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Doris Lessing: "Nobel" di tutte le storie

Addio alla scrittrice di "The Grandmothers".
di Pino Farinotti

Doris Lessing - 17 Novembre 2013, Londra (Gran Bretagna).

lunedì 18 novembre 2013 - Celebrities

Doris Lessing (1919-2013) è un autore che mi piace definire "indispensabile". È morta e tiene le copertine delle testate, più che legittimo. Era un'indicazione culturale e sentimentale che si è accreditata e non è improprio dire che i suoi segnali sono serviti, hanno avuto accoglienza, non soltanto per cultura ma anche in chiave di esempio. Nella sua lunga vita ha avuto il tempo per raccontare le donne, raccontarle tutte in tutti i contesti. Ha vissuto in terre e regimi diversi, in stagioni politiche che sono nate e sono morte. E lei ha guardato, ha recepito e ha trasmesso. Ed è stata efficace, poetica e credibile. Non succede spesso. Nel suo caso il premio Nobel (2007) è stato un riconoscimento opportuno e legittimo, meritato. All'annuncio delle agenzie nessuno ha scosso il capo o si è domandato "ma è proprio vero?". Dunque: Doris Lessing "Premio Nobel naturale". La sua opera è immensa e i temi, come ho scritto sopra ci sono tutti. Dunque occorre una scelta. E dato il contesto parto dai film. La Lessing non è stata "devastata" dal cinema come è successo ad altri autori. Ho già avuto modo di scrivere che la qualità letteraria, quella alta, può essere inversamente proporzionale al racconto cinematografico. Come modello ho citato Proust, autore massimo della scrittura, quasi impossibile da riprodurre in immagini. Sono due i film tratti dai libri della Lessing, Memorie di una sopravvissuta (1981) di David Gladwell, con Julie Christie: si racconta di una donna che sopravvive a una futura guerra nucleare e si rifugia in una casa vittoriana, immaginando di vivere in quell'epoca. E poi Two Mothers, tratto dal racconto "The Grandmothers", del 2013, una storia incentrata su intrecci sessuali fra partner di età diverse. Dunque la fantascienza e il contenuto realistico, due dei segmenti, lunghi, che fanno parte del percorso della scrittrice nata in Iran, e vissuta ... dovunque. Con un "passaggio" di trent'anni in Africa, contesto decisivo della sua narrativa. Dunque molti temi e moltissimi libri. Ma per un quadro onnicomprensivo della scrittrice il titolo assoluto è Il taccuino d'oro. La protagonista è Anna Wulf, scrittrice, alter ego della Lessing. La vicenda si innesca a Londra durante la seconda guerra mondiale. Anna vive rapporti complessi con tutti, la sua amica Molly, la figlia Janet e il compagno Michael. Per registrare tutti questi flussi, e ricondurli a un minimo di ordine, decide di riportare le storie su taccuini di diversi colori: quello nero racconta la vita del periodo africano; quello rosso l'appartenenza al partito comunista inglese; quello giallo è dedicato alla sua amica Ella, altro "alter ego"; quello blu è intimo, l'amore le passioni e le delusioni. Il "taccuino d'oro" è quello finale che tutto raccoglie e tutto risolve, con un crollo finale di tutto. Non è certo un'eredità felice, ma ... tant'è. E Doris Lessing, a conferma, ha lasciato queste righe virgolettate.
"Mi rendo conto di aver vissuto momenti della storia che sembravano immortali. Ho visto il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini, che sembravano destinati a durare per sempre. E il comunismo dell'Unione Sovietica, che si credeva a sua volta eterno".

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