iuriv
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domenica 24 aprile 2016
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un classico inaffondabile.
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Un punto va chiarito fin da subito: Grand Prix non è un film sulle corse, Grand Prix è il film sulle corse.
Ma perché, dopo cinquant'anni e numerosi tentativi (alcuni recentemente anche riusciti peraltro), si può ancora affermare una cosa del genere?
Basta vedere la realizzazione tecnica per capire l'entità del lavoro di Frankeneimer. Il regista ci catapulta da subito in griglia di partenza, assordandoci con il rombo dei motori e confondendoci con lo split screen. Poi ci stupisce con inquadrature da ogni angolazione e con riprese per l'epoca impensabili. Le scene di corsa sono incredibili e coerenti e ogni azione ricostruisce l'eccitazione del gran premio e la reazione dei piloti riesce a convincere sempre.
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Un punto va chiarito fin da subito: Grand Prix non è un film sulle corse, Grand Prix è il film sulle corse.
Ma perché, dopo cinquant'anni e numerosi tentativi (alcuni recentemente anche riusciti peraltro), si può ancora affermare una cosa del genere?
Basta vedere la realizzazione tecnica per capire l'entità del lavoro di Frankeneimer. Il regista ci catapulta da subito in griglia di partenza, assordandoci con il rombo dei motori e confondendoci con lo split screen. Poi ci stupisce con inquadrature da ogni angolazione e con riprese per l'epoca impensabili. Le scene di corsa sono incredibili e coerenti e ogni azione ricostruisce l'eccitazione del gran premio e la reazione dei piloti riesce a convincere sempre.
Negli anni sessanta, anche per l'assenza di una adeguata copertura televisiva, le corse avevano un che di esotico. Un mondo che correva sul filo del rischio, forse incomprensibile a chi non lo viveva dall'interno.
Il regista ha approfittato di questa caratteristica costruendo una storia nella quale quattro sfidanti all'iride vengono visti come cavalieri d'altri tempi. Il romanticismo della sfida a vita persa si deve confrontare con la realtà di un mondo che cambia. Non ci sono più principesse da salvare per loro, qui le donne se la cavano benissimo da sole. Quindi i quattro si trasformano, quasi senza accorgersene, in gladiatori nell'arena, il cui spettacolo va in scena solo per soddisfare la sete di sangue di un pubblico morboso.
Trovano spazio i dubbi dei piloti sul significato e l'utilità del loro mestiere, il confronto con la morte (in quell'epoca iscritta d'obbligo ad ogni campionato automobilistico), il fuoco di una passione che non ammette nessuna logica razionale.
Certo, si tratta di un racconto molto romanzato e in qualche caso anche sopra le righe, quindi non è esente da alcune ingenuità. E a volere fare proprio il pelo, il commento musicale avrebbe potuto essere più vario.
Ma sono comunque problemi derivati dall'età. In realtà qui funziona tutto, o quasi. E ancora oggi godersi Grand Prix di John Frankeneimer vuol dire passare tre ore entusiasmanti senza accorgersi dello scorrere del tempo.
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giovanni morandi
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martedì 11 ottobre 2022
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il migliore film sulla formula uno giovanni moran
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Pete Aron, (James Garner) pilota statunitense di Formula 1, dopo essere stato licenziato a causa di un incidente a Monte Carlo con Scott Stoddard, suo compagno di squadra, cambia scuderia e firma un contratto con la Yamura (Honda), squadra giapponese che ha appena ultimato una nuova vettura con importanti innovazioni tecniche. Il suo principale rivale per il titolo è Jean-Pierre Sarti (Yves Montand), pilota con già molte stagioni alle spalle e in crisi fisica e psicologica, nonché innamorato di Louise. Sarti corre per la scuderia di Agostini Manetta Enzo Ferrari, interpretatoda Adolfo Celi) e sul circuito di Monza, purtroppo incappa in una terribile uscita di pista causata da un detrito rimbalzato sulla sua vettura.
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Pete Aron, (James Garner) pilota statunitense di Formula 1, dopo essere stato licenziato a causa di un incidente a Monte Carlo con Scott Stoddard, suo compagno di squadra, cambia scuderia e firma un contratto con la Yamura (Honda), squadra giapponese che ha appena ultimato una nuova vettura con importanti innovazioni tecniche. Il suo principale rivale per il titolo è Jean-Pierre Sarti (Yves Montand), pilota con già molte stagioni alle spalle e in crisi fisica e psicologica, nonché innamorato di Louise. Sarti corre per la scuderia di Agostini Manetta Enzo Ferrari, interpretatoda Adolfo Celi) e sul circuito di Monza, purtroppo incappa in una terribile uscita di pista causata da un detrito rimbalzato sulla sua vettura. Le conseguenze sono tragiche e muore dopo qualche ora in ospedale. Pete Aron riesce così a vincere il titolo mondiale con la nuova Yamura, aiutato anche dal fatto che un altro suo rivale, Scott Stoddard, non riesce per guai fisici a essere competitivo per tutta la durata delle gare. L'incidente di Sarti induce Manetta a esporre la bandiera nera con lo stemma della propria scuderia, che significa il ritiro della squadra. Barlini, giovane pilota emergente che era in testa, deve rientrare ai box consegnando vittoria e titolo mondiale ad Aron.
Il film (ho messo tra parentesi Honda e Ferrari , al posto di Manetta, perché sono solo stati cambiati i nomi (all'epoca Ferrari era ancora vivente e, probabilmente non si voleva/poteva indicare il nome del Drake).
Fra l'altro, nell'ultima parte del film, si mette in bocca a Sarti il fatto reale di cui veniva spesso accusato Enzo Ferrari, che, per stimolare i propri piloti a dare il massimo, utilizzava anche mezzi psicologici, non da tutti apprezzati, come mettere i piloti del suo team in competizione fra loro, o, come, evidenziato, nel film, far arrivare le macchine con un certo ritardo...
Nella pellicola, per l'epoca, estremamente verosimile alla realtà si percorre tutta una stagione di Formula Uno, alternando alla pista, il clima mondano e le varie storie sentimentali del protagonista, Sarti.
Finora comunque non c'è stato alcun film di pari livello a questo film Frankenheimer.
Durante le riprese si intravedono anche piloti veri, come Graham Hill, Dennis Hulme, J. Bonnier, Jocken Rindt ed altri.
Spettacolare la fase prima dell'incidente sulla vecchia parabolica di Monza.
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