Con “Et Dieu créa la femme”, (tradotto in italiano con il titolo “Piace a troppi”)diretto dal marito Roger Vadim esplode nel mondo il sex symbol della Francia. Si chiama Brigitte Bardot, la donna che i critici dell’epoca definiscono “un viso d’angelo capace di suscitare passioni diaboliche”. Spregiudicata e convenzionale allo stesso tempo Brigitte, o B.B. come viene rapidamente ribattezzata rappresenta la versione raffinata del mito eterno della donna bambina, con le labbra naturalmente imbronciate, lo sguardo sensuale e il corpo provocante. In lei si mescolano candore e silenziosa aggressività, innocenza e provocante spudoratezza tenuti insieme da una quasi naturale indifferenza.
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Con “Et Dieu créa la femme”, (tradotto in italiano con il titolo “Piace a troppi”)diretto dal marito Roger Vadim esplode nel mondo il sex symbol della Francia. Si chiama Brigitte Bardot, la donna che i critici dell’epoca definiscono “un viso d’angelo capace di suscitare passioni diaboliche”. Spregiudicata e convenzionale allo stesso tempo Brigitte, o B.B. come viene rapidamente ribattezzata rappresenta la versione raffinata del mito eterno della donna bambina, con le labbra naturalmente imbronciate, lo sguardo sensuale e il corpo provocante. In lei si mescolano candore e silenziosa aggressività, innocenza e provocante spudoratezza tenuti insieme da una quasi naturale indifferenza. La Bardot alla fine degli anni Cinquanta e nei primi Sessanta è protagonista di un vero e proprio fenomeno divistico, il primo che, nato fuori da Hollywood, riesca a diffondersi in tutto il mondo. A questa protagonista dei sogni più o meno proibiti di una generazione viene anche dedicata una canzone che porta il suo nome, un samba brasiliano che viene inciso in centinaia di versioni in tutto il mondo. Lei stessa si inventerà cantante per incidere canzoni costruite sulla sua vocetta sensuale come “L'appareil à sous” di Serge Gainsbourg nel 1963 o “Ne me laisse pas l'aimer” della coppia Rivat-Fumière nel 1964.
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