federico rivelli
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mercoledì 1 giugno 2011
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l'inesauribile potenza del pensiero
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Non c’è alcun dubbio che questa sia un opera eccezionale. Per convincersene basti pensare a come Tarkovskij riesca, senza l’utilizzo di alcun effetto speciale e senza mai mostrare nulla di strano o futuristico, a trafiggere lo spettatore con emozioni e pensieri profondissimi, facendogli provare, allo stesso tempo, incertezza, angoscia, dubbio, mistero, sorpresa, tristezza, malinconia e rassegnazione.
La strana “Zona”, che i protagonisti vogliono esplorare, è contraddistinta da una natura fortemente mistica ed imprevedibile. Dunque, per poterla attraversare con sicurezza occorre conoscerne il linguaggio, i segreti, essere capaci di percepirne i misteri, di abbandonarsi completamente ad essa e compiere, nei suoi riguardi, un atto di fede.
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Non c’è alcun dubbio che questa sia un opera eccezionale. Per convincersene basti pensare a come Tarkovskij riesca, senza l’utilizzo di alcun effetto speciale e senza mai mostrare nulla di strano o futuristico, a trafiggere lo spettatore con emozioni e pensieri profondissimi, facendogli provare, allo stesso tempo, incertezza, angoscia, dubbio, mistero, sorpresa, tristezza, malinconia e rassegnazione.
La strana “Zona”, che i protagonisti vogliono esplorare, è contraddistinta da una natura fortemente mistica ed imprevedibile. Dunque, per poterla attraversare con sicurezza occorre conoscerne il linguaggio, i segreti, essere capaci di percepirne i misteri, di abbandonarsi completamente ad essa e compiere, nei suoi riguardi, un atto di fede.
Si dice che, una volta raggiunta una particolare stanza all’interno di un rudere abbandonato, possa essere esaudito il desiderio più profondo del proprio essere.
Per arrivare a destinazione occorre una guida, uno Stalker, che sappia portare i pochi, fortunati e degni uomini al cospetto del proprio desiderio più recondito.
L’occasione spetta ad uno scienziato e uno scrittore, categorie universali attraverso le quali è rappresentato l’uomo contemporaneo.
Perché di questo si tratta. Attraverso un interpretazione magistrale degli attori, una fotografia curatissima, un ritmo volutamente dilatato, l’utilizzo del colore e del bianco e nero in maniera quasi espressionista, il regista riesce a tracciare un’approfondita analisi dell’uomo contemporaneo.
Mostra le due facce della stessa medaglia, le due strade possibili per intraprendere la via del nichilismo, della perdita dei valori, dell’abbandono della fede e della bellezza mistica che contraddistingueva la visione medioevale del mondo.
Tarkovskij mostra allo spettatore la grandezza che è stata perduta, la possibilità di credere incessantemente in qualcosa che dia un senso a tutta questa vita, che mostri lo spessore e l’importanza di ogni azione compiuta, che renda incredibile ogni attimo vissuto e possa far guardare ogni cosa con occhi diversi, con sguardo incantato.
La poesia e l’incanto del rimanere inconsapevoli ed ingenui nei confronti del mondo è, per il regista, ciò che è stato perduto, e che deve essere necessariamente riguadagnato per poter ricreare le sensazioni di stupore di cui abbisogna ogni essere umano.
Ma la riconquista della fede, o meglio, della spiritualità, cozza inevitabilmente con ciò che persegue l’umanità contemporanea, tanto disincantata d’aver perso ogni speranza di felicità ed essere pronta ad annientare ogni cosa in qualsiasi momento, anche attraverso l’ausilio del frutto più amaro della scienza: la bomba atomica.
Infine, oltre alle importanti implicazioni di carattere filosofico, quest’opera mostra in maniera inequivocabile l’inesauribile potenza del pensiero, grazie al quale, solo con l’induzione di possibili ed incerte immagini, viene ricostruita ogni emozione, senza che, di fatto, accada mai nulla di particolare.
Questo film è, dunque, come l’impalpabile acqua delle molte scene; scorre via come se non si riuscisse a carpire il senso profondo delle cose, ma, una volta concluso, ci si accorge d’esserne inesorabilmente impregnati.
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salvatore conte
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sabato 16 aprile 2005
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una ricerca disinteressata
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Vedere esaudito il nostro più grande desiderio è forse il più grande desiderio di noi tutti, ma saremmo disposti a correre il rischio di vedere esaudito il nostro più intimo e nascosto desiderio?
O è più probabile che, forse per pudore, forse per la nostra coscienza, o forse per un principio informatore che ci spinge ad evitare l'irreparabile, noi non saremmo disposti a correre questo rischio?
Emozionante e poetica riflessione sul senso della vita, condotta con tempi cinematografici idoneamente dilatati e con un dominio sapiente della suggestione visiva.
Un film, ma anche un documentario della nostra realtà, inappellabile censura della società moderna.
Il rimedio proposto è quello di riprendere una lenta, paziente e disinteressata Ricerca dell'autentica Conoscenza.
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Vedere esaudito il nostro più grande desiderio è forse il più grande desiderio di noi tutti, ma saremmo disposti a correre il rischio di vedere esaudito il nostro più intimo e nascosto desiderio?
O è più probabile che, forse per pudore, forse per la nostra coscienza, o forse per un principio informatore che ci spinge ad evitare l'irreparabile, noi non saremmo disposti a correre questo rischio?
Emozionante e poetica riflessione sul senso della vita, condotta con tempi cinematografici idoneamente dilatati e con un dominio sapiente della suggestione visiva.
Un film, ma anche un documentario della nostra realtà, inappellabile censura della società moderna.
Il rimedio proposto è quello di riprendere una lenta, paziente e disinteressata Ricerca dell'autentica Conoscenza.
Inappellabile censura della società moderna, vista come un'acquitrinosa, fatiscente e cannibalesca struttura priva d'ogni prospettiva e speranza, realizzata da un uomo devastato dalla perduta consapevolezza di sé, della natura del proprio spirito, e della propria capacità di amare e di provare dolore.
Ciò che in Natura è l'eccezione esemplare, ovvero l'acquitrino sudicio e mefitico, nella Società dell'Uomo moderno esso diviene la regola dilagante.
La violenza e la prepotenza sulle cose, sulla natura, sugli altri e su sé stesso, non ha distrutto l'uomo ma lo ridotto a niente.
L'uomo moderno non è destinato all'estinzione.
Esso è semplicemente niente.
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weach
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sabato 19 marzo 2011
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lo stalker di tarkovskij è ricercatore di verità
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Per avere una vibrazione immediata di Andreij Tarkovskij preferisco partire da una sua poesia:
“E lo sognavo, e lo sogno,
e lo sognerò ancora, una volta o l’altra,
e tutto si ripeterà, e tutto si realizzerà
e sognerete tutto ciò che mi apparve in sogno.
Là , in disparte da noi, in disparte dal mondo
Un ‘onda dietro l’altra si frange sulla riva
E sull’onda la stella, e l’uomo,e l’uccello
E il reale, e i sogni , e la morte, un ‘onda dietro l’altra.
Non mi occorrono le date. io ero e sono e sarò.
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Per avere una vibrazione immediata di Andreij Tarkovskij preferisco partire da una sua poesia:
“E lo sognavo, e lo sogno,
e lo sognerò ancora, una volta o l’altra,
e tutto si ripeterà, e tutto si realizzerà
e sognerete tutto ciò che mi apparve in sogno.
Là , in disparte da noi, in disparte dal mondo
Un ‘onda dietro l’altra si frange sulla riva
E sull’onda la stella, e l’uomo,e l’uccello
E il reale, e i sogni , e la morte, un ‘onda dietro l’altra.
Non mi occorrono le date. io ero e sono e sarò.
La vita è la meraviglia delle meraviglie, e sulle ginocchia delle meraviglie,
solo come orfano, pongo me stesso
solo fra gli specchi nella rete dei riflessi.
Di mari e città risplendenti tra il fumo.
E la madre in lacrime n si pone il bimbo sulle ginocchia “
Assorbiamo questa vibrazione per intercettare questo infinto Stalker di Andreij Trarkovskij :quando si vuole aggiunge qualcosa di non banale si deve partire da un consapevole contatto con l’anima di questo grande regista.
Fantascienza ,riduttivo definirelo tale , sicuramente cinema d’autore ,piuttosto collage di idee, poesia ,arte, visoni filosofiche esistenziali,un volo onirico “sul carro”del mistero della vita.
Cenno alla trama . confronto: fra un intellettuale scrittore (Anatolij Soloicoyon) ,uno scienziato professore (Nikolaj Gringo) ed uno Stalker (Aleksander krajdanovskij) , o meglio una guida nella “zona “ mitica del regista durante il percorso che porterà alla stanza dei sogni , dove l’essere si annulla e diventa il sogno dei sogni.
Chi è stalcker . secondo la traduzione più stretta è un cacciatore , secondo una accezione più simbolica ricercatore ,magari di verità.
Andreij Trarkovskij attinge energia espositiva da silenzi cinematografici, dal lento fluire degli eventi, che diviene viaggio nei meandri dell’ animo umano, oltre la dimensione spazio temporale ,durante una percezione onirica e poetica..
detta simbologia , comunque densa di significati per chi li vuole cogliere.
Una sapiente manovella , un mondo trasognato arricchito da profondità esistenziale ed estetica ,ci accompagnano in una dimensione silenziosa dove la forma sembra disperdersi per trasmutare “in “essenza “,”oltre il sipario” nel continuum immaginato da Trarkovskij
Il movimento energetico proposto, a tratti, si condensa in immagini surreali ; in altri in dialoghi intensi e struggenti;altrove disperdendosi nelle vibrazioni musicali che interrompono silenzi ingombranti; ma anche in percorsi magici potenti.
Capolavoro da ammirare senza fretta , offrendo la nostra disponibilità , negandoci eccessiva distrazione.
Ci accompagnano in questa riflessione il Bolero di Maurice Ravel, Tanannahauser di Richard Wagner e la sifonia n .9 Di Ludviwig van Beethoven
Grazie per l’arttezione
Weach uilluminati
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kronos
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domenica 22 luglio 2012
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arcano
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Non pochi registi contemporanei s'ispirano (o talvolta omaggiano) Tarkovsky, rifacendosi in particolare all'estetica di 'Stalker', certamente uno degli esiti più alti del regista russo.
Ma nonostante i deliri di molti critici, lo spettatore sano di mente difficilmente potrà appassionarsi a cose tipo "Faust' di Sokurov o "Valhalla Rising" di Winding Refn...
Non basta l'ambizione, l'estetica ricercata, l'allusione metafisica per ottenere un grande film; serve un'ispirazione, una convinzione, una passione che solo un vero artista può avere, e magari solo in alcuni momenti della vita.
Ecco, la sensazione è che Tarkovsky abbia girato quest'opera al momento giusto, con l'ispirazione e la convinzione necessarie.
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Non pochi registi contemporanei s'ispirano (o talvolta omaggiano) Tarkovsky, rifacendosi in particolare all'estetica di 'Stalker', certamente uno degli esiti più alti del regista russo.
Ma nonostante i deliri di molti critici, lo spettatore sano di mente difficilmente potrà appassionarsi a cose tipo "Faust' di Sokurov o "Valhalla Rising" di Winding Refn...
Non basta l'ambizione, l'estetica ricercata, l'allusione metafisica per ottenere un grande film; serve un'ispirazione, una convinzione, una passione che solo un vero artista può avere, e magari solo in alcuni momenti della vita.
Ecco, la sensazione è che Tarkovsky abbia girato quest'opera al momento giusto, con l'ispirazione e la convinzione necessarie.
'Stalker' non è un film facile, presta il fianco a diverse critiche (estetismo, dialoghi a volte didascalici, una certa prolissità) eppure coinvolge, emoziona, raggunge vette di lirismo e misticismo rare nel cinema.
E risulta arcano e affascinante pure nel soggetto, che a differenza di quanto capita ai giorni nostri non è un semplice pretesto su cui (tentare) di costruire cattedrali.
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tarantinofan96
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domenica 24 maggio 2015
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stalker
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Un viaggio interiore alla ricerca del senso dell'esistenza, il viaggio definitivo dell'umanità verso la conoscenza delle risposte alle domande che da sempre affliggono l'uomo.
La "zona" diventa quindi metafora della continuità della vita, in cui l'uomo rischia di perdersi o rimanere schiacciato nella sua costante ricerca di risposte e, inevitabilmente, diventa anche allegoria della fede dell'uomo, sempre messa in dubbio e ormai quasi del tutt[+]
Un viaggio interiore alla ricerca del senso dell'esistenza, il viaggio definitivo dell'umanità verso la conoscenza delle risposte alle domande che da sempre affliggono l'uomo.
La "zona" diventa quindi metafora della continuità della vita, in cui l'uomo rischia di perdersi o rimanere schiacciato nella sua costante ricerca di risposte e, inevitabilmente, diventa anche allegoria della fede dell'uomo, sempre messa in dubbio e ormai quasi del tutto svanita; il dubbio che tormenta costantemente l'uomo è ciò che non gli permette di proseguire ed andare oltre per realizzarsi completamente e resistere.
E il rumore in sottofondo alla fine rappresenta probabilmente la definitiva rovina di tutto ciò che è rimasto della fede dell'uomo.
Oltre il capolavoro.
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mattbaker
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sabato 8 settembre 2012
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buon film, ma non decolla
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C'è da premettere che Stalker non è un film che fa del suo punto di forza le scene d'azione, i colpi di scena o la trama. E' un film di riflessione sull'animo umano, sulla ricerca della verità, sulla capacità di affrontarla e di accettare la nostra parte più nascosta. Sono i dialoghi a farla da padrona, spesso brillanti e tuttavia adatti ad ogni genere di pubblico, anche a chi non è abituato alla prosa dei romanzieri russi. Fa da sfondo una scenografia ben costruita, con scenari desolati, inquinati e cupi, capaci da soli di infondere inquietudine e disagio. La colonna sonora si fa sentire poco per una precisa scelta di regia di dare spazio ai lunghi silenzi in cui la Zona - l'inaccessibile luogo dell'impatto di un meteorite o un'astronave - è immersa.
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C'è da premettere che Stalker non è un film che fa del suo punto di forza le scene d'azione, i colpi di scena o la trama. E' un film di riflessione sull'animo umano, sulla ricerca della verità, sulla capacità di affrontarla e di accettare la nostra parte più nascosta. Sono i dialoghi a farla da padrona, spesso brillanti e tuttavia adatti ad ogni genere di pubblico, anche a chi non è abituato alla prosa dei romanzieri russi. Fa da sfondo una scenografia ben costruita, con scenari desolati, inquinati e cupi, capaci da soli di infondere inquietudine e disagio. La colonna sonora si fa sentire poco per una precisa scelta di regia di dare spazio ai lunghi silenzi in cui la Zona - l'inaccessibile luogo dell'impatto di un meteorite o un'astronave - è immersa. La trama è inconsistente, la sua unica funzione è quella di fare da cornice agli eventi e giustificarli. Non si evolve, non va avanti. E' forse proprio questa staticità della trama, unita ai tempi spesso troppo lunghi e a scene noiose, che non fanno di Stalker un film capolavoro. Dura 2 ore e mezza ma potrebbe essere riassunto tutto in tempi più umani senza togliere nulla all'atmosfera del film. Nel complesso, personalmente, lo consiglio a chi ha buone tre ore da dedicargli e ha voglia di concentrarsi su ogni dialogo.
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noia1
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lunedì 2 novembre 2015
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fantascienza esistenzialista.
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Tre uomini sono diretti verso la Zona, li guida lo stalker. Arrivati, ogni loro desiderio sarà avverato.
Un film di fantascienza che della fantascienza ha tutti i dettagli meno che il ritmo e tanti intermezzi. Più che altro possiamo definirlo un film d’autore, tutto ciò che consegue la categoria penso sia superfluo indicarlo, sostanzialmente si può sintetizzarlo come: non per tutti.
Su due ore e un quarto, già dopo la prima mezz’ora – anche dopo i primi dieci minuti – si capisce d’aver davanti un regista che sa il fatto suo. La scena iniziale, quando chiude la porta della camera e si volta verso la telecamera, penso sia una delle più impressionanti della storia del cinema. La scena della sparatoria è fantastica, credibile, adrenalinica malgrado i mezzi del tempo.
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Tre uomini sono diretti verso la Zona, li guida lo stalker. Arrivati, ogni loro desiderio sarà avverato.
Un film di fantascienza che della fantascienza ha tutti i dettagli meno che il ritmo e tanti intermezzi. Più che altro possiamo definirlo un film d’autore, tutto ciò che consegue la categoria penso sia superfluo indicarlo, sostanzialmente si può sintetizzarlo come: non per tutti.
Su due ore e un quarto, già dopo la prima mezz’ora – anche dopo i primi dieci minuti – si capisce d’aver davanti un regista che sa il fatto suo. La scena iniziale, quando chiude la porta della camera e si volta verso la telecamera, penso sia una delle più impressionanti della storia del cinema. La scena della sparatoria è fantastica, credibile, adrenalinica malgrado i mezzi del tempo. Eppure poi tutto prosegue ad un ritmo assurdo rispetto all’incipit, elaborato, pieno di riflessioni, dove la natura domina pericolosa, nemica.
Il proseguo, più che di fantascienza, lo si può definire thriller, thriller dell’anima: il ricco e superficiale scrittore; il semplice scienziato; il cupo, insondabile, imperscrutabile stalker. Tre personalità opposte messe di fronte, tutti contro tutti. Pian piano tutto verrà fuori, una matriosca di rivelazioni, rivelazioni personali, sul mondo, sulla loro situazione, sul terrore del voler sapere a tutti i costi. Quando tutto sarà finito poi, niente sarà più come prima.
Ciò che interessa poi sono le tecniche d’agire della Zona, tecniche subdole, tutt’altro rispetto ai mostri giganteschi, alle trappole terrorizzanti. La mossa sbagliata non è per forza la mossa sbagliata, soffrire non permette crediti. Le regole della Zona sono solo lì, nella stessa, non c’è motivo della sua esistenza, si suppone, non ci sono mappe, si tenta, in un angoscioso proseguire verso la meta.
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tunaboy
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martedì 29 giugno 2021
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recensione stalker
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Quando sentii parlare per la prima volta di “Stalker” non gli diedi troppa attenzione: d’altronde sembrava essere il solito film intellettualoide di un qualche regista russo sconosciuto. In qualche modo, però, il suo nome continuava a comparirmi in faccia: navigando su Internet, tra i post consigliati di Instagram, leggendo pagine e siti di cinema.
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Quando sentii parlare per la prima volta di “Stalker” non gli diedi troppa attenzione: d’altronde sembrava essere il solito film intellettualoide di un qualche regista russo sconosciuto. In qualche modo, però, il suo nome continuava a comparirmi in faccia: navigando su Internet, tra i post consigliati di Instagram, leggendo pagine e siti di cinema... Allora, incuriosito dal successo che sembrava avere tra gli appassionati di cinema, decisi di cominciare a leggerne: subito rimasi catturato dalle profonde tematiche che esso trattava e dal modo unico nel quale erano trattate. Ora, però, era arrivato il momento di vedere questo misterioso capolavoro: ci misi quasi un anno per trovarlo, ma, finalmente, questa settimana sono riuscito a vederlo. E non ha deluso le aspettative.
“Stalker”, diretto dal maestro del cinema russo Andrej Tarkovskij, è più che un normale film: i lunghi e lenti piani sequenza, la pittorica fotografia, il pregnante simbolismo, i poetici dialoghi ergono il capolavoro russo a emblema della condizione umana, accostabile ai grandi classici della letteratura mondiale.
L'effettiva trama è alquanto scarna: si tratta semplicemente del viaggio di tre uomini, un professore, un poeta e una guida (chiamata “stalker”, da cui il film prende il nome), all’interno di una fantomatica “Zona”, un’area proibita vittima di un misterioso incidente dove si troverebbe una stanza nella quale ogni desiderio umano diverrebbe realtà. Il vero significato del film, però, non si ferma qui: è evidente come i tre personaggi rappresentino le diverse facoltà umane (evidentemente il poeta e il professore simboleggiano gli animi razionali e non dell’uomo, mentre lo “stalker” potrebbe essere l’umanità stessa, smarrita e avvinghiata ad un fine lembo di speranza).
Secondo questa interpretazione, il loro viaggio nella “Zona” potrebbe essere accostato al Viaggio della specie umana: abbandonato ancora infante nel freddo e ostile terreno del mondo, l’uomo deve trovare la propria strada nella storia. Perciò tenta di affidarsi alle proprie facoltà, ovvero la ragione e l’inconscio creativo, rimanendo, però, deluso dalla loro superbia. Per questo decide di affidarsi stoicamente alla speranza, alla fede in un mondo migliore, in una stanza dove i propri desideri possano essere esauditi.
Inoltre, come già accennavo in precedenza, “Stalker” si erge a capolavoro non solo per le sue tematiche universali, ma anche per la sua eccellenza in ogni ambito tecnico: la fotografia ci offre veri e propri quadri ad ogni frame; la sceneggiatura riesce a toccare temi così vari e profondi con proverbiale maestria ed efficacia; la scenografia, curata da Tarkovskij stesso, riempie ogni scena di ulteriore simbolismo; ed infine, la regia corona questo capolavoro con tecniche e movimenti magistrali. L'unica minuscola pecca potrebbe essere la colonna sonora, a mio parere un po’ scarna e troppo figlia del suo tempo, anche se, in ogni caso, non rovina lo spettacolo offertoci dal resto del film.
Così “Stalker” diventa, a mio parere, un capolavoro senza tempo, indiscusso interprete di un’umanità smarrita e fragile, disillusa da ideologie e religioni e avvinghiata ad un sottile drappo di speranza irrazionale.
Voto: 5/5
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il cinefilo
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lunedì 11 ottobre 2010
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la fantascienza allegorica di a.tarkovskij
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TRAMA:Un individuo chiamato Stalker guida uno scrittore e uno scienziato alla ricerca di un luogo misterioso che avrebbe la capacità di realizzare ogni desiderio...COMMENTO:Il cinema di fantascienza espresso con tecniche pesantemente"cerebrali"lo si era già potuto scoprire grazie al film 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick(anche se si tratta di uno stile quasi completamente diverso)ma STALKER di A.Tarkovskij lo supera nettamente in termini di complessità(ma non in grandezza,naturalmente).
Il film è tratto dal racconto PICNIC SUL CIGLIO DELLA STRADA da Arkadij e Boris Strugatskij e,a ben vedere,avrebbe l'intenzione di affrontare,mescolati insieme,una molteplicità di tematiche(espresse più o meno direttamente)quali,soprattutto,il"misterioso"significato della vita e il futuro dell'umanità che vengono(in chiave di"simbolismo"allegorico)argomentati attraverso,tra i vari modi,un ritmo talmente lento da rischiare di essere insostenibile per la maggior parte degli spettatori(o forse è proprio in virtù di questa lentezza che deriva il misterioso e indecifrabile fascino di ogni singolo minuto del film).
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TRAMA:Un individuo chiamato Stalker guida uno scrittore e uno scienziato alla ricerca di un luogo misterioso che avrebbe la capacità di realizzare ogni desiderio...COMMENTO:Il cinema di fantascienza espresso con tecniche pesantemente"cerebrali"lo si era già potuto scoprire grazie al film 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick(anche se si tratta di uno stile quasi completamente diverso)ma STALKER di A.Tarkovskij lo supera nettamente in termini di complessità(ma non in grandezza,naturalmente).
Il film è tratto dal racconto PICNIC SUL CIGLIO DELLA STRADA da Arkadij e Boris Strugatskij e,a ben vedere,avrebbe l'intenzione di affrontare,mescolati insieme,una molteplicità di tematiche(espresse più o meno direttamente)quali,soprattutto,il"misterioso"significato della vita e il futuro dell'umanità che vengono(in chiave di"simbolismo"allegorico)argomentati attraverso,tra i vari modi,un ritmo talmente lento da rischiare di essere insostenibile per la maggior parte degli spettatori(o forse è proprio in virtù di questa lentezza che deriva il misterioso e indecifrabile fascino di ogni singolo minuto del film).
Questa"tecnica della lentezza",imprescindibile del suo cinema,amplifica notevolmente la"profondità"e la difficoltà di comprensione dello schema narrativo che rende ancora più problematico,a mio giudizio,stabilire un giudizio certo malgrado anche la bellezza quasi ipnotica del bianco e nero che viene utilizzato per tutta la prima parte del film e in altri vari tratti della pellicola.
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[+] carissimo è vero la lentezza è profondità
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francesco
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martedì 1 agosto 2006
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non tutto funziona
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E' difficile valutare un film come Stalker. Perchè è un film di talento, brillante nell'idea di fondo che si distende sapientemente attraverso la bellissima fotografia. Ecco, la fotografia merita una menzione d'onore: tutto perfetto, dai colori alle scenografie, quadri desolati, specchio del viaggio che l'anima percorre, specchio della vita e perfetto sfondo per le vicende del film. Dialoghi 'bergmaniani', con alcune punte d'eccellenza soprattutto nel finale.
Ciò nonostante il film non mi ha convinto. Non basta girare un film dall'acuto significato esistenziale, con la classe del regista di talento, perchè lo 'spettacolo' funzioni. Il film riesce a trasmettere anche una certa tensione, e questo è un dato notevole considerando che non si tratta di un horror e quindi non ci si aspetta certo di vedere la testa di qualcuno tranciata improvvisamente di netto.
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E' difficile valutare un film come Stalker. Perchè è un film di talento, brillante nell'idea di fondo che si distende sapientemente attraverso la bellissima fotografia. Ecco, la fotografia merita una menzione d'onore: tutto perfetto, dai colori alle scenografie, quadri desolati, specchio del viaggio che l'anima percorre, specchio della vita e perfetto sfondo per le vicende del film. Dialoghi 'bergmaniani', con alcune punte d'eccellenza soprattutto nel finale.
Ciò nonostante il film non mi ha convinto. Non basta girare un film dall'acuto significato esistenziale, con la classe del regista di talento, perchè lo 'spettacolo' funzioni. Il film riesce a trasmettere anche una certa tensione, e questo è un dato notevole considerando che non si tratta di un horror e quindi non ci si aspetta certo di vedere la testa di qualcuno tranciata improvvisamente di netto. Eppure i tempi troppo dilatati, il significato che si riflette prepotemente nella fotografia ma che non sorregge l'intera vicenda in quanto essenzialmente sprovvista di una benchè minima trama, impediscono al film di decollare verso l'empireo dell'arte più bella. Un film da vedere, da riflettere, ma lo reputo lungi dal potersi annoverare fra i capolavori.
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[+] ciao francesco dissento
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