laulilla
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martedì 21 dicembre 2010
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la logica, senza sbocco, della paura
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Un ricco signore invita un gruppo di persone a casa sua a cena, dopo la visione della Lucia di Lammermoor. Gli invitati esercitano diverse professioni: dal medico, al direttore d'orchestra, al soprano, all' architetto, al generale, ma sono accomunati dalla elevata condizione sociale, dall'abitudine alle buone maniere e al lusso, così come i loro ospiti. La serata si annuncia singolare: la servitù se ne va quasi al completo, senza plausibili ragioni, spinta da una strana inquietudine, né valgono le minacce dei padroni di casa a trattenerla; un orso nero (chiamato la bestia, con evidente riferimento al linguaggio apocalittico), e alcuni agnelli entrano in casa, ma vengono tenuti lontani dal lussuoso salone in cui si sta cenando, che è delimitato sul fondo da tre porte dipinte con grandi immagini sacre: quella della Vergine col Bambino; quella di un santo e quella dell'Angelo dell'Apocalisse che annuncia il giorno del giudizio.
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Un ricco signore invita un gruppo di persone a casa sua a cena, dopo la visione della Lucia di Lammermoor. Gli invitati esercitano diverse professioni: dal medico, al direttore d'orchestra, al soprano, all' architetto, al generale, ma sono accomunati dalla elevata condizione sociale, dall'abitudine alle buone maniere e al lusso, così come i loro ospiti. La serata si annuncia singolare: la servitù se ne va quasi al completo, senza plausibili ragioni, spinta da una strana inquietudine, né valgono le minacce dei padroni di casa a trattenerla; un orso nero (chiamato la bestia, con evidente riferimento al linguaggio apocalittico), e alcuni agnelli entrano in casa, ma vengono tenuti lontani dal lussuoso salone in cui si sta cenando, che è delimitato sul fondo da tre porte dipinte con grandi immagini sacre: quella della Vergine col Bambino; quella di un santo e quella dell'Angelo dell'Apocalisse che annuncia il giorno del giudizio. Nel corso del film, queste tre porte, però, assumeranno funzioni poco sacre, destinate a nascondere tutto ciò che i commensali rifiutano di vedere: una cela preziosi vasi cinesi che svolgeranno il compito di raccogliere gli escrementi degli invitati; un'altra ripara gli innamorati che vogliono amarsi liberamente, mentre la terza cela il cadavere di un uomo morto durante la permanenza nel salone da pranzo. Da questo salone, che pure comunica coll'atrio del primo piano della casa, nessuno uscirà per molti giorni, quasi trattenuto da una misteriosa forza: qui ognuno si mostrerà per quello che è, perché, preso dal panico, dimenticherà presto il carattere distintivo che l'aveva in precedenza connotato e diventerà maleducato, violento, pavido. La paura provocherà incubi, comportamenti scomposti, pianti, rappresentati con immagini crude, grottesche e surreali, stilemi tipici del cinema buñueliano. Il modo per uscire da questa sorta di incantesimo verrà suggerito da Leticia, che invitando i presenti a ricordare esattamente la successione degli eventi dal momento del loro ingresso in quel luogo, indicherà la possibilità di riuscire a guadagnare l'uscita, mentre all'esterno della casa si è radunata una folla di persone impossibilitata a entrare. La storia raccontata nel film non procede linearmente, ma ciclicamente: la ripetizione di alcune scene, prelude al finale, in cui si ripropone un'analoga condizione di prigionia che coinvolge ancora lo stesso gruppo, questa volta all'interno della chiesa in cui si celebra il Te Deum di ringraziamento per...l'avvenuta liberazione!. Che significa tutto questo? prescindendo dalle parole di Buñuel, che metteva in guardia dall'indagare inesistenti significati nascosti (nessun autore è, a mio avviso, interprete unico e autorizzato delle sue opere) io penso che forse sia possibile individuare nel film il tema, più volte proposto, dei vizi della borghesia, che si distingue per l'ipocrisia attraverso la quale tenta di mistificare la paura della vita e degli altri, rimanendo impigliata nei valori fittizi del lusso, e dell'ostentazione delle ricchezze, veri surrogati della sicurezza che non ha; quella stessa borghesia che intende fare accettare da tutti i suoi falsi valori coinvolgendo altri gruppi sociali che a loro volta ne rimangono invischiati (tranne quelli che se ne vanno e che potrebbero perciò farsi portatori di valori alternativi, se riusciranno sopravvivere alle sue lusinghe, alle sue minacce e alla repressione). Film interessantissimo e arduo, che va più volte visto e meditato
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peppe.simeone
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venerdì 14 ottobre 2011
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una lezione moralistica
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Una barriera invisibile impedisce ad un gruppo dell'alta borghesia, riunitosi per una festa, di lasciare per diversi giorni una sala, durante i quali tutte le convenzioni della buona socità verranno abbondonate per un ritorno all'istinto animalesco insito nell'uomo. Una volta fuori e riunitisi per un "Te deum" per rendere grazie della loro liberazione, rimarranno definitivamente bloccati dentro una chiesa, mentre fuori rimbombano avvicinandosi degli spari. Un film ambiguo, ricco di richiami religiosi e di figure allegoriche, ma anche di una forza sconvolgente che riesce a trasmettere una tensione che aumenta con il proseguire della trama scandita da un climax ascendente che accompagna questo gruppo di borghesi sino al baratro del non ritorno.
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Una barriera invisibile impedisce ad un gruppo dell'alta borghesia, riunitosi per una festa, di lasciare per diversi giorni una sala, durante i quali tutte le convenzioni della buona socità verranno abbondonate per un ritorno all'istinto animalesco insito nell'uomo. Una volta fuori e riunitisi per un "Te deum" per rendere grazie della loro liberazione, rimarranno definitivamente bloccati dentro una chiesa, mentre fuori rimbombano avvicinandosi degli spari. Un film ambiguo, ricco di richiami religiosi e di figure allegoriche, ma anche di una forza sconvolgente che riesce a trasmettere una tensione che aumenta con il proseguire della trama scandita da un climax ascendente che accompagna questo gruppo di borghesi sino al baratro del non ritorno. Il personaggio del maggiordomo, che sarà l'unico componente della servitù a condividere il destino dei propri datori di lavoro, pare erigersi ad emblema di una società che tutta si sta avvicinando alla "perversione"del fascino della vita borghese: essendo lui solo il tramite tra le cucine e la festa, viene attratto e incorpato proprio dalla "forza oscura" di quest'ultima. I "peccati" che vengono commessi da questi uomini non solo simboleggiano i loro istinti ed i loro vizi più bassi rimandando ad una mera analisi della natura dell'eros e del thanatos; ma rimandano ad una loro più inesorabile condizione fisica e terrena, caratterizzata da bisogni primari bassi e avvilenti, ancora più dolorosi se vissuti con il pregiudizio e lo snobismo tipiche del comportamento di questa nuova casta sociale che tanto il regista disprezza. Sembrerebbe un'ultima lezione morale, impartita dal divino sempre presente, tendente a ricordare all'uomo la sua condizione terrena e la leggera fragilità della sua vita prima dell'apocalisse finale, preannunciata dagli spari.
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fede.tara
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domenica 19 agosto 2012
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simbologia dell'anima
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Assolutamente strabiliata dalla potenza di questo film straordinario. La mia lettura però rimanda a una dimensione psicologica.
La maledizione bunueliana si scaglia infatti, secondo il mio parere, contro la la condizione umana in generale, più che contro una classe (
quella dei nobili - infatti recitiamo tutti una "commedia", la commedia della vita). L'uomo imprigionato in sè stesso si trova a vagare dentro una stanza (la sua anima), impenetrabile dall'esterno ma anche senza via di scampo. Di fatto però (e questo è l'assurdo) nessuno sembra veramente preoccuparsene, almeno all'inizio, e le relazioni tra i personaggi si animano di una vitalità che sembra simboleggiare l'inconscio e le relazioni contrastanti tra Es, Io e SuperIo.
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Assolutamente strabiliata dalla potenza di questo film straordinario. La mia lettura però rimanda a una dimensione psicologica.
La maledizione bunueliana si scaglia infatti, secondo il mio parere, contro la la condizione umana in generale, più che contro una classe (
quella dei nobili - infatti recitiamo tutti una "commedia", la commedia della vita). L'uomo imprigionato in sè stesso si trova a vagare dentro una stanza (la sua anima), impenetrabile dall'esterno ma anche senza via di scampo. Di fatto però (e questo è l'assurdo) nessuno sembra veramente preoccuparsene, almeno all'inizio, e le relazioni tra i personaggi si animano di una vitalità che sembra simboleggiare l'inconscio e le relazioni contrastanti tra Es, Io e SuperIo. (Il padrone di casa pacificatore contro gli altri nobili). I dialoghi disconnessi, il brulicare delle persone, i bisogni strettamente terreni che affannano l'anima delle persone, il rivolgersi a una forza oscura e superiore, la Bestia che vaga al di fuori del nostro cerchio vitale,.. tutto per nascondere ai nostri occhi la nostra condanna: l'essere imprigionati in noi stessi e nell'assurdità della vita e della nostra anima. Tutto ci porta a condurre una vita assurda, fatta di gesti meccanici che non hanno un senso, di pensieri che non sembrano riflettere ciò che è, fino ad arrivare ad impazzire e a voler fuggire da questa prigione. Il fatto è che poi uscirne sembra così semplice. Ma siamo sicuri che davvero si può uscire?
“... fragile impasto di sordidi vizi, colpevoli debolezze splendide virtù, l'uomo reca in se la propria condanna e la propria salvezza.
La sua stessa anima e la gabbia che lo terrà prigioniero fin quando l’angelo sterminatore verrà a separare l’innocenza dal peccato, l’umiltà dalla superbia, l’odio dall’amore...”
"... poi l'agnello di Dio salirà all'altare. E' l'ultimo giudizio, la gabbia che imprigiona il peccato si chiuderà per l'ultima volta e sarà per l'eternità..."
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fedeleto
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mercoledì 25 luglio 2012
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il bunuel sterminatore...
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Luis Bunuel e' un nome che non lascia mai indifferenti,e le sue pellicole marchiano sempre il fragile spettatore che si trova disarmato di fronte ad una grande imponenza e leggiadria.L'angelo sterminatore e' una di queste pellicole,che consacra Bunuel maestro e immortale regista.Dopo il trionfo di Viridiana,Bunuel(la selva dei dannati,el bruto,le avventure di Robinson Crosue) scrive insieme a Luis Alcoriza(la stessa coppia di I figli della violenza) una storia bizzarra e allo stesso tempo inquietante tratto dall'opera di Jose Bergamin.Un gruppo di nobili (per la precisione 20) viene a cena da un loro amico,e inspiegabilmente i domestici fuggono,ma la cena nonostante qualche imprevisto va' a buon fine,peccato che dopo tutti gli ospiti siano come impotenti a lasciare la villa.
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Luis Bunuel e' un nome che non lascia mai indifferenti,e le sue pellicole marchiano sempre il fragile spettatore che si trova disarmato di fronte ad una grande imponenza e leggiadria.L'angelo sterminatore e' una di queste pellicole,che consacra Bunuel maestro e immortale regista.Dopo il trionfo di Viridiana,Bunuel(la selva dei dannati,el bruto,le avventure di Robinson Crosue) scrive insieme a Luis Alcoriza(la stessa coppia di I figli della violenza) una storia bizzarra e allo stesso tempo inquietante tratto dall'opera di Jose Bergamin.Un gruppo di nobili (per la precisione 20) viene a cena da un loro amico,e inspiegabilmente i domestici fuggono,ma la cena nonostante qualche imprevisto va' a buon fine,peccato che dopo tutti gli ospiti siano come impotenti a lasciare la villa.Cosa sta' accadendo? perche' nessuno riesce ad entrare per salvarli? e soprattutto cosa si nasconde dietro alcuni massoni che si trovano fra loro?forse bisogna solo aspettare che tutto ritorni al suo momento precedente ,,e l'incantesimo finira'..Bunuel dirige ancora una volta una pellicola estremante ricca di simbolismi e sottili messaggi.Fin dall'inizio la fuga dei domestici sembra assolutamente inspiegabile,quasi fosse un'ordine a cui essi non possono sottrarsi(forse un'ordine lo e' realmente ,quasi un angelo sterminaotre appunto risparmi i buoni e punisca i cattivi),successivamente i nobili incominciano a sentirsi come stanchi(del resto e' molto tardi quasi le 4 del mattino ,ma forse tal stanchezza e' solo un assorbimento e deperimento che serve a qualcuno) e ancor prima d cio' c'e' un episodio che non lascia certo indifferenti,ovvero la walchiria,una donna vergine ,che lancia un posacenere e rompe un vetro(inizio della maledizione forse proveniente da fuori) e in un vortice di malessere muore anche un nobile che fin dall'inzio non si trovava a suo agio.Tra gli ospiti vi sono anche due innamorati che decidono di suicidarsi (proprio perche' probabilmente il loro amore e' vivibile solo all'interno dell'incantesimo in cui si trovano tutti),ma non e' da tralasciare neanche il mistero degli armadi dove spesso entrano i nobili,in questi armadi (sono 3 in tutto) e' ritratto al centro la madonna e a sinistra e destra rispettivamente un angelo (simbolo comunque della trinita' ,una sorta dunque di salvezza)non a caso il morto verra' messo dentro l'armadio come se in esso forse si potesse salvare la sua anima.Ma la scena surrealista del sogno della nobile rimane estremamente suggestiva e inquietante,essa invoca satana e la mano (probabilmente del morto) la assale,e nonostante ella cerchi di disfarsene lottera' con tutte le sue forze per eliminare quella mano.Tale scena invoca una presenza demoniaca,ma simbolicamente la mano e' l'atto del prendere,dunque probabilmente la visione della donna e' un avvertimento di qualcosa di sinistro che alberga in quella dimora e vuole appunto impossessarsi di loro.Ad ogni modo l'interrogativo che si pongono tutti e' cosa e' successo?perche' questo gruppo di nobili si sente imprigionato senza la volonta' di uscire?cosa li blocca?rimangono ad ogni modo questi martellanti dubbi.Ma possibili spiegazioni forse possono giungere dopo un'accurata analisi.Prima di tutto essi sono nobili senza rispetto per la servitu'(palese la scena quando scivola il maggiordomo e tutti ridono) e allo stesso tempo sfruttano animali(l'orso e gli agnelli) dunque su questi ultimi e' doveroso soffermarsi.Gli animali hanno un significato preciso,l'agnello vittima sacrificale nel satanismo e l'orso per gli alchimisti rappresenta l'incoscio.Il maltrattamento o meglio lo sfruttamente di tali animali richiamo un cerchio,e tra i nobili non e' da dimenticare che vi sono dei massoni che predicano la segretezza.Il loro richiamo si esprime attraverso quell'esibizione della walchiria,colei che ha rotto il vetro e ha aperto la maledizione metaforica,ma ora sono i nobili stessi a vivere come bestie e a puzzare(come dice uno di loro),e dunque si inverte un ciclo per poi far ritornare tutto alla normalita' anche se alla fine nella chiesa tutto ritornera' come era prima e l'incantesimo continuera' ma gli agnelli popoleranno la chiesa.Dunque violendo trovare un senso o una chiave,la si puo' cercare nella ripetizione degli eventi e nel simbolismo degli animali in cui appunto risiede l'incoscio rappresentato dall'orso,forse appunto e' solo pazzia,ma una cosa e' certa dietro c'e' il satanismo come spesso viene affermato nel film nelle continue invocazioni al demonio,e forse e' proprio lui che gioca con loro.Ad ogni modo uno dei migliori film di Bunuel senza dubbio che lascia sbalordito lo spettatore dietro questo vortice di incubo visionario.
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luca scialò
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mercoledì 16 marzo 2011
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bunuel tortura la borghesia e i cattolici ipocriti
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Vari esponenti dell'alta borghesia si ritrovano a cena, ma quella che sembra una delle tante serate mondane si trasforma in un incubo: i commensali si accorgono di non poter più uscire dal salotto in cui si stanno trattenendo, mentre dall'esterno nessuno può entrare. Passano i giorni, e la fame e la sete comincia ad offuscare il loro intelletto, qualcuno muore di crepacuore, altri si suicidano. E così finiscono per porsi l'uno contro l'altro...
Ispirato a un cinedramma inscenato da José Bergamín e scritto in collaborazione con Luis Alcoriza, Bunuel riunisce e letteralmente tortura e umilia quella borghesia falsa e ipocrita spesso oggetto della sua critica e del suo disprezzo.
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Vari esponenti dell'alta borghesia si ritrovano a cena, ma quella che sembra una delle tante serate mondane si trasforma in un incubo: i commensali si accorgono di non poter più uscire dal salotto in cui si stanno trattenendo, mentre dall'esterno nessuno può entrare. Passano i giorni, e la fame e la sete comincia ad offuscare il loro intelletto, qualcuno muore di crepacuore, altri si suicidano. E così finiscono per porsi l'uno contro l'altro...
Ispirato a un cinedramma inscenato da José Bergamín e scritto in collaborazione con Luis Alcoriza, Bunuel riunisce e letteralmente tortura e umilia quella borghesia falsa e ipocrita spesso oggetto della sua critica e del suo disprezzo. Ma non risparmia neppure il clero, altro obiettivo spesso preso di mira nei suoi lungometraggi. Ma come in ogni sua precedente e successiva opera, la critica non è gratuita e pretestuosa, bensì si basa sempre su un senso profondo ed ha una morale ben precisa.
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parsifal
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venerdì 6 ottobre 2017
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apocalisse surreale
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IL Maestro Bunuel inaugura il suo periodo messicano, dando vita a una delle sue opere migliore e più discusse. IL soggetto è di Bergamin ed è ispirato direttamente alla Apocalisse di S. Giovanni. IL film , al contrario dei precedenti, pone le sue basi narrative sulla realtà naturale per poi approdare al surrealismo, inondando la vicenda di aneddoti onirici ed elementi visionari ad alto potenziale, il cui scopo è condurre a termine un' aspra critica alla società borghese, che tanto era invisa al Maestro.
Metafore esistenziali e religiose si rincorrono in uno scenario squisitamente teatrale, pervaso da un pathos che ricorda quello della tragedia greca.
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IL Maestro Bunuel inaugura il suo periodo messicano, dando vita a una delle sue opere migliore e più discusse. IL soggetto è di Bergamin ed è ispirato direttamente alla Apocalisse di S. Giovanni. IL film , al contrario dei precedenti, pone le sue basi narrative sulla realtà naturale per poi approdare al surrealismo, inondando la vicenda di aneddoti onirici ed elementi visionari ad alto potenziale, il cui scopo è condurre a termine un' aspra critica alla società borghese, che tanto era invisa al Maestro.
Metafore esistenziali e religiose si rincorrono in uno scenario squisitamente teatrale, pervaso da un pathos che ricorda quello della tragedia greca.
I protagonisti della vicenda sono esponenti dell' aristocrazia spagnola che dopo aver trascorso la serata a tetaro , si recano nella lussuosa villa del loro mecenate, uso a riceverli spesso in simili occasioni. Inspiegabilmente , il personale di servizio, tranne il maggiordomp,fugge prima del riocevimento, adducendo scuse pretestuose e fittizie.
Nonostante ciò , il simposio si svolge piacevolmente, fino a quando non giunge il momento del commiato e nessuno riesce ad allontanarsi, senza una vera ragione che giustifichi tale comportamento. I nobili resteranno a dormire nel salone , arrangiandosi come possono e venendo meno alle regole dell'etichetta, alla quale sono strettamente vincolati , per casta e per convenzione. Al risveglio , nessuno riuscirà ad uscire dal salone m che diventerà il luogo della loro inspiegabile prigionia e presto si trasformerà in un bivacco maleodorante, scenario delle peggiori pulsioni istintuali dei presenti. Perchè nel momento del bisogno prevalgono gli aspetti più deteriori dell'animo umano e tranne rare eccezioni , come il Dottore e alti due gentiluomini, tutti sono preda del motto di Hobbes " Homo Homini Lupus". Commettono ogni sorta di nefandezze, soprusi e gesti inconsulti, dettati dalle privazione dell' inconsueta prigionia. Le convenzioni , alle quali erano tenacemente attaccati, vengono travolte da gesti sempre più impulsivi ed animaleschi. Ma ecco che avviene di nuovo l'inaspettato; il cerchio si chiude e la prigionia, come per incanto svanisce, così come era arrivata.
Ma non si tratta di un lieto fine, l'epilogo sarà tutt'altro che felice perchè l'Angelo Sterminatore colpirà ancora, in un luogo alui più congeniale.
Metafora acuta ed impietosa dell' Esistenza a cura del Maestro del Surrealismo. Capolavoro da non perdere.
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great steven
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martedì 26 novembre 2019
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la boria annoiante dei borghesi messa al cappio.
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L'ANGELO STERMINATORE (MEX, 1962) di LUIS BUNUEL. Interpretato da SILVIA PINAL, ENRIQUE RAMBAL, JACQUELINE ANDèRE, CLAUDIO BROOK, JOSé BAVIERA, AUGUSTO BENEDICO, LUIS BERISTAIN, ANTONIO BRAVO, CéSAR DEL CAMPO, ROSA ELENA DURGEL, LUCY GALLARDO, ENRIQUE GARCIA ALVAREZ, NADIA HARO OLIVA
Terminato un concerto di musica lirica, una comitiva della benestante borghesia messicana si riunisce per una cena e un drink a fine serata nel salone di due amici che prestano la propria casa per l’invito. Mentre i ricconi discutono di questioni futili, i padroni di casa si accorgono, pian piano assieme anche agli invitati, che nessuno è più in grado di uscire dall’abitazione, né qualcuno può entrare, tanto più che, mentre ascoltano l’esibizione di una pianista, notano a malincuore e troppo tardi che la servitù si è inspiegabilmente eclissata.
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L'ANGELO STERMINATORE (MEX, 1962) di LUIS BUNUEL. Interpretato da SILVIA PINAL, ENRIQUE RAMBAL, JACQUELINE ANDèRE, CLAUDIO BROOK, JOSé BAVIERA, AUGUSTO BENEDICO, LUIS BERISTAIN, ANTONIO BRAVO, CéSAR DEL CAMPO, ROSA ELENA DURGEL, LUCY GALLARDO, ENRIQUE GARCIA ALVAREZ, NADIA HARO OLIVA
Terminato un concerto di musica lirica, una comitiva della benestante borghesia messicana si riunisce per una cena e un drink a fine serata nel salone di due amici che prestano la propria casa per l’invito. Mentre i ricconi discutono di questioni futili, i padroni di casa si accorgono, pian piano assieme anche agli invitati, che nessuno è più in grado di uscire dall’abitazione, né qualcuno può entrare, tanto più che, mentre ascoltano l’esibizione di una pianista, notano a malincuore e troppo tardi che la servitù si è inspiegabilmente eclissata. Cercano di estromettersi dalla villa, ma un motivo oscuro e di apparente incomprensibilità li trattiene. Sono prigionieri di loro stessi e tutto a un tratto, come fosse il giorno dell’Apocalisse, sono occupati con amarezza a piangere sul proprio destino. La situazione si fa sempre più tesa, i loro dialoghi sempre più crudi e violenti fino al "sacrificio carnale" di una ragazza vergine che viene posseduta dal padrone di casa. Solo allora questo violento incubo sembrerà appartenere al passato. Quando si spezza l’incantesimo, si ritrovano in una chiesa, e anche lì la sgradevole situazione di claustrofobia si ripete. È una commedia nera densa di acri succhi antiborghesi e anticlericali. In questa vicenda onirica, in questo mostruoso giro di atti mancati, il surrealismo di Buñuel si manifesta in tutto il suo splendore fantastico. Pur essendo alquanto precisa l’analisi di classe, sorge il sospetto che in un simile verdetto d’impotenza Buñuel alluda a condanne più vaste e vi coinvolga il completo genere umano. Scritto dal regista con Luis Alcoriza, e rielaborato a partire dal cinedramma (o meglio, soggetto teatrale) Los naufragos de la calle Providencia, messo in scena da José Bergamín. La trama è ovviamente un semplice pretesto per scavare nei meandri della psicologia umana del mondo riguardante il ceto abbiente della popolazione, la cui morale, per l’indimenticato maestro spagnolo, diventa antimorale. Premio Fipresci a Cannes, Giano d’oro al Festival Latinoamericano di Sestri Levante, premio A. Bazin al Festival di Acapulco.
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theconformist
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venerdì 16 dicembre 2011
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opera ambigua, elegante, profonda e ironica.
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Un gruppo di ricchi borghesi si ritrova per un cena in occasione di un'uscita a teatro. L'inspiegabile fuga della servitù è monito di qualcosa che sta per accadere nella lussuosa villa, nella quale il gruppo si ritroverà assistito dal solo maggiordomo. E' così che questi personaggi, archetipi di una alta borghesia educata e benpensante, si trovano letteralmente intrappolati nel salotto della casa; le barriere che impediscono loro di uscire sono costituite dalle loro paure irrisolte, dalla codardia di fondo che li contraddistingue, dalla pigrizia mentale non più mascherabile con l'etichetta. Il mondo esterno, preoccupato dalla loro scomparsa, non ha il coraggio di entrare nella villa - simbolicamente identificabile con tutte le paure che la società "civilizzata" nasconde o nega.
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Un gruppo di ricchi borghesi si ritrova per un cena in occasione di un'uscita a teatro. L'inspiegabile fuga della servitù è monito di qualcosa che sta per accadere nella lussuosa villa, nella quale il gruppo si ritroverà assistito dal solo maggiordomo. E' così che questi personaggi, archetipi di una alta borghesia educata e benpensante, si trovano letteralmente intrappolati nel salotto della casa; le barriere che impediscono loro di uscire sono costituite dalle loro paure irrisolte, dalla codardia di fondo che li contraddistingue, dalla pigrizia mentale non più mascherabile con l'etichetta. Il mondo esterno, preoccupato dalla loro scomparsa, non ha il coraggio di entrare nella villa - simbolicamente identificabile con tutte le paure che la società "civilizzata" nasconde o nega. Il film è permeato da queste forze misteriose, che condannano i personaggi alla schiavitù di loro stessi; la mancanza di una spiegazione razionale che giustifichi l'inizio così come la fine di questo "incubo" - di cui i protagonisti sono vittime e artefici allo stesso tempo - rivela l'ambiguità stessa delle dinamiche psicologiche che ne sono alla base. E' come se Bunuel non esprimesse un giudizio rigido, preferendo lasciare alla sensibilità individuale dello spettatore il dovere di aggiungere qualcosa al film, di renderlo compiuto. Opera ambigua, elegante, profonda e ironica. In breve, capolavoro.
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