Qualcosa di noi |
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Un film di Wilma Labate.
Con Jana (II), Laura Pizzirani, Orso Tosco, Monica Guerrini Matteucci.
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Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 74 min.
- Italia 2014.
- Cinecittà Luce
uscita giovedì 9 aprile 2015.
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Jana e il suo Decameronedi Riccardo TavaniFeedback: 33555 | altri commenti e recensioni di Riccardo Tavani |
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lunedì 6 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Come nel Decameron, se ne vanno fuori dalla città, appestata d’ansia e confusione acustica, mentale, emozionale. Fuori di Bologna, tra le colline di Sasso Marconi. O Sesso Marconi, per il vecchio postribolo - ora restaurato e adibito a uso morale - nel quale si riuniscono. E il tema resta sempre quello: il ragionar d'amore, anche se nell'epoca del disincanto, o accanimento elettronico. Ragionarne con Jana, veterana della prostituzione metropolitana felsinea, la quale inizia subito lo striptease. Uno spogliarello, una messa a nudo, però, non del proprio corpo, ma della loro morale. Quanto vicina può essere, infatti, la prostituzione morale nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto quella nel campo delle lettere e delle arti al potere economico, politico e mediatico, è certo cosa da non nascondersi pudicamente o – peggio – rimuovere in modo ipocrita. Un frangente della sua esistenza di donna, autrice e regista che Wilma Labate conosce per cruda esperienza personale, subendo un ostracismo non facilmente spiegabile, se non alla luce di un tacito diktat ideologico e produttivo all’uniformità della merce-cinema. Eppure proprio in questo lavoro, a fronte degli scarsi mezzi tecnici ed economici a disposizione, Labate mostra le sue capacità e la sua sensibilità artistica, intesa come percezione e disvelamento dei sentimenti, ossia del sentire intimo, epidermico dei personaggi (siano essi persone reali – come in questo caso – o puramente narrative). Quando la maestria tecnica delle inquadrature e dei movimenti della macchina da presa si fa silenzio, invisibilità dell’autrice sulla scena, sullo schermo, nei nostri occhi noi possiamo esperire il cinema, nella sua specificità e differenza da qualsiasi altro sistema d’immagine e indipendentemente dal genere, film di finzione o documentario. Questo darci tanto dal poco messo a disposizione, ha colpito, commosso e insieme entusiasmato il pubblico del Torino Film Festival, che ha affollato la proiezione della pellicola e l’incontro con la regista e la sua sorprendente protagonista Jana. Sarebbe giusto e utile che il cinema italiano ed europeo offrisse maggiori possibilità di esprimere il proprio talento, soprattutto per offrirle a se stesso. Speriamo che la visione, circolazione e affermazione di questo suo ultimo piccolo grande film documentario contribuisca al meritato riconoscimento dell’opera e dell’autrice.
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