samanta
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domenica 29 maggio 2022
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roma e gli schiavi. recensione
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RECENSIONE
E' difficile recensire un film quando il regista non riconosce nell'opera. Il film uscì nel 1960, Kubrik era un regista di 30 anni con 4 film all'attivo, tra cui Orizzonti di gloria interpretato da Kirk Douglas che si era fissato a realizzare un film su Spartaco con la sceneggiatura di Dalton Trumbo., l'attore e produttore scelse come regista Anthony Mann che licenziò dopo una settimana e fece pressing su Kubrik che acccettò sebbene poco.e poco convinto del soggetto e della sceneggiatura. Per Trumbo fu la prima sceneggiatura che potè di nuovo firmare, noto sceneggiatore era entrato nella lista nera di Hollywood perché comunista e sotto falso nome vinse 2 Oscar (Vacanze romane, La più grande corrida) continuando poi con film di successo (Exodus, L'occhio caldo del cielo).
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RECENSIONE
E' difficile recensire un film quando il regista non riconosce nell'opera. Il film uscì nel 1960, Kubrik era un regista di 30 anni con 4 film all'attivo, tra cui Orizzonti di gloria interpretato da Kirk Douglas che si era fissato a realizzare un film su Spartaco con la sceneggiatura di Dalton Trumbo., l'attore e produttore scelse come regista Anthony Mann che licenziò dopo una settimana e fece pressing su Kubrik che acccettò sebbene poco.e poco convinto del soggetto e della sceneggiatura. Per Trumbo fu la prima sceneggiatura che potè di nuovo firmare, noto sceneggiatore era entrato nella lista nera di Hollywood perché comunista e sotto falso nome vinse 2 Oscar (Vacanze romane, La più grande corrida) continuando poi con film di successo (Exodus, L'occhio caldo del cielo). In questo film Trumbo sembra anticipare il politcally correct: tutti i romani sono viziosi, crudeli alcuni di più (Crasso) altri di meno (Gracco) comunque non molto svegli, sorge spontanea la domanda : ma come hanno fatto a creare un Impero durato secoli accettato dai popoli più diversi? Invece nel film tutti gli schiavi sono buoni, tra loro solo rapporti sereni e idilliaci. In realtà questo film è di Douglas e di Trumbo, impostato sul concetto di liberazione della schiavitù vista come lotta degli emarginati contro i ricchi. Peraltro la presenza di Kubrik si può notare con alcune sue "zampate" di particolare valore tecnico specie nelle scene di massa.
Spartacus (Kirk Douglas) schiavo trace è comprato da Battiato (Peter Ustinov Oscar come migliore attore n.p.) per la sua scuola di gladiatori di Capua, più volte punito per il suo orgoglio attira l'attenzione della schiava Varinia (Jean Simmons). Durante la visita del ricco aristocratico Crasso (Laurence Olivier) con la sorella e la fidanzata di Glabro capo della guarnigione di Roma, viene organizzata per il loro divertimento una lotta di gladiatori, Spartacus sta per essere ucciso da Dabra (Woody Strube) che si rifiuta e si ribella ucciso da Crasso che prima di ritornare a Roma acquista Varinia. Subito dopo scoppia la rivolta dei gladiatori ai quali si uniscono ben presto masse di schiavi tutti comandati da Spartacus: l'esercito degli schiavi dopo avere vinto più eserciti tra cui quello di Glabro, vengono infine sconfitti da Crasso e Pompeo, i superstiti tra cui Spartacus crocefissi.
La storia è ovviamente romanzata, con diverse sviste (I cavalieri con le staffe!), è presente Kubrik nella perfezione tecnica, nell'eccellente fotografia, la battaglia finale è da manuale (le è paragonabile solo la battaglia ne Il Gladiatore), manca però lo spirito sarcastico, tragico ed enigmatico che caratterizza il regista, sostituito dalla convenzionalità dei personaggi, la sceneggiatura è talora enfatica e con un finale inverosimile con Crasso che s'innamora di Varinia coprendola di regali per conquistarla (!). Ottimi il cast e la recitazione degli attori, meritano tra gli altri una citazione Charles Laughton (Gracco rivale politico di Crasso) e Tony Curtis (Antonino schiavo concupito da Crasso).
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samanta
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martedì 24 maggio 2022
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gracco o crasso?
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E' difficile recensire un film quando il regista disconosce l'opera realizzata. Il film uscì nel 1960 e Kubrik allora giovane regista di 30 anni con all'attivo 4 film tra cui Orizzonti di Gloria interpretato da Kirk Douglas che aveva il pallino di realizzare un film su Spartacus con la sceneggiatura di Dalton Trumbo, l'attore scelse come regista Anthony Mann che però licenziò (era il produttore) dopo una settimana, fece pressing su Kubrik che accettò sebbene mai convinto sia del soggetto che della sceneggiatura. Kubrik può piacere o meno ma era uno dei registi fuori degli schemi ordinari di Hollywood, Dalton Trumbo fece la prima sceneggiatura ufficiale dopo essere stato inserito nella "lista nera" del cinema per essere stato condannato a 11 mesi per l'adesione al partito comunista, potè quindi uscire dal limbo grazie a Douglas, era quel tempo uno dei più quotati scrittori di cinema (Kitty Foyle ragazza innamorata, Ho sposato una strega) sotto falso nome vinse 2 Oscar (Vacanze romane, La più grande corrida), sceneggiò in seguito numerosi film (Exodus, L'occhio caldo del cielo).
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E' difficile recensire un film quando il regista disconosce l'opera realizzata. Il film uscì nel 1960 e Kubrik allora giovane regista di 30 anni con all'attivo 4 film tra cui Orizzonti di Gloria interpretato da Kirk Douglas che aveva il pallino di realizzare un film su Spartacus con la sceneggiatura di Dalton Trumbo, l'attore scelse come regista Anthony Mann che però licenziò (era il produttore) dopo una settimana, fece pressing su Kubrik che accettò sebbene mai convinto sia del soggetto che della sceneggiatura. Kubrik può piacere o meno ma era uno dei registi fuori degli schemi ordinari di Hollywood, Dalton Trumbo fece la prima sceneggiatura ufficiale dopo essere stato inserito nella "lista nera" del cinema per essere stato condannato a 11 mesi per l'adesione al partito comunista, potè quindi uscire dal limbo grazie a Douglas, era quel tempo uno dei più quotati scrittori di cinema (Kitty Foyle ragazza innamorata, Ho sposato una strega) sotto falso nome vinse 2 Oscar (Vacanze romane, La più grande corrida), sceneggiò in seguito numerosi film (Exodus, L'occhio caldo del cielo). In questo film Dalton Trumbo sembra anticipare il politically correct: i Romani sono tutti cattivi, carogne viziose (come hanno fatto a creare un Impero durata diversi secoli?) gli schiavi invece sono tutti buoni, tra loro sembrano solo rapporti sereni ed idilliaci. In realtà questo film è soprattutto di Kirk Douglas (produttore esecutivo) e di Dalton Trumbo, Stanley Kubrik è ai margini anche se le sue "zampate" si possono notare".
La trama è semplice Spartacus (Kirk Douglas) schiavo trace lavora nelle miniere, punito per disobbedienza è comprato da Battiato (Peter Ustinov che vinse l'Oscar come migliore attore n.p.) per la sua scuola di gladiatori a Capua, Spartacus più volte punito attira l'attenzione di Varinia Jean Simmons). Durante la visita del ricco aristocratico Crasso (Laurence Olivier) con la sorella e la fidanzata di Glabro nominato grazie a Crasso capo della guarnigione di Roma, per divertimento fanno lottare dei gladiatori, Spartacus sta per essere ucciso da Draba (Woody Strabe) che rifiuta e si ribella contro i Romani venendo ucciso da Crasso che prima di partire acquista come schiava Varinia. Scoppia subito dopo la rivolta che dilaga poi per tutta la Campania ai gladiatori si uniscono innumerevoli schiavi compresi donne e bambini, Spartacus sposa Varinia che partorisce un bimbo. Dopo varie vittorie gli schiavi non riescono a fuggire da Brindisi e nella battaglia finale sono sconfitti da Crasso e da Pompeo, superstiti crocifissi
La storia è ovviamente romanzata oltre misura con diverse sviste (ad esempio cavalieri con le staffe !), c'è però la presenza di Kubrik nella perfezione tecnica, nella fotografia, la battaglia finale è veramente ben realizzata (superata solo da quella de Il gladiatore). Manca però tutto lo spirito sarcastico, tragico ed enigmatico del regista, sostituito dall'assoluta convenzionalità dei personaggi, da una sceneggiatura enfatica e un finale inverosimile: Crasso che s'innamora della schiava Varinia e la ricopre di regali per conquistarla (!), ad effetto la scena finale nella quale tutti i prigionieri si dicharano Spartacus. Ottimo il cast di attori, oltre i principali protagonisti appaiono: il bravo Charles Laughton nella parte di Gracco rivale "democratico" di Crasso e Tony Curtis che è Antonino schiavo concupito da Crasso.
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elgatoloco
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domenica 2 settembre 2018
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film "politico"
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Questo"Spartacus"(1960, di Stanlek Kubrik, dopo un inziale affidamento della regia a Anthony Mann, da un soggetto-libro di Howard Fast e con la sceneggiatura di un altro grande, Dalton Trumbo), si distingue per la capacità di oroporre la figura di Spartaco come emblematica di ogni rivoluzionario, di ogni"libertador"di ogni tempo-siamo nel 1° secolo a.C., ma potrebbe essere un rivoluzionario come Camilo Torres o Che Guevara negli anni 1960 in Latinoamerica),. Scene di massa eccelse, dove il solo genio kubrikiano può arrivare, sequenze di affrontement uomo-uomo(discussioni in Senato, ma anche molto altro, "intriganti"conversazioni private, dove il"pericoloso"Dalton Trumbo riversa la sua sapienza di demisficazione di ogni imperialismo), le controversie e corruttele che segnano l'universo dell'imperialismo romano ancora formalmente"repubblicano"(controversie infinite tra i Triumviri Cesare, Pompeo e Crasso, dove la figura di Cesare appare qui più in ombra, interpretato"di sfuggita"da un comunque convincente John Gavin).
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Questo"Spartacus"(1960, di Stanlek Kubrik, dopo un inziale affidamento della regia a Anthony Mann, da un soggetto-libro di Howard Fast e con la sceneggiatura di un altro grande, Dalton Trumbo), si distingue per la capacità di oroporre la figura di Spartaco come emblematica di ogni rivoluzionario, di ogni"libertador"di ogni tempo-siamo nel 1° secolo a.C., ma potrebbe essere un rivoluzionario come Camilo Torres o Che Guevara negli anni 1960 in Latinoamerica),. Scene di massa eccelse, dove il solo genio kubrikiano può arrivare, sequenze di affrontement uomo-uomo(discussioni in Senato, ma anche molto altro, "intriganti"conversazioni private, dove il"pericoloso"Dalton Trumbo riversa la sua sapienza di demisficazione di ogni imperialismo), le controversie e corruttele che segnano l'universo dell'imperialismo romano ancora formalmente"repubblicano"(controversie infinite tra i Triumviri Cesare, Pompeo e Crasso, dove la figura di Cesare appare qui più in ombra, interpretato"di sfuggita"da un comunque convincente John Gavin). Interprreti di grande spessore, dal protagonista che è un Kirk Douglas probabilmente al punto più alto della sua carriera, Tony Curtis qui molto meno"comico-beffardo"del solito, Jean Simmons, come sposa di Spartaco, Lawrence Olivier che rende da par suo Crasso, Peter Ustinov come Lentulo Battiato, altri/e ancora, tutti/e sotto la direzione vigile quanto assolutamente creativa di quel vero genio della cinematografia che è stato ed è Kubrik. Un film che non si dimentica, dove tra l'altro si mostra come la pratica della crocefissione fosse usuale e applicata non solo ai Cristiani, dato che qui siamo un secolo prima. El Gato
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blackandwhite
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sabato 15 luglio 2017
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spartacus eroe positivo, ma finale poco storico
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Il film di Kubrick brilla come al solito per la tecnica cinematografica, le grandiose sceneggiature, il realismo delle scene. Kubrick fa di Spartacus un eroe certamente positivo e ammirabile.
Unica pecca a mio modesto parere è il finale che vede Spartacus tratto a Roma e per ultimo crocifisso lungo la Via Appia, insieme a 6000 sopravvisuti della sua rivolta. Ma le fonti storiche indicano che più probabilmente fu ucciso nell'ultima battaglia perduta o riuscì a scappare.
Kubrick non ha resistito a voler fare di Spartacus un martire simile a Cristo, ma a mio modesto parere avrebbe potuto farne volentieri a meno.
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Il film di Kubrick brilla come al solito per la tecnica cinematografica, le grandiose sceneggiature, il realismo delle scene. Kubrick fa di Spartacus un eroe certamente positivo e ammirabile.
Unica pecca a mio modesto parere è il finale che vede Spartacus tratto a Roma e per ultimo crocifisso lungo la Via Appia, insieme a 6000 sopravvisuti della sua rivolta. Ma le fonti storiche indicano che più probabilmente fu ucciso nell'ultima battaglia perduta o riuscì a scappare.
Kubrick non ha resistito a voler fare di Spartacus un martire simile a Cristo, ma a mio modesto parere avrebbe potuto farne volentieri a meno. Se da una parte la sua scelta del finale compiace i credenti, dall'altra parte potrebbe inevitabilmente far pensare a qualche non credente che Spartacus sia stato meglio di Cristo, avendo lottato per ideali concreti di uguaglianza e liberta, che tutto questo sia voluto o no dal regista.
Ma non c'era nessun bisogno di mettere in campo questo confronto tra Spartacus e Cristo, che sono due personaggi del tutto diversi con scopi ben diversi.
Sarebbe stato meglio far finire Spartacus morto in battaglia, i romani schiavisti vincitori e i ribelli sopravvissuti crocifissi, come appunto fu la realtà storica. E poi il figlio di Spartacus e Varinia... megli morti o schiavi, senza dare l'illusione di un prossimo futuro di libertà per gli schiavi al morente Spartacus, visto che in effetti la schiavitù esplicita non finì che dopo circa 2000 anni e iniziò poi con la rivoluzione industriale e il capitalismo un'altra forma di schiavitù del proletariato, molto più latente e difficile da riconoscere, ma ugualmente ragione di ingiustizia sociale. Il film avrebbe avuto un maggior valore se nel finale si fosse parlato di ciò, dell'evoluzione storica della schiavitù, ricollegandolo rapidamente ai nostri giorni.
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angelino67
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martedì 17 maggio 2016
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il kolossal laico
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La sceneggiatura era basata su un libro di Howard Fast che aveva una storia simile a Trumbo – ma che negli anni '50 abiurò pubblicamente – e aveva cominciato a scrivere il libro in prigione. Egli trovò nel film il protagonista non abbastanza caratterizzato, poiché quello del romanzo era un eroe gentile – come pare fosse stato nella realtà –, mentre Douglas lo rese più duro. Trumbo, considerato uno degli sceneggiatori migliori in assoluto di Hollywood, criticò Kubrick per aver sminuito l'importanza di Spartaco e della sua storia, di aver fatto di Varinia una snob e reso più interessanti i romani rispetto agli schiavi. Secondo Trumbo Kubrick avrebbe dato troppo rilevo alla figura di Crasso – che crede di aver il diritto di governare in quanto aristocratico – e all’amore per la sua concezione di Roma.
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La sceneggiatura era basata su un libro di Howard Fast che aveva una storia simile a Trumbo – ma che negli anni '50 abiurò pubblicamente – e aveva cominciato a scrivere il libro in prigione. Egli trovò nel film il protagonista non abbastanza caratterizzato, poiché quello del romanzo era un eroe gentile – come pare fosse stato nella realtà –, mentre Douglas lo rese più duro. Trumbo, considerato uno degli sceneggiatori migliori in assoluto di Hollywood, criticò Kubrick per aver sminuito l'importanza di Spartaco e della sua storia, di aver fatto di Varinia una snob e reso più interessanti i romani rispetto agli schiavi. Secondo Trumbo Kubrick avrebbe dato troppo rilevo alla figura di Crasso – che crede di aver il diritto di governare in quanto aristocratico – e all’amore per la sua concezione di Roma. Trumbo criticava la convinzione dei registi relativa ala superiorità dell’immagine rispetto alla parola. Egli criticò fortemente l'impiego di Curtis e trovò troppo volgarizzati i personaggi principali. Ustinov e Laughton, che come Olivier erano registi oltre che attori di un cast eccezionale (la brillantezza di Ustinov, che vinse l'Oscar, la misura e la disinvoltura di Olivier, uno splendido e memorabile Laughton nei panni del repubblicano Gracco, la bellezza classica della Simmons), scrissero in parte il loro ruolo, aumentandone l’importanza secondo Trumbo rispetto a quello di Spartaco. Trumbo pensava inoltre che Kubrick avesse torto nel modo di vedere la donna e gli rimproverava certe situazioni precise. Spartacus è coerente con le idee progressiste, molto diffuse a Hollywood, del produttore e protagonista del film Kirk Douglas. Fu comunque il primo film secolare che tratta del periodo senza alcun riferimento religioso, oltre che indipendente. Il regista avrebbe voluto approfondire nel film il motivo per cui, come attestano i fatti storici, dopo aver condotto il suo vittorioso esercito di schiavi fino all'Italia settentrionale, Spartaco e i suoi insorti invece di uscire dal paese per godersi la libertà, ritornarono indietro per saccheggiare le città romane (cosa che sarà loro fatale), ed eliminare lo «sciocco inganno» di un pirata che viene meno al patto (come appare nel film) perché corrotto da Roma. Kubrick era interessato al tema della sconfitta, dello sfilacciamento rispetto alle iniziali intenzioni, in sintonia con la sua visione della Storia. Ma si è dovuto sottomettere a una sceneggiatura che non condivideva. Tuttavia il film è stato importante per Kubrick per la reputazione di regista di successo, e quindi per garantirgli una maggiore libertà decisionale per il futuro. Il senso della composizione del regista, alle prese per la prima volta con lo schermo panoramico e il colore, costruisce molte scene di grande bellezza. Kubrick è riuscito a far reintrodurre nel finale la crocefissione di Spartaco, che Douglas avrebbe voluto evitare, che rappresenta una delle sue ossessioni, la malattia legata alla morte. Un'ossessione rappresentata in ogni suo film: dalla guerra combattuta con i gas in Orizzonti di gloria all'angina pectoris del professore in Lolita – che si ritrova anche negli astronauti di 2001 –, dall’amputazione di Barry Lyndon ferito in duello alla malattia mentale paradossale del calcolatore di 2001 e a quella dello scrittore in Shining.
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aabbaa
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domenica 15 maggio 2016
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capolavoro
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jekyll
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mercoledì 16 dicembre 2015
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un film storico per pensare
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Il migliore dei kolossal di Hollywood è tratto dal libro di Howard Fast, ma in un modo che non gli piaceva. Sceneggiato da Dalton Trumbo, ma alcune cose importanti del film non gli piacevano; diretto da Kubrick, che non lo riconobbe (si definì niente altro che "un impiegato"). Prodotto da Douglas, che entrò in contrasto con tutti (a cominciare dal regista previsto - e sostituito con Kubrick a film iniziato -, l'ottimo Anthony Mann, che rimproverava la caratterizzazione che Douglas stava facendo di Spartaco). Nato da una rivalsa di Douglas per non aver avuto il ruolo principale in "Ben Hur", esso non rispecchia esattamente il pensiero di nessuno dei suoi coautori. Trumbo non approvava il finale, molto kubrickiano, della morte per agonia sulla croce (per lui avrebbe dovuto morire in battaglia e quindi essere crocefisso, come avvenne in realtà) e soprattutto l'ambiguità, che sim può ricollegare ad altri finali kubrickiani per come il figlio di Spartaco diventa libero cittadino romano (per nomina di un uomo di potere che si vendica del suo rivale da cui era stato sconfitto).
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Il migliore dei kolossal di Hollywood è tratto dal libro di Howard Fast, ma in un modo che non gli piaceva. Sceneggiato da Dalton Trumbo, ma alcune cose importanti del film non gli piacevano; diretto da Kubrick, che non lo riconobbe (si definì niente altro che "un impiegato"). Prodotto da Douglas, che entrò in contrasto con tutti (a cominciare dal regista previsto - e sostituito con Kubrick a film iniziato -, l'ottimo Anthony Mann, che rimproverava la caratterizzazione che Douglas stava facendo di Spartaco). Nato da una rivalsa di Douglas per non aver avuto il ruolo principale in "Ben Hur", esso non rispecchia esattamente il pensiero di nessuno dei suoi coautori. Trumbo non approvava il finale, molto kubrickiano, della morte per agonia sulla croce (per lui avrebbe dovuto morire in battaglia e quindi essere crocefisso, come avvenne in realtà) e soprattutto l'ambiguità, che sim può ricollegare ad altri finali kubrickiani per come il figlio di Spartaco diventa libero cittadino romano (per nomina di un uomo di potere che si vendica del suo rivale da cui era stato sconfitto). Kubrick riuscì a descrivere il rapporto servo-padrone come speculare, di doppio e rovesciamento. Crasso ha paura di vedere in Spartaco il suo doppio: questo è un tema kubrickiano. C'è una esagerazione in senso negativo da parte di Trumbo sul generale aristocratico, enfatizzato anche da Kubrick, ma per motivi diversi; comunque egli domina la scena. Trumbo ha ideologizzato molto il film dando a Spartaco e agli schiavi in rivolta più importanza di quella che aveva avuto in realtà, quando ebbe poco sostegno popolare e finì male a causa di discordie e avidità. Dopo lo sterminio dei suoi uomini da parte di Roma, non ci saranno più per secoli rivolte collettive contro la schiavitù. I personaggi sono simboli o sintesi di persone diverse: il Gracco del film in realtà non esistette. Douglas esagera, nel suo libro "io sono Spartaco!", l'importanza che il film ebbe nel ripristinare i principi liberali e democratici americani uscendo dal buio del maccartismo, ignorando quanto avevano già fatto Stanley Kramer e Otto Preminger, soprattutto, con "Exodus". Laughton e Ustinov, che interpreta il personaggio centrale di un mondo corrotto ("A Roma, la dignità accorcia la vita ancor più che la malattia" dice) lamentarono, nelle continue riscritture della sceneggiatura, un indebolimento dei loro ruoli. Più volte Douglas rivolse insulti a Kubrick, che stimava come uomo molto meno di quanto ammirasse il suo talento. Un fatto imporante fu che il presidente Kennedy intervenne a difesa del film contro il boicottaggio della American Legion of Defency e altri gruppi patriottici che non potevano sopportare che esso fosse stato sceneggiato da un comunista basandosi su un libro di un comunista; cosa che fece molto piacere a Trumbo, la cui sceneggiatura era più propaganda del socialismo che messaggio di libertà e indipendenza, come nelle intenzioni di Douglas. Ma la sinistra americana considerava il comunismo come parente, anche se degenerato nell'estremismo e nella illiberalità, del repubblicanesimo democratico. "Spartacus" resta un superlativo spettacolo, eccezionalmente ben diretto, recitato, fotografato, scenografato, montato e musicato. Per Kubrick l'uso del formato Technirama fu una esperienza importante di lavoro sulla composizione dell'immagine più che sui movimenti della macchina da presa, ai quali si era dedicato molto nei suoi precedenti film. Dal successivo, nessuno ha mai girato come lui.
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il befe
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domenica 22 febbraio 2015
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grande kolossal
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Capolavoro kubrickiano superiore ai soliti kolossal
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great steven
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giovedì 1 gennaio 2015
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un kolossal degno d'un regista che sbaraglia tutto
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SPARTACUS (USA, 1960) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da KIRK DOUGLAS, LAURENCE OLIVIER, JEAN SIMMONS, CHARLES LAUGHTON, PETER USTINOV, TONY CURTIS, JOHN GAVIN, NINA FOCH, JOHN IRELAND, JOHN DALL, WOODY STRODE, JOANNA BARNES, CHARLES MCGRAW, HERBERT LOM
Tratto dal romanzo omonimo (1952) di Howard Fast. Iniziato sotto la regia di Anthony Mann, fu poi completato da Kubrick, in quanto Mann fu licenziato dopo pochi giorni dal produttore e protagonista K. Douglas, che era già stato diretto da Kubrick tre anni prima nell’eccellente Orizzonti di gloria. Si tratta del primo film a colori del regista statunitense. Spartaco è uno schiavo trace che fatica nelle miniere libiche e viene venduto alla scuola per gladiatori di Capua, guidata da Lentulo Batiato.
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SPARTACUS (USA, 1960) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da KIRK DOUGLAS, LAURENCE OLIVIER, JEAN SIMMONS, CHARLES LAUGHTON, PETER USTINOV, TONY CURTIS, JOHN GAVIN, NINA FOCH, JOHN IRELAND, JOHN DALL, WOODY STRODE, JOANNA BARNES, CHARLES MCGRAW, HERBERT LOM
Tratto dal romanzo omonimo (1952) di Howard Fast. Iniziato sotto la regia di Anthony Mann, fu poi completato da Kubrick, in quanto Mann fu licenziato dopo pochi giorni dal produttore e protagonista K. Douglas, che era già stato diretto da Kubrick tre anni prima nell’eccellente Orizzonti di gloria. Si tratta del primo film a colori del regista statunitense. Spartaco è uno schiavo trace che fatica nelle miniere libiche e viene venduto alla scuola per gladiatori di Capua, guidata da Lentulo Batiato. Fra gli scontri cruenti cui viene obbligato e i pasti frugali, Spartaco s’innamora di Varinia, alla quale promette di dare un figlio e soprattutto la libertà. Infatti, dopo qualche tempo, il gladiatore trace organizza una fuga dalla scuola in seguito al convincimento dei compagni in favore di una lotta per la libertà: la scuola viene rasa al suolo dagli schiavi ribelli e il nuovo esercito di liberti decide di organizzare una guerra contro i Romani allo scopo di sconfiggerli e far ritornare ogni famiglia nel luogo d’origine. Marco Licinio Crasso, generale romano deciso e prepotente e successivo triumviro, deve inviare ben otto legioni per contrastare la motivatissima armata capeggiata da Spartaco, ma alla fine la vittoria arride ai Romani, e gli schiavi alleati di Spartaco vengono crocefissi lungo la via Appia. Lui stesso è costretto a morire sulla croce dopo aver ucciso, dietro obbligazione coatta, l’amico Antonino, esperto di magia, incantesimi e musica girovaga. Un capolavoro del cinema storico e una pietra miliare tra tutti i film di guerra mai realizzati, con una ricostruzione che, nonostante qualche semplificazione narrativa e alcune discrepanze rispetto al testo originale, brilla per originalità, viva plasticità e fedeltà al modo di pensare e vivere tipico dell’ultimo secolo prima della nascita di Cristo. Le interpretazioni valgono parecchio, e Kubrick sa certamente come valorizzare i suoi attori: Douglas è un gladiatore che diventa capo di una rivolta stratosferica e sa comandare con il carisma e le capacità di un condottiero esperto e oltremodo coraggioso; L. Olivier incarna Crasso recuperando dal ruolo tutta l’arroganza e la temerarietà tipiche di questo controverso e contraddittorio personaggio romano; J. Simmons fa Varinia, la compagna e alleata di Spartaco, con tutta la dolcezza e l’innocenza di un carattere femminile animato da focosità, pazienza e gentilezza; C. Laughton è senza ombra di dubbio il personaggio più politico, quello che realizza sé stesso con i dialoghi e le movenze adatte ad un politicante navigato nonché ad un uomo di legge cinico, spietato ed egoista; P. Ustinov regala agli spettatori un istruttore di gladiatori quasi comico, divertente, autoironico, possente e carico di articoli beffardi, sicuramente il personaggio meglio riuscito che la sceneggiatura abbia saputo sviluppare; T. Curtis, infine, è un mago e incantatore inizialmente messo in dubbio da Spartaco ma successivamente rivalutato e tenuto in grande considerazione dal protagonista, di cui diverrà l’amico più stretto e fedele. Le musiche di Alex North accompagnano la proiezione con una potenza indicibile e alquanto suggestiva, mentre la scenografia di Alexander Golitzen e Russell A. Gausman sfiora quasi il sublime grazie ad una riproposizione dei canoni artistici/architettonici romani molto ben studiata e oliata a dovere. Dalton Trumbo, autore del copione, si dà da fare per far risultare il più vicino possibile alla realtà bellica e sociopolitica dell’epoca una storia che, malgrado il richiamo poco kubrickiano al filo-comunismo e una rappresentazione stereotipata e convenzionale delle leggi dell’Antica Roma, colpisce al cuore il bersaglio per cui è stata fabbricata senza inciampare in accademismi illustrativi né in manierismi indiscriminati. Il doppiaggio italiano, come sempre, aggiunge un considerevole punto in più alle performance degli attori originali. Ecco le voci: Giulio Panicali (Douglas), Emilio Cigoli (Olivier), Maria Pia Di Meo (Simmons), Carlo Romano (Ustinov), Giorgio Capecchi (Laughton), Pino Locchi (Curtis). Quattro Oscar: miglior attore non protagonista (Ustinov), fotografia (Russell Metty), scenografia (i nomi degli scenografi son menzionati sopra), migliori costumi (Valles & Bill Thomas). Un’incursione straordinaria e stupefacente del maestro Stanley sia nel cinema storico più sfegatato e felicemente impudente sia nel romanzo d’avventura messo in immagini audiovisive con la spudoratezza di un mistificatore impareggiabile.
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filippo catani
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venerdì 3 maggio 2013
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un buon film storico ma kubrick ha fatto di meglio
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Un giovane e aitante schiavo trace di nome Spartaco guida i suoi compagni di schiavitù alla rivolta contro il padrone che li stava destinando alle battaglie tra gladiatori. Il folto manipolo di uomini decide allora di muoversi verso sud per ottenere un passaggio a pagamento a Brindisi dai pirati. Roma non starà certo a guardare e, dopo una serie di brucianti sconfitte, invierà Crasso a sistemare i conti.
Certamente tra i più belli film storici che Hollywood abbia partorito ma forse è il film dove si vede meno la mano di Kubrick e anzi dove finisce quasi per lasciare poche impronte del suo passaggio. Questo non certo solo per colpa sua d'altra parte la sceneggiatura, tratta da un romanzo e dalle vicende storiche, lasciava poca mano libera per qualche inserimento d'autore.
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Un giovane e aitante schiavo trace di nome Spartaco guida i suoi compagni di schiavitù alla rivolta contro il padrone che li stava destinando alle battaglie tra gladiatori. Il folto manipolo di uomini decide allora di muoversi verso sud per ottenere un passaggio a pagamento a Brindisi dai pirati. Roma non starà certo a guardare e, dopo una serie di brucianti sconfitte, invierà Crasso a sistemare i conti.
Certamente tra i più belli film storici che Hollywood abbia partorito ma forse è il film dove si vede meno la mano di Kubrick e anzi dove finisce quasi per lasciare poche impronte del suo passaggio. Questo non certo solo per colpa sua d'altra parte la sceneggiatura, tratta da un romanzo e dalle vicende storiche, lasciava poca mano libera per qualche inserimento d'autore. E poi il film si ricorda più che per la regia per il suo splendido cast dove troviamo alcuni dei migliori attori di Hollywood che rivaleggiano per bravura da Douglas a Ustinov passando per Olivier e la Simmons. Certo ovviamente non manca l'epica della grande rivolta degli schiavi in cerca della libertà così come non mancano grandi scene d'insieme come il bellissimo stacco tra il discorso di Spartaco e quello di Crasso che ci si immagina quasi in contemporanea. Così come molto bella è la sequenza di Spartaco che passa in rassegna i compagni prima della guerra che paiono quasi pplacidi e rassegnati al loro destino e la bella sequenza della battaglia campale che ricorda quelle fatte decenni dopo e con ben altri mezzi a disposizione di kolossal come Breaveheart e L'Ultimo samurai. Struggente la scena finale con i seimila schiavi crocifissi a monito sulla via Appia così come il grido degli schiavi Spartaco sono io. Insomma un film nel complesso più che valido ma il cinema di Kubrick a mio parere è altra cosa.
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