albert
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martedì 7 gennaio 2025
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spaghetti western molto piccanti
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Non c'è solo Sergio Leone ad aver lasciato il segno nello spaghetti western italiano. Sergio Corbucci nel 1966 dirige "Django" che diventerà un cult nel genere sopracitato, avrà molti sequel fino al "Django" di Tarantino e rappresenterà un riferimento importante per l'immaginario collettivo. Fin dall'inizio si presenta un personaggio vestito di scuro che trascina una bara contenente una mitragliatrice con la quale compie una strage.
Ha lo sguardo magnetico, e' molto sicuro di sé e si capisce subito che ha una missione da compiere: vendicare la moglie portando con sé la bara in cui era stata la moglie stessa.
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Non c'è solo Sergio Leone ad aver lasciato il segno nello spaghetti western italiano. Sergio Corbucci nel 1966 dirige "Django" che diventerà un cult nel genere sopracitato, avrà molti sequel fino al "Django" di Tarantino e rappresenterà un riferimento importante per l'immaginario collettivo. Fin dall'inizio si presenta un personaggio vestito di scuro che trascina una bara contenente una mitragliatrice con la quale compie una strage.
Ha lo sguardo magnetico, e' molto sicuro di sé e si capisce subito che ha una missione da compiere: vendicare la moglie portando con sé la bara in cui era stata la moglie stessa. Il responsabile della sua morte è un maggiore che è a capo di uno squadrone di fanatici razzisti, supportato dall'esercito sudista, che si contrappone a dei rivoluzionari messicani. Il film dura 1h 30' e in questo lasso di tempo succede di tutto, con un ritmo indiavolato. Vi è una violenza che, per i tempi, poteva risultare scioccante, con orecchio tagliato, mani martoriate, messicani che vengono uccisi come animali che corrono in preda al panico e una quantità esorbitante di morti. È questa l'atmosfera che si respira, cupa, senza speranza di redenzione. Il tutto è corredato da una musica adattissima allo scopo e parte della quale è tuttora conosciuta e ricordata; insomma il pregio della sceneggiatura non sarà l'originalità, ma alcune scelte narrative hanno fatto sì che questo film faccia parte, a buon diritto, della storia del western.
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luca g
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domenica 29 settembre 2024
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dimenticavo ...
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... la sequenza finale al cimitero, Fajardo:
'stai pregando Django, fai bene, prego anch'io'
'nel nome del Padre' ... bang (a un braccio della croce)
'e del Figliuolo' bang altro braccio
'e dello Spirito' ...
'Santo' ...bang
...
'e così sia!!!' bang bang bang,
un capolavoro !!!
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luca g
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domenica 29 settembre 2024
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un film da maschi! via le donne!
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Questi l'hanno visto in DVD, non sanno assolutamente cosa voleva dire vederlo al cinema, non lo capiscono, non lo amano, non ne scorgono la possente originalità,
perché parlano di questo film, di django può parlare solo chi ha vissuto in quegli anni, solo chi amava questi film come fossero la sua intera vita, C. lo realizzò per loro, per quelli che lo andavano a vedere da soli, un giorno, e lo vedevano due, tre volte, e poi tornavano il giorno dopo, e ne rimanevano entusiasmati,
per quelli che tra una ragazza e django non avevano alcun dubbio ... django !!!
una ragazza non poteva vedere un film come questo, un film da uomini !!! per questo mi piacevano così tanto i western italiani;
oggi non si deve dare il giudizio che si sarebbe dato allora, si dà il giudizio valutando oggi il film con senno retrospettivo, valutandolo storicamente,
lo si vede adesso, e poi si ripensa a come lo si vide allora, e si comprende che film come questo sono assoluti capolavori in confronto allo sporco degrado determinato dalla televisione commerciale, e oggi lo considero, lo sento come un capolavoro, mentre allora anche se mi mandò in visibilio, non l'avrei giudicato tale;
ma bisogna averlo visto due volte, oggi e allora;
sul Giorno gli diedero due **, ed era il giudizio giusto, D.
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Questi l'hanno visto in DVD, non sanno assolutamente cosa voleva dire vederlo al cinema, non lo capiscono, non lo amano, non ne scorgono la possente originalità,
perché parlano di questo film, di django può parlare solo chi ha vissuto in quegli anni, solo chi amava questi film come fossero la sua intera vita, C. lo realizzò per loro, per quelli che lo andavano a vedere da soli, un giorno, e lo vedevano due, tre volte, e poi tornavano il giorno dopo, e ne rimanevano entusiasmati,
per quelli che tra una ragazza e django non avevano alcun dubbio ... django !!!
una ragazza non poteva vedere un film come questo, un film da uomini !!! per questo mi piacevano così tanto i western italiani;
oggi non si deve dare il giudizio che si sarebbe dato allora, si dà il giudizio valutando oggi il film con senno retrospettivo, valutandolo storicamente,
lo si vede adesso, e poi si ripensa a come lo si vide allora, e si comprende che film come questo sono assoluti capolavori in confronto allo sporco degrado determinato dalla televisione commerciale, e oggi lo considero, lo sento come un capolavoro, mentre allora anche se mi mandò in visibilio, non l'avrei giudicato tale;
ma bisogna averlo visto due volte, oggi e allora;
sul Giorno gli diedero due **, ed era il giudizio giusto, D. non arrivava a ***;
scrisse P. Bianchi che il film era esagerato, privo di equilibrio, irreale e assurdo nelle scene di violenza condotte al parossismo e coniò la formula 'sado-masochista', si andava al film per vedere la violenza e nel contempo per farsi del male, e io facevo proprio così;
colpiva l'assenza di psicologia dei personaggi o comunque una psicologia accattona, c'era l'umorismo sarcastico di Leone ma qui condotto all'umorismo nero assurdo 'non avete capito? non importa ciò che conta è che state per morire', 'vado bene per tombstone, sto portando questa bara a un cliente',
sparatorie di secondo grado, arrivano i messicani catturano la donna poi i kluksklan del maggiore e li fanno fuori poi arriva D. e fa fuori loro, ma si arrivò alle sparatorie di terzo ° nel primo Sartana, arrivano i messicani ammazzano i passeggeri della diligenza poi arrivano gli scherani di Kinsky e fanno fuori i messicani poi arriva Gianni Garko e fa fuori gli scherani; solo per sentire sparare con quel classico suono che avevano nei western italiani una specie di suono sordo tuggiùù;
C. spiegò in un forum dell'Europeo, nel 66, in cui c'erano Mario Soldati, Carlo Ponti, e altri che non rammento 'noi giochiamo a fare il western e lo spettatore si diverte di più che a vedere Gary Cooper che va a piangere dalla Grace perché stanno arrivando in tre e passa un'ora e tre quarti ad affrontarli quando Eastwood, Gemma, F. Nero, Garko, Steffen impiegavano due secondi a stenderli',
epperò la struttura del film è ottima, la sceneggiatura è molto ben scritta, tutte le persone che non amavano il W. e che lo hanno visto in DVD riconoscevano che D. ha una bella struttura drammatica ed è così ed è questo il valore del film;
D. supera in brutalità ogni altro W. e fu questa l'idea, già nel 66 il 'filone' stava giungendo all'esaurimento, la povertà di contenuto di questi W.non ne permetteva lo sviluppo verso un piano più profondo, e quindi C. ci diede dentro con la violenza più assurda - la frustate alla povera Loredana Nusciack (che pezzo di f ... a mio modesto avviso), il taglio dell'orecchio a Diberti (brutta questa, nel 72 lo tagliarono la prima volta a Paul Getty jr., e poi a un ragazzo sequestrato con la madre ... non ricordo il nome ... e i riscatti vennero pagati, poi lo tagliarono in Belgio al barone Empain ma la magistratura belga dispose il blocco del patrimonio, il riscatto non venne pagato e i sequestratori vennero catturati il mos italicus non funzionò) ... le mani di D. spappolate col calcio dei fucili e siccome non bastava gli fecero passare sopra i cavalli... 'e ora Django come farai? un pistolero per quanto abile ha bisogno delle mani',
alla fine il film uscì a Milano nel maggio del 66 sbandieranno l'avviso più bello che un film poteva vantare 'severamente vietato ai minori di 18 anni',
l'essenza di D. fu tutta ma tutta tutta qui;
fu girato in quattro e quattr'otto, verso la fine di quell'anno C. uscì con un altro film con Sorel di cui non ricordo il titolo, a un certo punto si vede Diberti che apre una porticina e in lontananza si vedono i grattaceli di cinecittà, in 'viva la muerte tua' si vedono le auto,
era quel che era, un gioco, C. non ne fece altri così violenti, anche 'il grande silenzio' potè vantare ai 18 ma era notevolmente attenuato, il film non sfondò, l'estate era alle porte e nessuno si accorse che D. fosse un capolavoro,
so benissimo che non lo è, ma allora vivevo di film come questi, che avrei fatto molto molto molto meglio a non andare a vedere e a darmi un pò più da fare con le ragazze.
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totybottalla
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mercoledì 8 novembre 2017
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western fumettistico destinato al mito!
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Django è un giovane pistolero dagli occhi azzurri in cerca di vendetta...Il film ha le caratteristiche classiche del western: Ambientazione, location, fango, pistole e prostitute al saloon, certamente spettacolare ma votato all'eroe che vince pure senza mani, c'è tanta violenza cruda anche se la bella Maria pur sapendo che sarà bruciata viva è preoccupata come per il ritardo del tram, la bara trascinata da Franco Nero diventa mito per destinazione anche se zio Paolo con un occhio solo sparava meglio e più velocemente degli antagonisti di Django, mia valutazione: 2,5 stelle. Saluti.
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renato c.
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domenica 10 aprile 2016
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discreto western spaghetti
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Primo "western spaghetti" di Franco Nero che poi diventera un attore ben apprezzato anche a livello internazionale! C'è comunque da dire che, almeno nella prima parte, ricorda molto il Clint Eastwood di "Per un pugno di dollari": poncho ed un doppiaggio di Nando Gazzolo ispirato a quello di Enrico Maria Salerno, doppiatore di Eastwood nei films di Sergio Leone! Poi la mitragliatrice, ricordava molto la scena, sempre di "Per un pugni di dollari", in cui Gian Maria Volontè fa fuori un eserecito!
Per il resto il film tiene bene! Vendette, carneficine, donne e violenza sadica, e chi più ne ha più ne metta! Insolito il fatto che anche gli amici messicani di Django vengano tutti uccisi, forse perchè lo avevano mezzo mass
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Primo "western spaghetti" di Franco Nero che poi diventera un attore ben apprezzato anche a livello internazionale! C'è comunque da dire che, almeno nella prima parte, ricorda molto il Clint Eastwood di "Per un pugno di dollari": poncho ed un doppiaggio di Nando Gazzolo ispirato a quello di Enrico Maria Salerno, doppiatore di Eastwood nei films di Sergio Leone! Poi la mitragliatrice, ricordava molto la scena, sempre di "Per un pugni di dollari", in cui Gian Maria Volontè fa fuori un eserecito!
Per il resto il film tiene bene! Vendette, carneficine, donne e violenza sadica, e chi più ne ha più ne metta! Insolito il fatto che anche gli amici messicani di Django vengano tutti uccisi, forse perchè lo avevano mezzo massacrato quando ha tentato di fuggire con l'oro! Comunquè c'è anche l'happ-end: il "cattivo principale" fatto fuori e la donna che sembrava morta, che invece è viva e nessuno lo sa! Moglie vendicata, e nuovo amore trovato!
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fedeleto
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venerdì 19 febbraio 2016
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western e sadismo
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Un pistolero chiamato django,si aggira trascinando una bara cercando un uomo chiamato Jackson che in tempi passati uccise sua moglie.Dopo averlo trovato lo lascerà in vita in attesa di ucciderlo,ma dovrà subire la spietata vendetta messicana e affrontare l uomo con le mani frantumate.Sergio Corbucci(gli onorevoli,massacro al gran canyon) torna al western formando soggetto,regia e cosceneggiatura con Vivarelli,Maesso,Rossetti e Bruno Corbucci.L'influenza di Leone è evidente,ma il film si concentra su aspetti originali del genere,come ad esempio il sadismo (straziante il taglio d'orecchio,e le frustate alla povera donna)e il concetto di guerra (lo scontro fra nordisti e sudati è finito ma come dice Jackson ora c'è la sua guerra) un esempio di come il concetto bellico sia insito nell'uomo.
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Un pistolero chiamato django,si aggira trascinando una bara cercando un uomo chiamato Jackson che in tempi passati uccise sua moglie.Dopo averlo trovato lo lascerà in vita in attesa di ucciderlo,ma dovrà subire la spietata vendetta messicana e affrontare l uomo con le mani frantumate.Sergio Corbucci(gli onorevoli,massacro al gran canyon) torna al western formando soggetto,regia e cosceneggiatura con Vivarelli,Maesso,Rossetti e Bruno Corbucci.L'influenza di Leone è evidente,ma il film si concentra su aspetti originali del genere,come ad esempio il sadismo (straziante il taglio d'orecchio,e le frustate alla povera donna)e il concetto di guerra (lo scontro fra nordisti e sudati è finito ma come dice Jackson ora c'è la sua guerra) un esempio di come il concetto bellico sia insito nell'uomo.Ottima la scena finale del duello al cimitero.Un cult tra i migliori del genere western che incolla lo spettatore curioso di sapere cosa c'è dentro la bara,e chi sia veramente questo oscuro personaggio di django,interpretato ottimamente da Franco Nero.Da vedere e apprezzare.Sicuramente uno dei migliori western all'italiana.
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anto94
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mercoledì 12 febbraio 2014
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django il becchino
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Spaghetti-western di alta fattura, Django è un film cinico,violento,spietato,vera e propria pietra miliare del genere.Corbucci confeziona un film dal ritmo serrato che incolla lo spettatore allo schermo,grazie anche all'ottima prova di Franco Nero,indimenticabile nella celebre scena che apre il film mentre cammina nel deserto rovente trascinando la bara,un antieroe freddo e calcolatore,che solo verso la fine del film mostra un inaspettato lato romantico.Django regala al cinema scene ed episodi destinati a far scuola,momenti incredibili(come non menzionare la fantastica scazzottata tra Django e il guerrigliero messicano girata in modo magistrale e originale da Corbucci) di alta tensione e immagini memorabili,una su tutte Django che,alla fine del film,se ne va abbandonando il revolver insanguinato sulla croce.
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Spaghetti-western di alta fattura, Django è un film cinico,violento,spietato,vera e propria pietra miliare del genere.Corbucci confeziona un film dal ritmo serrato che incolla lo spettatore allo schermo,grazie anche all'ottima prova di Franco Nero,indimenticabile nella celebre scena che apre il film mentre cammina nel deserto rovente trascinando la bara,un antieroe freddo e calcolatore,che solo verso la fine del film mostra un inaspettato lato romantico.Django regala al cinema scene ed episodi destinati a far scuola,momenti incredibili(come non menzionare la fantastica scazzottata tra Django e il guerrigliero messicano girata in modo magistrale e originale da Corbucci) di alta tensione e immagini memorabili,una su tutte Django che,alla fine del film,se ne va abbandonando il revolver insanguinato sulla croce.Un film del genere si distingue,nella bolgia di spaghetti-western sfornati in quegli anni,a volte con risultati decisamente deludenti,come uno dei migliori,un film che ti resta dentro e non dimentichi facilmente, è un film imperdibile per gli appassionati del genere e imprescindibile per chi,da profano,volesse conoscerlo.Capolavoro,da non perdere!!
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alessandro rega
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sabato 7 settembre 2013
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un nome ed un film che non dimenticherete più.
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É questo il vero capolavoro di Corbucci !
Nel 1966 Sergio Corbucci firma uno dei suoi film più riusciti ed uno dei migliori western mai realizzati.
Interpretato da quella che (secondo il trailer italiano originale) era una nuova leva del cinema italiano: Franco Nero.
Nel copione originale (oppure nell’idea primitiva di Sergio Corbucci, non saprei con assoluta certezza, quindi non aldilà di ogni ragionevole dubbio), doveva esserci un paesaggio innevato per tutto il film e, per la prima volta (anzi no…o meglio, non ne sono certo del tutto) in un film western non avremmo trovato il clima arido, afoso e quasi desertico.
Però, decisero di ambientarlo nel fango In questo film, troviamo un sacco di maiali, fra cui, il crudele razzista…quel sadico bastardo del maggiore Jackson che semina terrore…è un nordista reduce dalla guerra di secessione, interpretato da Eduardo Fajardo (che non ha una pagina di wikipedia ma io ricordo con precisione che apparve anche nel film “il mercenario” sempre di corbucci…è sicuramente lui…).
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É questo il vero capolavoro di Corbucci !
Nel 1966 Sergio Corbucci firma uno dei suoi film più riusciti ed uno dei migliori western mai realizzati.
Interpretato da quella che (secondo il trailer italiano originale) era una nuova leva del cinema italiano: Franco Nero.
Nel copione originale (oppure nell’idea primitiva di Sergio Corbucci, non saprei con assoluta certezza, quindi non aldilà di ogni ragionevole dubbio), doveva esserci un paesaggio innevato per tutto il film e, per la prima volta (anzi no…o meglio, non ne sono certo del tutto) in un film western non avremmo trovato il clima arido, afoso e quasi desertico.
Però, decisero di ambientarlo nel fango In questo film, troviamo un sacco di maiali, fra cui, il crudele razzista…quel sadico bastardo del maggiore Jackson che semina terrore…è un nordista reduce dalla guerra di secessione, interpretato da Eduardo Fajardo (che non ha una pagina di wikipedia ma io ricordo con precisione che apparve anche nel film “il mercenario” sempre di corbucci…è sicuramente lui…).
Il grande Silenzio è considerato il capolavoro di Corbucci ma, per quanto mi riguarda, non mi ha mai entusiasmato più di tanto.
É probabilissimo che mi aspettassi un finale diverso da quel film.
Forse, comunque, non saprei ribattervi con assoluta sincerità…comunque in quella pellicola qualcosa non mi ha aggradato (ce lo so, è colpa mia ).
Invece Django è un personaggio magnifico, un mito.
Potrebbe essere il mio personaggio western preferito…hanno fatto tanti film carini col protagonista che si chiama Django (prequel…falsi prequel…sequel…omaggi e chi più ne ha più ne metta !) ma, questo di Corbucci, per me, non è superato da niente cioè, è il migliore.
Django è un uomo misterioso, con un passato infelice e parecchio turbolento…è uno che ha fatto la guerra…è uno a cui hanno ucciso la moglie (ma non si chiama Massimo Decimo Meridio).
Poi c’è questa Maria che si è invaghita di lui…ma…ma questa è un’altra storia.
Django lo capisce troppo tardi, dopo che Maria gli afferra la mano mentre sta affogando nelle sabbie mobili e poi…vabbè non do spoiler.
Io penso che Django sia un capolavoro di un’espressività cinematografica andata perduta.
É incredibile come una pellicola non troppo di lunga durata (nel senso che il film dura solo 93 minuti…e sono piuttosto pochi) sia divenuta icona del genere western.
All’estero poi questo film è molto più apprezzato che qui, si sa che noi popolo non sappiamo valorizzare le cose belle che abbiamo…comunque.
Moltissime scene e parti di quest’opera, sanno di epicità e questo è merito di Corbucci che ha realizzato uno spaghetti-western semplice ma, allo stesso tempo, grandioso he, appunto, è divenuto celebre in tutto il mondo. É un Cult.
Sergio Corbucci ha saputo unire una trama epica puntando molto sulla violenza ma anche sull’amore (che poi sono elementi incredibilmente vicini tra loro) ma l’ha saputo fare saggiamente e, in giusta misura.
Django è una di quelle opere che tendo a non recensire di norma e l’ho fatto solo perché è stata una richiesta.
è vero che è un’opera abbastanza semplice ma comunque è molto diversa da tante altre…
insomma, basti considerare che all’epoca era considerato il film più violento mai fatto…
ci sono scene come quelle del taglio dell’…dell’…vabbè…basta così !
É un film che di certo vi impressionerà
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(di luca g)
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mikymiky69
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lunedì 11 febbraio 2013
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a metà strada tra rambo e lo chiamavano trinità
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Se non fosse che il regista è Tarantino probabilmente questo film sarebbe passato inosservato.
Fim che mischia violenza a situazioni tragicomiche (la scena dei cappucci è esilerante) con un finale degno del miglior Rambo con uscita finale del protagonista tra il fumo prodotto dall'esplosione ovviamente più che prevedibile.
Da salvare ad ogni modo l'interpretazione dei personaggi e gli effetti speciali che rendono verosimili alcune scene, per il resto a mio avviso regia molto mediocre.
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(di opidum)
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filippo catani
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mercoledì 6 febbraio 2013
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un buon spaghetti western
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Messico del XIX secolo. Un uomo solitario viaggia con al seguito una misteriosa bara. L'uomo è in cerca di vendetta per l'uccisione della amata moglie. Per attuare il suo progetto non esita a inimicarsi il comandante americano e a cercare aiuto dai rivoluzionari messicani.
Un film dalla durata decisamente esigua e che gioca molto sui silenzi e sulle innumerevoli sparatorie ma che è avvincente e lascia soddisfatto lo spettatore. Merito di una buona trama, una discreta colonna sonora e un ottimo Franco Nero. Certo non si può pretendere l'accuratezza di Leone o lo sguardo magnetico di Eastwood ma il film scivola via facilmente fra l'altro con alcune riflessioni non da poco sul razzismo e sul primitivo inizio di quello che sarebbe stato il KKK.
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Messico del XIX secolo. Un uomo solitario viaggia con al seguito una misteriosa bara. L'uomo è in cerca di vendetta per l'uccisione della amata moglie. Per attuare il suo progetto non esita a inimicarsi il comandante americano e a cercare aiuto dai rivoluzionari messicani.
Un film dalla durata decisamente esigua e che gioca molto sui silenzi e sulle innumerevoli sparatorie ma che è avvincente e lascia soddisfatto lo spettatore. Merito di una buona trama, una discreta colonna sonora e un ottimo Franco Nero. Certo non si può pretendere l'accuratezza di Leone o lo sguardo magnetico di Eastwood ma il film scivola via facilmente fra l'altro con alcune riflessioni non da poco sul razzismo e sul primitivo inizio di quello che sarebbe stato il KKK. Dopo aver visto anche l'opera di Tarantino non ci si meraviglia che il regista abbia scelto un film con un numero incredibile di morti e sparatorie e si apprezza ancora di più la presa in giro fatta dal regista americano dei membri del KKK alle prese con i loro ingombranti cappucci. Dopo questo film seguirono poi una serie notevole di altri episodi. Giustamente considerato tra i manifesti dello "spaghetti western".
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