Lo chiamavano Trinità... |
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Un film di Enzo Barboni.
Con Terence Hill, Bud Spencer, Farley Granger, Remo Capitani.
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Western,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- Italia 1970.
- Cineteca di Bologna
uscita giovedì 9 giugno 2022.
MYMONETRO
Lo chiamavano Trinità...
valutazione media:
3,95
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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IL WESTERN CHE RINNEGA IL WESTERNdi CULT MOVIEFeedback: 0 |
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mercoledì 17 gennaio 2007 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Scopriamo subito le carte: "Lo chiamavano Trinità" non è un film western, ne è, al limite, la sua sguaiata parodia. I sentieri del western portano da altre parti: John Ford, Howard Hawks, Sergio Leone. "Lo chiamavano Trinità" esce nelle sale nel 1970, quando ormai il genere western era fuori uso da parecchio tempo. Il guizzo di "L'uomo che uccise Liberty Valance" risaliva al 1962, e il western totale, quello definitivo, era datato 1968, "C'era una volta il West". Ripercorrere dunque le orme del grande western della frontiera sarebbe stata una palese sciocchezza. E.B.Clucher (pseudonimo di Enzo Borboni) ebbe l'idea vincente: portare il western in Italia, togliergli qualsiasi aura mitica e favolosa, farne una parodia goliardica, a tratti persino irrispettosa. Ne uscì "Lo chiamavano Trinità", una sorta di western tutto cazzotti e battutacce (quasi) epiche che faranno di Clucher una specie di Re Mida del cinema italiano. Protagonisti del film sono Bud Spencer e Terence Hill, una buffa coppia di 'campagnoli' mal assortiti (campagnoli nel senso di provinciali, senza offesa) diventati famosi per aver interpretato "I quattro dell'Ave Maria" (guarda caso, un altro western, sebbene più classico e rigoroso). Spencer & Hill affinano con Trinità il loro feeling tutto speciale: una sorta di Stanlio e Ollio in versione casereccia, con meno gag riuscite ed un gran recupero della gag visiva rispetto a quella verbale. "Lo chiamavano Trinità" riscosse un enorme successo di pubblico ed il perchè è abbastanza intuibile: divertimento semplice ma gradevole, vecchi stereotipi del western classico ripresi in versione buffa e corriva (lo sceriffo, i soliti cattivi cinici e crudeli) ma il tutto con una vena di sarcasmo, e un pò di faciloneria (inutile negarlo) che fece talmente presa sul pubblico da generare un seguito ancora più fortunato a livello commerciale. Spencer è uno sceriffo apparentemente burbero eppure tenero di cuore; Hill interpreta la parte del compagnone da parrocchia che rifarà per altri 30 anni (nelle fiction Tv comprese), e i cattivoni sono da fumettone stile Tex Willer addolcito con la pillola. E i buoni da proteggere sono dei miti mormoni che, per amor di religione, non possono, non devono, e non vogliono toccare armi e quindi, decidono di non proteggersi. Tutto, come ovvio, finirà a tarallucci e vino. Sarà anche scontato (e chi dice no) ma fa, perlomeno, divertire. Il western che rinnega il western nella sua lettura più epica. Può essere un bene (per alcuni), può essere un male (per altri). Di certo, sullo stesso genere, in Usa Clint Eastwood interpretava e dirigeva "Lo straniero senza nome". Indubbiamente, tutta un'altra pasta. Passeranno alla storia alcune sequenze onestamente ben riuscite: Trinità che viaggia sdraiata su una lercia brandina trascinato dal proprio cavallo; i fagioli avidamente consumati ad inizio film e le scazzottate (non epiche, ma di una qualche rilevanza storica) che Bambino (Spencer) dispensa a destra ed a manca. Col tempo comunque, un film eccessivamente sopravvalutato. Come sempre, bisognerebbe valutare le cose con un minimo di coerenza ed un minimo di buon senso. Farley Granger è sempre una bella presenza. Lo passano spesso in televisione (troppe volte), ma il pubblico pare non disdegnare mai: a volte, un film carino, si può trasformare, con un pò di curiosità, in una sorta di cult movie all'amatriciana. Senza offesa, naturalmente. Per amatriciana, s'intende.
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