Giuseppe Marotta
Natale. Fu ieri che, avendo in mano la stessa penna, e in mente gli stessi diafani e lunghi pensieri di oggi (comete di riflessioni malinconiche) salutai qui il Natale del ’56. Un battito di ciglia, ed ecco il Natale del ’57. Guai a me. Astronomi, vi informo che nessun pianeta ingoia la sua orbita eguagliando, in velocità, la fuga del tempo di un cinquantenne. E allora? Natale é, come ogni libro per i fanciulli declama, la festa del perdono. Ma lasciatemi dannare: io proprio il 25 dicembre userei per vendicarmi ferocemente degli anni. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (11854 caratteri spazi inclusi) su 1958