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stefano capasso
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martedì 28 luglio 2020
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la spiritualità come mezzo di salvezza
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Al termine della seconda guerra mondiale i campi di raccolta sono pieni di profughi di tutte le nazionalità. In uno di questi, nel nord Italia, Karin, giovane donna lituana, sta aspettando la possibilità di ottenere un visto per l’Argentina. Quando le viene negato, per Karin l’unica possibilità di lasciare il campo è quella di accettare la proposta di matrimonio di un giovane siciliano proveniente da Stromboli, dove dovrebbe trasferirsi con lui. Karin è una donna del nord, pragmatica, moderna, e dopo aver accettato la proposta, una volta sull’isola. si scontra con i pregiudizi e la mentalità della gente del posto. L’unica possibilità per lei sembra essere quella di fuggire.
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Al termine della seconda guerra mondiale i campi di raccolta sono pieni di profughi di tutte le nazionalità. In uno di questi, nel nord Italia, Karin, giovane donna lituana, sta aspettando la possibilità di ottenere un visto per l’Argentina. Quando le viene negato, per Karin l’unica possibilità di lasciare il campo è quella di accettare la proposta di matrimonio di un giovane siciliano proveniente da Stromboli, dove dovrebbe trasferirsi con lui. Karin è una donna del nord, pragmatica, moderna, e dopo aver accettato la proposta, una volta sull’isola. si scontra con i pregiudizi e la mentalità della gente del posto. L’unica possibilità per lei sembra essere quella di fuggire.
Film intenso, spirituale questo di Roberto Rossellini che mette in campo diversi temi importanti, sostenuti, come da tradizione neorealista da un mix di attori professionisti e non. Lo scontro di culture, la donna, atea e realista del nord europa e quelle religiose e moraliste dell’isola, la condizione stessa della donna che ne risulta da queste impostazioni, la lotta per la sopravvivenza nel periodo post bellico e nel caso specifico contro un vulcano che minaccia in ogni momento di far sparire l’isola. E sopra tutto il tema della spiritualità, che sembra essere l’unica soluzione per tenere in piedi queste contraddizioni e consentire alla protagonista di continuare a vivere e sperare.
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[+] grande film, intensa la bergman.
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onufrio
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domenica 10 novembre 2019
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sotto lo sguardo del vulcano
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Non ottenendo il visto per l'Argentina, Karin, lituana profuga di guerra, decide di accettare la proposta di matrimonio del soldato Antonio; i due andranno a vivere nella terra natia dell'uomo: Stromboli. L'impatto con l'isola per la donna è traumatico, un senso di vuoto e solitudine, l'abbandono totale prevale in lei, spesso in preda allo sconforto e mentalmente troppo aperta per adattarsi alla vita degli isolani. Il parroco le darà forza, e tra incomprensioni e malumori, Karin nel finale si rivolge a Dio, cercando di trovare una fede fino a quel momento mai avuta o forse solo abbandonata, per affrontare la vita e la nascita del figlio. Oltre ad una solida sceneggiatura, Rossellini regala momenti di riprese documentaristiche, come l'eruzione del vulcano o la pesca dei tonni.
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Non ottenendo il visto per l'Argentina, Karin, lituana profuga di guerra, decide di accettare la proposta di matrimonio del soldato Antonio; i due andranno a vivere nella terra natia dell'uomo: Stromboli. L'impatto con l'isola per la donna è traumatico, un senso di vuoto e solitudine, l'abbandono totale prevale in lei, spesso in preda allo sconforto e mentalmente troppo aperta per adattarsi alla vita degli isolani. Il parroco le darà forza, e tra incomprensioni e malumori, Karin nel finale si rivolge a Dio, cercando di trovare una fede fino a quel momento mai avuta o forse solo abbandonata, per affrontare la vita e la nascita del figlio. Oltre ad una solida sceneggiatura, Rossellini regala momenti di riprese documentaristiche, come l'eruzione del vulcano o la pesca dei tonni.
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darkglobe
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venerdì 21 aprile 2017
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la solitudine umana
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Di Stromboli esistono ufficialmente tre versioni: una internazionale (di 106') con i dialoghi misti; una italiana (di 100') e quella rimaneggiata dai produttori della RKO (di 84') per renderla più fruibile al grande pubblico secondo i dettami del linguaggio hollywoodiano.
Karin (Ingrid Bergman in un ruolo inizialmente destinato alla Magnani) interpreta una giovane lituana che, per poter abbandonare un campo di profughi durante la seconda guerra mondiale, sceglie di sposare Antonio (Mario Vitale, ex pescatore salernitano), un soldato che la corteggia; in questo modo ottiene la cittadinanza italiana dopo che le hanno negato il lasciapassare per l'Argentina, seguendo Antonio nella sua terra d'origine, l'isola di Stromboli.
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Di Stromboli esistono ufficialmente tre versioni: una internazionale (di 106') con i dialoghi misti; una italiana (di 100') e quella rimaneggiata dai produttori della RKO (di 84') per renderla più fruibile al grande pubblico secondo i dettami del linguaggio hollywoodiano.
Karin (Ingrid Bergman in un ruolo inizialmente destinato alla Magnani) interpreta una giovane lituana che, per poter abbandonare un campo di profughi durante la seconda guerra mondiale, sceglie di sposare Antonio (Mario Vitale, ex pescatore salernitano), un soldato che la corteggia; in questo modo ottiene la cittadinanza italiana dopo che le hanno negato il lasciapassare per l'Argentina, seguendo Antonio nella sua terra d'origine, l'isola di Stromboli. Karin all'arrivo subisce però un duro colpo, comprendendo da subito quanto siano distanti le sue aspettative ed ambizioni di vita dalla semplicità del luogo e dalla grettezza culturale e chiusura mentale degli abitanti dell'isola, luogo in cui diventa una vera e propria prigioniera. Antonio per racimolare dei soldi si fa nel frattempo assumere come pescatore, ma la sua gelosia non aiuta a semplificare la situazione.
Stromboli è il primo film che Rossellini gira con una splendida Bergman all'apice della sua bellezza e con il quale darà inizio a quella che verrà definita la 'trilogia della solitudine', completata da Europa '51 e Viaggio in Italia. All'uscita del film la critica nazionale è spietata, utilizzando termini come 'fallimento' ed 'involuzione'. In realtà la graduale evoluzione di modernizzazione del linguaggio cinematografico che Rossellini realizza, spingendosi verso un cinema antiletterario, realizzato con una commistione di attori professionisti e gente di strada, è accompagnata da un graduale percorso di emarginazione, se non fosse per il sostegno di una parte (neppure tutta) della redazione dei Cahiers: il trio Rohmer, Truffaut, Rivette, privo dei lacci di una impostazione critica infarcita di ideologismi, pur nella capacità di cogliere con chiarezza e lungimiranza la modernità del nuovo cinema di Rossellini, ne enfatizza la matrice cattolica dell'ispirazione che guida la svolta filmica del regista. Rossellini anni dopo sminuisce questo aspetto, lasciando comunque intendere che non avrebbe all'epoca potuto fa altro che assecondare quella impostazione critica nata dal generoso sostegno dei 'giovani turchi' che costituivano nei fatti un argine alla pioggia di stroncature su di lui piovute all'uscita di questo e dei suoi successivi film.
Di certo, se manca una componente cattolica, è pienamente e chiaramente ravvisabile il percorso di evoluzione morale della protagonista: lei è una sorta di tentatrice che fa della sua irresistibile avvenenza, della sua bellezza, l'elemento di seduzione in parte involontaria, in parte inconsapevole ma in parte istintivamente connaturata alla sua indole e dunque scientemente utilizzata come strumento di fuga mentale, sensuale e fisica dalla gretta compressione umana e morfologica dell'isola, per potersi dunque liberare dai lacci di quel mondo distante anni luce dalla sua etica evoluta e libera. Ma è proprio la Natura, quella che fino ad allora aveva spietatamente provocato il rigetto di Karin, a rivoltare se stessa, in una violenta fase eruttiva, scatenando nella protagonista una mutata coscienza di sé e del suo essere, conducendola ad una diversa misura con il mondo che la circonda. L'eruzione e la "conversione" della protagonista sono una metafora ed una esortazione a guardare oltre le cose, nella direzione di un "principio spirituale del tutto nuovo".
Come giustamente osserva Rivette ne la sua Lettera a Rosellini, la novità sorprendente di questo nuovo corso del regista è la recitazione, che qui è "come spenta, uccisa sempre di più da un'esigenza più alta", quella di una "costrizione intima" che obbliga i protagonisti a cancellarsi. [...] Allo "slancio" della recitazione si contrappone "l'abbandono", alla "performance più alta" ricercata nelle dive si sostituisce lo "scioglimento ispirato", i gesti sono come "trattenuti", "conservati in se stessi": ecco la sola recitazione - conclude Rivette - che potremo gustare per un bel pezzo.
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luca scial�
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giovedì 11 luglio 2013
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la dura vita sullo stromboli
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Karin è una clandestina lituana, fuggita al comunismo e al nazismo. Si innamora di un soldato siciliano, Antonio, in un campo confinante, e si sposa con lui più per opportunismo che per vero amore. Si trasferisce con lui a Stromboli, terra d'origine del soldato, ma ben presto le diversità tra il suo modo di pensare e quello limitato dell'isola saranno evidenti, al punto che tenterà una difficile fuga sul vulcano, invocando l'aiuto di quel Dio in cui non ha mai creduto.
Il neorealismo di Rossellini cola come la lava del suo omonimo vulcano sulla ridente Stromboli, servendosi della bravura della Bergman. Qui nei panni perfetti di una straniera alle prese con la mentalità locale di una piccola, modesta e sofferente isola.
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Karin è una clandestina lituana, fuggita al comunismo e al nazismo. Si innamora di un soldato siciliano, Antonio, in un campo confinante, e si sposa con lui più per opportunismo che per vero amore. Si trasferisce con lui a Stromboli, terra d'origine del soldato, ma ben presto le diversità tra il suo modo di pensare e quello limitato dell'isola saranno evidenti, al punto che tenterà una difficile fuga sul vulcano, invocando l'aiuto di quel Dio in cui non ha mai creduto.
Il neorealismo di Rossellini cola come la lava del suo omonimo vulcano sulla ridente Stromboli, servendosi della bravura della Bergman. Qui nei panni perfetti di una straniera alle prese con la mentalità locale di una piccola, modesta e sofferente isola. Come il genere vuole, tutto è lasciato alla spontaneità dei luoghi e della gente, la quale riflette della luce riflessa della stella di Hollywood.
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tony montana
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domenica 24 ottobre 2010
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un’altra grande prova da parte di rossellini
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Una giovane russa rinchiusa in un campo di concentramento italiano conosce un pescatore nell’isola di Stromboli e lo sposa per sottrarsi alla prigionia. Il matrimonio non è felice: la donna si sente spaesata, viene esclusa dagli abitanti dell’isola e all’avvicinarsi della maternità, decide di fuggire. Ma lo Stromboli, improvvisamente, si sveglia…
Ambientato nel ’48 in un’epoca in cui l’Italia lottava per riemergere dopo il disastro della guerra, questo 9° lungometraggio di Roberto Rossellini, certamente non è fra i migliori, ma sicuramente un’altra grande prova di regia che ha reso Rossellini uno dei migliori registi italiani del secolo scorso.
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Una giovane russa rinchiusa in un campo di concentramento italiano conosce un pescatore nell’isola di Stromboli e lo sposa per sottrarsi alla prigionia. Il matrimonio non è felice: la donna si sente spaesata, viene esclusa dagli abitanti dell’isola e all’avvicinarsi della maternità, decide di fuggire. Ma lo Stromboli, improvvisamente, si sveglia…
Ambientato nel ’48 in un’epoca in cui l’Italia lottava per riemergere dopo il disastro della guerra, questo 9° lungometraggio di Roberto Rossellini, certamente non è fra i migliori, ma sicuramente un’altra grande prova di regia che ha reso Rossellini uno dei migliori registi italiani del secolo scorso. La storia d’amore è tormentata e il film conta su una lentezza studiata quasi per far percepire la solitudine della protagonista. Il film, inoltre, raggiunge picchi d’ottima regia come la pesca dei tonni, l’eruzione e il drammatico finale dove subentra l’amarezza. Bravissima Ingrid Bergman
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ralphscott
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domenica 8 novembre 2009
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ma karin dove andrà?
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La Bergman,meravigliosa come sempre ,comincia la sua fortunatissima collaborazione artistica con Rossellini. Qui risulta un po' goffa e maschile:non so sino a che punto sia una scelta di copione,o piuttosto imperfezioni che negli anni verranno smussate dal suo pigmalione. Mi piace pensare,e l'epilogo mi incoraggia a farlo,che l'indomabile Karin abbia la forza di tornare indietro. Questo non leverebbe nulla alla sua ribellione,anzi,sarebbe la scelta più difficile. Anche Vulcano,come altri (Europa '51,ad esempio) lavori del regista,incanta per la mistica che accompagna tutta la storia.
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il conformista
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giovedì 12 aprile 2007
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prima assurdo, poi ti conquista
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Inzio del film alquanto improbabile, poi ti conquista per la violenza del luogo e delle abitudini degli abitanti di Stromboli. La Bergman sembra spaesata, non capisce bene che direnzione dare al suo personaggio. Sono pochi i registi capaci di dirigere attori non professionisti, una pratica oggi ormai fuori moda, superata.
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nigel mansell
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domenica 29 ottobre 2006
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bellissima la bergman
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In un clima quasi da cospirazione, raccolti in pochi coraggiosi ho vista in una saletta della bibblioteca di Gravellona Toce, una copia in inglese con sottotitoli in francese del capolavoro. C'erano pochi vecchi che così non hanno acceso il riscaldamento, pochi pazzi visionari e qualche cocainomane in una Gravellona che paradossolmente è la periferiria di una metropoli che non c'è...
Che dire, innanizitutto bellissima la Bergman, con il protagonista maschile di una somiglianza sorprendetente con il campione del mondo Cannavaro.
Il film direi che è ancora molto attuale, basterebbe sostituire la colonna sonora fortemente datata e il finale che mi pare troppo moralistico.
Ottime le inquadrature e i primi piani della splendida femmina, la documentazione di un mondo che è scomparso, e le scene del vulcano più forte di tutti degli uomini delle loro miserie e delle loro ansie.
[+] cannavaro?
(di ralphscott)
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giuseppe
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lunedì 25 ottobre 2004
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chi la manda dio o il diavolo?
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“Le immagini del cinema di Rossellini rivelano sull’uomo ed i suoi destini quanto forse nessun'altro regista è mai riuscito a dire con così limpida, lucida, cartesiana chiarezza.”
Questa citazione si adatta perfettamente anche a Stromboli, terra di Dio, considerato forse un minore, della produzione di Rossellini.
La bellissima Ingrid Bergman nei panni di una lituana capitata chissà come a Stromboli ed il contrasto con la sua natura selvaggia, restituiscono un’ isola meno aspra e meno cattiva di come in effetti era 55 anni fa e credo anche adesso.
Non sono d’accordo con quelli che dicono che questo film è famoso solo perché ha fatto nascere la love story tra Rossellini e la Bergman, che aveva chiesto al regista di fare un film con lui.
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“Le immagini del cinema di Rossellini rivelano sull’uomo ed i suoi destini quanto forse nessun'altro regista è mai riuscito a dire con così limpida, lucida, cartesiana chiarezza.”
Questa citazione si adatta perfettamente anche a Stromboli, terra di Dio, considerato forse un minore, della produzione di Rossellini.
La bellissima Ingrid Bergman nei panni di una lituana capitata chissà come a Stromboli ed il contrasto con la sua natura selvaggia, restituiscono un’ isola meno aspra e meno cattiva di come in effetti era 55 anni fa e credo anche adesso.
Non sono d’accordo con quelli che dicono che questo film è famoso solo perché ha fatto nascere la love story tra Rossellini e la Bergman, che aveva chiesto al regista di fare un film con lui. La Bergman certo improbabile, cittadina di Stromboli, è un dono di Dio, invece sembra essere stata inviata dal diavolo per provocare una rivoluzione di tutte le donne del paese che si ribellano all’intrusa. Neo realismo, anzi realismo puro, le riprese della eruzione, della fuga a mare, tutti accomunati dallo stsso pericolo.
Un film di grande spessore emotivo, grazie al contrasto tra lei, ed il mondo che la circonda, ma anche al modo, selvaggio anch’esso, con cui lei si ribella a quel mondo.
Un po’ ingenua la storia dei soldi che lei cerca di rubare al povero marito pescatore, per scappare.
Molto belle le scene della mattanza dei tonni e della “violenza” del furetto sul coniglio.
Un film d'autore, certo fatto con mezzi limitati, ma con esiti drammatici, realistici ed emotivi indubbi, grazie al B&N.
La scelta finale di lei sarà quella di partire o di tornare al paese? Non si sa.
Dopo una notte all’adiaccio sul vulcano, lei si risveglia serena a contemplare le stelle e ammette che la sua cattiveria è peggiore di quella della gente del paese da cui vorrebbe scappare e chiede perdono a Dio.
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giuseppe
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lunedì 25 ottobre 2004
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chi la manda dio o il diavolo?
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“Le immagini del cinema di Rossellini rivelano sull’uomo ed i suoi destini quanto forse nessun'altro regista è mai riuscito a dire con così limpida, lucida, cartesiana chiarezza.”
Questa citazione si adatta perfettamente anche a Stromboli, terra di Dio, considerato forse un minore, della produzione di Rossellini.
La bellissima Ingrid Bergman nei panni di una lituana capitata chissà come a Stromboli ed il contrasto con la sua natura selvaggia, restituiscono un’ isola meno aspra e meno cattiva di come in effetti era 55 anni fa e credo anche adesso.
Non sono d’accordo con quelli che dicono che questo film è famoso solo perché ha fatto nascere la love story tra Rossellini e la Bergman, che aveva chiesto al regista di fare un film con lui.
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“Le immagini del cinema di Rossellini rivelano sull’uomo ed i suoi destini quanto forse nessun'altro regista è mai riuscito a dire con così limpida, lucida, cartesiana chiarezza.”
Questa citazione si adatta perfettamente anche a Stromboli, terra di Dio, considerato forse un minore, della produzione di Rossellini.
La bellissima Ingrid Bergman nei panni di una lituana capitata chissà come a Stromboli ed il contrasto con la sua natura selvaggia, restituiscono un’ isola meno aspra e meno cattiva di come in effetti era 55 anni fa e credo anche adesso.
Non sono d’accordo con quelli che dicono che questo film è famoso solo perché ha fatto nascere la love story tra Rossellini e la Bergman, che aveva chiesto al regista di fare un film con lui. La Bergman certo improbabile, cittadina di Stromboli, è un dono di Dio, invece sembra essere stata inviata dal diavolo per provocare una rivoluzione di tutte le donne del paese che si ribellano all’intrusa. Neo realismo, anzi realismo puro, le riprese della eruzione, della fuga a mare, tutti accomunati dallo stsso pericolo.
Un film di grande spessore emotivo, grazie al contrasto tra lei, ed il mondo che la circonda, ma anche al modo, selvaggio anch’esso, con cui lei si ribella a quel mondo.
Un po’ ingenua la storia dei soldi che lei cerca di rubare al povero marito pescatore, per scappare.
Molto belle le scene della mattanza dei tonni e della “violenza” del furetto sul coniglio.
Un film d'autore, certo fatto con mezzi limitati, ma con esiti drammatici, realistici ed emotivi indubbi, grazie al B&N.
La scelta finale di lei sarà quella di partire o di tornare al paese? Non si sa.
Dopo una notte all’adiaccio sul vulcano, lei si risveglia serena a contemplare le stelle e ammette che la sua cattiveria è peggiore di quella della gente del paese da cui vorrebbe scappare e chiede perdono a Dio.
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