michele
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domenica 4 dicembre 2005
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l'affresco di un mondo...
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"Banditi a Orgosolo" per diversi aspetti è un "ladri di biciclette" sardo. Entrambi i protagonisti sudano e s'indebitano per ottenere i mezzi (da un lato il gregge e dall'altro la bicicletta) per un lavoro onesto, si scontrano con una malavita che per loro sarà la rovina, lottano fino all'ultimo per non ricadere nel baratro dell'estrema povertà, sono accompagnati da un bambino che comprende e patisce la triste situazione, diventano anch'essi ladri per disperazione.
De Seta è bravissimo nel rappresentare la barbagia sarda, che si rivela una terra selvaggia e affascinante. Efficace il commento iniziale sui pastori e la loro vita (l'unico di tutto il film): "...l'anima di questi uomini è rimasta primitiva.
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"Banditi a Orgosolo" per diversi aspetti è un "ladri di biciclette" sardo. Entrambi i protagonisti sudano e s'indebitano per ottenere i mezzi (da un lato il gregge e dall'altro la bicicletta) per un lavoro onesto, si scontrano con una malavita che per loro sarà la rovina, lottano fino all'ultimo per non ricadere nel baratro dell'estrema povertà, sono accompagnati da un bambino che comprende e patisce la triste situazione, diventano anch'essi ladri per disperazione.
De Seta è bravissimo nel rappresentare la barbagia sarda, che si rivela una terra selvaggia e affascinante. Efficace il commento iniziale sui pastori e la loro vita (l'unico di tutto il film): "...l'anima di questi uomini è rimasta primitiva. Quello che è giusto per la loro legge non lo è per quella del mondo moderno. Per loro contano solo i vincoli della famiglia e della comunità, tutto il resto è incomprensibile, ostile ... Possono diventare banditi da un giorno all'altro quasi senza rendersene conto..."; lo spettatore così comprende rapidamente la mentalità dei protagonisti e si immerge più facilmente nella realtà del film. La mancanza di musiche in gran parte dell'opera rende il tutto più realistico. E' il suono del vento che spesso fa da sottofondo ma, laddove presente, il commento musicale si rivela adattissimo allo stato d'animo del protagonista. Quest'ultimo, pur non essendo un attore professionista, ha uno sguardo penetrante che gli permette di comunicare i propri sentimenti senza parole, cosa importante visti i pochi dialoghi del lungometraggio. Per apprezzare questo film bisogna amare il mondo rurale con i suoi paesaggi ed i suoi personaggi. Senza questa predisposizione il film rischierebbe di non coinvolgere visto che il contesto ivi rappresentato è lontano da noi e dalla nostra vita ordinaria.
Indubbiamente un opera pregevole, che porta visibile il pensiero di un grande regista.
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troppa
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lunedì 2 gennaio 2006
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bello ma...
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"Per apprezzare questo film bisogna amare il mondo rurale con i suoi paesaggi ed i suoi personaggi. Senza questa predisposizione il film rischierebbe di non coinvolgere visto che il contesto ivi rappresentato è lontano da noi e dalla nostra vita ordinaria".
Penso che questo frammento di commento da parte di Michele sia il punto di partenza per poter analizzare e giudicare questo film. Un lungometraggio in cui a parlare non sono gli attori con le loro voci, ma i loro sguardi, i movimenti, comportamenti e tutto il contesto rurale che li circonda. Infatti è proprio il paesaggio con le sue montagne, la macchia mediterranea, le bestie, gli ovili, il piccolo paese di Orgosolo a descriverci con grande realismo la vita di un bandito, casualmente tale poichè innocente, che non può riscattarsi.
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"Per apprezzare questo film bisogna amare il mondo rurale con i suoi paesaggi ed i suoi personaggi. Senza questa predisposizione il film rischierebbe di non coinvolgere visto che il contesto ivi rappresentato è lontano da noi e dalla nostra vita ordinaria".
Penso che questo frammento di commento da parte di Michele sia il punto di partenza per poter analizzare e giudicare questo film. Un lungometraggio in cui a parlare non sono gli attori con le loro voci, ma i loro sguardi, i movimenti, comportamenti e tutto il contesto rurale che li circonda. Infatti è proprio il paesaggio con le sue montagne, la macchia mediterranea, le bestie, gli ovili, il piccolo paese di Orgosolo a descriverci con grande realismo la vita di un bandito, casualmente tale poichè innocente, che non può riscattarsi. Perchè?
Perchè come dice il protagonista il processo dura a lungo e alle pecore, al fratellino, alla mamma e al debito chi ci pensa?
Una finestra su una realtà tanto triste, dura, quanto affascinante, nascosta e come tale misteriosa. Un bel film.
Unica nota dolente, secondo me, è il doppiaggio carente di una certa sardità che fa perdere qualcosa al realismo di cui parlavo prima. Sardità, mi spiego, non nell’accento o nella cadenza tipica della lingua sarda ( presente ma naturalmente alquanto difficile per dei non sardi ) ma nelle formule linguistiche, nel modo di parlare di un sardo che si esprime in italiano. Spero di essermi spiegato.
A parte questo confermo i premi e gli elogi riservati al film di de Seta.
Complimenti!
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stefanocapasso
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venerdì 26 ottobre 2018
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la legge della barbagia
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Sulle montagne intorno ad Orgosolo un pastore Michele è al pascolo col suo gregge e il suo piccolo fratello. Si trova per puro caso ad incrociare la strada di un gruppo di banditi in fuga dalla polizia. Dopo aver passato del tempo insieme, i banditi sono costretti a fuggire ed uccidere un carabiniere. Michele interrogato dice di non sapere nulla e temendo il peggio si da alla macchia. Ricercato per tutte le montagne perderà il suo gregge e si vedrà costretto a rifarsi su un altro pastore.
Dopo diversi documentari Vittorio De Seta arriva al suo primo film basato su un intreccio di invenzione. Lo sguardo rimane indubbiamente di taglio documentaristico e rappresenta un importante testimonianza sul carattere dei pastori sardi.
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Sulle montagne intorno ad Orgosolo un pastore Michele è al pascolo col suo gregge e il suo piccolo fratello. Si trova per puro caso ad incrociare la strada di un gruppo di banditi in fuga dalla polizia. Dopo aver passato del tempo insieme, i banditi sono costretti a fuggire ed uccidere un carabiniere. Michele interrogato dice di non sapere nulla e temendo il peggio si da alla macchia. Ricercato per tutte le montagne perderà il suo gregge e si vedrà costretto a rifarsi su un altro pastore.
Dopo diversi documentari Vittorio De Seta arriva al suo primo film basato su un intreccio di invenzione. Lo sguardo rimane indubbiamente di taglio documentaristico e rappresenta un importante testimonianza sul carattere dei pastori sardi. Distanti dal mondo e senza fiducia nelle istituzioni rivolgono l’unica speranza sulle loro stesse capacità, anche a costo di riversare sul più debole le proprie frustrazione e necessità di vendetta. E così in un’infinita ripetizione qualcuno toglierà ad un altro quello che ha perso, per una semplice logica di sopravvivenza. Film di grande valore lirico, riprende il neorealismo nei suoi aspetti più essenziali, gli attori sono tutti pastori, esaltato da un ottimo montaggio e una fotografia di grande forza comunicativa.
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