L'ultimo metrò |
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Un film di François Truffaut.
Con Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Jean Piret, Andréa Ferréol, Richard Bohringer, Jean Poiret.
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Titolo originale Le dernier métro.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 130 min.
- Francia 1980.
MYMONETRO
L'ultimo metrò
valutazione media:
3,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'ultimo metròdi stiletto120Feedback: 0 |
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lunedì 31 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella Parigi occupata dei nazisti il teatro di Montmartre è rimasto senza il direttore, Lucas Steiner, un ebreo fuggito in Sud America per evitare la deportazione. A gestire l'organizzazione del teatro ci pensa sua moglie Marion, che è l'unica a sapere che Lucas è in realtà nascosto nella cantina del locale. Quando iniziano le prove della nuova pièce, la compagnia si trova subito ad avere a che fare con i piccoli e grandi avvenimenti che rendono la vita difficile al mondo dello spettacolo in tempo di guerra. L'ultimo metrò passa alle 20:30, appena in tempo per arrivare a casa prima del coprifuoco imposto dai nazisti. Ma nonostante questa limitazione, il pubblico parigino del 1942 non rinunciava al teatro, quasi che la ricerca del divertimento fosse un modo per esorcizzare le brutture della vita reale. È in questa situazione che Truffaut decide di ambientare il suo film, un film che rappresentava il coronamento di tre suoi desideri: rappresentare al cinema il backstage di una rappresentazione teatrale, ricostruire l'occupazione dei tedeschi in Francia e affidare finalmente a Catherine Deneuve il ruolo di una donna responsabile. Certamente meno riuscita della rappresentazione del backstage cinematografico di "Effetto Notte", "L'ultimo metrò" è comunque una pellicola complessa nella sua struttura e curatissima nella riproduzione storica. Molto lontana dall'emotività di altre sue pellicole, nonostante il forte tema affrontato, questa terzultima regia di Truffaut appare come uno studio sui personaggi e sulle relazioni che li legano. Probabilmente l'aspetto politico non è trattato con l'attenzione che ci si aspetterebbe, ma in fondo l'ambientazione storica non è altro che un espediente narrativo ed il finale del film comunque giustifica questa supposta superficialità. Premiatissimo in Francia, ottenne la nomination all'Oscar come miglior film in lingua straniera del 1980 ma perse da "Moscow does not believe in tears" di Vladimir Menshov.
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