Dancer |
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Un film di Steven Cantor.
Con Sergei Polunin, Galyna Polunina, Galina Ivanovna, Larysa Lavrikova.
continua»
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- Gran Bretagna, Russia, Ucraina, USA 2016.
- Wanted
uscita lunedì 5 febbraio 2018.
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Un grande della danza dei nostri tempikdi 24luceFeedback: 844 | altri commenti e recensioni di 24luce |
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venerdì 22 dicembre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dancer, del regista Steven Cantor, descrive l’ascesa e la fine (volontaria) della carriera di un grande della danza dei nostri tempi. Cantor raccoglie e monta con mano sapiente filmati d’archivio dei primi felici anni di vita di Sergei Polumin, nato in un piccolo paese dell’Ucraina, con un’infanzia felice perché “ero povero, ma lì tutti lo erano”. I video del primo periodo di questa ricostruzione, amatoriali e spesso sfocati, insieme alle foto con un Sergei sorridente, dicono di un ragazzino agile e snodato, che fin da piccolo balla divertendosi un mondo, con il padre e due nonne che lo adorano. Ginnasta o ballerino? Decide la madre per lui, e si impadronisce di questa passione non sua, spietata nel perseguire il progetto di farne non soltanto un bravo ballerino, ma uno che vinca tutte le competizioni e si affermi. In modo che non rimanga intrappolato nella povertà, come è successo a lei. Il documentario ripercorre il passaggio da una scuola di Kiev, condotta da una maestra di danza dolcissima che insegna ai bambini giocando con loro, alla durissima scuola londinese del Royal Ballet, dove il piccolo resiste e si impegna senza pause perché ha visto la famiglia smembrarsi per fornire a lui i molti soldi che servono per frequentare la scuola di Londra. Ha una carriera folgorante, per il misto di predisposizione, tecnica e ineguagliabile incedere: leonino a terra e di estrema levità quando si alza in volo. E’ il più bravo di tutti, gli fanno saltare due anni per il troppo distacco dai compagni di corso. Regge al compito gravosissimo per la sua tenera età perché si illude che, ottenuto il successo che mamma vuole, la famiglia si ricomporrà. Però nessuno può reggere a lungo per sola volontà -la passione è ormai ridotta a un infinitesimo di quella iniziale- perché lo strumento principale del ballo è il corpo nella sua interezza. Subentra la fatica, la noia e, insieme, la droga , i tatuaggi, in un accanimento contro il suo corpo che non risponde più come prima. Il successo raggiunto a 19 anni diventa per lui intollerabile quando ne ha solo 22, e, malgrado le sue esibizioni mandino in delirio il pubblico e il suo personaggio, bello e dannato, si conquisti numerosissime fan, decide di lasciare il suo lavoro. Questo film acquista il valore di un monito universale agli educatori. Il suo, infatti, è un destino non dissimile, anche se forse più drammatico, di quello dei giovani pianisti virtuosi in Cina, sospinti senza tregua dalle“madri tigre”, come sono generalmente soprannominate. A tutte le latitudini non è la povertà che spinge apilotare il destino di un figlio, ma le proprie ambizioni frustrate che fanno di lui lo strumento attraverso cui la madre si realizza. La gioia di Sergei, che piano piano, fra mille incertezze, si trasforma in supplizio, è resa attraverso spezzoni di interviste al ballerino, ai suoi amici e ai familiari, intervallate da esibizioni mozzafiato di questo artista che stupiva anche gli esperti per ciò di cui era capace in così giovane età. Un film amaro, temperato dalla notizia che Sergei, oggi ventisettenne, ha intrapreso una nuova carriera. E’ diventato un attore e il suo primo film, rifacimento di un celebre giallo di Agata Cristie, è appena uscito nelle sale.
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