Titolo originale | Snows of Kilimanjaro |
Anno | 1952 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Henry King |
Attori | Gregory Peck, Hildegard Knef, Susan Hayward, Ava Gardner, Leo G. Carroll, Torin Thatcher Ava Norring, Helen Stanley, Marcel Dalio, Vicente Gómez, Richard Allan. |
Tag | Da vedere 1952 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,05 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 6 giugno 2012
Tratto dall'omonimo racconto di Ernest Hemingway e arricchito da episodi autentici della vita dello scrittore. Harry Street (Peck) è morente, per un'i... Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar,
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Tratto dall'omonimo racconto di Ernest Hemingway e arricchito da episodi autentici della vita dello scrittore. Harry Street (Peck) è morente, per un'infezione, in una tenda alle falde del Kilimangiaro assistito dalla moglie (Hayward), alla quale racconta gli episodi salienti della sua vita: gli inizi, Parigi, l'incontro con Cinzia (Gardner), suo vero grande amore, e poi l'Africa, la Costa Azzurra, le corride, il grande successo e la guerra di Spagna. Insomma tutti i capisaldi della vita di Hemingway. Il film comincia col famoso incipit: "Il Kilimangiaro è un monte coperto di neve alto 5895 metri e si dice che sia la più alta montagna africana. Vicino alla vetta occidentale c'è la carcassa rinsecchita e congelata di un leopardo. Nessuno ha saputo spiegare cosa cercasse il leopardo in quell'altitudine". Quando il cinema affronta la letteratura si espone a grossi pericoli, ma se la combinazione è condotta con intelligenza i due "valori" possono sommarsi e favorirsi reciprocamente. La voce fuori campo che legge l' incipit, e soprattutto la visione del Kilimangiaro fotografato con le sue nebbie e le sue nevi, sono un importante rilancio di suggestione rispetto alla pura parola. In questo caso la connessione funziona, in assenza cioè di introspezione. Poi naturalmente c'è Hollywood con le sue esigenze. Dunque ecco prevalere il versante mèlo e una certa contaminazione della parola tesa all'effetto. Ma il risultato può essere quello di una rappresentazione nell'insieme positiva ed efficace della storia e del suo "messaggio". Le corride, i caffè parigini di quella fantastica stagione, le favolose cacce nel Kenya, le ville dorate della Costa Azzurra formano la cultura e la memoria della cultura in modo efficace e spesso non deteriore rispetto alla nobiltà della letteratura. Infine, la forza comunicativa e il sex appeal dei divi Gregory Peck e Ava Gardner non devono essere considerati valori tolti al romanzo, ma valori aggiunti.
Appesantito da un insistito esotismo - quante le scene di safari! - e inevitabili clichè - Parigi romantica, Spagna caliente, Africa esotica e pericolosa - il film, va ricordato, aderisce ad un testo di Hemingwey, riuscendo a coniugare l'alta letteratura alle esigenze della drammaturgia hollywoodiana. Il mestiere di King è adiuvato da un giovane cast all star in pieno fulgore: Peck [...] Vai alla recensione »
Il cinema americano sente spesso il bisogno di affrontare temi che possano rompere la monotonia dello «standard» per lo «standard». Narratori e commediografi so no seguiti e sorvegliati da vicino, sovente i diritti di un nuovo romanzo sono acquistati prima ancora che il romanzo sia compiuto. Tutte le volte che Hollywood può fregiarsi di una grande firma letteraria, dedica a quella firma, logicamerate, [...] Vai alla recensione »