scarpine rosse della nostra salvezza
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Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono follemente innamorati e intendono fidanzarsi nonostante il parere a dir poco contrario della madre di lei, Marietta (Diane Ladd, vera madre della Dern). Fuggono insieme su un'auto sportiva, spinti da un spirito di ribellione feroce ma non cieco. Durante la loro odissea tra le strade brulle, selvagge, del profondo Sud americano, i due innamorati incontreranno e affronteranno ostacoli di ogni sorta, fra criminali e entità quasi paranormali. Nel caos del loro mondo troveranno insieme le vere motivazioni del loro amore.
Tratto dal primo di una lunga serie di romanzi dello scrittore Barry Gifford, 'Wild at Heart' non ha mai goduto di grande simpatia neppure fra gli appassionati di Lynch i quali in genere lo bollano fra le sue opere minori.
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Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono follemente innamorati e intendono fidanzarsi nonostante il parere a dir poco contrario della madre di lei, Marietta (Diane Ladd, vera madre della Dern). Fuggono insieme su un'auto sportiva, spinti da un spirito di ribellione feroce ma non cieco. Durante la loro odissea tra le strade brulle, selvagge, del profondo Sud americano, i due innamorati incontreranno e affronteranno ostacoli di ogni sorta, fra criminali e entità quasi paranormali. Nel caos del loro mondo troveranno insieme le vere motivazioni del loro amore.
Tratto dal primo di una lunga serie di romanzi dello scrittore Barry Gifford, 'Wild at Heart' non ha mai goduto di grande simpatia neppure fra gli appassionati di Lynch i quali in genere lo bollano fra le sue opere minori. Le molteplici citazioni da 'Il mago di Oz' hanno colpito così tanta gente da fare in modo che questa pellicola venisse considerata una sorta di rilettura goticheggiante e parodistica del celebre capolavoro. Analisi invero riduttiva, perché quella messa su dal regista statunitense è un'operazione ben più raffinata: la messa in ridicolo di un modo di concepire la favola come metafora della realtà, mentre è la realtà ad essere metafora della favola. Vinse la Palma d'oro al 43° festival di Cannes esclusivamente grazie alla folgorazione che ne ebbe Bernardo Bertolucci.
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jacopo b98
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domenica 22 giugno 2014
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un opera potente, con vizi e virtù di david lynch
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Sailor (Cage) e Lula (Dern) sono fidanzati e si amano sinceramente e teneramente. Quando un delinquentello cerca di assassinare Sailor, lui lo uccide con le sue mani e finisce in prigione a scontare la pena. Lula lo aspetta e, quando esce di galera, decidono di scappare insieme, infrangendo tra l’altro la libertà vigilata. Inizia un’appassionata fuga d’amore, piena di incontri bizzarri e terrificanti, sempre inseguiti e braccati dagli scagnozzi di Santos (Freeman), piccolo criminale assoldato dalla mostruosa madre (Ladd) di Lula per far fuori Sailor e riportarle a casa la figlia. Dal romanzo di Barry Gifford, sceneggiato dallo stesso Lynch, il regista statunitense ha tratto questa bizzarra storia d’amore.
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Sailor (Cage) e Lula (Dern) sono fidanzati e si amano sinceramente e teneramente. Quando un delinquentello cerca di assassinare Sailor, lui lo uccide con le sue mani e finisce in prigione a scontare la pena. Lula lo aspetta e, quando esce di galera, decidono di scappare insieme, infrangendo tra l’altro la libertà vigilata. Inizia un’appassionata fuga d’amore, piena di incontri bizzarri e terrificanti, sempre inseguiti e braccati dagli scagnozzi di Santos (Freeman), piccolo criminale assoldato dalla mostruosa madre (Ladd) di Lula per far fuori Sailor e riportarle a casa la figlia. Dal romanzo di Barry Gifford, sceneggiato dallo stesso Lynch, il regista statunitense ha tratto questa bizzarra storia d’amore. È una vicenda violenta, cruda, lynchiana al 100%, ricca di personaggi alla Twin Peaks, di tremenda violenza a cattiveria, eppure tutto ruota attorno ai due personaggi di Sailor e Lula, fondamentalmente buoni e positivi. Sailor è ingegno, per certi versi un idiota, e solo alla fine riesce a riscattarsi con il suo ritorno da Lula, ma, pur commettendo un omicidio e una rapina, alla fin fine si rivela un personaggio di buon cuore. Lula invece comprende fin da subito l’essenza della loro storia, ma fatica a farla capire a Sailor. E intorno a questi due focosi, teneri amanti, l’inferno: non c’è un solo personaggio buono, positivo o minimamente normale (se si fa eccezione forse per l’ingenuo Johnny Ferragut interpretato da Harry Dean Stanton), e contrariamente sono decine i personaggi al limite dell’inumano; Bobby Peru in particolare è l’icona stessa del Male assoluto, interpretato da un Dafoe mostruoso, bravissimo e perfetto come sempre. E poi c’è la madre di Lula, Marietta, personaggio di terrificante follia schizzo-frenica, sempre in bilico tra amore, odio, violenza ecc. L’interpretazione della Ladd peraltro è una delle più riuscite della sua carriera e fu meritatamente candidata all’Oscar. Bravissimi sono anche i due protagonisti: Cage (che canta personalmente anche le varie canzoni che Sailor interpreta per Lula) e la Dern non saranno mai più così bravi e convincenti e qui hanno a loro disposizione due dei più interessanti ruoli della loro carriera. Tuttavia Cuore selvaggio resta un grande distillato del cinema di David Lynch e, come spesso accade, il regista è troppo autoreferenziale e talvolta (qui ben più di qualche volta) esagera, accumula, eccede. E va bene l’eccesso, ma non troppo: si rischia (come spesso accade in questo film, purtroppo) il manierismo. Il cane che porta via la mano mozzata, il personaggio della Rossellini, talvolta quello di Dafoe, le fatine del mago di Oz (si, ve lo giuro, non sto scherzando!) sono solo delle macchiette lynchiane, più impressionanti e curiose che riuscite. E qui si ha il limite di un film che di altri difetti non ne ha molti, a partire da un curatissimo lato visivo (fotografia di Frederick Elmes). Un entusiasta Bertolucci presidente di giuria, scontrandosi con l’intera Cannes, gli assegnò forzatamente la Palma d’Oro.
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paolo salvaro
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venerdì 19 luglio 2013
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i deliri lynchiani stonano con il resto dell'opera
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Dopo aver visto nell'ordine Mulholland Drive, Velluto Blu, Inland Empire, The Elephant man ed Eraserhead ed averli amati uno più dell'altro mi sono avventurato nella visione di questo film, aspettandomi di tutto e di più conoscendo David Lynch. Fare un film normale, lo sappiamo, non rientra nei suoi canoni di grande artista che anzichè cadere nella disgustosa e totale follia ed incongruenza come un Harmony Korine qualsiasi, si limita a lanciare in questa pellicola di tanto in tanto frammenti ed accenni di delirio abissale.
Il film è buono, inutile dirlo, non sarebbe di David Lynch altrimenti, ed annovera nel suo cast una divina Laura Dern ed un quasi convincente Nicolas Cage.
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Dopo aver visto nell'ordine Mulholland Drive, Velluto Blu, Inland Empire, The Elephant man ed Eraserhead ed averli amati uno più dell'altro mi sono avventurato nella visione di questo film, aspettandomi di tutto e di più conoscendo David Lynch. Fare un film normale, lo sappiamo, non rientra nei suoi canoni di grande artista che anzichè cadere nella disgustosa e totale follia ed incongruenza come un Harmony Korine qualsiasi, si limita a lanciare in questa pellicola di tanto in tanto frammenti ed accenni di delirio abissale.
Il film è buono, inutile dirlo, non sarebbe di David Lynch altrimenti, ed annovera nel suo cast una divina Laura Dern ed un quasi convincente Nicolas Cage. Tuttavia i classici elementi di rottura della situazione normale (sempre che in questo film se ne possa trovare una) sono questa volta eccessivi. Nel caso di Eraserhead, il tutto era funzionale e legato all'atmosfera e alla situazione tragica in generale, qui invece si passa di colpo da una tranquilla chiacchierata a letto ad un tizio che si infila degli scarafaggi su per il buco del culo. Geniale, certo, ma totalmente fuori contesto. Trasformare un Road movie in un qualcosa di onirico ed introspettivo non era un impresa facile e Lynch ci è riuscito ed il prezzo di farmi passare l'appetito lo pago volentieri se lo spettacolo offerto è questo.
Tuttavia a mio avviso si è cercato di buttare dentro troppa roba tutta insieme, fondendo troppi elementi e perdendo il caratteristico equilibrio lynchiano che fosse di inquietudine (Eraserhead) di mistero (Mulholland Drive, Inland Empire) o di sconvolgimento emotivo (The elephant man, Velluto blu) si manteneva comunque costante per tutto il film. Qui si rimbalza per tutta la pellicola da una sensazione all'altra, dal disgusto alla compassione, dalla pietà alla rabbia e mentre molti hanno visto in questo una forza, a me non ha fatto particolarmente piacere. Quindi, sebbene siano ammirevoli gli sforzi e gli effetti prodotti non me la sento di dargli più di tre stelle, sebbene la colonna sonora sia sublime. Comunque consigliatissimo.
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blackdragon89
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mercoledì 28 marzo 2012
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"e' un mondo cattivo senza pietà."
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Due anni dopo il suo ultimo lavoro torna il genio malato del regista statunitense, chiamato questa volta per rappresentare sul grande schermo un romanzo di Barry Gifford.
Si tratta della trasposizione romantica e a tratti grottesca del Mago di Oz, in cui un mondo violento e selvaggio non può non trascinare il giovane Sailor Ripley (Nicolas Cage) nel suo baratro di oscuri eventi. Incarcerato dopo un omicidio colposo si trova davanti come unica alternativa per abbracciare la tanto sognata libertà una spensierata fuga con l'amata Lula, troppo ingenua e spensierata per distinguere la realtà dietro a sogni e speranze. Le basterà girare la testa per scorgere la strega dell'Est avvicinarsi con l'ausilio del vento, segno che la realtà non è come ci si aspetta.
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Due anni dopo il suo ultimo lavoro torna il genio malato del regista statunitense, chiamato questa volta per rappresentare sul grande schermo un romanzo di Barry Gifford.
Si tratta della trasposizione romantica e a tratti grottesca del Mago di Oz, in cui un mondo violento e selvaggio non può non trascinare il giovane Sailor Ripley (Nicolas Cage) nel suo baratro di oscuri eventi. Incarcerato dopo un omicidio colposo si trova davanti come unica alternativa per abbracciare la tanto sognata libertà una spensierata fuga con l'amata Lula, troppo ingenua e spensierata per distinguere la realtà dietro a sogni e speranze. Le basterà girare la testa per scorgere la strega dell'Est avvicinarsi con l'ausilio del vento, segno che la realtà non è come ci si aspetta.
Identificabile è l'approccio Lynchano in qualsiasi sua riproduzione. Nulla è lasciato al caso, tant'è che ogni dettaglio ha una sua precisa funzione. Spesso il lavoro del regista si concentra sul lato oscuro delle piccole città americane, dove le scene nude e crude sono all'ordine del giorno, o dove una giacca in pelle di serpente diventa il simbolo di individualità e libertà personale.
Numerosi sono poi gli espedienti per aggiungere acqua al mulino. Il film è volutamente costruito su un ritmo altalenante, enfatizzato sia da una colonna sonora che colpisce in intensità cogliendo lo spettatore alla sprovvista, sia dalle rivelazioni che animano i continui Flashback, ma soprattutto dalla presenza ricorrente del fuoco, immagine del distacco. Un movimento rapido e scattante come quello descritto da un fiammifero o un accendino è il segnale per un cambio di scena e del ritmo narrativo.
Ma le fiamme sono per loro stessa lampante natura anche ciò che meglio delinea l'impetuosa violenza di un mondo esterno malvagio e provocatorio. Davanti a un simile avvenire è facile distendere la mano in segno di resa. Una sfera di cristallo marca il cambio di fase e il nefasto ciclo di eventi può riprendere il suo corso, a meno di non scorgere la fantomatica Strega Buona del paese di Oz e convincersi che forse l'amore è l'unica arma a disposizione contro un cuore selvaggio.
Un film che ha i suoi alti e bassi, in virtù di un'alternanza ritmica che per scelta stessa del regista spezza la catena in più punti, appiattendone il bilancio generale. Lodevole è invece la scelta di ambientazioni e colonne sonore suggestive e simboliche, così come lodevole può essere definita l'interpretazione di un Nicolas Cage nel cuore della carriera, folle al punto giusto da seguire Lynch nella sua crociata in nome del surreale.
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donald93
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domenica 16 ottobre 2011
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pulp surrealista.
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Gli elementi del cinema di Lynch si mescolano con quella violenza classificabile come "tarantiniana"; il regista realizza questo film proprio durante l'onda di ascolti della fortunata serie "Twin Peaks".
La pellicola che vede protagonista una coppia (Nicolas Cage, Laura Dern) può esser classificata come "uno strano road movie contornato da strane vicende". Durante il viaggio, lo spettatore rimarrà senza dubbio colpito da uno dei personaggi più malati della storia: Bobby Peru, interpretato da un grande Willem Dafoe (ricorda vagamente il Dennis Hopper di Velluto Blu). Il film ha il suo miglior momento proprio quando Bobby preparerà una rapina, facendo partecipare anche il protagonista. Il tentativo finirà male, chiudendo la vicenda con due delle scene più strane della storia:
1) l'anziano che cerca la mano (poi si vedrà che ce l'ha un cane)
2) la morte di Bobby, decisamente rara da incontrare
L'intero film lo si può ritenere un esperimento del regista, poiché mescola elementi non proprio comuni del suo cinema.
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Gli elementi del cinema di Lynch si mescolano con quella violenza classificabile come "tarantiniana"; il regista realizza questo film proprio durante l'onda di ascolti della fortunata serie "Twin Peaks".
La pellicola che vede protagonista una coppia (Nicolas Cage, Laura Dern) può esser classificata come "uno strano road movie contornato da strane vicende". Durante il viaggio, lo spettatore rimarrà senza dubbio colpito da uno dei personaggi più malati della storia: Bobby Peru, interpretato da un grande Willem Dafoe (ricorda vagamente il Dennis Hopper di Velluto Blu). Il film ha il suo miglior momento proprio quando Bobby preparerà una rapina, facendo partecipare anche il protagonista. Il tentativo finirà male, chiudendo la vicenda con due delle scene più strane della storia:
1) l'anziano che cerca la mano (poi si vedrà che ce l'ha un cane)
2) la morte di Bobby, decisamente rara da incontrare
L'intero film lo si può ritenere un esperimento del regista, poiché mescola elementi non proprio comuni del suo cinema. Questo lavoro porterà comunque la maggior parte degli amanti di Lynch, ad amare anche questo suo raro lavoro.
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oblivion7is
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mercoledì 28 settembre 2011
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violenza, grasse risate, rock, splatter e weird.
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David Lynch, un cineasta innovativo e originale, dopo 4 film che l'hanno reso famoso in tutto il mondo (soprattutto in Europa), 4 film tra l'altro riferiti a 4 tipi di pubblico diversi ("Eraserhead" per gli weird-seekers e gli amanti dell'horror, "Dune" per gli amanti della fantascienza, "Velluto Blu" per gli amanti del thriller e dei film psicologici - e più psicologico di quanto sembri - ma anche dei film provocatori, e soprattutto "The Elephant Man", il film più famoso del regista, che gli ha donato 8 nomination all'oscar, nemmeno uno vinto, film indirizzato un po' a tutti ma soprattutto ai fan dei film strappalacrime), decide di darsi una.
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David Lynch, un cineasta innovativo e originale, dopo 4 film che l'hanno reso famoso in tutto il mondo (soprattutto in Europa), 4 film tra l'altro riferiti a 4 tipi di pubblico diversi ("Eraserhead" per gli weird-seekers e gli amanti dell'horror, "Dune" per gli amanti della fantascienza, "Velluto Blu" per gli amanti del thriller e dei film psicologici - e più psicologico di quanto sembri - ma anche dei film provocatori, e soprattutto "The Elephant Man", il film più famoso del regista, che gli ha donato 8 nomination all'oscar, nemmeno uno vinto, film indirizzato un po' a tutti ma soprattutto ai fan dei film strappalacrime), decide di darsi una... pausa? Con questa pellicola, sicuramente più leggera e divertente almeno, si distoglie un po' dai ragionamenti e dalle metafore per fare un road movie duro e puro che, con splatter e tamarraggini che secondo me hanno influenzato anche il cinema di Rodriguez, anche se non senza piccole finezze lynchiane (lo stupro mentale di Dafoe alla Dern; la testa di Dafoe che salta in aria stranamente assomigliante a, diciamo, la "testa del fallo", tutte cose che non ho notato da solo bensì grazie all'illuminante spiegazione di Slavoj Zizek, filosofo e psicologo che ha fatto un triplo dvd sull'interpretazione psicologica dei film, da Hitchcock fino a Charlot, ma anche Bergman e appunto Lynch). Le scene molto violente sono essenzialmente due, ma sono estremamente violente. La prima è la scena iniziale, con Cage che spacca la testa di un afroamericano sbattendola qua e là prima sugli scalini e poi sulla tromba delle scale, la seconda appare dopo tanto tempo, verso la fine, quando Dafoe, ovvero Bobby Perù, esce dalla banca dopo la rapina. Esplicite anche le scene di sesso tra Cage e la Dern, forse sin troppo (come per dire: non è che lei sia un gran splendore, almeno di faccia). Altissimo il livello di sangue (nelle scene in cui c'è) ed alto anche quello di weird: continue e quasi asfissianti le comparse per il cielo di streghe metaforiche simili a quelle de "Il Mago di Oz" (nella scena dello stupro mentale di Dafoe alla Dern, lei stessa batte più volte le scarpe rosse tra di loro come citazione al famoso romanzo). Presenti anche vari seni (spesso quelli della Dern, mai quelli della Rossellini nè - per fortuna? - quelli della Zabriskie e della Ladd, e ad un certo punto anche quelli di alcune donne (prostitute?) obese amiche di Bobby Peru (Dafoe?). Colonna sonora che passa dal metal (sempre le stesse due canzoni) a Elvis fino alle canzoncine anni '50 e '60, nel tipico stile Lynchiano. Scene che vanno dal divertente al drammatico, al geniale fino al ridicolo (la scena della discoteca metal soprattutto, ma anche il finale), piccole cose non spiegate o impossibili da spiegare (la Zabriskie doveva fare la gemella della Rossellini... ma non lo dicevano mai! Per me volendo poteva anche esserne la madre, non sarebbe cambiato nulla... e poi come si può pensare che lei possa fare la sua gemella, gli 11 anni di differenza si notano non poco!), la regia e la fotografia sempre straordinarie. Anche il cast non è per niente male: Cage è bravo più del solito, la Dern è brava COME al solito, la Rossellini pure e così via, fino a Stanton, Dafoe (con un trucco che rende la sua faccia ancor più abominevole), la Zabriskie, Nance (protagonista di "Eraserhead" che fa una comparsa qui, come la fece anche in "Velluto Blu" e tempo dopo in "Strade Perdute") e tutti gli altri. Un merito d'onore va a Diane Ladd, madre della Dern nel film e nella realtà, che qui ci regala una grandissima performance che le è valsa la nomination all'oscar (l'unica nomination che ha avuto il film). Purtroppo in italiano è stata doppiata da una cagna che ha enfatizzato all'estremo i toni già ironici del personaggio, rendendolo ancora più sopra le righe e soprattutto rendendo le scene in cui lei appare relativamente divertenti anche quando non lo dovrebbero essere. In linea di massima, è forse il peggior film di Lynch (anche se non ho ancora visto nulla di "Twin Peaks", nè la serie nè i film, quindi non posso giudicare altrimenti) ma è comunque piacevole e intrattenente e, soprattutto, tecnicamente anche perfetto, anche se qualcuno lo troverà un po' noioso, soprattutto se comparato ad altri road movie di coppia allucinogeni (vedere "Assassini Nati" che secondo me è anche più bello).
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romeo79
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martedì 9 agosto 2011
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ci siete cascati eh...?
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Raffaele Nappi Vincere la Palma d'Oro a Cannes con un film del genere significa una sola cosa: David Lynch è un genio del male. Me lo immagino a sbellicarsi in poltrona mentre annunciavano il suo nome con trepidante emozione. Già pregustava le recensioni compiaciute dei critici, gli applausi all'ennesimo capolavoro del "genio visionario" che esplora i "meandri" della psiche e bla bla bla. Fatto sta che Lynch si é fatto beffe di tutti. Ci ha venduto la "merde d'artiste" ed é corso a casa a rotolarsi sul pavimento dal ridere. Ha mescolato e frullato tutti i generi, dal trash al road-movie, dal musical al noir, dal romantico al poliziesco il tutto in salsa estremamente kitch, con una sana dose di splatter e con un tamarrissimo heavy metal sparato a manetta.
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Raffaele Nappi Vincere la Palma d'Oro a Cannes con un film del genere significa una sola cosa: David Lynch è un genio del male. Me lo immagino a sbellicarsi in poltrona mentre annunciavano il suo nome con trepidante emozione. Già pregustava le recensioni compiaciute dei critici, gli applausi all'ennesimo capolavoro del "genio visionario" che esplora i "meandri" della psiche e bla bla bla. Fatto sta che Lynch si é fatto beffe di tutti. Ci ha venduto la "merde d'artiste" ed é corso a casa a rotolarsi sul pavimento dal ridere. Ha mescolato e frullato tutti i generi, dal trash al road-movie, dal musical al noir, dal romantico al poliziesco il tutto in salsa estremamente kitch, con una sana dose di splatter e con un tamarrissimo heavy metal sparato a manetta. Di certo non si è scordato di infilarci qualche trovata alla Lynch di stampo onirico-surreale e non contento, in un supremo atto masturbatorio della mente, ci ha infilato a forza streghe e fate turchine. Infine ha tirato lo sciaquone ed è stato a guardare...Dal ribollire di tutta la feccia del cinema di genere, dalla sublimazione di tutti i clichè, dal gorgogliare della schiuma del trash televisivo è venuto fuori Wild at heart - Cuore selvaggio. Fa schifo? Deve fare schifo. Ha vinto la Palma d'Oro? Sì. Genio o grande affabulatore? Le due cose non sono mutualmente esclusive...
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[+] precisazione
(di romeo79)
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