SULLA SCENOGRAFIA :
Dopo un disastro aereo un gruppo di sopravvissuti deve lottare per la sopravvivenza, contro le condizioni climatiche estreme ed un branco di lupi affamati più di morte che di carne.
John già dall’inizio prende in mano la situazione e, con la sicurezza che ha contraddistinto Liam Neeson nei precedenti film, cerca di guidare il gruppo alla salvezza, grazie a quanto imparato sui lupi durante la sua carriera. Catapultato in una situazione estrema, abbandona il desiderio di morte che ha all’inizio del film e lascia vincere l’istinto di sopravvivenza, guidato dalle due figure di moglie e padre. Da un lato la moglie torna più volte ripetendo “Non aver paura”, ma più che non della morte, non aver paura di lottare e di continuare a vivere anche senza di lei; dall’altro il buono del padre viene riassunto in alcuni versi poetici di cui riporto “Vivi e muori in questo giorno”. John risulta quindi un personaggio attaccato al suo passato, nostalgico e malinconico: fino alla fine si porta dietro un foglietto con una poesia dedicata alla moglie scomparsa. Il passato infelice ha staccato John dalla religione: in modo molto concreto sa che dovrà fare da sé per riuscire a salvarsi. Solo dopo essere rimasto l’ultimo supersite John si abbandona ad una richiesta di aiuto a Dio, in preda ad un attimo di disperazione, ma viene deluso, così si spegne anche l’ultimo barlume di fede.
La psicologia dei restanti personaggi non è curata allo stesso modo, forse a causa della durata del film, ma ognuno ha una risposta differente alla paura.
Abbiamo un Hendrick (Dallas Robert) che vede un segno divino nell’essere sopravvissuto al disastro aereo per cui è colui che prega per i morti e affinché sia garantita la sopravvivenza.
Spicca il personaggio Diaz (Frank Grillo) che incarna inizialmente la testa calda del gruppo ma che piuttosto velocemente cambia radicalmente, diventando anche l’unico che decide di arrendersi al suo destino.
Concretamente sulla storia invece c’è da parlare dei bastoni appuntiti, che vengono usati una sola volta, ma non si capisce il perché. E non si capisce il perché inizialmente ci siano più lupi e man mano che ci si avvicina alla tana sembrano diminuire prima di finire nella tana stessa.
Bello il colpo di scena che vede l’ultimo sopravvissuto finire nella tana dei lupi.
Non ho apprezzato la scelta di mettere gli ultimi secondi che permettono allo spettatore di capire veramente il finale dopo tutti i titoli di coda.
SULLA FOTOGRAFIA:
Non so se è stato fatto di proposito, ma inizialmente la bufera crea una fitta coltre, che rende difficile capire l’ambiente circostante (non ci sono infatti panoramiche, che sarebbero comunque inutili), forse con l’idea di rendere più pauroso il faccia a faccia con i lupi.
Migliora notevolmente il meteo e con esso la fotografia al raggiungimento del fiume, dove ci sono permesse ampie vedute del paesaggio.
Le riprese sono molto statiche non c’è mai ripresa in prima persona tranne per la caduta di Talget (Dermot Mulroney), e pochissimo uso di handycam: questo non consente di immedesimarsi abbastanza nel film.
SUL CAST:
Il cast mi è sembrato molto buono nonostante non ne conoscessi la maggioranza.
Liam Neeson è alla stregua di “Io vi troverò” e Carnahan lo sa bene avendolo già visto sul set di “A-Team”.
SUL DOPPIAGGIO:
Come sempre Alessandro Rossi torna al doppiaggio di Neeson, e ho riconosciuto Angelo Maggi (doppiatore di Robert Downey Jr. nei diversi episodi targati Marvel) al doppiaggio di Jerome Talget
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