laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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l'apice della comicità dei marx
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E', in assoluto, il capolavoro dei fratelli Max. Uno dei vertici della comicità cinematografica, sicuramente il loro film più geniale e avanti coi tempi (e difatti fu un mezzo fiasco al tempo dell'uscita). Mescola satira antimilitarista (in anticipo di sette anni su Chaplin e il suo Grande dittatore) e parodia dell'operetta europea, dando origine ad una lunga serie di gag irresistibili e ad una serie di trovate comiche praticamente incessante. La guerra lampo dei fratelli Marx (o meglio, Zuppa d’anatra, traduzione del titolo originale), considerato l’unico film del trio (perché di trio si è sempre trattato, e difatti questo film segna, tra le altre cose, l’ultima apparizione cinematografica di Zeppo) diretto da un regista di talento, a cui va parte del merito per il ritmo infallibile della pellicola (è lui, difatti, ad eliminare gli intermezzi musicali, a dare grande spazio alle pantomime di Harpo e a contenere il logorroico Groucho, imprimendo alla storia “un andamento fra il surreale e il demenziale [F.
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E', in assoluto, il capolavoro dei fratelli Max. Uno dei vertici della comicità cinematografica, sicuramente il loro film più geniale e avanti coi tempi (e difatti fu un mezzo fiasco al tempo dell'uscita). Mescola satira antimilitarista (in anticipo di sette anni su Chaplin e il suo Grande dittatore) e parodia dell'operetta europea, dando origine ad una lunga serie di gag irresistibili e ad una serie di trovate comiche praticamente incessante. La guerra lampo dei fratelli Marx (o meglio, Zuppa d’anatra, traduzione del titolo originale), considerato l’unico film del trio (perché di trio si è sempre trattato, e difatti questo film segna, tra le altre cose, l’ultima apparizione cinematografica di Zeppo) diretto da un regista di talento, a cui va parte del merito per il ritmo infallibile della pellicola (è lui, difatti, ad eliminare gli intermezzi musicali, a dare grande spazio alle pantomime di Harpo e a contenere il logorroico Groucho, imprimendo alla storia “un andamento fra il surreale e il demenziale [F. Di Giammatteo]), è qualcosa di imperdibile e irrinunciabile, qualcosa di talmente divertente, surreale e del tutto delirante che persino il più serioso degli spettatori non potrà far altro che abbandonarsi a qualche sonora e salutare risata. Molte sarebbero le gag da ricordare, ma certamente quella più famosa (e memorabile) rimane quella dello specchio, che, per quanto assolutamente travolgente e genialmente surreale, non è comunque un’idea originale: era già stata inclusa da Max Linder in Seven Years Bad Luck (Sette anni di guai, 1921). Come detto, quando uscì non incontrò il favore del pubblico ma, fortunatamente, è stata ampiamente rivalutato a partire dagli anni Sessanta. In Italia, comunque, è stato subito proibito dal regime fascista ed è arrivato solo negli anni Settanta.
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readcarpet
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giovedì 4 settembre 2008
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duck soup
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Vorrei poter disquisire (bello vero?!) di questo bellissimo film in eterno, ma credo di non avere molto da dire. Per via delle inimicizie tra i governatori di Sylvania e Freedonia (dovute al patrimonio della ricca ereditiera Teasdale), incombe sui due paesi la minaccia di una guerra aperta. Da notare una cosa, molto importante secondo me: il film è del 1933! Periodo abbastanza caldo, direi, in materia di guerre. Questo dà l'idea di quanto fosse dissacrante a quell'epoca l'umorismo di Groucho, che qui ha come bersaglio preferito il patriottismo, le istituzioni ecc. Mai come in questo film, si può ammirare lo spirito anarchico dei quattro fratelli, che anticipa il più grave e "serio" (ma non per questo più efficace) atto d'accusa contro la guerra di Charlot con Il grande dittatore.
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Vorrei poter disquisire (bello vero?!) di questo bellissimo film in eterno, ma credo di non avere molto da dire. Per via delle inimicizie tra i governatori di Sylvania e Freedonia (dovute al patrimonio della ricca ereditiera Teasdale), incombe sui due paesi la minaccia di una guerra aperta. Da notare una cosa, molto importante secondo me: il film è del 1933! Periodo abbastanza caldo, direi, in materia di guerre. Questo dà l'idea di quanto fosse dissacrante a quell'epoca l'umorismo di Groucho, che qui ha come bersaglio preferito il patriottismo, le istituzioni ecc. Mai come in questo film, si può ammirare lo spirito anarchico dei quattro fratelli, che anticipa il più grave e "serio" (ma non per questo più efficace) atto d'accusa contro la guerra di Charlot con Il grande dittatore. In ogni caso, a rendere ancora esilarante il tutto, sono sicuramente loro quattro (tre, Zeppo è un diverso), ognuno con le sue peculiarità messe al servizio di quella che è, secondo me, la comicità surreale per definizione: le battute non-sense di Groucho, l'italianità furba e cialtrona di Chico, la maestria muta di Harpo (che qui non si esibisce neanche con il suo strumento, se non per finta per qualche attimo). Il risultato, nella mia limitata conoscenza del quartetto, il loro miglior film, il più completo, il più satirico, anche (senza nulla togliere a Una notte all'opera). E chi li paragona a Stanlio e Ollio dimostra di non aver capito un beneamato. Non reggo le canzoni ma dovrò farmene una ragione, ci sono in tutti i loro film...
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great steven
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sabato 8 giugno 2019
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veloce la guerra lampo, intramontabile la comicità
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LA GUERRA LAMPO DEI FRATELLI MARX (USA, 1933) diretto da LEO MCCAREY. Interpretato da GROUCHO MARX, HARPO MARX, CHICO MARX, ZEPPO MARX, MARGARET DUMONT, LOUIS CALHERN, RAQUEL TORRES, EDGAR KENNEDY
Nella città-stato di Freedonia, assume i poteri di un dittatore l’irriverente Rufus T. Firefly (Groucho), abituato a governare secondo gli umori del momento facendo e disfacendo ogni cosa con buona pace dei ministri, ridotti a burattini immalinconiti e frustrati. Ha però dei nemici, coi quali deve fare i conti, provenienti in special modo dalla città-stato rivale di Sylvania: due maldestre spie (Harpo e Chico), un tenore (Zeppo) e un astuto concorrente politico, l’ambasciatore Trentino (Calhern).
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LA GUERRA LAMPO DEI FRATELLI MARX (USA, 1933) diretto da LEO MCCAREY. Interpretato da GROUCHO MARX, HARPO MARX, CHICO MARX, ZEPPO MARX, MARGARET DUMONT, LOUIS CALHERN, RAQUEL TORRES, EDGAR KENNEDY
Nella città-stato di Freedonia, assume i poteri di un dittatore l’irriverente Rufus T. Firefly (Groucho), abituato a governare secondo gli umori del momento facendo e disfacendo ogni cosa con buona pace dei ministri, ridotti a burattini immalinconiti e frustrati. Ha però dei nemici, coi quali deve fare i conti, provenienti in special modo dalla città-stato rivale di Sylvania: due maldestre spie (Harpo e Chico), un tenore (Zeppo) e un astuto concorrente politico, l’ambasciatore Trentino (Calhern). Tenuto sotto controllo da molteplici fronti, Rufus deve fare quarantamila occhi per non farsi sottrarre i documenti preziosi senza i quali Freedonia scenderebbe irrimediabilmente in guerra, ma questi vengono trafugati, una delle due spie finisce sotto processo e il conflitto viene infine dichiarato, ma non avrà lunga durata grazie alla "formidabile" abilità dell’esercito di Firefly e Freedonia ritornerà libera. Solo dopo gli anni 1960 venne considerato il capolavoro dei fratelli Marx, tant’è che quando uscì negli anni 1930 nelle sale cinematografiche si rivelò un flop. È il loro unico film diretto da un regista di talento (come numerosi critici di professione sanno, McCarey – premiato più volte con l’Oscar – ebbe l’onore di dirigere anche Laurel & Hardy) e costituisce una pietra miliare della commedia slapstick americana del primo dopoguerra grazie alla sua irresistibile miscela fra satira e operetta europea. Sessantasei minuti di buffoneria non stop dove le gag, una più divertente dell’altra (da sottolineare soprattutto quella, molto ben costruita, del carro delle noccioline con sopra il forno per il riscaldamento dei gusci e anche quella dello specchio inesistente in cui tre dei quattro attori protagonisti si confrontano con accanimento, tutti vestiti in calzamaglia bianca), si agganciano meravigliosamente tra loro formando un edificio incrollabile che garantisce una spassosità tutt’altro che estemporanea e di una costante vivacità. Non mancano i richiami alla derisione dei regimi totalitari europei del periodo – il Terzo Reich si costituì proprio nel 1933 –, ma l’approccio rimane sempre attinente al gusto di far ridere senza smascherare intenti sardonici che in realtà non hanno ragion d’esistere. Graziosi gli interventi canori, seppur il punto forte della pellicola risieda nell’invadenza verbale, la quale la fa da padrona in tutte le salse, architettando una storia originale che non necessita di forzature né richiede abbondanza di scenografie complesse (poiché si affida sempre alla perizia di una regia attenta e coerente). Il cast è di altissimo pregio, e fra gli altri interpreti spiccano M. Dumont nelle vesti di Mrs. Teasdale, l’ereditiera ricca sfondata che sogna di sposare Rufus per combinare un matrimonio d’interesse mooolto vantaggioso, e L. Calhern, l’ambasciatore Trentino che cerca con testardaggine di sabotare Firefly, ma viene puntualmente sbeffeggiato da quest’ultimo con anche il tormentone della zappa sui piedi (!). Groucho istrionico, Harpo scanzonato, Chico spumeggiante, Zeppo incantevole. I dialoghi sono scritti a tavolino per favorire un tipo di comicità che va più rapidamente di un missile, con botta-e-risposta eccellenti, trovate linguistiche mirabolanti, sensazionalismi che giungono sempre all’istante giusto e discorsi che nella storia non danno scandalo solo quando a pronunciarli sono i Marx. Ma c’è pure l’eco dei tempi del muto, il cui fautore più assennato e ardito è senza dubbio Harpo, col suo personaggio dalla mimica stralunata che sforbicia, sgambetta, si sbraccia e fa smorfie. Gli ultimi sette od otto minuti ad alta tensione per la rappresentazione della guerra in trincea sono da antologia, col neo-eletto ministro della guerra che si esprime con l’accento sardo, lo stesso despota bonaccione che si espone all’attacco del nemico imbracciando un fucile, Trentino che si becca una pioggia di agrumi addosso con la testa infilata nell’incavo della porta e la discesa in campo perfino della duchessa Teasdale, donna dal vocione perennemente preoccupato e piuttosto impressionabile… che dire? Un torrente di genialate! Uno stile che influenzerà generazioni e generazioni di comici negli anni a venire, ma mai a questi livelli! E poi come non provare simpatia per questi lazzaroni che operano per il loro solo ed esclusivo tornaconto pasticciando di continuo e rompendosi le scatole a vicenda come bambini indispettiti? La voce di Groucho è di Oreste Lionello. Un ottimo connubio fra contributi artistici e tecnici unito ad una precipua precisione ambientale, che permette anche allo scenario di agire in combutta con gli attori, divenendo co-protagonista delle loro avventure/mascalzonate senza che gli uni si sovrappongano all’altro o viceversa. Un senso di enorme intelligenza per il versante satirico, addirittura per i suoi limiti.
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dandy
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mercoledì 7 luglio 2010
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il capolavoro del trio
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Il quinto lungometraggio dei fratelli Marx,e considerato il migliore di tutti.Non a torto.Parte come una parodia dell'operetta lubitschiana per poi trasformarsi via via in una satira politica-antimilitarista in anticipo di sette anni su "Il grande dittatore" di Chaplin. IL regista dirige i fratelli forse meglio di come abbia fatto chiunque altro.Riduce al minimo gli intermezzi musicali tipici loro,contiene i giochi di parole di Groucho e da più spazio alle surreali e indiavolate pantomime di Harpo(irresistibili le zuffe col venditore ambulante).IL risultato è travolgente dal punto di vista visivo.Ma il successo arrivò solo negli anni sessanta.Da noi giunse solo nel dopoguerra.Per Zeppo Marx fu l'ultimo film.
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Il quinto lungometraggio dei fratelli Marx,e considerato il migliore di tutti.Non a torto.Parte come una parodia dell'operetta lubitschiana per poi trasformarsi via via in una satira politica-antimilitarista in anticipo di sette anni su "Il grande dittatore" di Chaplin. IL regista dirige i fratelli forse meglio di come abbia fatto chiunque altro.Riduce al minimo gli intermezzi musicali tipici loro,contiene i giochi di parole di Groucho e da più spazio alle surreali e indiavolate pantomime di Harpo(irresistibili le zuffe col venditore ambulante).IL risultato è travolgente dal punto di vista visivo.Ma il successo arrivò solo negli anni sessanta.Da noi giunse solo nel dopoguerra.Per Zeppo Marx fu l'ultimo film.Come per tutti gli altri lavori dei fratelli Marx,bisogna dire che la loro è una comicità un pò complessa per i nostri standard,irrimediabilmente minata dal doppiaggio(in questo caso orribile ,per la Signora Tisdale,e soprattutto per Chico[doppiato con accento sardo!])e che pure visto in originale sottotitolato non sarebbe del tutto godibile.Un pò di pazienza e di sforzo,sennò lasciate perdere.
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