giuliana 1939
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mercoledì 6 giugno 2012
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un brutto ritratto
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E' vero che quando si trae una pellicola da un libro-capolavoro, di solito chi è appassionato di quel libro si trova deluso dal film. Ma questo ritratto di Dorian Gray del 2009 è proprio terribile. Ma chi ha girato il film sa cosa è e quale importanza ha avuto la corrente dell'estetismo nelle arti figurative in genere, in filosofia, in letteratura? Ma Dorian era una persona che , come molti nella sua epoca vivevano al contatto con la bellezza e la stravaganza , comprendendole entrambi. E poi il più grande peccato di Dorian, a un certo punto della sua vita è l'ipocrisia di cui nel film non si fa cenno. Non ha importanza se Dorian ha i capelli biondi o mori o gli occhi più o meno azzurri, Il personaggio può essere diversissimo dall'originale.
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E' vero che quando si trae una pellicola da un libro-capolavoro, di solito chi è appassionato di quel libro si trova deluso dal film. Ma questo ritratto di Dorian Gray del 2009 è proprio terribile. Ma chi ha girato il film sa cosa è e quale importanza ha avuto la corrente dell'estetismo nelle arti figurative in genere, in filosofia, in letteratura? Ma Dorian era una persona che , come molti nella sua epoca vivevano al contatto con la bellezza e la stravaganza , comprendendole entrambi. E poi il più grande peccato di Dorian, a un certo punto della sua vita è l'ipocrisia di cui nel film non si fa cenno. Non ha importanza se Dorian ha i capelli biondi o mori o gli occhi più o meno azzurri, Il personaggio può essere diversissimo dall'originale. ma bisogna rispettare l'idea di fondo del grande romanzo.
Si può anche fare una specie di film Horror ( ritratti che parlano, fiumi di sangue e...), senza ricorrere a Oscar Wilde.
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mondolariano
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venerdì 29 aprile 2011
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la bellezza del male
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Affidare agli attori il compito di memorizzare tutti gli aforismi di Wilde è impresa impossibile. A parte questo, però, la regia si muove con tale maestria da permettere al film di non sfigurare davanti al romanzo. L’eleganza del male, espresso sia nella raffinata compostezza di George Sanders che nello sguardo del protagonista, è impareggiabile: una malvagità celata dalla bellezza esteriore e perpetrata con l’aria trasognata del santo, allo scopo senza scopo di sperimentare il lato oscuro dell’anima (contrariamente al dottor Jekyll, che desidera il male per curarne gli effetti). Mai come qui la bellezza è tanto ricercata, tanto vana e tanto deleteria: il volto angelico di Hurd Hatfield inganna prima di tutto se stesso, causando un alone di morte continuamente diluito nel vago.
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Affidare agli attori il compito di memorizzare tutti gli aforismi di Wilde è impresa impossibile. A parte questo, però, la regia si muove con tale maestria da permettere al film di non sfigurare davanti al romanzo. L’eleganza del male, espresso sia nella raffinata compostezza di George Sanders che nello sguardo del protagonista, è impareggiabile: una malvagità celata dalla bellezza esteriore e perpetrata con l’aria trasognata del santo, allo scopo senza scopo di sperimentare il lato oscuro dell’anima (contrariamente al dottor Jekyll, che desidera il male per curarne gli effetti). Mai come qui la bellezza è tanto ricercata, tanto vana e tanto deleteria: il volto angelico di Hurd Hatfield inganna prima di tutto se stesso, causando un alone di morte continuamente diluito nel vago. La prima vittima è Angela Lansbury, grande attrice della vecchia Inghilterra, già protagonista in “Angoscia”. Donna Reed ha un’aria troppo matura per impersonare la giovane Gladys e se la caverà meglio ne “La vita è meravigliosa”.
Manca la suggestione delle “cupe ombre proiettate lungo la scala”, nel momento in cui Dorian accompagna il pittore nella stanza degli orrori (le ombre sono menzionate da Wilde quanto basta per colpire improvvisamente l’immaginazione del lettore). Manca anche il tipico paesaggio nebbioso della Londra ottocentesca.
Quattro stelle né più né meno.
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toty bottalla
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lunedì 28 giugno 2010
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lento ma buono
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E' un faccia a faccia con la nostra coscienza, dove il bene e il male combattono per un compromesso congruo. Lo svolgimento del film mi è sembrato lento, macchinoso, ma considerando l'epoca in cui fu girato dove il tempo passava piano durante un giorno, va bene lo stesso, mi chiedo però cosa sarebbe stato lo stesso film se a dirigerlo fosse stato TERENCE FISHER.
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exitplanetdust
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venerdì 26 dicembre 2008
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la sindrome del doppio
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Si parla di una rivalutazione di Lewin - forse considerato regista sottostimato. Ma essa di certo non può avvenire in virtù di questo adattamento, che nell'ossequioso tentativo di resa dell'originale, nel ossessione per la fedeltà al testo, produce una pellicola greve, impacciata, verbosa e claudicante. Assolutamente, al di là di qualche intuizione visiva felice, un film prescindibile.
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ely
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giovedì 14 agosto 2008
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oscar wilde genio assoluto
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Film tratto dal mio libro preferito, Oscar Wilde genio assoluto!!
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jbl
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martedì 4 settembre 2007
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stupendo!!
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sublime delizia cinematografica in un connubbio di noir e di classicismo!!
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armando
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martedì 17 aprile 2007
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un film di gran classe
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è un autentico capolavoro,ben dosato negli effetti e nella descrizione,ottima la fotografia e gli attori sono stupendi.me lo sono imparato a memoria
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alessia
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sabato 30 dicembre 2006
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buono
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matty
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mercoledì 6 settembre 2006
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il ritratto di dorian grey
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Nell’Inghilterra dell’età vittoriana il giovane e bellissimo Dorian Gray, ossessionato dall’idea di invecchiare e perdere la propria giovinezza accetta un patto col diavolo e ottiene che i segni del tempo non compaiano sul suo viso, ma sul suo ritratto che il pittore Basil Hallward ha appena finito di dipingere. Sedotto dalle teorie dell’amico Lord Henry Wotton, Dorian si abbandona ai piaceri e ai vizi più sfrenati, arrivando fino all’assassinio, senza che la dissolutezza e le perversioni alterino la freschezza del suo aspetto. Ma, quando si accorge delle spaventose trasformazioni subite invece dal suo ritratto, in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata, uccidendo in realtà se stesso.
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Nell’Inghilterra dell’età vittoriana il giovane e bellissimo Dorian Gray, ossessionato dall’idea di invecchiare e perdere la propria giovinezza accetta un patto col diavolo e ottiene che i segni del tempo non compaiano sul suo viso, ma sul suo ritratto che il pittore Basil Hallward ha appena finito di dipingere. Sedotto dalle teorie dell’amico Lord Henry Wotton, Dorian si abbandona ai piaceri e ai vizi più sfrenati, arrivando fino all’assassinio, senza che la dissolutezza e le perversioni alterino la freschezza del suo aspetto. Ma, quando si accorge delle spaventose trasformazioni subite invece dal suo ritratto, in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata, uccidendo in realtà se stesso. L’incantesimo si scioglie e il quadro torna a rappresentare Dorian nella pura bellezza dei suoi vent’anni, mentre a terra morto giace un vecchio avvizzito e orrendo.
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